Ruru, il nemico giurato dei serpenti
Abbiamo accennato in precedenza che Cyavana, la prole di Bhrigu, procreo’ un figlio nel ventre di sua moglie Sukanya. Quel figlio fu l’illustre Pramati che aveva un’energia simile a quella del sole.
A sua volta Pramati genero’ nel ventre di Ghritachi un figlio chiamato Ruru, che fu il padre di Sunaka. Ruru divenne il nemico giurato dei serpenti.
Vi narrero’ ora come cio’ accadde. Leggete questa storia con attenzione.
Molto tempo fa visse un Rishi chiamato Sthulakesa, che aveva grandi poteri mistici, una profonda erudizione in tutte le scienze ed era gentile verso tutte le creature.
A quel tempo Visvavasu ebbe intimita’ con Menaka, la splendida fanciulla che allieta con la sua bellezza i pianeti celesti. Nei giorni che seguirono lei rimase incinta.
Quando venne il momento di partorire costei abbandono’ il neonato presso l’eremitaggio di Sthulakesa. Senza pieta’ o vergogna, lo abbandono’ proprio li’, sulle rive del fiume. Poi se ne ando’.
Sthulakesa senti’ un pianto provenire dal fiume e vide il neonato, che scopri’ essere una femminuccia. Vedendola bella come una fata capi’ che doveva essere progenie di qualche Immortale. Vedendo che piangeva e non aveva nessuno a difenderla il Brahmana, mosso da umana compassione, la prese con se’ e le funse da padre.
La bimba crebbe in quell’abitazione santa e il nobile Muni personalmente celebro’ nella dovuta successione tutte le cerimonie religiose previste dalle leggi divine, cominciando da quella della nascita. E siccome lei sorpassava tutte le sue coetanee in bonta’, in bellezza e in grazia, la chiamo’ Pramadvara.
Un giorno il virtuoso Ruru la vide per la prima volta mentre era impegnata nei servizi fuori dell’asrama e rimase stupefatto da tanta bellezza. Nei giorni successivi non trovo’ pace e non riusciva a concentrarsi nella meditazione come di solito. Attraverso i suoi amici mise al corrente suo padre Pramati di quella passione.
Pramati si reco’ da Sthulakesa e gli disse:
“Gentile saggio, mio figlio Ruru ha visto la giovane ragazza che e’ tua figlia adottiva e se ne e’ innamorato. Vorrebbe sposarla. Per favore concedigli la sua mano.”
Sthulakesa rispose:
“Sara’ un piacere e un onore dare in sposa Pramadvara a tuo figlio, che possiede tutte le buone qualita’.”
Cosi’ i due Rishi, che praticavano penitenze nella foresta da tanti anni, decisero che il giorno giusto per le nozze sarebbe stato quello in cui la stella Varga-Daivata (Purva-phalguni) si fosse trovata nella fase ascendente.
Tutto sembrava andare per il verso giusto. Ruru era felice, e anche Pramadvara, i loro genitori e i loro amici lo erano. Ma il destino aveva in serbo qualcosa di diverso.
Pochi giorni prima delle nozze, mentre giocava con le sue amiche, spinta da qualche disegno imperscrutabile, Pramadvara non vide un serpente e lo calpesto’. Pensando di essere stato assalito e di essere in pericolo, il rettile si avvolse su se stesso e immerse i denti nella caviglia della ragazza.
Colpita in quella maniera violenta da un serpente velenosissimo, Pramadvara cadde istantaneamente in terra, priva di sensi. Il colore del suo corpo perse rapidamente di colore e la bellezza l’abbandono’. In pochi istanti Pramadvara mori’, lasciando quell’involucro fisico che l’aveva ospitata per qualche anno.
Le sue amiche avevano visto quella scena tragica e gridarono allarmate. Per il frastuono tutti accorsero, parenti, amici e anche sconosciuti. Al pianto si uni’ la disperazione. Quella dolce ragazza giaceva sulla terra nuda oramai priva di vita. Pareva che dormisse e dopo qualche minuto la bellezza torno’ nel suo viso, divenendo ancor piu’ affascinante di quando era in vita.
Suo padre adottivo e i santi asceti la videro immobile in terra, quel corpo oramai privo della capacita’ di fare alcunche’.
La voce della morte di Pramadvara si diffuse in tutta la foresta e inizio’ una processione di saggi e gente comune che vennero a porgere omaggi alla povera ragazza. Alcuni si sedettero al suo fianco. Vennero Svastyatreya, Mahajana, Kushika, Sankhamekhala, Uddalaka, Katha, il famoso saggio Sweta, Bharadwaja, Kaunakutsya, Arshtishena, Gautama, Pramati, e il figlio di Pramati, Ruru, che doveva sposarla in pochi giorni. Molta altra gente arrivo’.
