Le anime spirituali che scendono in questa dimensione sono confuse dalla energia illusoria, la quale ha proprio questa funzione, cioè quella di velare il vero stato delle cose; in altre parole, promuove la falso e copre il vero. Confusa e dimentica, colei che originalmente era un’entità trascendentale, giunge ad accettare
la natura (materiale) come il campo delle proprie attività e di conseguenza si considera l’autrice delle proprie azioni.
La causa prima delle vita condizionata è la coscienza materiale, cioè la convinzione di essere parte dell’energia esterna; non appena si sente accettata, questa impone alle jiva i suoi condizionamenti.
E le malcapitate iniziano a diventare coinvolte in una situazione di incubo.
Dunque il campo d’azione (il mondo) e il veicolo adatto ad agire al suo interno (il corpo) vengono provveduti dalla natura materiale (prakriti), mentre tutti quegli atti che richiedono una presenza soggettiva (come le sensazioni di felicità e sofferenza) non possono che provenire dall’anima spirituale stessa.
A questo punto Devahuti chiede al figlio di chiarirle come è composta la natura materiale. E Kapila riprende a spiegare.
Inizialmente esiste un’agglomerato energetico “immanifesto”
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e indiviso, il quale è eterno di natura. Questo viene chiamato pradhana ed è la culla degli elementi materiali. Quando si manifesta all’esterno e diventa visibile, è chiamato prakriti.
Questa prakriti è composta di 24 elementi, che sono così suddivisi: cinque elementi grossolani, cinque elementi sottili, quattro sensi interni, cinque sensi per ottenere conoscenza e cinque organi interni di azione. Questi esistono in forma latente anche nel pradhana.
I cinque elementi grossolani (maha-bhuta) sono: terra, acqua, fuoco, aria ed etere. I cinque elementi sottili (tanmatra) sono: l’olfatto, il gusto, il colore, il tatto e il suono. I sensi per ottenere conoscenza (jnana-indriya) sono: il senso dell’ascolto, il senso del tatto, il senso della vista, il senso del gusto e il senso dell’olfatto. Gli organi dell’azione (karma-indriya) sono cinque, e sono: l’organo della parola, le mani, i piedi, gli organi generativi e gli organi di escrezione.
Deve essere aggiunto che lo strato materiale sottile è composto da quattro elementi, che sono: la mente, l’intelligenza, l’ego e la coscienza contaminata. In realtà non si tratta proprio di quattro elementi distinti, cioè non si tratta di entità separate, ma di uno stesso elemento che compie differenti funzioni e che possiede caratteristiche varianti.
Tutti questi sono considerati Brahman con qualità (saguna-brahman); in altre parole, l’aspetto materiale del Signore Supremo.
Poi Kapila aggiunge una venticinquesima entità, che è l’elemento mescolatore, cioè il Tempo (Kala). Questo è considerato una componente fondamentale, in quanto è detto che la presenza del Purusha si nota proprio dal fattore Tempo, la cui funzione, tra le altre, consiste nel generare la paura della morte in chi sia vittima del falso ego (ahankara). E’ lui, Kala, che agita la natura neutrale non manifesta e fa sì che la creazione possa cominciare.
Il Signore, il Dio Supremo, è presente nel creato in un duplice modo: all’interno del cuore delle entità vivente e degli atomi della materia è Paramatma, mentre all’esterno è il Tempo distruttore. Con questi Egli aggiusta tutti i differenti aspetti del creato.
Nel momento in cui la Suprema Personalità di Dio, grazie
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alla Sua potenza interna, impregna la prakriti, ecco che la natura materiale fa sbocciare la somma totale dell’”intelligenza cosmica”, conosciuta come Hiranmaya (mahat-tattva, cioè la differenziazione degli elementi materiali). In altre parole, a quel punto gli elementi si differenziano e sono quindi pronti per l’uso creativo. Questo meccanismo scatta quando la natura è agitata dall’arrivo delle anime condizionate. Dopo essersi variegato, lo sfolgorante mahat-tattva, che in sé contiene tutti gli universi, si manifesta.
Il “modo” della pura virtù (vasudeva), è il primo a manifestarsi, proprio perché è la qualità divina necessaria a ogni forma di vita. Al contrario di quella contaminata, la pura coscienza è chiara, dolce e limpida.
La creazione è stata concepita per le anime condizionate, le quali devono perciò necessariamente essere dotate di ego materiale, che scaturisce dall’azione di maya, l’energia illusoria. Questo “ego falsato” (ahankara) è dotato di un potere attivo che può essere di tre generi: virtuoso (sattva), passionevole (rajas) e ignorante (tamas). Tutta la varietà della quale siamo testimoni si evolve da questi tre tipi di “modi di essere” delle persone e degli oggetti. Il falso ego e i tre guna dunque caratterizzano l’intera creazione materiale.
Dal falso ego caratterizzato della virtù si evolve la mente; infatti il desiderio nasce dai pensieri e dalle riflessioni. Dal falso ego della passione nasce l’intelligenza. La funzione di quest’ultima consiste nell’oculato accertamento della natura degli oggetti nel momento in cui questi vengono analizzati e di aiutare i sensi nel loro lavoro. Dal falso ego in ignoranza, quando agitato dall’energia sessuale che proviene dalla Suprema Personalità di Dio, il suono è manifestato, e dal suono viene il cielo (cioè l’etere) e di conseguenza il senso dell’ascolto.
Non appena gli elementi si sono separati e l’Uovo Cosmico (l’universo è a forma ovoidale), la Suprema Personalità di Dio, in una delle sue forme (Garbhodakashayi Vishnu) vi entra dentro e lo divide in sette sistemi planetari. A quel punto appare anche la divinità che presiede alla coscienza (Paramatma). Ora tutto è veramente pronto. La creazione può avere inizio.
Gli yogi meditano su quel Paramatma, che è presente nel cuore
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di ogni entità vivente: infatti questo aspetto divino concede il distacco e l’avanzamento nella conoscenza spirituale.
Chi vuole liberarsi deve trascendere le influenze dei tre guna; non deve sentirsi esuberante di fronte alle cose belle e piacevoli (sattva), né acceso dal fuoco del potere e del senso di poter disporre di cose e persone (rajas), né ammorbato dalla languidezza del buio intellettuale. Non deve subirle, ma trascenderle.
Quando la jiva è sotto l’incantesimo della natura materiale e del falso ego, credendo che il corpo sia il proprio sé, diviene assorta in attività materiali e si illude di essere la proprietaria di tutto. Per questa ragione trasmigra nelle differenti specie di vita e diventa un uomo, una donna, un Deva, un animale, una pianta, o entra in una qualsiasi delle 8.400.000 diverse forme di vita disponibili in questo universo.
L’anima è fatta di energia di natura trascendentale ma, a causa della sua mentalità di voler spadroneggiare su tutto, non riesce
a risollevarsi dallo stato di profonda illusione e come risultato sperimenta la sensazione della sofferenza. Questa emozione le è del tutto nuova, in quanto la jiva è fatta di felicità (ananda).
Grazie alla pratica costante di tutte le discipline che compongono il Sankhya-yoga (chiamato anche Bhakti-yoga), immergendosi completamente (samadhi) dentro i passatempi trascendentali del Signore e meditando sui vari punti del corpo trascendentale di Krishna, si raggiunge la perfezione dell’esistenza: l’eterno rapporto d’amore con il Dio Supremo.
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