Il Brahma-sutra (o Vedanta-sutra), Adhyaya 1

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Nel corso dei secoli le Upanishad e la Bhagavad-gita hanno subito numerosissime interpretazioni, per la maggior parte infelici, ma crediamo che nessuna scrittura vedica ne abbia avute tante quante il Brahma-sutra, più comunemente conosciuto come Vedanta-sutra.

 

Scritto da Badarayana (Vyasa), è composto di 558 aforismi divisi in quattro libri, ognuno dei quali suddivisi in altrettante parti. Questi sutra, estremamente ermetici e concisi, sembrano redatti apposta per poter essere ricordati facilmente, ma allo stesso tempo risultano totalmente incomprensibili senza l’aiuto di un maestro e di un valido commento. Anche perché affascinati da tale ermeticità, non c’è stato un importante maestro indiano che non si sia cimentato nel commentarli; non solo, ma nessuna scuola filosofica veniva considerata seria senza un commento sui Sutra Vedanta.

 

Per quanto riguarda la teoria del rapporto Brahman-jiva (Dio e anima individuale), negli stessi sutra si afferma che esistono tre teorie diverse rappresentate da altrettanti saggi. Secondo Kashakritsna, essi sono sempre identici; secondo Audulomi, sono differenti fino al raggiungimento della salvezza da parte dell’anima; secondo Ashmaratya, sono diversi in individualità ma identici in qualità. Senza dubbio Badarayana concorda con quest’ultimo. Da questi versi possiamo capire che la filosofia Advaita, come altre importanti dottrine, esisteva fin dall’epoca di Vyasa.

 

Passiamo ora a un riassunto del primo adhyaya (libro), che riguarda la definizione di Brahman.

 

Lo scopo finale di tutti i testi vedici è dare conoscenza dell’Essere Supremo, Brahman. Per questa ragione non c’è un conflitto reale tra il Vedanta-sutra e le altre scritture. Come risulterà chiaro da uno studio attento, ogni contrasto è solo apparente, oppure creato da persone che non hanno capito gli insegnamenti dell’autore. Vengono poi descritte le qualità che deve avere chi tenta un’analisi seria dei sutra Vedanta.

 

Prima di tutto viene definito Brahman e ciò che lo distingue dalla jiva (l’anima individuale). Poi la sorgente di conoscenza, dono che non può essere ottenuto dalla ragione o dallo sforzo intellettivo, bensì grazie a scritture autorevoli quale il Vedanta-sutra, che è un testo di conoscenza teorica.

 

Dio è uno, e nessuno, anche quando si libera, può prendere il suo posto o immergersi in Lui. Il mezzo più semplice e sicuro per ottenere lo stato di liberazione è la bhakti.

 

 

Questa è una sezione del libro “Filosofie dell’India”, in lingua italiana.

Per acquistare il libro completo, clicca qui sopra

 

 

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