Libri Feroci – parte 3

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Un riassunto della Bhagavad-gita

La Bhagavad-gita (o Gitopanishad)

Questo celebre testo filosofico (700 versi divisi in 18 capitoli), probabilmente il più conosciuto in India, si ambienta in un campo di battaglia, dove i cugini Pandava e Kurava si fronteggiano. Lì, nel luogo sacro di Kurukshetra, è presente anche Krishna, ritenuto una degli avatara più importanti. I Vaishnava affermano che egli era Dio in persona sceso su questa terra per assolvere a una missione. Il terzogenito di Pandu, Arjuna, rifiuta di combattere, al che Krishna Bhagavan inizia il sacro dialogo.

“Il saggio non si lamenta né per i vivi né per i morti, in quanto sa che l’anima è eterna, che non nasce né muore mai. Così come in questa stessa vita l’anima spirituale passa dal corpo di un fanciullo fino a quello di un anziano, in modo analogo al momento della morte passa in un altro corpo: una persona sobria non deve lasciarsi disturbare da questo fenomeno naturale.

“In questo mondo la sofferenza e il dolore appaiono e scompaiono periodicamente proprio come le stagioni; tali variazioni provengono dalla percezione dei sensi e non hanno realtà assoluta. Devi dunque imparare a tollerare senza esserne disturbato. Solo colui che raggiunge questo stadio di imperturbabilità è degno della liberazione. Considera, o discendente di Bharata, che ciò che pervade il corpo è eterno e indistruttibile e che solo il rapporto che lo lega ad esso è temporaneo. Combatti, dunque, con animo sereno.

“Ma se anche tu credi che l’anima sia parte integrante di questo meccanismo di morti e rinascite, non hai ragione di lamentarti, in quanto la morte non sarebbe altro che un momento come un altro della storia dell’esistenza.

“Combattere è un tuo dovere naturale, che hai acquisito al momento della nascita e quindi devi farlo. In caso contrario la gente non crederà che tu l’abbia fatto per compassione, ma per paura, e il tuo nome sarà deriso per sempre. Dunque abbandona questa debolezza, alzati e combatti.

“Tuttavia, poiché credi che le tue azioni sarebbero macchiate dal peccato, ti spiegherò come potrai agire pur restando libero dalle conseguenze.

“Ci sono uomini che sono attratti dal linguaggio fiorito dei Veda, che raccomandano attività interessate allo scopo di raggiungere i pianeti celesti o nascite migliori per una vita di gioie e opulenze. Essi sostengono che niente è superiore a ciò. Nelle menti di costoro non può attecchire la determinazione per il servizio devozionale al Signore Supremo. Ma tu devi ergerti oltre le influenze della natura materiale, trascendere questo mondo, e per ottenere ciò devi agire secondo i tuoi doveri prescritti, ma senza pretendere di gioire dei frutti delle tue azioni. La tua perfezione consiste dunque nell’atto stesso e non nell’esito che potrà rivelarsi piacevole o meno. Non devi mai essere attaccato al successo o provare repulsione davanti al fallimento, ma fa tutto come servizio disinteressato alla Suprema Personalità di Dio. Avari sono coloro che vogliono godere dei risultati delle loro azioni.

“Se dunque ti comporterai secondo tale coscienza spirituale, in questa stessa vita trascenderai ogni condizionamento, sarai libero dal ciclo delle morti e delle rinascite e raggiungerai lo stadio che è al di là di tutte le miserie.”

Arjuna chiese: “O Krishna, da quali sintomi si può riconoscere colui che ha raggiunto la trascendenza?”

Shri Bhagavan rispose: “Colui che ha abbandonato ogni desiderio per la gratificazione dei propri sensi, che nascono dalla speculazione della mente, e quando questa, così purificata, trova soddisfazione solo nel sé, puoi essere certo che è situato in pura coscienza trascendentale. E colui che non è più disturbato dalle miserie della vita materialistica, che non gioisce o si lamenta nelle situazioni di felicità o di sofferenza, che è libero da attaccamento, paura e rabbia, è un saggio dalla mente ferma.

