Per riassumere, l’anima conserva la sua condizione naturale così fintanto che serve l’Assoluto, con tutte le risorse del principio dell’autocoscienza.
Ma la sua volontà è libera.
A lei può non piacere di servire l’Assoluto. Questo è l’abuso della sua libera scelta in quanto rappresenta un’offesa al principio della pura ragione, che è anche parte integrante della sua eterna natura.
In conseguenza della sua scelta di agire deliberatamente in opposizione ai dettami della ragione, l’illusione, che esiste come entità indipendentemente da Krishna, ne prende fermo possesso. Ella si ritrova esiliata dal regno dell’Assoluto e sotto una stretta subordinazione al potere materiale e di illusione al riguardo di Sri Krishna.
In questo nuovo mondo, l’anima caduta prova a compiacersi con l’aiuto della ragione, alla quale ha deliberatamente posto varie limitazioni.
Così si evolve il principio del falso ego (ahankara).
Siamo tutti egotisti.
Quando leggiamo il Bhagavatam, necessariamente guardiamo a Krishna stesso come ad un egotista come noi, alla ricerca del piacere sensuale materiale con l’ausilio dei Suoi poteri superiori.
All’egotista, il servizio delle pastorelle spirituali di Vraja appare come il triste destino di vittime della sua immensa lussuria.
Ma l’egotista non vuole mai essere l’oggetto del godimento altrui.
Ciò è vero sia per la femmina sia per il maschio.
Le suffragette non ingannano con il loro sesso. Stanno solo tentando di scrollarsi di dosso il dominio artificiale di persone cui non piace sottomettersi al godimento con il pretesto del sesso. La realtà comunque è che a entrambi i sessi piace essere i goditori e non essere oggetto di godimento.
Sono tutti maschi. Non ci sono vere femmine o oggetti di piacere in questo mondo, ma solo una richiesta universale di godimento. Nel regno spirituale Krishna è il solo goditore e ogni altra cosa è un oggetto del Suo godimento. Ma questo arrangiamento non è un travisamento o un rifiuto, ma il compimento di tutti i reali desideri del vero sé di ogni cosa.
Se Krishna è il solo Maestro, Egli è anche il Suo solo Supremo Servitore.
Nell’Assoluto tutte le destinazioni si incontrano.
E’ Krishna, che con la Sua potenza di servizio serve se stesso e nessuno può servire Krishna meglio di Lui. E’ perciò impossibile per noi essere sia maestri sia servitori indipendentemente da Krishna.
Siamo potenze di Krishna e non siamo Krishna stesso.
Facciamo parte della Sua essenza, ma non siamo la fonte dell’essenza. Ma sebbene facciamo parte della Sua essenza, probabilmente saremo illusi da un altro potere che appartiene a Krishna e che è chiamato dalle nostre Scritture con il nome di Maya (cioè il principio delle limitazioni, attraverso il quale tutto è misurato).
L’anima allo stato puro, sebbene sia una piccola frazione dell’essenza spirituale divina, non è soggetta a limitazioni, perché nello spirito non ci sono linee divisorie difficili e rapide che le permettono di essere misurata come un fenomeno materiale. Ciò comunque può essere frainteso.
L’anima umana è una minuscola parte della divina essenza spirituale nel regno dell’Assoluto, che è libero da limitazioni, ma potrebbe uscire dal mondo spirituale se dimenticasse la propria piccolezza e rifiutasse la guida di Krishna.
Se sceglie di essere guidata da Krishna, sarà libera dalle limitazioni e dall’ignoranza.
Nel regno dell’Assoluto l’anima piccola è libera dalle limitazioni grazie alla guida di Krishna stesso. La sua funzione è servire Krishna.
Il servizio implica la conoscenza dei desideri del Padrone.
Implica anche la differenza o la possibilità di differenza fra i desideri del servitore e quelli del maestro.
I desideri del Padrone devono quindi essere comunicati al servitore, che altrimenti non potrebbe conoscerli. In questo mondo i desideri sono trasmessi in modo imperfetto, attraverso il medium di una certa sostanza materiale. L’ordine è chiaramente distinguibile dalla sua fonte.
