4 / Caturtha-yama Sadhana
Bhajana di mezzodì
Ruci-bhajana
(il gusto per il Bhajana)
Colui che canta i santi nomi non ha altro desiderio oltre la pura devozione a Krsna. Ciò è confermato nei Siksastaka (4) come segue:
na dhanam na janam na sundarim
kavitam va jagad-isa kamaye
mama janmani janmanisvare
bhavatad bhaktir ahaituki tvayi (1)
O Signore, non desidero ricchezze materiali, non desidero belle donne e non voglio discepoli. Desidero solo impegnarmi nel Tuo servizio d’amore incondizionato, vita dopo vita.
La casa e gli oggetti che ne fanno parte, i discepoli, le ricchezze nella forma di animali e cereali, la moglie, i figli, i servitori, le donne di servizio, i parenti, le attività interessate descritte con parole fiorite e le belle donne sono tutti oggetti considerati molto importanti nel mondo materiale. Io, però, non desidero ottenere queste cose. Oh Krsna, aspiro soltanto alla Tua misericordia nella forma di devozione pura per Te. Il sintomo naturale dell’amore è che un devoto che prova amore per Dio pensa: “Non sento neanche un pò d’amore per Krsna”.
Secondo lo Srimad Bhagavatam (3.9.6), la ricchezza materiale è un ostacolo alla devozione:
tavad bhayam dravina-deha suhrin-nimittam
sokah sprha paribhavo vipulas ca lobhah
tavan mamety asad-avagraha arti-mulam
yavan na te ‘nghrim abhayam pravrnita lokah (2)
Oh mio Signore,gli abitanti di questo mondo sono assaliti da ogni sorta di ansietà materiali e vivono continuamente nella paura. Si sforzano sempre di proteggere il loro corpo, le loro ricchezze e i loro parenti. Sono sempre in preda ai lamenti, ai desideri illeciti; sono attaccati a oggetti indesiderabili e meschinamente basano le loro imprese sui concetti effimeri di ‘io’ e ‘mio’. Oh Signore, finché non prendono rifugio all’ombra sicura dei Tuoi piedi di loto saranno sempre perseguitati da queste ansietà.
Krsna è il Signore dei signori. Adorandolo, si adorano simultaneamente tutti gli esseri celesti. Come è stabilito nello Srimad Bhagavatam (4.31.14):
yatha taror-mula-nisecanena
trpyanti tat-skandha-bhujopasakhah
pranopaharac ca yathendryanam
tathaiva sarvarhanam acyutejya (3)
Innaffiando le radici di un albero si dà energia a tutto l’albero, al tronco, ai rami, alle foglie e a tutto il resto. Fornendo cibo allo stomaco si dà forza ai sensi e alle varie membra del corpo. In modo analogo il semplice fatto di adorare Dio, la Persona Suprema, col servizio devozionale soddisfa automaticamente anche gli esseri celesti, che sono Suoi frammenti.
I puri devoti non fanno null’altro che servire Krsna. Nel Padma Purana è scritto:
harir eva sada radhyah
sarva-devesvaresvarah
itare brahma-rudradya
navajneyah kadacana (4)
Krsna, Hari, è il padrone di tutti gli esseri celesti, e perciò Egli è sempre oggetto di adorazione. Ciò non significa che non si debba portare rispetto agli esseri celesti guidati da Brahma e da Siva.
Con il pretesto di predicare, semplicemente per accrescere il proprio numero di seguaci, non si devono iniziare discepoli non qualificati. È scritto nello Srimad Bhagavatam (7.13.8):
na sisyan anubadhnita
granthan naivabhyased bahun
na vyakhyam upayunjita
narambhan arabhet kvacit (5)
Un sannyasi non deve offrire allettamenti materiali per procurarsi molti discepoli, né deve leggere innecessariamente molti libri o dare conferenze per guadagnarsi da vivere. Non deve mai cercare di aumentare la ricchezza materiale senza che ce ne sia la necessità.
Chi ha gusto per il santo nome non vuole cose del genere.
Il puro servizio di devozione ininterrotto è raccomandato nello Srimad Bhagavatam (1.2.14):
tasmad ekena manasa
bhagavan satvatam patih
srotavyah kirtitavyas ca
dhyeyah pujyas ca nityada (6)
Con l’attenzione fissa sul Signore Supremo che protegge i Suoi devoti, si deve ascoltare costantemente discorsi che Lo riguardano, glorificarlo, ricordarlo e adorarlo.
Con attenzione fissa, impegnatevi nell’ascolto e nel canto del nome, della forma e degli attributi di Krsna, e allo stesso tempo cercate di distruggere i vostri anartha. Allora la pianta della devozione fruttificherà rapidamente.
