L’apparente riconciliazione (Maha-bharata in Italiano, volume 1 di 2)

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La notizia che i figli di Pandu erano vivi e che il Brahmana che aveva vinto Draupadi altri non era che Arjuna si diffuse velocemente.

Ad Hastinapura ci furono momenti di autentico panico; Duryodhana, terrorizzato, cominciò subito a fare piani per annientarli, ma questa volta Vidura, Bhishma e Drona non solo lo smascherarono pubblicamente insieme ai suoi amici, ma riuscirono anche a portare solidi argomenti per convincere Dhritarastra a fare la pace con coloro che, in fin dei conti, erano i figli di suo fratello minore che egli aveva tanto amato.

Tuttavia Duryodhana fu molto chiaro nello specificare che fra loro non avrebbe mai potuto esserci un rapporto di fratellanza o di amicizia. Dunque il problema era di accontentare entrambi. Non era facile.

Dhritarastra allora indisse un consiglio generale per tentare di trovare una soluzione alla crisi che sarebbe potuto diventare gravissima. Tutti i personaggi più importanti e rispettati della corte Kurava vi parteciparono ed esposero le loro opinioni.

Duryodhana diede inizio al simposio sostenendo:

“I Pandava sono i nostri nemici, lo sono sempre stati. E ora che hanno trovato alleati come i Vrishni e i Panchala si scateneranno contro di noi e tenteranno di distruggerci. Noi dobbiamo capire che costituiscono una continua minaccia, per cui dobbiamo utilizzare tutte le armi a nostra disposizione al fine di renderli più deboli. Io propongo di corrompere i loro alleati e tentare di seminare dissensi fra i Pandava stessi; solo così li avremo in pugno.”

Karna disse:

“Io sono d’accordo con Duryodhana quando dice che i Pandava sono i nostri nemici giurati e che vanno combattuti; tuttavia non convengo con i metodi che egli suggerisce. Un guerriero veramente valoroso non ha bisogno di corruzione né di seminare dissensi tra i suoi nemici, anche perché noi siamo militarmente più forti. Dunque comportiamoci da valorosi, scendiamo sul campo di battaglia e distruggiamoli. Solo così nei secoli futuri il nostro nome non sarà macchiato dall’infamia.”

Bhishma, Vidura e Drona dissero:

“Sbagliate quando sostenete che i figli di Pandu sono nostri nemici; essi fanno parte della nostra stessa famiglia. E’ vero che essi sanno che più di una volta avete attentato alle loro vite, ma è anche vero che sono molto virtuosi; e se noi cominceremo ad agire secondo giustizia, pur di non versare sangue fraterno sono disposti a dimenticare i torti subiti. Dobbiamo fare pace, e restituire ciò che spetta loro di diritto.”

Asvatthama disse:

“I Pandava sono tra i miei amici più cari, e quindi non condivido le intenzioni bellicose di Duryodhana e di Karna. Non dimentichiamo la lealtà e la giustizia, i valori sui quali si poggia la nostra vita. Non scendiamo al livello più basso; ricordiamoci dei principi della verità.”

E così come Bhishma, Drona, Vidura e Asvatthama, tutti i monarchi e i saggi giusti e virtuosi si pronunciarono contro i vili propositi del malvagio principe. E Duryodhana capì di essere sorretto solo da Karna, da Sakuni e dai suoi fratelli; in realtà neanche questi ultimi erano veramente d’accordo, davano ragione a lui solo perché gli erano affezionati. Duryodhana era isolato.

“Non importa cosa si deciderà qui,” disse a voce bassa a Karna. “In caso di guerra tutti saranno costretti a combattere per me, anche se a loro non farà piacere.”

Alla fine Dhritarastra convenne:

“Avendo ascoltato tutti voi, io credo che la pace con i Pandava sia la migliore e la più giusta delle soluzioni. Vidura stesso andrà a Panchala per parlare ai nostri nipoti e per invitarli qui, ad Hastinapura, per avere un colloquio chiarificatore.”

Duryodhana non replicò: aveva realizzato che in quel momento gli sarebbe convenuto maggiormente nascondere le proprie intenzioni bellicose; anche se fosse stato costretto a una tregua, pensò che in tempo di pace avrebbe potuto trovare meglio la maniera di distruggerli senza correre rischi.

 

Vidura partì il giorno stesso e fu ricevuto da tutti con grande affettuosità e rispetto. Appena arrivato aveva trovato gli eserciti Vrishni e Panchala in stato di allarme, pronti a cominciare una guerra nel giro di pochi giorni. Anche Krishna era lì, con tutti i suoi familiari.

“Ho un messaggio da parte di vostro zio Dhritarastra,” disse il saggio Vidura dopo i saluti. “Dice:

“Sono contento che siete ancora vivi, ma ho saputo che covate desideri di vendetta, tanto che addirittura volete combattere contro di noi. Sono stupito: come possono uomini retti come voi giungere a simili propositi? Venite ad Hastinapura e cerchiamo di risolvere i problemi che sono sorti tra voi e mio figlio Duryodhana.”

Quel messaggio irritò i Pandava: lo zio parlava di pace ora, ma non aveva mai fatto niente per impedire al figlio di attentare alle loro vite, né per frenare il suo odio. E ora che avevano ottenuto degli alleati forti parlava di pace, auspicava una soluzione pacifica. Ciò nonostante Yudhisthira non voleva inutili spargimenti di sangue, per cui decise di accettare l’invito.

 

Pochi giorni dopo i Pandava partirono alla volta di Hastinapura.

Nell’antica città capitale dei Kuru vennero ricevuti con tutti gli onori e con grande affetto. Soprattutto, i Pandava apprezzarono le manifestazioni di simpatia da parte dei cittadini che ancora li amavano incondizionatamente e non avevano mai accettato i sentimenti e le vili strategie di Duryodhana.

 

 

Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.

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