In un’era precedente, un’incarnazione potenziata di Dio
usò misure estreme per affrontare una situazione estrema.
di Aja Govinda Dasa
Dispute settarie e politiche non sono comuni solo oggi, ma avvenivano anche ai tempi di Sri #Parasurama, un’incarnazione potenziata del Signore Supremo che apparve alcune ere prima di Sri Ramacandra, milioni di anni fa. I re di allora, orgogliosi della loro forza e in lotta per il potere assoluto, si ribellarono contro i saggi di elevata spiritualità che generalmente guidavano i governi. Poiché questi re avevano offeso i devoti di Sri Krishna e si erano allontanati dal sentiero della virtù e della cura dei cittadini, dovevano essere puniti. Questa fu la missione compiuta da Sri Parasurama. Sebbene nato in una famiglia di brahmana eruditi, Egli sviluppò un forte interesse per il tiro con l’arco perché sapeva che avrebbe combattuto contro gli ignobili guerrieri che si opponevano all’autorità delle persone sante. Perché Sri Parasurama fu spinto ad uccidere i re? Una volta un re, stanco di cacciare nella foresta, si recò all’eremo del padre di Parasurama. Nonostante l’ostilità dei re verso i brahmana, il saggio lo accolse cordialmente e dette da mangiare a lui e ai suoi servitori.
Il re fu meravigliato di questa accoglienza degna dei pianeti celesti, che fu resa possibile, come egli scoprì, dal fatto che il saggio possedeva una mucca capace di esaudire i desideri (kamadhenu) perché poteva produrre qualsiasi cosa. Il re, preso dall’invidia, ordinò al saggio di consegnargli la mucca, ma egli, sapendo che il re l’avrebbe sfruttata, non acconsentì. Allora i soldati del re la catturarono e la trascinarono via. Per punire il re e recuperare la mucca, Parasurama attaccò il palazzo reale. Veloce come il pensiero, dicono le Scritture, Sri Parasurama Si fece strada attraverso l’immenso esercito. Il re puntò molte frecce contro Parasurama, ma prima che potesse scagliarle, Parasurama le riduceva a pezzi. Furibondo, il re lanciò contro di Lui alberi e massi sradicati, ma Parasurama con grande destrezza gli tagliò le braccia e lo decapitò. I codardi figli del re fuggirono. Come un leone abbatte un elefante, Parasurama sconfisse il re e riportò la mucca al padre. Questo massacro non piacque al padre di Parasurama, perché era favorevole al perdono.
Parasurama invece aveva scelto di combattere per fare giustizia. Quale di questi due comportamenti deve essere seguito dalle persone coscienti di Krishna – tollerare come il Signore Gesù Cristo o combattere come Arjuna? Secondo i principi vedici, quando un devoto viene insultato personalmente non reagisce, ma se qualcuno offende Dio, le Scritture, i saggi, le donne, le mucche o le persone vecchie e deboli, allora il devoto deve difenderli e sottomettere l’offensore come atto di giustizia. Per proteggere la mucca Parasurama non aveva commesso alcun errore combattendo i malvagi guerrieri. Tuttavia, poiché aveva ucciso un re — il rappresentante di Dio e il protettore dei cittadini — Suo padre Gli ordinò di espiare visitando i luoghi santi, che sono la dimora di persone sante e pure e luoghi dei divertimenti del Signore. Per dare l’esempio di un comportamento appropriato, Parasurama eseguì l’ordine di Suo padre. Da questa storia impariamo che la violenza deve essere evitata per quanto è possibile, ma che a volte è necessaria per sostenere la giustizia.
La Vendetta per la Morte del Re
Approfittando dell’assenza di Parasurama, il principe crudelmente ignorò le preghiere disperate della moglie del saggio e vendicò la morte di suo padre decapitando il padre di Parasurama. Come può un grande saggio, padre di un’incarnazione di Dio, essere assassinato? Si trattava di una reazione karmica ad un’offesa che il saggio aveva commesso. Una volta, la madre di Parasurama si recò al fiume a prendere dell’acqua. Raggiunto il fiume, ella fu attratta da un bel principe che giocava nell’acqua con delle fanciulle e desiderò la sua compagnia. Stordita, perse il senso del tempo e dimenticò che suo marito stava aspettando il suo ritorno per compiere il sacrificio del fuoco. Quando alla fine arrivò, il marito s’infuriò nell’apprendere i suoi pensieri adulterini e ordinò ai figli di uccidere la madre. I figli non erano sicuri sul da farsi. Nella cultura vedica l’uccisione di una donna (che dire della propria madre) è un peccato orribile. D’altra parte disubbidire all’ordine di un anziano (in particolare del padre) costituisce anch’esso una grande offesa.