Secondo il Padma Purana, non ci si deve sentire turbati dalla scarsità o dalla perdita degli oggetti dei desideri:
alabdhe va vinaste va
bhaksyacchadana-sadhane
aviklava-matir bhutva
harim eva dhiya smaret (7)
La mente di chi ha preso rifugio nel santo nome non è disturbata neanche se trova difficoltà a procurarsi il cibo e i vestiti o se li ha avuti e poi persi. Lasciandosi dietro tutti gli attaccamenti materiali, lui prende completo rifugio in Govinda.
La procedura per liberarsi dal dolore è spiegata nel Padma Purana:
sokamarsadibhir bhavair
akrantam yasya manasam
katham tasya mukundasya
sphurttih sambhavana bhavet (8)
È impossibile che Krsna si manifesti nel cuore di chi è pieno di rabbia, di orgoglio o di chi si lamenta dello stato di sua moglie o dei suoi figli.
Si deve accettare solo ciò che è necessario alla vita devozionale, come è stabilito nel Naradiya Purana:
yavata syat sva-nirvahah
svikuryat tavad arthavit
adhikye nyunatayanca
cyavate paramarthatah (9)
Se il devoto accetta le cose necessarie al mantenimento della propria vita non significa che è dedito alla gratificazione dei sensi. Il devoto non accetta né troppo, né troppo poco, poiché ciò potrebbe ostacolare il suo progresso in direzione del fine prefisso.
I sintomi dello sviluppo della devozione pura sono dati dallo Srimad Bhagavatam (11.2.42):
bhaktih paresanubhavo viraktir
anyatra caisa trika eka-kalah
prapadyamanasya yathasnatah syus
tustih pustih ksud-apayo ‘nu-ghasam (10)
La devozione, l’esperienza diretta del Signore Supremo ed il distacco da ciò che non Lo riguarda – per colui che ha preso rifugio nella Suprema Personalità di Dio queste tre cose accadono simultaneamente, come per una persona che mangia per piacere, il nutrirsi e il sollievo dalla fame aumentano simultaneamente ad ogni morso.
Così progredendo si offrano preghiere simili a quelle di Prahlada Maharaja nello Srimad Bhagavatam (7.9.39):
naitan manas tava kathasu vikuntha-natha
sampriyate durita-dustam asadhu tivram
kamaturam harsa-soka-bhayaisanartam
tasmin katham tava gatim vimrsami dinah(11)
Caro Signore dei pianeti Vaikuntha, dove l’ansia è assente, la mia mente s’immerge nel peccato e nella lussuria e si situa ora nella cosiddetta felicità ora nel cosiddetto dolore. La mia mente si riempie di lamento e di paura e va a caccia di una quantità sempre maggiore di denaro. Così si è contaminata e non è mai soddisfatta nell’ascolto dei discorsi che Ti riguardano. Perciò sono il più caduto e il più povero. In una condizione di esistenza del genere, come posso parlare delle Tue attività?
Oh Krsna! Come svilupperò attaccamento nei riguardi degli argomenti che Ti riguardano? E come potrò meditare sui Tuoi passatempi?
Lo Srimad Bhagavatam (7.9.40) spiega come l’entità vivente attratta dagli oggetti dei sensi quali forma e gusto è completamente sconfitta:
jihvaikato ‘cyuta vikarsati mavitrpta
sisno ‘nyatas tvag-udaram sravanam kutascit
ghrano ‘nyatas capala-drk kva ca karma-saktir
bahvyah sapatnya iva geha-patim lunanti (12)
Caro Signore, oh infallibile, la mia posizione è come quella di un uomo che ha molte mogli, che cercano di attrarlo ognuna a modo proprio. La lingua, per esempio, è attratta dai piatti gustosi, i genitali dai rapporti con una donna attraente e il senso del tatto dal contatto con cose morbide. Lo stomaco, anche se pieno, vuole mangiare ancora, e l’orecchio che non cerca di ascoltare di Te è attratto dalle canzoni mondane. Il senso dell’odorato è attirato ad altre situazioni, gli occhi irrequieti sono attratti da altri luoghi. Così, mi sento veramente imbarazzato.
Oh figlio di Nanda, in questo stato come sarò in grado di ricordare i Tuoi passatempi? Il devoto prega di ottenere l’associazione dei Vrajavasi, come è spiegato dal Signore Brahma nello Srimad Bhagavatam (10.14.30):
tad astu me natha sa bhuri-bhago
bhave ‘tra vanyatra tu va tirascam
yenaham eko ‘pi bhavaj-jananam
bhutva niseve tava pada-pallavam (13)
Mio caro Signore, prego dunque di essere così fortunato, che in questa vita come Signore Brahma o in un’altra vita, ovunque io nasca, io possa essere nella lista dei Tuoi devoti. Prego che ovunque io sia, anche tra le specie animali, possa impegnarmi nel servizio di devozione ai Tuoi piedi di loto.