Nel mondo spirituale può non esserci questa differenza. Il servitore conosce l’ordine per intero, che è Krishna stesso. Quindi deve essere Krishna stesso che si rende sempre manifesto ai Suoi servitori nel regno dell’Assoluto per mezzo dei Suoi ordini.
Ma Krishna come Maestro non può essere conosciuto dal servitore. Ciò elimina la differenza fra Maestro e servitore.
Se vuole farsi conoscere dal servitore, deve rendersi manifesto a quest’ultimo nella forma nella quale egli possa riconoscere il suo Maestro.
A questo scopo Sri Krishna diventa il proprio servitore e nel Suo cuore Egli appare come il Padrone.
Questo concetto, utilizzando parole mondane, è trasmesso a noi da Krishna che assume la parte del servitore. Questo aspetto di servitore di Sri Krishna è definito dalle nostre Scritture come Sri Radhika. Lei è la Femmina o il Principio servente e l’inseparabile ed eterna controparte di Sri Krishna stesso. Lei è la più importante pastorella spirituale di Vraja.
Lei è il potere di Krishna, ed ogni potere è parte della Sua essenza, anche il principio di limitazione in se stesso.
Le pastorelle di Vraja non dimenticano mai Krishna perché esse sono il potere spirituale diretto di Krishna. D’altra parte Krishna stesso si è manifestato o, in altre parole, è il principio che si fa servire da loro con i loro mezzi. Il potere di Krishna alla Sua (di Lei) fonte è uno.
Il principio di limitazione o di ignoranza è anche in Lei, ma senza potere su di Lei.
L’anima umana è una minuscola parte dell’essenza spirituale, delicatamente in equilibrio fra due forze: il potere spirituale di Krishna e la Sua ombra naturale. Quindi l’anima umana deve servire Krishna sotto la direzione del puro potere spirituale, rappresentato diversamente per la Sua (di Lei) comprensione dai servizi compiuti eternamente per il Suo beneficio dalle pastorelle spirituali di Vraja.
Il servizio della piccola anima non può essere offerto direttamente. Questa è l’eterna differenza fra Lui stesso e le pastorelle spirituali di Vraja.
Solo Sri Radhika serve direttamente Krishna. Lei è aiutata dalle altre pastorelle. Quindi Sri Radhika e le sue compagne sono le dirette servitrici. La piccola anima può servire solo in una posizione subordinata.
Lo scopo delle altre pastorelle non è di rivolgersi direttamente a Krishna, che è riservato a Sri Radhika, ma di adempiere agli ordini di Sri Radhika e delle sue compagne nel loro servizio a Krishna.
Questo è il sistema di Vraja.
L’idea del sesso perde tutta la sua maliziosità quando si applica a Sri Radhika, poiché Lei è Krishna stesso, nella forma del Suo solo Amore o dolce attaccamento.
La maliziosità del sesso in questo mondo è dovuta al desiderio di dominio dell’uno sull’altro, mentre in realtà tutti sono per costituzione indipendente dall’altro. Questa maliziosità è eliminata alla base nel caso degli amori di Sri Radhika e Krishna.
Nel regno dell’Assoluto, perciò, Krishna è servito eternamente dagli spiriti puri, ai quali la Sua controparte Sri Radhika assegna le funzioni, senza cui il contatto con Sri Krishna, necessario per servirlo, non può essere ottenuto.
Sri Radhika e le pastorelle spirituali di Vraja sono gli elementi soggettivi e diretti di Sri Krishna stesso.
Le nostre anime sono minuscole parti del potere spirituale di Krishna, rappresentato nella sua effulgenza da Sri Radhika, e posto al margine del regno spirituale contiguo ai confini di questo mondo, il regno di Maya.
Maya stessa è una parte integrante di Sri Radhika, la quale serve Krishna non direttamente, bensì indirettamente e a distanza.
Siamo perennemente esposti all’attrazione di Vraja e di Maya, alle due estremità, e siamo liberi di scegliere fra di loro.