Quando i figli maggiori rifiutarono di obbedire al suo ordine, il saggio ordinò al figlio minore, Parasurama, di uccidere la madre infedele e i fratelli disobbedienti. Parasurama, sapendo che il Suo potente padre poteva riportare in vita Sua madre e i Suoi fratelli, eseguì l’ordine del padre uccidendo Sua madre e i Suoi fratelli — senza nessuna motivazione personale, ma solo per obbedire all’ordine del padre. Compiaciuto dall’obbedienza di Parasurama, il saggio Gli offrì di soddisfare qualsiasi Suo desiderio. Parasurama chiese al padre di riportare in vita Sua madre e i fratelli e di liberarli da ogni ricordo di questo trauma. Rendendosi conto che la propria collera era stata ingiustificata, il saggio riportò in vita la moglie e i figli decapitati, che si rialzarono come se si fossero appena svegliati da un sonno profondo. Come reazione karmica all’ordine del saggio di uccidere moglie e figli, il principe lo uccise. I divertimenti del Signore, dei Suoi devoti e delle Sue incarnazioni sono avvenimenti trascendentali che non possiamo imitare. Tuttavia, la storia della famiglia di Parasurama c’insegna a guardarci dalla lussuria e dalla collera, che possono rovinare la vita anche di grandi anime come i genitori di Parasurama.
La Decisione di Parasurama
Sentendo Sua madre che lo chiamava ad alta voce quando il principe assalì Suo padre, Parasurama tornò correndo all’eremo, ma prima che arrivasse il principe era fuggito con la testa del saggio. Lasciando il corpo del padre ai Suoi fratelli addolorati, Sri Parasurama decise di porre fine al regno dei re empi. Cominciò la Sua missione nella capitale del re, dove tagliò le teste e ridusse in pezzi i corpi di tutti i Suoi avversari e dei loro eserciti in un fiume di sangue. A questa vista, alcuni re terrorizzati abbandonarono il subcontinente indiano. Il bagno di sangue formò immensi laghi a Kurukshetra, la località dove avrebbe avuto luogo la battaglia descritta nel Mahabharata. Il poeta Vaisnava del dodicesimo secolo, Jayadeva, scrive: “O Kesava! Signore dell’universo! O Sri Hari, che hai assunto la forma di Bhrigupati [Parasurama]! Tutte le glorie a Te! A Kurukshetra Tu bagni la Terra con fiumi formati dal sangue dei corpi degli ksatriya [guerrieri] demoniaci che hai ucciso. I peccati del mondo vengono lavati via da Te e grazie a Te le persone ottengono sollievo dal fuoco ardente dell’esistenza materiale.” Compiuta la Sua missione, Sri Parasurama pregò Sri Krishna di elevare Suo padre al mondo spirituale e Si ritirò sulle montagne a compiere austerità.
La Violenza Necessaria
Perché Sri Parasurama uccise così tante persone? Non è meglio portare la pace piuttosto che fare la guerra? Questo massacro ha certamente lasciato molte famiglie senza protezione, figli orfani, città devastate e comunità sconvolte. Come Arjuna chiede nel primo capitolo della Bhagavad-gita: come può venire qualcosa di buono dalla guerra? Lo sterminio dei guerrieri ad opera di Parasurama sembra distruggere la pace e l’armonia. La Sua guerra fu però, una legittima rivoluzione contro l’ingiustizia. Era necessario ristabilire la vera pace che capi aggressivi avevano infranto. Per mantenere la promessa di proteggere i Suoi devoti Sri Krishna nella forma di Parasurama annientò i capi corrotti che tormentavano le persone sante. I devoti del Signore sono portatori di pace e prosperità perché servono sempre il supremamente propizio Sri Krishna, marito della dea della fortuna. Poiché i capi di governo non seguivano i principi religiosi e torturavano cittadini innocenti, si doveva ad ogni costo porre fine al loro regno malvagio. Parasurama avrebbe potuto evitare la guerra con una protesta non violenta? Ecco che cosa scrive Prabhupada su un argomento simile a questo:
“Sri Krishna e Arjuna, l’eterno amico del Signore, non avevano bisogno di combattere nella battaglia di Kurukshetra, ma combatterono ugualmente per insegnare alla gente che la violenza è necessaria nei casi in cui i buoni argomenti non abbiano effetto. Prima della battaglia di Kurukshetra si tentò di tutto per evitare la guerra, anche con l’intervento della Persona Suprema, ma il campo avverso era determinato a combattere. Talvolta è necessario combattere se la causa è giusta.” (Bhagavad-gita 3.20, Spiegazione) Ai tempi di Sri Parasurama, non c’era posto per la non violenza, perché i guerrieri non erano disposti ad ascoltare alcun consiglio e perseveravano nelle loro aggressioni senza alcun controllo. Forse se i saggi avessero tollerato in silenzio le torture, negli aggressori si sarebbe manifestata la misericordia ed avrebbero cessato di compiere atrocità, ma a causa della loro invidia questi capi violenti avevano tormentato senza posa i saggi per generazioni. I saggi avevano perdonato le malefatte dei re finché la situazione non sfuggì loro di mano.