Oh Signore, se rinascerò in questa terra di Vrndavana o in qualsiasi altro universo, o se nascerò come uccello o come qualsiasi altro animale ovunque nella Tua creazione, il mio unico desiderio e che io sia in grado di servirti in vari modi in associazione dei Tuoi devoti.
I quattro scopi della vita (dharma, artha, kama e moksa) sono insignificanti. Uddhava lo spiega nello Srimad Bhagavatam (3..4.15.)
ko nv isa te pada-saroja-bhajam
sudurlabho ‘rthesu catursv apiha
tathapi naham pravrnomi bhuman
bhavat-padambhoja-nisevanotsukah
O Signore, i devoti che servono i Tuoi piedi di loto con un amore trascendentale possono godere senza difficoltà dei vantaggi offerti dalla religiosità, dallo sviluppo economico, dalla gratificazione dei sensi e dalla liberazione. Per quanto mi riguarda, o Signore onnipotente, ho preferito impegnarmi esclusivamente nel servizio dei Tuoi piedi di loto.
Come si dichiara nello Srimad Bhagavatam (1.5.18.), si deve cercare di sviluppare una devozione pura e incontaminata:
tasyaiva hetoh prayateta kovido
na labhyate yad bhramatam upary adhah
tal labhyate duhkhavad anyatah sukham
kalena sarvatra gabhira-ramhasa
L’uomo intelligente, con facoltà di pensiero sviluppate, s’impegnerà solo per raggiungere il fine supremo, che in questo mondo non si ottiene neanche percorrendo l’universo intero, dal pianeta più alto [Brahmaloka] al più basso [Patala]. Quanto alla felicità propria del piacere dei sensi, nel corso del tempo si rivela da sé come una cosa miserabile, che viene anche senza averla desiderata.
Nello Srimad Bhagavatam (4.9.10), Dhruva Maharaja dice che il puro servizio di devozione fa apparire il desiderio per la liberazione insignificante.
ya nirvrtis tanu-bhrtam tava pada-padma-
dhyanad bhavaj-jana-katha-sravanena va syat
sa brahmani sva-mahimany api natha ma bhut
kim tv antakasi-lulitat patatam vimanat (16)
Mio Signore, la felicità trascendentale che deriva dalla meditazione sui Tuoi piedi di loto o dall’ascolto delle Tue glorie per bocca dei puri devoti è così grande che supera di molto il livello del brahmananda, nel quale si pensa di essere immersi nel Brahman impersonale e di essere uno con il Supremo. Se anche il brahmananda è vinto dalla felicità trascendentale che sgorga dal servizio devozionale, che dire della temporanea felicità che si raggiunge elevandosi ai pianeti celesti, felicità che troverà fine sotto la lama separatrice del tempo? Anche chi viene elevato ai pianeti celesti dovrà cadere nel corso del tempo.
Le glorie di ascoltare il santo nome dalla bocca di un sadhu sono descritte nello Srimad Bhagavatam (4.20.24):
na kamayate natha tad apy aham kvacin
na yatra yusmac-caranambujasavah
mahattamantar-hrdayan mukha-cyuto
vidhatsva karnayutam esa me varah (17)
Mio caro Signore, non voglio avere la benedizione di fondermi nella Tua esistenza, una benedizione che non permette di gustare la bevanda di nettare dei Tuoi piedi di loto. Voglio la benedizione di avere almeno un milione di orecchi, perché così potrò ascoltare le glorie dei Tuoi piedi di loto dalla bocca dei puri devoti.
Agli occhi di un devoto, i pianeti celesti, il pianeta del Signore Brahma, la sovranità sulla terra o sui pianeti inferiori e l’ottenimento delle otto o delle diciotto perfezioni mistiche sono tutte cose insignificanti. Ciò è confermato dalla seguente affermazione di Vrtrasura che si trova nello Srimad Bhagavatam (6.11.25):
na naka-prstham na ca paramesthyam
na sarva-bhaumam na rasadhipatyam
na yoga-siddhir apunar-bhavam va
samanjasa tva virahayya kankse (18)
Oh mio Signore, fonte di tutte le opportunità, non desidero godere della vita su Dhruvaloka, sui pianeti celesti o sul pianeta dove Brahma risiede, e non desidero neanche essere il sovrano supremo di tutti i pianeti terrestri o dei sistemi planetari inferiori. Non desidero essere padrone dei poteri dello yoga mistico, né voglio la liberazione, se per tutto questo devo rinunciare ai Tuoi piedi di loto.