I passatempi di Sri Krishna con le pastorelle spirituali di Vraja come spiegato dallo Srimad Bhagavatam, non sono considerati né storia né allegoria.
Non sono storia perché sono trascendentali, mentre la nostra cosiddetta storia è solo un ricordo delle esperienze di questo mondo nei termini del principio egotistico. Non sono allegoria, anche per la ragione che rappresentano la Realtà vera e concreta della quale questo mondo è il riflesso pervertito.
Di fatto questo mondo e le sue manifestazioni sono effettivamente allegoriche e impossibili da comprendere, eccetto ciò che è relativo al Reale e che simboleggia la Realtà.
Le nostre anime non hanno effettivamente niente a che fare con questa allegoria che mal rappresenta la nostra funzione e ci illude nell’accogliere questa esistenza pervertita. La giusta funzione delle nostre anime è di servire l’Assoluto in obbedienza dei Suoi ordini attraverso di Lui nella forma dei Suoi devoti.
Il principio del sesso è il simbolo non compreso della Realtà. Non può essere bandito dalla nostra coscienza più della coscienza stessa. Le forme maschili e femminili non sono i soli possedimenti distinti di questo mondo. C’è anche una realtà dietro di loro.
L’anima ha un corpo che è simbolizzato dalla forma femminile e che è assolutamente libero da qualsiasi malsana associazione materiale. La nostra attuale obiezione alla forma femminile è dovuta al principio egotistico che per la stessa ragione non obietta, o piuttosto con sufficiente facilità adotta la forma maschile a rappresentare più propriamente l’anima piccola e pura.
Questa ripugnanza alla forma femminile ci impedisce l’esame obiettivo della posizione e delle funzioni delle pastorelle spirituali di Vraja.
Il riconoscimento del sesso femminile è il fattore necessario della nostra concezione dell’amore passionale. Questo amore passionale è il soggetto più alto della poesia umana e l’elemento più potente in tutte le attività umane.
La sua inutilità non è stabilita dal mero rifiuto di riconoscerlo come parte della nostra natura. Sarebbe più utile tentare di capire ciò che è realmente.
Lo Srimad Bhagavatam è il solo libro che fornisce una risposta soddisfacente a questa domanda di grande importanza.
Il solo tipo di risposta che richiediamo per queste domande e che rimuoverà i nostri dubbi e le nostre difficoltà deve essere assolutamente veritiera.
Gli empirici ripongono la loro fede in verità provvisorie. Essi credono che con un movimento progressivo otterranno la meta.
Ma la meta che si può ottenere con il processo di civilizzazione è un’illusione. E’ come la linea sempre calante dell’orizzonte, che non può mai essere effettivamente raggiunta. La verità non è determinabile in termini di progresso. Essa è fissa e immutabile. E’ soggetta all’oscuramento dovuto ai difetti dell’osservatore. Anche questi difetti sono materiali; solo questo può frapporsi sulla strada della Verità Assoluta che è spirituale.
Il progresso reale verso la Verità consiste nello sforzo di migliorare le nostre facoltà di osservazione. Non possiamo realizzare l’Assoluto estendendo la nostra cosiddetta conoscenza del relativo. Vorrebbe dire muoversi nella direzione opposta.
Più grande è il numero degli obiettivi limitati che si ammassano nel nostro cervello, e più grande è la difficoltà di scoprire la loro inutilità nel raggiungimento del nostro scopo. E’, infatti, il nostro desiderio di mezze verità e di verità apparenti il vero responsabile di questo grande affollamento. Noi creiamo la nebbia che oscura la nostra visione. Con questo processo infinito di rifiuto e di elezione degli oggetti materiali non potremo mai raggiungere la meta. Dobbiamo fermarci e riflettere sulla causa del nostro totale e perpetuo fallimento.
Se lo facciamo sinceramente scopriremo insieme a Kant che, in effetti, non possiamo conoscere la verità con le nostre facoltà attuali.
Non dobbiamo perciò abbandonare la ricerca come se fosse senza speranza. Dobbiamo porci la domanda di nuovo e otterremo la vera risposta.
