3 / Trtiya-yama Sadhana
Bhajana prima di mezzogiorno
Nistha-bhajana
(bhajana con fede ferma)
Le qualifiche e i processi per l’esecuzione del nama-kirtana sono elencate nei Siksastaka (3) come segue:
trnad api sunicena taror iva sahisnuna
amanina manadena kirtaniyah sada harih (1)
I santi nomi del Signore si devono cantare in un stato di mente umile, considerandoci inferiori a un filo di erba nella strada, diventando più tolleranti di un albero, privi di ogni senso di falso prestigio e sempre pronti a offrire i nostri rispetti agli altri. In questo stato di mente si possono cantare i santi nomi del Signore costantemente.
Oh Svarupa Damodara e Ramananda Raya, ascoltate da Me i sintomi di come si dovrebbe cantare il maha-mantra Hare Krsna per risvegliare in modo facile in tutti l’amore dormiente per Krsna. Nonostante si possa essere molto elevati, ci si deve sentire inferiori all’erba per terra e, come un albero, si deve tollerare tutto in due modi: quando un albero è tagliato, non protesta e perfino quando si essicca non chiede a nessuno dell’acqua. Inoltre l’albero mette i propri frutti, i fiori e qualsiasi cosa possieda a disposizione di tutti. Tollera il caldo soffocante e la pioggia torrenziale, e da rifugio agli altri. Sebbene il Vaisnava sia la persona più elevata, è privo di orgoglio e porta rispetto a tutti, sapendo che tutti sono il luogo dove riposa Krsna.
I sei sintomi dell’abbandono, secondo il Vaisnava-tantra, sono:
anukulyasya sankalpah
pratikulyasya varjanam
raksisyatiti visvaso
goptrtve varanam tatha
atma-niksepa-karpanye
sad-vidha saranagatih (2)
Le sei divisioni dell’abbandono sono: accettare le cose favorevoli al servizio di devozione, rifiutare ciò che è sfavorevole, essere convinti che Krsna darà la Sua protezione, accettare il Signore come il nostro guardiano o maestro, abbandonarsi totalmente, ed essere umili.
Il Mukunda-mala-stotra (37) dice che si dovrebbe rinunciare all’identificazione con il corpo materiale:
idam sariram sata-sandhi-jarjaram
pataty avasyam parinam-apesalam
kim ausadham prcchasi mudha durmate
niramayam krsna-rasayanam piba (3)
Una persona dovrebbe liberarsi dalla falsa identificazione con il corpo materiale, che è composto da cinque elementi materiali e da centinaia di giunture che si logoreranno. Un giorno questo corpo cadrà esanime e il risultato sarà che si trasformerà in cenere o in escremento di insetto. A quel punto tutti penseranno che quel corpo è spregevole, e che quindi è sciocco esserne attaccati. O mente, ascolta le mie parole veritiere! La potente medicina per curare questa malattia materiale è bere continuamente il nettare del nome di Krsna.
Si deve diventare tolleranti come un albero e compassionevoli verso tutte le entità viventi. Così è stabilito dal Signore Brahma nello Srimad-Bhagavatam (3.9.12):
natiprasidati tathopacitopacarair
aradhitah sura-ganair hrdi baddha-kamaih
yat sarva-bhuta-dayayasad-alabhyayaiko
nana-janesv avahitah suhrd antar-atma (4)
Mio Signore, l’adorazione che Ti offrono gli esseri celesti non ti soddisfa molto. Essi si sforzano di renderti un culto fastoso con numerosi oggetti, pur nutrendo molti desideri materiali. Tu sei presente nel cuore di ogni essere come Anima Suprema al solo fine di diffondere su tutti la Tua misericordia incondizionata. Tu sei l’eterno benefattore, ma rimani inaccessibile al non devoto.