“Arjuna, l’attaccamento per le cose di questo mondo si può vincere solo provando un gusto superiore, altrimenti i sensi, che sono più impetuosi e inarrestabili del vento, trascineranno nuovamente l’anima condizionata nel pozzo dell’esistenza materiale. E’ attraverso la contemplazione degli oggetti dei sensi che un uomo sviluppa attaccamento per essi, e per tale ragione perde la propria intelligenza. Ma se controlla i sensi servendosi dei principi regolatori della libertà, può ottenere la misericordia del Signore, riacquistare la propria intelligenza e raggiungere la vera pace. E al momento della morte può entrare nel regno di Dio.

“O Arjuna senza peccato, a questo punto ti spiegherò meglio perché ti sto esortando a combattere. Non puoi ottenere la perfezione astenendoti dall’espletamento dei tuoi doveri, poiché tutti sono forzati ad agire secondo le caratteristiche che la natura materiale ha imposto loro. In funzione di ciò se anche ritirassi i tuoi sensi dall’azione, la mente rimarrà comunque sugli oggetti dei sensi, e prima o poi ritorneresti su di loro. Dunque ti dico di agire, ma in spirito di devozione; agisci offrendo le tue azioni a Vishnu, per la sua soddisfazione, e queste non ti legheranno al mondo fenomenico né sarai nel peccato. Persino se tu fossi al di là di questo mondo e fossi già liberato, dovresti assolvere i tuoi doveri, poiché gli altri seguirebbero il tuo esempio e saresti causa di rovina per la società intera. Devi dunque armonizzare queste due cose, imparando a conoscere bene la differenza tra azione in spirito di devozione e azione motivata da interessi materialistici. Se tu Mi offri tutto ciò che fai senza volere nulla in cambio e senza credere che qualcosa ti appartenga, sarai libero da ogni peccato. Dunque, o Arjuna, combatti.”

Arjuna chiese: “Cos’è quell’energia che spinge un uomo a peccare, come se fosse costretto da una forza superiore?”

La Suprema Personalità di Dio rispose: “E’ la lussuria, Arjuna, il nemico che tutto divora. Essa nasce dal contatto con l’influenza della passione e poi si trasforma in collera. Questa lussuria non può mai essere saziata, brucia come il fuoco ed è l’eterno nemico della pura coscienza dell’entità vivente. O Arjuna, impara a controllarla fin dall’inizio, regola i sensi ed elimina questo assassino della conoscenza e della realizzazione spirituale.

“Questa scienza suprema che ti sto offrendo è la stessa che in tempi antichi impartii a Vivasvan. Io ti sto introducendo nei suoi meandri perché sei mio amico e devoto.”

Arjuna chiese: “Come puoi aver trasmesso questa conoscenza a Vivasvan, che è molto più anziano di te?”

Shri Bhagavan disse: “Noi abbiamo vissuto molte esistenze, ma mentre Io posso ricordarle tutte, tu non ne sei in grado. Sebbene Io sia il non-nato, di millennio in millennio discendo in questo mondo nella Mia forma trascendentale personale, ogni qualvolta si verifichi un declino nelle pratiche religiose. E chi viene a conoscenza della natura spirituale della Mia apparizione e delle Mie attività non prenderà più nascita in questo mondo materiale.

“Ora ricorda le differenze che esistono tra azione e inazione: colui che agisce libero dal desiderio di gratificazione dei sensi è un saggio i cui peccati sono stati bruciati dal fuoco della conoscenza perfetta. Egli, sebbene si impegni in numerose attività, in realtà non agisce affatto e non si macchia di alcun peccato. Così, pur agendo in svariate maniere, si dirige verso la Meta Su-prema. Tutto ciò devi impararlo da un maestro spirituale autentico, ponendogli domande e servendolo, e allora, se anche dovessi venire considerato dagli altri il peggiore dei peccatori, in realtà grazie a questa conoscenza trascendentale potrai attraversare l’oceano delle miserie materiali.”

Arjuna chiese: “O Krishna, prima Tu hai parlato di rinuncia all’azione, poi mi hai raccomandato l’azione devozionale. Puoi dirmi quale delle due è la migliore?”

E Shri Krishna disse: “Entrambe conducono alla liberazione, ma di esse l’azione devozionale è la migliore, perché comprende anche l’altra; infatti colui che non odia né desidera i frutti del suo lavoro è già rinunciato e sciolto dalle catene della dualità. E’ già completamente liberato. Lo studio analitico del mondo materiale (sankhya-yoga) e il servizio devozionale (karma-yoga) non differiscono affatto tra di loro e conducono allo stesso fine. Rinunciare ad agire senza impegnarti nel servizio devozionale non ti renderà

felice, ed è anche pericoloso. Un saggio, sebbene sembri impegnato in normali attività mondane, in realtà le ha già trascese e vive felicemente persino in questo mondo.”

