Ma Bharata non sembrava felice dell’idea.

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“Io non voglio né il regno, né le glorie, né le gioie di questo mondo,” disse Bharata. “Preferisco seguirti e prepararmi alla partenza da questo mondo illusorio.”

Rama allora nominò reggenti i suoi figli Kusha e Lava. E quando Satrughna venne a sapere della scomparsa di Laksmana e della decisione degli altri fratelli di abbandonare la loro manifestazione terrena, nominò reggente suo figlio Suvahu e decise di seguirli. Presto la notizia corse fino a Kiskindha e anche Sugriva decise di seguire Rama, lasciando il regno nelle mani di Angada.

Ad Ayodhya continuarono ad arrivare fiumane di persone che volevano assistere alla scomparsa del grande re. Rama ordinò ad un addoloratissimo Hanuman di continuare a vivere finché il Ramayana sarebbe esistito, e a Jambavan e a Mainda di vivere fino all’era di Kali. A Vibhisana disse di continuare a vivere fino alla distruzione dell’universo.

Il mattino seguente Rama uscì dal suo palazzo e, seguito da una moltitudine di persone, si diresse verso il Sarayu. E in quel momento la voce di Brahma, che tutti udirono e che proveniva dai pianeti celesti, risuonò:

“Oh Signore Supremo! Oh eterno Vishnu! Torna tra di noi!”

Così Rama, seguito da Bharata, Satrughna e Sugriva, abbandonò questo pianeta, lasciando un grande vuoto nei cuori dei suoi devoti.

Nel corso del tempo Ayodhya diventò una città deserta e spopolata e restò in questa condizione per molto tempo finché il re Rishabha venne e la fece rifiorire.

Valmiki benedice i lettori del Ramayana

Valmiki concluse la sua storia dicendo: “Chi legge anche un solo verso di questo poema è fortunato e la sua vita sarà felice.”

 

Questa è una sezione del libro “Il Microfono di Dio”, in lingua italiana.

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