La potenza illusoria di Krishna

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Domanda:

credo di non aver capito quasi niente….. scusami ma se puoi riformulare…

Intervento di Govinda Dasa

La potenza illusoria di Krishna è cosi potente da ricoprire persino Brahma, il creatore dell’ universo, e quindi anche di Indra.

Indra, che è un ruolo ricoperto di volta in volta da persone differenti, è quindi soggetto all’ illusione (e come potrebbe non esserlo? Solo Krishna può levare il suo velo).

Accecato dal falso ego, crede di essere l’ essere più potente dell’ universo, quando solo Krishna possiede qualsiasi potenza.

Allora Indra, che non solo è un deva, ma il capo dei deva, esseri materialmente superiori agli esseri umani, vede che Krishna gli toglie l’ adorazione che pretende di diritto, va su tutte le collere.

“Come osa un uomo togliermi ciò che è mio?!”, non capendo che Krishna non è un essere ordinario, ma la Suprema Personalità di Dio in persona.

Dato però che si tratta di un divertimento di Krishna, e Indra effettivamente una persona fuori dal comune, non bisogna criticarlo inutilmente.

Govinda Dasa

Risposta:

Per capire il concetto della psicologia spirituale a volta e’ utile fare delle analogie con fatti di questo mondo materiali e le loro conseguenti ripercussioni nella psicologia umana.

In fin dei conti la psicologia umana altro non e’ che la psicologia spirituale contaminata da Maya.

Allora ti faccio un esempio preso dalla mia vita, cosi’ spero di essere piu’ chiaro.

Ricordo di aver riflettuto su questo concetto una volta mentre giocavo alla lotta con Gopala (mio figlio) quando lui aveva 7 o 8 anni e io circa trenta.

Io sapevo bene di essere un adulto e che lui era una bambino. Non c’era competizione a livello di forza fisica, non avremmo potuto veramente lottare. Anche lui lo sapeva benissimo, pero’ se ambedue “ricordavamo” chi eravamo non avremmo provato il piacere della lotta tra padre e figlio. Cosi’ io “dimenticavo” di essere piu’ forte e certe volte mi facevo vincere.

Perche’ mi facevo vincere? Perche’ senno’ lui si stancava di giocare con me e andava a cercare qualcun altro

con cui farlo ed ci privavamo del piacere di lottare l’uno contro l’altro.

Ricordo pero’ che in certi momenti esercitavo maggiore forza, perche’ anche se vinceva sempre lui alla fine si sarebbe stancato di giocare. Infatti la lotta e’ bella perche’ qualche volta si perde e qualche volta si vince. Se uno vince sempre o perde sempre non c’e’ divertimento.

In un certo momento lui stava per cadere dal letto, e io lo presi al volo esercitando tutta la forza e la prontezza. In quel momento “ricordai” di essere un adulto per una necessita’.

La “dimenticanza” all’interno di un rapporto d’affetto (cosi’ come il ricordo) e’ subordinata ed e’ sempre strumentale all’incremento del piacere, che in sanskrito si chiama “rasa”.

Qualche volta si esercita l’uno talvolta l’altro secondo quale al momento sia utile al perfezionamento del gioco (lila) che causa piacere (rasa).

La dimenticanza nel mondo spirituale, che e’ causata dall’azione di Yogamaya, non e’ vera dimenticanza. Io non avevo mai dimenticato realmente di essere un uomo di 30 anni e neanche Gopala lo aveva dimenticato, pero’ ambedue giocavamo alla dimenticanza per il gioco.

Osservando dentro la mia psiche, io avevo dimenticato pur sapendolo.

Poniamo caso che io in quel momento avessi detto a Gopala, “guarda che io posso batterti in qualsiasi momento” (che dire se lo avessi fatto): il gioco era finito. E se qualcuno fosse entrato e mi avesse detto “Prabhu, ma tu non sei un bambino di 8 anni, non puo’ mai batterti, sei un uomo, e poi che stai facendo li’ a giocare, sei un devoto importante, il presidente di un tempio grande, fa la persona seria” e cosi’ via, il gioco sarebbe finito, distrutto dalla logica e dalla razionalita’ (tattva) che sopprime il gioco d’amore (prema). A volte infatti e’ utile “dimenticare” tattva per provare rasa.

Sovrapporre elementi estranei, percio’ conflittuali e incompatibili all’interno di un gioco (ma tu sei grande, ma tu sei piccolo, ma Krishna e’ Dio, Indra lo sa o non lo sa ecc.) in sanskrito e’ chiamato “rasabhasa”. Il lila va osservato con la prospettiva che ho appena spiegato, e non con la razionalita’ comune, senno’ non si gusta il rasa e comunque non si riuscira’ mai a capire.

Terminata qui l’analogia, ora sostituisci i personaggi e i fatti con qualsiasi gioco di Krishna e il concetto dovrebbe apparire chiaro.

Questa e’ la prospettiva da cui bisogna guardare i lila del Signore.

Ne’ Krishna, ne’ le Gopi, ne’ i Gopa, ne’ Indra, ne’ Brahma mai dimenticano chi loro stessi sono e chi e’ l’altro. Tuttavia all’interno di un rapporto d’amore spirituale essi “dimenticano”.

Non e’ una dimenticanza totale, e’ una dimenticanza paragonabile al padre che “dimentica” di essere grande per poter giocare col figlio.

Quando per il lila e il rasa susseguente e’ utile ricordare, Indra ricorda chi e’ realmente Krishna. Quando per lo stesso fine e’ utile dimenticare, dimentica.

Abbiamo parlato varie volte di rasabhasa. Prego Atmarama e tutti gli altri interessati di andare all’argomento cliccando qui sotto: http://www.isvara.org/forum/topic.asp?TOPIC_ID=5573

e di leggerlo. Ce ne sono anche altri. Ovviamente si puo’ dire di piu’.

Atmarama Dasa

Grazie della spiegazione… ora è molto piu’ chiaro… continuero’ la lettura sotto questa logica..

Govinda Dasa

E’ la risposta più soddisfacente che abbia mai letto. Mi dispiace di avere capito male i divertenti scambi fra Indra e Krishna, d’ ora in poi comincerò a leggerli secondo questo punto d’ osservazione.

Grazie a tutti e due, Atmarama dasa e Gurumaharaja, per avermi aperto gli occhi su questo argomento.

Govinda Dasa

 

 

Questa è una sezione del libro “Il Microfono di Dio”, in lingua italiana.

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