“Dunque il vero rinunciato è colui che lavora come se vi fosse obbligato, con la mente distaccata dai frutti della propria azione. Questo è vero yoga. Nessuno può diventare uno yogi a meno che non rinunci al desiderio per la gratificazione dei sensi. Ma devi imparare a controllare la tua mente, o Arjuna, la quale può essere la tua migliore amica o la tua più aspra rivale. Controllala, e liberati dai desideri e dal senso di possesso. Meditando su di Me, potrai raggiungere la Mia eterna dimora.”

Arjuna disse: “O Madhusudana, il metodo di realizzazione che mi hai appena riassunto mi sembra difficile, in quanto la mente è troppo instabile e irrequieta, e credo che sia difficile da controllare ancor più del vento.”

Krishna rispose: “Tale impresa è sicuramente difficile, o figlio di Kunti, ma diventa possibile se segui una giusta disciplina. In tal caso il successo è assicurato.”

Arjuna chiese: “Cosa succede a colui che inizia il cammino della liberazione e per qualche ragione non raggiunge la meta? viene forse privato di ogni successo e perisce come una nuvola solitaria?”

La Suprema Personalità di Dio rispose: “Colui che tenta la via della realizzazione e non conclude il cammino, dopo tanti anni di gioie nei pianeti dove vivono coloro che sono pii rinasce in una famiglia di gente virtuosa, avanzata nella saggezza. E grazie a tale nascita, la sua coscienza divina si risveglia e riprende il cammino interrotto fino ad ottenere successo completo.

“Questa natura materiale è composta di otto elementi, e oltre ad essa esiste un’altra energia, costituita dalle entità viventi che cercano di sfruttare a proprio vantaggio le risorse della materia. E sappi anche che oltre a queste esisto Io, che ne sono l’origine e la dissoluzione, che non vi è verità superiore a Me, e che tutto in Me sussiste proprio come le perle di una collana sono tenute insieme dal filo. Io sono l’origine di tutto, o Arjuna, e solo chi si sottomette a Me potrà attraversare il vasto e difficile oceano dell’ignoranza.

“Mio caro Arjuna, poiché tu non sei invidioso di Me, ti impartirò la conoscenza più confidenziale. Questo intero universo è pervaso dalla Mia forma non manifestata e tutti gli esseri sono in Me, ma Io non sono in loro. Io sono il Creatore e il Mantenitore di tutto ciò che esiste. Alla fine del millennio tutto torna in Me e per Mio volere tutto automaticamente si manifesta ancora per poi essere nuovamente distrutto. Io controllo tutti i fenomeni dell’universo.

“Dunque, per liberarti dai legami dell’azione, fai tutto offrendolo in sacrificio a Me. Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, offriMi omaggi; così assorto nella Mia persona sicuramente verrai a Me.”

Arjuna disse: “Tu sei la Suprema Personalità di Dio, il rifugio ultimo, il più puro, la verità assoluta. Tu sei l’eterna e trascendentale persona suprema, il non-nato, il più grande. Tutti i saggi più puri come Narada, Asita, Devala e Vyasa confermano questa verità e ora Tu stesso me l’hai dichiarata. O Krishna, io accetto come verità qualsiasi cosa Tu mi abbia detto. Tu sei il Signore di tutto ciò che esiste. Ora, dunque, parlami delle Tue varie forme su cui posso meditare. Descrivimi le Tue potenze infinite.”

E il Signore, per accontentare il Suo intimo amico, le descrisse, poi gli mostrò la forma universale. Confuso e sbigottito nel vedere quell’aspetto del Signore, Arjuna lo pregò di ritornare alla sua originale forma.

Poi tornò a chiedergli: “Chi deve essere considerato più elevato: colui che è impegnato correttamente nel Tuo servizio devozionale o colui che adora il Brahman impersonale?”

Shri Bhagavan disse: “Colui che fissa la mente sulla Mia forma personale ed è sempre impegnato nell’adorarmi con grande fede trascendentale, è senz’altro il più avanzato. Anche chi medita e desidera raggiungere il non manifestato Brahman arriva a Me, ma arduo è il suo cammino. Al contrario, libero velocemente dall’oceano di nascite e morti i miei devoti.