Il portare rispetto ai devoti è glorificato in queste parole tratte dal Mukunda-mala-stotra (35):
srnvam sato bhagavato guna-kirtanani
dehe na yasya pulakodgama-roma-rajih
notpadyate nayanayor vimalambu-mala
dhik tasya jivitam aho purusadhamasya (5)
Se si ascolta la glorificazione del nome di Krsna, della Sua forma e delle Sue qualità dalle labbra di un devoto e nonostante ciò i peli non si rizzano e non affiorano lacrime d’estasi dai propri occhi, quale è l’utilità di rimanere in vita?
La conoscenza delle glorie di Krsna è descritta ulteriormente nel Mukunda-mala-stotra (43):
krsno raksati no jagat-traya-guruh krsno hi visvambharah
krsnad eva samutthitam jagad idam krsne layamgacchati
krsne tisthati visvam etad akhilam krsnasya dasa vayam
krsnenakhila sad-gatir-vitarita krsnaya tasmai namah (6)
Che Sri Krsna, il maestro spirituale dei tre mondi, ci protegga tutti. Krsna è conosciuto anche col nome di Visvambhara perché dopo averlo Egli stesso manifestato mantiene questo mondo e, nel corso del tempo, lo distruggerà. Tutta la creazione è situata in Krsna, noi siamo dunque tutti Suoi servitori. Lui distribuisce la ricchezza del mondo. Offriamo con fede piena i nostri omaggi a Sri Krsna, che accorda all’individuo il fine ultimo.
Siete nati al fine di compiere servizio di devozione a Krsna. In questo mondo, infatti, all’infuori del servizio di devozione tutto è falso.
Anche il desiderio per la coscienza di Krsna è descritto nel Mukunda-mala-stotra (33):
krsna tvadiya-pada-pankaja-panjarantam
adyaiva visatu me manasa-raja-hamsah
prana-prayana-samaye kapha-vata-pittaih
kanthavarodhana-vidhau smaranam kutas te (7)
Mio Signore, Krsna, prego che il cigno della mia mente possa immediatamente immergersi negli stemmi dei piedi di loto di Tua Grazia e rimanere intrappolato nel loro intreccio; altrimenti al momento del mio respiro finale, quando la mia gola si strozzerà per la tosse, come sarà possibile pensarti?
In una condizione del genere il Tuo santo nome non si manifesterà sulla mia lingua. Se lascerò il mio corpo senza ricordarmi di Te, come Ti raggiungerò?
E’ importante la pratica dell’umiltà così com’è descritta nei versi seguenti tratti dallo Stotra-ratna:
na dharma-nistho ‘smi na catma-vedi
na bhaktimams tvac-caranaravinde
akincano ‘nanya-gatih saranya
tvat-pada-mulam saranam prapadye (8)
O Hari! Non ho fede nei principi religiosi, e non ho la conoscenza dell’anima. Inoltre, non ho devozione per i Tuoi piedi di loto. Sono totalmente miserabile, un farabutto senza idea di quale sia lo scopo della vita. In questo modo imbroglio sempre me stesso. Tu sei il liberatore delle anime cadute ed io sono un’insignificante anima caduta. Dunque, Tu sei l’unico scopo della mia vita. Avendo raggiunto i Tuoi piedi di loto prendo rifugio in Te, poiché Tu sei il Mio Signore eterno e io il Tuo servitore.
na ninditam karma tad asti loke
sahasraso yan na maya vyadhayi
so ‘ham vipakavasare mukunda
krandami sampraty agatis tavagre (9)
Non v’è peccato al mondo che non abbia commesso migliaia e migliaia di volte. Ora i risultati di tali attività peccaminose iniziano a fruttificare e mi sballottano in questo oceano materiale. O Mukunda! Non vedendo altra via, piango ancora ed ancora davanti a Te. Puniscimi come pensi che meriti, poiché sei Tu che sancisci le punizioni, Tu, il mio Signore.