Quando Dio o una delle Sue incarnazioni uccide i Suoi avversari in battaglia, essi vengono liberati dall’esistenza materiale. Questa è la differenza tra Sri Krishna e noi. Inoltre, se noi uccidiamo qualcuno commettiamo peccato, ma se è Sri Krishna ad uccidere, Egli rimane sempre puro. Non agisce mai per motivi egoistici. Nella Bhagavadgita (4.14) Egli afferma: “Non c’è azione che Mi contamini né Io aspiro ai frutti dell’azione.” Il Signore è trascendentale e coloro che comprendono la Sua natura pura non rimangono coinvolti nelle attività del mondo materiale, come i fiori di loto in uno stagno non vengono macchiati neppure da una goccia di acqua fangosa. Ogni azione di Sri Krishna è assoluta. Sia che uccida o protegga lo fa soltanto per misericordia. Colui che è devoto va dal Signore per offrirGli fiori o adorarLo e colui che è irriverente Lo attacca con le armi. Il Signore ricambia in base alla loro motivazione.
Egli reciproca dando la morte a coloro che si sono professati Suoi nemici e l’amore ai Suoi devoti. Quando Krishna uccide è mosso dalla misericordia e libera i Suoi avversari. Sia i devoti sia i miscredenti sono anime spirituali, parti eterne di Sri Krishna. Quando il Signore uccide i Suoi avversari il Suo tocco li purifica ed essi si fondono nella Sua esistenza. Sia ai tempi di Parasurama sia oggi, ogni volta che i malvagi e i disonesti corrompono la società, il Signore Supremo S’incarna o invia un rappresentante potenziato per reprimere gli offensori, proteggere i virtuosi e fissare i veri principi del dharma. Come Sri Parasurama era un esperto arciere potenziato da Sri Krishna per sconfiggere tutti i capi ribelli, ai giorni nostri Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada è il rappresentante potenziato dal Signore per sconfiggere tutte le filosofie atee. Come Sri Parasurama è presente oggi a compiere austerità in cima alle montagne sacre, così oggi Prabhupada vive con noi nella forma dei suoi insegnamenti divini.
Aja Govinda Dasa, discepolo di Sua Santità Hanumatpresaka Swami, studia per laurearsi in cibernetica ad Oxford con una borsa di studio Clarendon.
I governanti non rispettosi della religione uccisi da Sri Parasurama ottennero la liberazione dall’esistenza materiale perché Egli è un’incarnazione potenziata di Dio.
Dettaglio di un dipinto di Pariksit Dasa.
Il Guerriero Potenziato
Le incarnazioni del Signore Supremo si manifestano in sei categorie: (1) i purusa-avatara sono le sorgenti originali onnipresenti e i sostenitori del cosmo (Maha-Visnu, Garbhodakasayi Visnu e Ksirodakasayi Visnu), (2) i lila-avatara sono le forme dei Suoi divertimenti (Matsya, Kurma, Varaha ed altre) (3) i guna-avatara controllano le qualità materiali (Brahma, Visnu e Siva), (4) i manvantara-avatara sono incarnazioni programmate che appaiono durante il regno di ogni Manu, (5) gli yuga-avatara sono apparizioni programmate del Signore che insegnano il dharma di ogni yuga o era e (6) gli saktyavesa-avatara sono incarnazioni potenziate. Parasurama è considerato sia un lila-avatara sia uno saktyavesa avatara specificamente potenziato per eliminare i malvagi (dusta-damana-sakti).
Gli saktyavesa-avatara sono incarnazioni dirette o indirette di Dio. Quando il Signore Stesso discende per manifestare una potenza particolare, viene chiamato saksat o un diretto saktyavesa-avatara. Quando invece potenzia gli esseri viventi (jiva) per agire per Suo conto con particolari poteri o opulenze, queste incarnazioni vengono dette indirette o avesa. Parasurama è un’incarnazione indiretta. Nella Bhagavad-gita (10-31), descrivendo la Sua opulenza multiforme, Sri Krishna dice: “Tra coloro che portano le armi Io sono Rama.” Il commentatore Vaisnava Srila Baladeva Vidyabhusana dice che il Rama qui citato non è Sri Ramacandra, l’incarnazione diretta e l’eroe del Ramayana. Questo Rama invece è Parasurama, il guerriero potenziato che manifesta la potenza del Signore che porta le armi.
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