“Caro Arjuna, se desideri fissare la tua mente in Me senza mai deviare, allora segui i principi regolatori del bhakti-yoga; in questo modo svilupperai il desiderio di raggiungerMi. Ma se non riesci a fare neanche questo, allora cerca di agire per Me. Se anche questo ti riesce difficile, allora rinuncia ai risultati delle tue attività. E se anche ciò ti sembra impraticabile, coltiva la conoscenza trascendentale.”

Arjuna chiese: “O Hrishikesha, spiegami cosa sono la rinuncia (tyaga) e l’ordine di rinuncia (sannyasa).”

La Suprema Personalità di Dio disse: “La cessazione di quelle attività che hanno il solo fine di soddisfare i propri desideri materiali è ciò che gli eruditi chiamano ordine di rinuncia. E l’abbandono dei risultati che provengono da esse è ciò che i saggi chiamano rinuncia (tyaga).

“Ogni cosa dovrebbe essere compiuta come se fosse un obbligo, senza attaccamento e senza aspettarsi alcun risultato. Mai devi astenerti dal compiere i tuoi doveri prescritti, poiché tale rinuncia è condizionata dall’influenza dell’ignoranza. Se agisci in tale coscienza non sei toccato dalle reazioni del peccato.

“Solo attraverso il servizio devozionale puoi realizzarMi così come sono in realtà, e cioè la Suprema Personalità di Dio. E quando sarai in piena coscienza di Me, grazie a tale devozione, entrerai nel Mio regno trascendentale.

“Così ti ho parlato degli aspetti più confidenziali della conoscenza, la quale non dovrebbe essere spiegata a coloro che non siano austeri, o devoti, o che siano vittime dell’invidia. Rifletti su tutto ciò che ti ho detto e poi agisci come meglio credi. Abbandona ogni dharma e sottomettiti a Me. Io ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere.

“Colui che studia questa nostra sacra conversazione Mi venera con la sua intelligenza, e se ascolta con fede e senza invidia si libererà dalle reazioni peccaminose e perverrà ai pianeti più alti.”

Arjuna disse: “O Acyuta, la mia confusione è svanita. Grazie alla Tua misericordia, ho riguadagnato la pace e ora sono libero dai dubbi e pronto ad agire secondo le Tue istruzioni.”

luglio 2001 – n.788

Principi regolatori della libertà

tamas tv ajnana-jam viddhi

mohanam sarva-dehinam

pramadalasya-nidrabhis

tan nibadhnati bharata

“O figlio di Bharata, sappi che il modo delle tenebre, nato dall’ignoranza, e’ l’illusione di tutte le entita’ viventi che hanno assunto un corpo. I risultati di questo influsso sono la follia, l’indolenza e il sonno, che tengono legati le anime condizionate.”

Spiegazione:

La natura materiale e’ fatta di tre “modi”, che in sanskrito vengono detti guna. La parola guna vuol dire “fune”. Il versetto che oggi studiamo spiega che le caratteristiche assunte da coloro che cadono vittime di questi “modi” tengono legati all’illusione. In lingua inglese, il concetto di illusione o confusione (moha) puo’ essere tradotto sia con la parola “illusion” sia con “delusion”. In questo versetto, Srila Prabhupada usa la seconda parola. La differenza e’ che “delusion” si riferisce a uno stato mentale simile a una ossessione, o a una identificazione folle e specifica. Se uno pensa di essere Napoleone o Gandhi e’ in preda a una illusione ossessiva.

Chi crede di essere il corpo materiale e quindi dice “io sono italiano”, “io sono indiano”, “io sono uomo”, “io sono donna” e cosi’ via commette un gravissimo errore di identificazione (ahankara) che gli pregiudichera’ l’intera esistenza umana. Coloro che credono di essere il corpo e le varie forme e caratteristiche peculiari che esso assume, e’ in preda a una follia pericolosa per se stesso e per gli altri. Tra questi ci sono gli innocenti, che vivono con questa convinzione ma hanno almeno l’impulso di cambiare quando incontrano un sadhu (uno spiritualista) che li istruisce nella scienza dello spirito. Ma ci son altri invece che ne sono profondamente convinti, sono certi che l’unica realta’ sia materiale e cercano di diffondere questo stato interiore, insegnandolo agli altri; costoro vengono definiti nella Bhagavad-gita stessa asura, demoni.