niamjjato ‘nanta-bhavarnavantas
ciraya me kulam ivasi labdhah
tvayapi labdham bhagavann idanim
anuttamam patram idam dayayah (10)
Oh Ananta! Oh Hari! Sto’ annegando in questo oceano materiale da tempo immemorabile. Continuo a nuotare, ma non trovo la fine di questo enorme e incomprensibile oceano materiale. Annegando, ho urlato per la sofferenza: ‘Aiuto! Qualcuno mi salvi!’. In quel momento sei giunto e il seme della speranza è apparso nel mio cuore. Oh Hari, sei il più misericordioso! In me hai trovato di certo la persona giusta per accogliere la Tua misericordia.
bhavantam evanucaran nirantarah
prasanta-nihsesa-mano-rathantarah
kadaham aikantika-nitya-kinkarah
praharsayisyami sanatha-jivitam (11)
Servendoti costantemente, ci si libera di tutti i desideri materiali e si diventa completamente pacifici. Quando diventerò permanentemente il Tuo servitore eterno, sentendomi sempre felice di avere un maestro perfetto come Te?
Oh Hari, essendo malvagio e non vedendo altro rifugio, ho preso rifugio ai Tuoi piedi di loto. Ora so che Tu sei il mio Signore. Sei il Signore dell’universo e io sono il Tuo servitore eterno. Quando verrà il giorno in cui realizzerò me stesso quale Tuo servitore eterno? Quando i miei desideri materiali saranno completamente distrutti in modo che potrò servirti spontaneamente per la Tua soddisfazione?
aparadha-sahasra-bhajanam
patitam bhima-bhavarnavodare
agatim saranagatam hare
krpaya kevalam atmasat-kuru (12)
Oh Hari! Sono un offensore, perciò merito sempre delle punizioni. Ho solo cattive qualità e sono colpevole di aver commesso migliaia e migliaia di offese. Sto annegando in questo terribile e turbolento oceano dell’esistenza materiale. Ho smarrito la via e desidero trovare il giusto cammino. Oh Hari, per paura ho preso il rifugio dei Tuoi piedi di loto. Ti prego, accettami come Tuo. Oh Signore, il Tuo voto è che Tu libererai definitivamente dalla schiavitù materiale chiunque prenda rifugio in Te.
na mrsa paramartham eva me
srnu vijnapanam ekam agratah
yadi me na dayisyase tada
dayaniyas tava natha durlabhah (13)
Oh Hari! Lascia che io Ti presenti un umile richiesta. Sii compassionevole e gentilmente ascolta le mie parole. Non si tratta di una richiesta priva di significato, ma è confidenziale poiché viene dal cuore. Sono infelice, e Tu sei il più misericordioso. Per questo Tu sei la persona migliore per accordare la misericordia. Se è vero che accordi la misericordia a chi è molto caduto, io sono il candidato adatto a riceverla. Se mi ignori, allora troverai molto, molto difficile trovare un candidato adatto quanto me.
L’umiltà scevra dal desiderio di onore è descritta nel verso seguente dello Stotra-ratna:
amaryadah ksudras cala matir asuya-prasava-bhuh
krtaghno durmani smara-para-vaso vancana-parah
nrsamsah papisthah katham aham ito duhkha-jaladher
aparad uttirnas tava paricareyam caranayoh (14)
Trasgredisco sempre le ingiunzioni dei Veda. Sono degradato, mentalmente instabile, sempre invidioso, irriconoscente, orgoglioso e peccatore. Sono controllato dalla lussuria e sempre impegnato ad ingannare. In questa condizione come posso attraversare l’oceano della sofferenza materiale e impegnarmi al servizio dei Tuoi piedi di loto?
Il rispetto verso i devoti è descritto nello Stotra-ratna:
tava dasya-sukhaika-sanginam
bhavanesv astv api kita-janma me
itaravasathesu ma sma bhud
api me janma catur-mukhatmana (15)
Le entità viventi che compiono attività in accordo alle ingiunzioni dei Veda rinascono ripetutamente in questo mondo materiale. A causa delle mie attività passate anche io rinascerò nuovamente. O Purusottama, gentilmente ascolta questa preghiera! Se dovessi rinascere, fa che sia nella casa di un Tuo servitore, anche nel corpo di un verme, e ciò renderà soddisfatto il mio cuore. Non desidero nascere con l’opulenza del Signore Brahma nella casa di qualcuno che è contrario a Te. A mani giunte Ti offro quest’umile preghiera.