Questa risposta sarà che la Verità per la quale le nostre anime anelano non è una cosa morta, o relazioni di cose morti e limitate, o pensieri, ma qualcosa di vicino a noi stessi. E’ qualche cosa che è vivente o cosciente di sé stesso. E’ anche spirito come la nostra anima.
La prossima domanda che sorgerà nelle nostre menti sarà – perché non possiamo vederlo? La risposta sarà: perché non si manifesta a noi. Se chiediamo ancora: perché non ci appare? Ci verrà detto che è così perché non facciamo niente per trovarlo.
Non cerchiamo mai la verità, ma sempre la mezza verità. Questa è la malattia. La Reale Verità in Se stessa viene a noi nel momento stesso in cui noi La cerchiamo. E La cerchiamo solo quando arriviamo a capire la Sua natura.
Questo è il circolo vizioso. Al momento non abbiamo nessuna reale idea della Verità e quindi se andiamo alla ricerca di qualche cosa questa sarà necessariamente non vera. Alla fine, la convinzione che giunge alla nostra comprensione è che l’intero processo che qui si intraprende deve essere rovesciato, e cominciamo a capire le parole mistiche delle scritture: lascia una volta per tutte la ricerca empirica della Verità, e aspetta Lui per prendere l’iniziativa. Non puoi raggiungerlo. Quando cerchi di raggiungere qualcosa di tua iniziativa, te ne allontani.
Perciò ti devi sottomettere per essere illuminato. Lui ha il potere e la volontà di manifestarsi a te.
A questo punto uno naturalmente chiede: “Devo quindi sedere pigramente e non fare niente?”
E la Verità risponde in modo preciso, ” No, lascia la tua mente e il tuo corpo svolgere la loro apparente funzione, ma stai distante e non identificarti con loro. Aspetta comunicazioni da Me, e Io ti guiderò alla meta che rappresento.”
Così la fede si riaccende nel cuore che dubita, e siamo nella posizione di avvantaggiarci delle istruzioni del buon precettore che Krishna ci invia nel momento in cui cerchiamo di essere illuminati in perfetta umiltà.
Quindi possiamo anche capire le parole del buon precettore come identiche alle parole delle scritture.
Essendo ora convinti della reale abilità del buon precettore di guidarci sul sentiero dell’Assoluto, prendiamo la sua mano, che è sempre tesa verso di noi, e sottomettiamoci ad essere condotti all’inizio con esitazione e con molte domande.
Come noi gradualmente impariamo a camminare sul sentiero del servizio, la nostra visione lentamente si schiarisce, e vediamo la verità da noi stessi. Solo allora possiamo capire ciò che è realmente.
Sebbene gli empirici sembrino riconoscere la necessità di essere istruiti e abilitati negli affari di questo mondo, sono troppo scettici riguardo a questa abilitazione nelle materie spirituali, dove le necessità sono maggiori, poiché non ne abbiamo assolutamente conoscenza.
Nella “terra incognita” dello spirito è indispensabile avere una guida, senza la quale infatti persisteremmo a confondere lo spirituale con il materiale, e impegneremo la nostra fede in sforzi empirici.
Ma di fatto ogni predilezione per il limitato esclude l’illimitato, non parzialmente ma radicalmente, non quantitativamente ma categoricamente. Lo Srimad Bhagavatam chiede a coloro che realmente vogliono servire Krishna di rinunciare a tutti i pensieri vantaggiosi in senso mondano, al conscio o all’inconscio, all’esplicito o al sofferto, la ricerca dei quali è la causa di tutte le impurità e dell’ignoranza.
Questa riforma della vita è l’indispensabile e preliminare condizione per ottenere la reale conoscenza dell’Assoluto, e la natura e la necessità imperativa di questa riforma, ed anche la sua praticabilità, sono chiaramente realizzate nell’intima associazione spirituale con il buon precettore.
Questa non può essere realizzata fintanto che conserviamo un briciolo di egotismo.