Abbiamo qui tradotto il termine guna con “modo”, che in italiano puo’ sembrare curioso. Cercheremo di spiegare cosa si intende.

Nello Srimad-Bhagavatam e’ spiegato che la natura materiale non e’ un blocco unico di energia, ma che e’ estremamente variegata nella sua composizione piu’ interna. Se cosi’ non fosse, non si potrebbe spiegare la quasi infinita varieta’ che troviamo nei vari mondi. Non solo tante forme diverse l’una dall’altra, ma anche le varie forme della stessa specie paiono cosi’ diverse l’una dall’altra che sembra che non esista la stessa cosa ripetuta due volte. Tutto cio’ grazie al potere inconcepibile della Suprema Personalità di Dio Sri Krishna.

Questa varieta’ immensa e’ dovuta ai guna. Questi sono caratteristiche peculiari che “si attaccano” alle persone o agli oggetti di questo mondo materiale, qualcosa come un colore su un dipinto o una pellicola su un oggetto da incollare. I guna principali sono tre: sattva, rajas and tapas, detti della virtu’, della passione e dell’ignoranza. Va detto subito che non si puo’ mai trovare nessuno di questi da solo ma sempre misto con quantita’ variabili degli altri guna. Esistono numerose classificazioni di questi guna, ma la virtu’, la passione e l’ignoranza sono i principali “colori” della realta’ materiale. Tutto cio’ che e’ sattvico e’ pulito, sereno, tranquillo, generoso e gioioso; tutto cio’ che e’ rajasico e’ bruciante, iperattivo, mai appagato, interessato e spesso confuso; tutto cio’ che e’ tamasico e’ buio, ignorante, sporco e infelice. Se leggete il 14esimo capito della Bhagavad-gita di cui questo versetto e’ parte e i commenti di Srila Prabhupada, troverete molte informazioni al riguardo dei guna e delle loro caratteristiche. L’entita’ vivente condizionata viene avvolta da questi influssi e acquista un proprio “modo” di essere, in accordo alla varia mistura dei guna. Per questa ragione ci e’ sembrato corretto tradurre la parola “mode” – usata da Srila Prabhupada nei suoi commenti – con un termine italiano magari difficile da afferrare subito ma che convenisse il concetto.

Chi e’ vittima del tamo-guna (il modo dell’ignoranza) ha difficolta’ ad avanzare nella vita spirituale. Infatti la sua pigrizia – sia fisica che mentale – fa si’ che le discipline della bhakti gli risultino sgradevoli da condurre, quando invece sono estremamente piacevoli. Se si fa dormire troppo il corpo – Srila Prabhupada diceva che sei ore erano sufficienti – poi la nostra mente sara’ debole tutto il giorno e non riusciremo a controllare gli impulsi, come quelli che provengono dalla lingua e dai genitali. Se si fa dormire troppo la mente e l’intelletto, non leggendo regolarmente gli scritti come la Bhagavad-gita e lo Srimad-Bhagavatam, e quelli dei Maestri, se non ci si sforza di partecipare a sacre discussioni che vertono su soggetti trascendentali, non sara’ possibile resistere alle assillanti richieste dei sensi, che vogliono sempre di piu’, senza mai sosta.

Non puo’ esservi felicita’ senza il controllo dei sensi (damah); e non si possono controllare i sensi a meno che non si segua una disciplina spirituale. Sareste mai felici accanto a una persona che continuamente chiede cose per la propria soddisfazione, senza mai trovarla? Cosi’ sono i sensi. Srila Rupa Gosvami (Upadeshamrita #1) dice:

vaco vegam manasah krodha-vagam

jihva-vegam udaropastha-vegam

etan vegan yo visaheta dhirah

sarvam apimam prthivim sa sisyat

“Una persona sobria che riesce a tollerare le richieste oppressive della parola, della mente, le azioni della rabbia e le esigenze continue della lingua, dello stomaco e dei genitali, e’ qualificato per fare discepoli in tutto il mondo.”

Il successo nella vita spirituale dipende dalla pratica delle discipline. Una persona indisciplinata avra’ un cammino irto di ostacoli. Quelli piu’ difficili da sormontare sono le continue e incessanti richieste della parola, della mente, della rabbia, della lingua, dello stomaco e dei genitali. Senza una disciplina non si riuscira’ a restare nello stato di equanimita’ dello Yoga, chiamato samadhi, grazie al quale, finalmente liberi dalle oppressioni, possiamo sperimentare una vita di liberta’. Si parla tanto di liberta’.