Vedendola sopraffatta dal veleno del rettile tutti piansero lacrime amare.
Ruru era disperato, addolorato oltre ogni descrizione. Cosi’ corse via, cercando la solitudine per esprimere liberamente il dolore. Trovato un posto nascosto che nessuno conosceva, Ruru pianse e singhiozzo’ a lungo.
L’immagine della sua amata gli torturava la mente e disse:
“Ohime’! La mia amata che ha rubato la pace dei miei sensi giace nella terra dura. Cosa ci potrebbe essere di peggio per noi che siamo suoi amici? Se e’ vero che ho fatto la carita’, se e’ vero che ho eseguito penitenze severe, se e’ vero che ho portato il giusto rispetto ai miei superiori, allora che la vita torni dalla mia amata. Se e’ vero che fin dalla nascita ho controllato le mie passioni e aderito ai voti, che Pramadvara si rialzi dal terreno!”
Mentre Ruru si lamentava a voce alta, un messaggero dai pianeti celesti discese nella foresta e disse:
“Le parole che hai appena pronunciato sopraffatto dal dolore non potranno avere nessun effetto. Quando i giorni di un essere mortale sono terminati non puo’ piu’ tornare in vita. Questo non e’ possibile. Pramadvara, la sfortunata figlia di un Gandharva e di un’Apsara ha terminato i suoi giorni. Percio’ non dovresti soccombere al lamento. Questa e’ la natura del mondo materiale.
“Tuttavia,” continuo’ il messaggero, “tanto tempo fa la nascita della fanciulla fu argomento di discussione fra i Deva ed essi hanno provveduto un modo perche’ possa tornare in vita. Ma ci sono delle condizioni. Se le accetti riavrai la tua sposa promessa.”
Ruru rispose:
“Messaggero celestiale, come hanno provveduto i Deva al suo ritorno in vita? Dimmi tutto nei dettagli cosicche’ io possa fare il necessario. Sono pronto a dare qualsiasi cosa perche’ non sopporto piu’ il dolore della sua assenza.”
Il messaggero disse:
“Devi rinunciare a meta’ della vita in favore della tua sposa. Se accetti, Pramadvara si rialzera’ dalla polvere.”
Senza un momento di tentennamento e con la voce risoluta Ruru disse:
“Sono disponibile a offrire una parte della vita in favore della mia sposa. Fa che la mia amata si rialzi nella stessa amabile forma fisica che aveva in precedenza.”
Il messaggero torno’ nei pianeti celesti e riferi’ ai Deva dell’impegno assunto da Ruru. Anche il re di tutti i Gandharva, che era il padre di Pramadvara, senti’ che il giovane e meritevole saggio le aveva donato meta’ della sua vita. Percio’ si recarono dal dio Dharma, il giudice dei morti, e a lui dissero le seguenti parole:
“Se vuoi, O Dharmaraja, fa che l’amabile Pramadvara, legittimamente promessa a Ruru che ora giace in terra senza vita, si rialzi, giacche’ Ruru le ha donato una parte della sua vita.”
Dharmaraja rispose:
“Oh messaggeri degli dei, se questo e’ cio’ che desiderate, Pramadvara, la sposa promessa di Ruru, si rialzera’ essendosi arricchita di un parte della vita del suo promesso sposo.”
Non appena Dharmaraja ebbe detto queste parole, come d’incanto Pramadvara riapri’ gli occhi e rivide il cielo, gli alberi, le foglie verdi. Rivide i visi di coloro che amava e che la amavano. Vedendo quel miracolo, tutti applaudirono e festeggiarono la rinascita della gentile ragazza.
In un giorno di buon auspicio i loro padri lietamente li unirono in matrimonio con tutti i riti previsti dalle Scritture.
La coppia passo’ i suoi giorni in felicita’ piena e in perfetto accordo. Mai litigarono e mai trovarono motivo di scontento. Ruru si senti’ felice di aver trovato una moglie di rara bellezza e grazia ma mai dimentico’ di aver perso meta’ della sua vita che poteva trascorrere con lei. Per questo durante gli anni sviluppo’ un odio profondo per tutti i serpenti.
Cosi’ un giorno pronuncio’ un voto formale dicendo:
“Io giuro di distruggere tutti i serpenti.”
In qualsiasi momento o luogo vedesse un serpente si riempiva di rabbia e lo uccideva in qualsiasi maniera potesse.
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