Non può essere realizzata a meno che e fino a che uno condivida la sincerità della reale convinzione di riceverlo, nelle sue mani, come un favore che non può reclamare per la forza di un qualsiasi merito o demerito mondano. E’ solo grazie a questa sottomissione ragionata della volontà al processo di illuminazione di cui abbiamo parlato che la nostra visione oscurata può schiarirsi.
Il guru non è una mortale creatura errante come lo siamo noi. Egli è l’eterno servitore di Krishna che Egli invia in questo mondo per liberare le anime cadute.
Egli viene in questo mondo per una missione di divina misericordia senza causa, al fine di aiutarci a sorgere dalle profondità del peccato al nostro stato naturale di assoluta purezza, con i metodi che sono perfettamente coerenti con i principi della nostra vera ragione obiettiva. Fino a che ci rifiuteremo di ascoltarlo saremo destinati a fraintendere ogni cosa.
Con il processo di astrazione siamo destinati ad ottenere solo un risultato negativo. Nel nostro stato attuale di peccato, il sesso suggerisce l’idea dell’impurità sessuale, perché la nostra stessa visione attuale è sensuale.
Il senso di impurità in realtà non è altro che quello dell’incongruità con la natura dell’anima umana di ogni sostanza materiale, limitata, e inconscia. Non siamo sullo stesso piano dell’oggetto dei nostri pensieri, ma siamo aggiogati ad esso nel modo più innaturale.
Questo desiderio è il sentimento di impurità, o di ripugnanza. Finché continueremo a vedere il sesso con l’occhio del desiderio non potremo pensare ad esso in nessun altro modo. Ma questo desiderio è anche parte della nostra attuale natura acquisita, e non ci lascerà finché non saremo in grado di mettere da parte questa stessa natura secondaria.
Con questa riforma della natura, anche la nostra relazione con il principio del sesso è soggetta ad una completa trasformazione che, d’altra parte, è comunque incomprensibile al nostro attuale presente intendimento. La forma femminile dell’anima umana non è una forma materiale.
La relazione fra l’anima umana e Sri Krishna non è la relazione fra la forma materiale femminile e la sua corrispondente forma maschile. I passatempi amorosi di Sri Krishna con le pastorelle spirituali di Vraja non sono i passatempi amorosi fra il maschio e la femmina di questo mondo. Gli amori di Sri Krishna non sono l’invenzione del cervello ammalato di un sensualista. Gli amori di questo mondo non esisterebbero se non esistesse il principio di sostanzialità in Sri Krishna.
Ma nessuno rifiuta l’esistenza e l’importanza del principio dell’amore in questo mondo. Perché essi immaginano che non esista nel regno dell’Assoluto nella forma perfetta e sana?
E’ perché noi scegliamo di considerare materiale la forma femminile dell’anima che siamo scioccati a ciò che noi supponiamo siano tendenze sensuali oscene dei trascendentalisti.
Ciò è inevitabile finché noi deliberatamente scegliamo di covare l’errore che il sesso della nostra esperienza sia un’entità reale e non il suo riflesso pervertito, e immaginiamo che siano stati bravi a risolvere il problema del sesso, trasferendo la nostra attività sensuale dal corpo alla mente, e condannando come impuri gli eccessi dell’atto sessuale esterno, in base a un principio inconsistente.
Questa filosofia pasticciona non ha convinto e non convincerà mai nessuno sulla reale natura e scopo dell’atto sessuale.
Ciò è così perché l’atto sessuale è l’eterno concomitante in questo mondo peccaminoso della più alta funzione dello spirito, che non può essere mai minimizzata o abolita dai nostri sforzi empirici, la cui giusta comprensione può salvarci dalle terribili conseguenze della nostra attuale follia suicida di tipo sessuale.
Tutto l’equivoco su questo soggetto è dovuto al fatto che noi confondiamo deliberatamente la medicina con la malattia, la Verità con la Sua perversione, la sostanza con l’ombra.
Lo Srimad Bhagavatam ci ha offerto nella forma corretta la medicina, sapendo molto bene che sarebbe stata deliberatamente equivocata e travisata in egual modo dai cosiddetti amici e avversari. Nonostante ciò la medicina è indispensabile per il nostro benessere.