Ma che liberta’ e’ quella in cui non riusciamo vivere una vita prima di condizionamenti? Le richieste illusorie dei sensi, mossi da Maya, ci rendono schiavi e prosciugano le nostre energie psicofisiche. Nella Bhagavad-gita (2.64) Bhagavan Sri Krishna dice:

raga-dvesa-vimuktais tu

visayan indriyais caran

atma-vasyair vidheyatma

prasadam adhigacchati

“Ma una persona libera da ogni attaccamento e avversione e che e’ capace di controllare i suoi sensi attraverso i principi regolatori della liberta’, puo’ ottenere la misericordia completa del Signore.”

Sbaglia chi pensa che le regole della bhakti siano costrittive. Qui sono chiamate “principi regolatori della liberta'”, perche’ liberano dalla una vera schiavitu’, quella oppressiva dei nostri desideri materiali che non possono condurci da nessuna parte.

Dunque, vi invitiamo ad approfondire l’argomento di quali siano questi principi regolatori della liberta’.

Mi piacerebbe diventare un grande predicatore.

Domanda

Mi piacerebbe diventare un grande predicatore. Saper spiegare alla gente la coscienza di Krishna e darle quella emozioni che ho sentito io, la emozione di stare a contatto con Krishna. Come devo fare pero’ per diventare un predicatore cosi’?

Risposta

Si impara attraverso la pratica. Devi predicare per imparare a predicare. Ricordo che il secondo giorno che visitai il tempio il devoto mi chiese di fare la classe, cioe’ di dare la lezione. Era sera, si doveva fare la lezione di Bhagavad-gita. Lui era spagnolo, non parlava bene l’italiano, ed erano poco che viveva al tempio, non sapeva bene cosa dire.

Giacche’ mi aveva visto li’ il giorno prima, per qualche ragione penso’ che potevo fare la classe. C’erano diversi giovani ospiti, una decina.

Cosi’ mi disse: “Fai tu la classe”. Io gli risposi, “Ma che dico?” E lui:

“Ieri stavi alla classe, no? E allora ripeti quello che hai sentito ieri.”

Il giorno prima il devoto, giovane, poco esperto anche lui, appena sedicenne, aveva raccontato la storia di Nrisimhadeva e Hiranyakashipu e mi aveva affascinato. Avevo una buona memoria per i fatti e i nomi e cosi’ la ripetei con tutti i dettagli. I devoti del tempio erano contenti, speravano di aver pescato tra i giovani ospiti un futuro predicatore.

Ripenso ancora a quanto buffo dovevo essere a stare seduto sull’asana in jeans, maglietta e capelli.

Per insegnare bisogna sapere. Quindi devi ascoltare, studiare. Fare domande ai devoti anziani, leggere attentamente i libri di Srila Prabhupada. Quando studi tieni un quaderno vicino a te e scrivi domande, dubbi, riflessioni, qualsiasi cosa, e poi discutine con qualcuno piu’ esperto. Sapere e’ la base, si chiama jnana, conoscenza.

Ma l’elemento piu’ importante della sapienza della coscienza di Krishna e’ *essere* cosciente di Krishna. Sapere e essere sono due cose diverse.

Puoi sapere tante cose, ma se non sei quello che insegni avra’ un effetto limitato.

Devi diventare della stessa natura della conoscenza, cioe’ spirituale. Quando *sei devoto*, quando lo sei davvero, la conoscenza scaturira’ dal tuo cuore in modo automatico, e ti ascolterai dire delle cose che neanche sapevi di sapere.

Krishna parla attraverso il Suo puro devoto.

Ci si deve predisporre a essere usati da Krishna come Suo strumento di salvezza delle anime cadute. E Krishna non usa strumenti impuri. Per essere un grande predicatore devi essere puro. E cosi’, se Krishna vorra’, darai vita spirituale al mondo intero.

Naturalmente cio’ non significa che lo studio e la pratica siano due cose diverse.

Lo studio, che da’ la conoscenza, e’ uno dei rami della pratica (sadhana). Attraverso lo studio uno si purifica, esattamente come qualsiasi altra disciplina del Bhakti-yoga.