Questa è la mia promessa sincera.
Prendendo rifugio nel santo nome, si sviluppa l’attaccamento. I sintomi di questo attaccamento sono descritti nello Srimad Bhagavatam (10.29.34):
cittam sukhena bhavatapahrtam grhesu
yan nirvisaty uta karav api grhya-krtye
padau padam na calatas tava pada-mulad
yamah katham vrajam atho karavama kim va (19)
Fino ad oggi le nostre menti erano assorte negli affari domestici, ma Tu hai facilmente rapito le nostre menti e le nostre mani portandole via dalle faccende di casa. Ora i nostri piedi non si muoveranno di un passo dai Tuoi piedi di loto. Come possiamo tornare a Vraja? Cosa potremmo fare lì?
In questa condizione tutte le buone qualità e tutta la pace si manifestano nel devoto. Ciò è spiegato da Prahlada Maharaja nello Srimad Bhagavatam (5.18.12):
yasyasti bhaktir bhagavaty akincana sarvair
gunais tatra samasate surah
harav abhaktasya kuto mahad-guna
manorathenasati dhavato bahih (20)
Gli esseri celesti con le loro qualità evolute, come la religione, la conoscenza e la rinuncia, si manifestano nella persona che ha sviluppato una devozione pura per la Suprema Personalità di Dio, Vasudeva. Al contrario, la persona priva di devozione e impegnata in attività materiali non possiede alcuna qualità. Anche se fosse esperta nella pratica dell’astanga-yoga o nel mantenere onestamente la famiglia e i parenti, in realtà è guidata solo dalle proprie elucubrazioni mentali e si dedica al servizio dell’energia esterna del Signore. Com’è possibile che delle buone qualità siano presenti in un uomo simile?
Secondo lo Srimad Bhagavatam (4.11.30), il metodo del bhakti-yoga distrugge completamente il falso ego che prende la forma dell’identificazione del sé con il corpo.
tvam pratyag-atmani tada bhagavaty ananta
ananda-matra upapanna-samasta-saktau
bhaktim vidhaya paramam sanakair avidya-
granthim vibhetsyasi mamaham iti prarudham (21)
Ritrovando la tua posizione naturale e offrendo servizio al Signore Supremo, che è la fonte onnipotente di ogni piacere e che abita in tutti gli esseri come Anima Suprema, dimenticherai molto presto i concetti illusori di ‘io’ e ‘mio’.
Lo Srimad Bhagavatam (4.22.39) dice inoltre:
yat-pada-pankaja-palasa-vilasa-bhaktya
karmasayam grathitam udgrathayanti santah
tadvan na rikta-matayo yatayo ‘pi ruddha-
sroto-ganas tam aranam bhaja vasudevam (22)
I devoti che sono sempre impegnati nel servizio alle dita dei piedi di loto del Signore possono superare molto facilmente gli intricati desideri per l’attività interessata. Poiché questo è un compito molto difficile, i non devoti – i jnani e gli yogi – non riescono a farlo, anche se cercano di fermare le onde della gratificazione dei sensi. Perciò impegnati nel servizio devozionale offerto a Krsna, il figlio di Vasudeva.
Un’introduzione al madhyahna-lila (il passatempo di mezzodì) è data nel Govinda-lilamrta:
madhyahne ‘nyonya samgodita vividha-vikaradi- bhusapramugdhau
vamyotkanthatilolau smaramakha lalita dyali- narmaptasatau
dolaranyambu-vamsi-hrti-rati-madhupanarka-pujadi-lilau
radha-krsnau satrsnau parijana-ghataya sevyamanau smarami (23)
Ricordo Radha e Krsna, che insieme si divertono a mezzodì. Entrambi sono adorni di tipi differenti di sintomi estatici come l’asta-sattvika e il vyabhicari. Man mano che diventano esitanti nelle loro relazioni amorose, i loro occhi mostrano sintomi di avversione, poi di desiderio intenso. Gradiscono gli scherzi di Lalita e delle altre sakhi, e circondati da queste amiche, nasce in Loro il desiderio di impegnarsi in giochi come l’altalena, il girovagare nella foresta, il giocare nell’acqua, il nascondere il flauto di Krsna, gli scambi d’amore, il bere miele e l’adorare il dio del sole.
Medito così su Radha e Krsna, che sono serviti in tutto dai Loro compagni.
Termina così il Caturtha-yama Sadhana dello Sri Bhajana- rahasya.
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