Nessuna religione che abbia trascurato questa necessità della razza umana può concedere il sollievo di cui necessitiamo così tanto.
E’ per questa ragione che lo Srimad Bhagavatam, molto calunniato da tutte le persone malate e cioè praticamente da tutti in questo mondo, è stato definito dai più grandi maestri di religione in questo paese come il solo libro nel mondo intero che offra l’esposizione più adeguata della Verità Intera e Indivisibile, la giusta comprensione della quale, da sola, può realmente salvarci dal peccato e dalla conseguente miseria.
Sri Chaitanya e i suoi Associati e seguaci hanno spiegato la religione dello Srimad Bhagavatam con i loro insegnamenti e il loro comportamento.
Essi ci dicono che la Verità, per essere realizzata, deve essere vissuta. Se non è vissuta ma solo professata cessa di essere la Realtà e degenera nella peggiore forma della Sua caricatura materialistica, provocando un danno infinito al Suo professore e ai Suoi seguaci. La giusta applicazione della medicina è assolutamente necessaria per curare la malattia dell’ignoranza. Uno che fallisca a prendere la medicina amministrata da un medico competente non sarà mai curato dall’ignoranza.
Se il cieco pretende di vedere, può essere creduto da un altro cieco, ma la cosa non può passare inosservata da coloro che realmente vedono. Né può guidare gli altri sullo stretto sentiero della giustizia. A meno che e finché noi non sceglieremo veramente di concedergli la nostra più seria attenzione, spinti da una reale necessità, e non troveremo la nostra strada per la sua accettazione, la nostra perversità irrazionale continuerà di fatto ad impedire l’ingresso alla nostra comprensione.
Dobbiamo sapere che il regno dell’Assoluto è protetto contro l’intrusione di tutte le astuzie e imperfezioni che sono parenti dell’auto-ingannevolezza.
Se vogliamo realizzare la vera natura dell’amore passionale con il quale soltanto Krishna può essere servito adeguatamente, lo Srimad Bhagavatam ci richiede di essere pronti a compiere il supremo sacrificio di abbandonare una volta per tutte e incondizionatamente ogni desiderio e speranza di carattere sessuale.
Siamo perfettamente liberi di scegliere questa rotta. Ma nessuna scelta è una vera scelta, a meno che sia una convinzione naturale basata su di un’effettiva esperienza.
I discorsi che riguardano la verità ci aiutano in questa convinzione. Da questa convinzione ci sentiamo naturalmente disposti ad accettare la guida delle scritture come sono spiegate dai veri devoti.
Ci sono stadi graduali di prudenza sul sentiero dello sforzo spirituale che devono essere attraversati prima che si possa raggiungere la meta.
E’ soltanto quando la meta è raggiunta che possiamo effettivamente realizzare la Verità che è alla base del principio del sesso.
Ciò è realizzato alla fine di tutto sebbene il desiderio sessuale sia eliminato sulla soglia dello sforzo spirituale.
Ci sono persone che confondono questa eliminazione del desiderio sessuale con la meta.
Coloro che scelgono di essere soddisfatti con il sollievo che tale eliminazione sembra permettere al momento e che si concedono di essere dissuasi dalla ricerca della verità a causa dell’ottenimento dei mezzi di auto-gratificazione, incominciano inconsciamente il viaggio a ritroso sul sentiero trasversale.
Ma non ci si dovrebbe fermare finché non si raggiunge la risposta finale alla domanda.
Cosa dobbiamo farne dei nostri sensi? Questa è l’attitudine positiva.
Non dobbiamo cessare di utilizzare i nostri sensi. Ma e’ necessario conoscere il loro giusto utilizzo. E’ perseverando in questa ricerca altruistica della Verità Assoluta che ci è permesso dalla Ricerca Stessa di realizzare l’obiettivo della nostra ricerca, che si identifica con i mezzi stessi adottati per la Sua Ricerca.
Trovi tutti i nostri libri a
www.kadachaeditions.com
Post view 415 times
Leave a Reply