Tuttavia il punto che volevo sottolineare e’ che la conoscenza fine a se stessa non e’ purezza. Non si giudica l’avanzamento del devoto a quanta filosofia conosce, a quanti sloka puo’ recitare, a quanto carismaticamente puo’ parlare alle folle.

Chi studia deve farlo come un atto di devozione, per purificare la sua intelligenza.

Talvolta predica di piu’ un puro devoto che parla poco che non puro devoto che va in giro a parlare tanto. La purezza non sempre ha bisogno di parole. Funziona sempre, anche se non si vede.

Quindi studia, ripeti quello che hai studiato ma stai anche attento a sradicare le erbacce dei desideri materiali che si celano nel tuo cuore.

Quando queste saranno sradicate vedrai che sarai diventato un grande predicatore della coscienza di Krishna.

Manonatha Dasa (www.isvara.org)

Storia di Isvara e Isvara Dasa… per un sorriso e una riflessione –

Come promesso vi racconto la storia di come il caro amico e collaboratore Isvara Dasa e’ comparso nella mia vita.

Io so che a lui imbarazza che si parli di lui, essendo una persona con una modestia naturale. Lo faccio lo stesso, certo che non me ne vorra’ e certo anche che prendera’ la cosa con un sorriso.

E’ in fin dei conti un modo di parlare di Krishna.

Eh si’, perche’ questo capitolo della mia vita e’ un’ennesima prova della presenza e della gentilezza del nostro Signore, che soddisfa i desideri dei Suoi devoti. Ora vi dico perche’.

Ci trovavamo in India. Vivevamo a Vrindavana. Chi di voi conosce quelle zona sa quanto la connessione Internet sia disastrosa. Per piu’ di sei mesi non ho avuto il telefono a casa ed era quasi impossibile connettersi durante il giorno. Dunque alle quattro di mattina dovevo uscire al buio e fare un pezzo di prato infestato di animali e rivoli di fogna per arrivare alla Casa di Roma, dove mi mettevano a disposizione il telefono. Spesso ci mettevo anche mezz’ora solo per scaricare le email. La connessione cadeva ogni 10 minuti.

Allora Isvara non era come lo vedete ora. Qualcuno di voi lo ricorda. Funzionava cosi’: la gente mandava le email, io o talvolta qualche altro devoto le leggeva, chi doveva rispondere rispondeva, poi si facevano le pagine in HTML, si aggiornavano le pagine, ci si connetteva, si entrava nel server con il client FTP e si scaricava il tutto. Poi si doveva verificare che tutto era andato per il verso giusto. Detta cosi’ sembra semplice, ma li’ nulla e’ semplice.

Attratti dagli gnocchi di Isvari e da altre leccornie impensabili a Vrindavana, a casa nostra venivano quotidianamente un certo numero di devoti. Uno di questi era un ragazzino indiano di 17 anni di nome Murari. Lui era un discreto conoscitore di computer e mi raccontava le meraviglie della tecnologia ASP. Io sognavo un sito interattivo e lo pregai di insegnarmi a farlo. Una volta andai anche a Delhi apposta per comprare dei libri. Ma lui, come la maggior parte degli indiani, faceva l’indiano e procrastinava sempre. Pero’ me ne parlava giornalmente e io continuavo a desiderare un sito dove i devoti potessero entrare e dialogare “dal vivo”.

Una delle ragioni per cui lasciai Vrindavana era questa. Volevo che Isvara diventasse un luogo di ritrovo e discussione di tutti i Vaishnava.

In quel periodo mi sedevo tutti i giorni nel samadhi di Srila Prabhupada e chiedevo di concedermi questo servizio.

Quando giunsi a Puerto Rico misi un annuncio su Isvara dove chiedevo l’aiuto di qualcuno che conoscesse ASP. In pochi giorni mi risposero in tre ma dopo avermi fatto scrivere diverse email dove spiegavo loro quello che volevo, scomparivano nel nulla.

Mi arriva la quarta lettera di offerta di aiuto, da un certo Marco. Lui diceva di non essere sicuro di saperlo fare ma che insieme avremmo provato a fare qualcosa.

Alla seconda email lo sconosciuto Marco mi chiese le password e altre informazioni sull’Host. Quella richiesta equivaleva a uno conosciuto cinque minuti prima che ti chiede le chiavi di casa. Io non ci pensai su due volte e gliele diedi. Sentivo una fiducia naturale verso questa persona.