Anche l’umiltà quale risultato del proprio abbandono è descritta nello Stotra-ratna:
vapur-adisu yo ‘pi ko ‘pi va
gunato ‘sani yatha-tatha-vidhah
tad aham tava pada-padmayor
aham adyaiva maya samarpitah (16)
In questo mondo vi sono distinzioni legate al corpo quali quelle esistenti fra un uomo e una donna, e ci sono quattro differenti varna e quattro asrama divisi secondo le influenze della natura – la virtù, la passione e l’ignoranza. In questo modo esiste una varietà incalcolabile di corpi. O Signore che sei la mia vita! Non importa in che corpo risiederò e in quale condizione, poiché ora mi sottometto ai Tuoi piedi di loto. Da adesso in poi non c’è nulla che io consideri mio.
L’umiltà sincera è descritta nel Krsna-karnamrta (30):
nibaddha-murddhanjalir esa yace
nirandhra-dainyonnati-mukta-kantham
daya-nidhe deva bhavat kataksam
daksinyalesena sakrn nisinca (17)
Questo mascalzone piange a mani giunte e, senza esitare, Ti offre sinceramente queste preghiere. Prego con voce singhiozzante: ‘O Signore misericordioso, sii benevolo con me! Posa una volta solo il Tuo sguardo misericordioso su di me e salvami così la vita.
Si può gradualmente compiere kirtana e prendere rifugio nel rasa coniugale. Troviamo la seguente affermazione nel Krsna- karnamrta (29):
mayi prasadam madhuraih kataksair
vamsi-ninadanucarair-vidhehi
tvayi prasanne kim iha parair nas
tvayaprasanne kim iha parair nah (18)
Oh Signore, accordami gentilmente la misericordia nella forma del Tuo sguardo che si muove lateralmente seguito dal dolce suono del Tuo flauto. Quando Tu sei soddisfatto di me non importa che non lo siano gli altri. Ma quando Tu sei scontento di me, che beneficio traggo dall’aver soddisfatto gli altri?
Compiendo il kirtana in questo modo, con fede ferma, si può raggiungere il livello di ruci (il gusto trascendentale), e gradualmente raggiungere il prema.
Bisogna sempre ricordare il passatempo di purvahna (prima di mezzodì) mentre si canta. La descrizione seguente è data nel Govinda-lilamrta:
purvahne dhenu-mitrair vipinam anusrtam gostha- lokanuyatam
krsnam radhapti-lolam tad abhisrti-krte prapta-tat-kunda- tiram
radham calokya krsnam krta-grha-gamanam aryayarkarcanayai
distam krsna-pravrtyai prahita-nija-sakhi-vartma-netram smarami
Ricordo Sri Krsna, che prima di mezzodì si reca nella foresta seguito dai Suoi amici, i pastorelli, e dalle mucche. Nanda Maharaja, Yasoda e altri Vrajavasi Lo seguono. Ansioso di incontrare Radharani, Krsna lascia dietro di Sé i Suoi amici pastorelli e le mucche, e va sulle rive del Radha-kunda.
Ricordo anche Srimati Radharani, che, da Nanda-grama, ritorna a casa dopo aver colto con la coda dell’occhio il segnale di Krsna che si sarebbero incontrati più tardi. Sua suocera, Jatila, Le ordina di adorare il dio del sole. Ma Radharani guarda giù verso la strada da dove le Sue sakhi torneranno con la notizia del luogo dove Krsna l’aspetta, ed Ella attende con ansia.
Termina così il Trtiya-yama Sadhana dello sri Bhajana- rahasya.
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