Coi giorni che passavano e con le comunicazioni che si intensificavano mi resi conto che questo Marco era uno che le cose le sapeva fare eccome e non mi spiegavo perche’ aveva detto che non sapeva cosa sarebbe riuscito a fare.

Nelle settimane e nei mesi seguenti l’ho sentito per telefono e via chat vocale numerose volte e ho scoperto una persona fantastica oltre che un devoto sincero.

Cosi’ Isvara – come lo conoscete oggi – ha preso forma. Vi collegate e con un paio di clic dite la vostra in un luogo di devoti seri e preparati. In pochi secondi fate domande o date risposte, chiedete o fornite informazioni. Dalla vostra casa, in diretta.

Per riconoscenza del prezioso servizio svolto gli ho offerto un nome spirituale, Isvara Dasa, che lui ha gentilmente accettato.

Isvara e’ il nome del nostro Tempio virtuale. Egli ha fatto un grande servizio alla predica di tutti noi e quindi Isvara Dasa mi e’ parso il nome piu’ naturale per lui. Isvara e’ anche Krishna. Isvarah paramah krishnah, dice Brahmaji. Krishna e’ l’Isvara (il Signore) supremo.

Tutto cio’ e’ nato da un desiderio intenso. Ho chiesto a Srila Prabhupada e a Krishna tante volte di mandarmi qualcuno per fare questo servizio e Loro me l’hanno mandato.

La cosa e’ stata cosi’ ravvicinata nel tempo che non ho dubbi: Krishna soddisfa i desideri spirituali dei Suoi devoti.

Sono alla ricerca di un Guru

Domanda:

Probabilmente Vi sembrerà una domanda vaga: sono alla ricerca di un guru una persona che mi possa indicare la giusta strada da percorrere

in questa vita tortuosa e piena di sofferenza, premetto che sono una persona che conosce poco il Vostro mondo, ho solo praticato due anni lo yoga e letto qualche libro, ed in questo momento essendomi sposato e con un lavoro “sicuro” mi sento come se avessi imboccato un vicolo cieco.

Grazie per il Vostro interessamento ed aiuto!!! A presto

Ciao

Pier

Risposta:

La tua non è una domanda vaga, ma è la prima domanda che un essere umano che intenda realmente essere tale deve porsi: come posso ricevere direzioni sul cammino della vita spirituale?

Nelle ultime settimane l’argomento è stato trattato a più riprese. Ti invitiamo a leggere gli articoli che trovi ancora in Home Page. Inoltre ti consigliamo di usare a fondo il nostro motore di ricerca, che è temporaneo ma efficace. Presto avremo un sistema di ricerca di prima classe.

In realtà senza l’intervento di un maestro spirituale autentico, la vita spirituale non può prendere luogo, perchè è necessaria una guida esperta in un cammino difficile e tortuoso.

Noi siamo stati fortunati ad aver incontrato uno di questi maestri spirituali autentici, AC Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Lui ci ha istruiti sia attraverso le parole sia i libri.

Ora i suoi discepoli continuano la missione di spiritualizzare le vite delle perosne, membri di una società eccessivamente materialistica.

Rivolgiti a uno di loro, colui che ti ispira più fiducia, per avere direzioni e assistenza.

6 agosto 2002 – n.1727

Le tentazioni della carne

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le tentazioni,la mia domanda riguarda le tentazioni.Nello specifico;ho scoperto da poco l’amore per KRSNA,la gioia di cantare i santi nomi.Sono diventato vegetariano,non bevo più alcool e cerco di fare del mio meglio nell’amare KRSNA.Ma ancora ho delle tentazioni come quella della carne,premetto che ne ero un grande consumatore.La mia domanda è questa.è normale averne?E’normale sentire ancora il desiderio per cose non giuste?Se ho queste tentazioni vuol forse dire che il mio amore,la mia devozione non è vera e pura?o al contrario è una cosa normale averne essendomi staccato di colpo da tante cose materiali???

Stefano Ercoli

Risposta:

E’ normalissimo avere tentazioni e desideri materiali anche dopo aver scoperto e persino iniziato a praticare la Coscienza di Krishna.

La vita con il mondo della materiale, con il mondo dell’illusione (Maya), è caratterizzata da una forte identificazione, in sanscrito chiamata upadhi. Questa è come una sovrapposizione di personalità che va via via consolidandosi nel corso delle tante vite che passiamo in questo mondo nel corso di millenni. E’ una crosta di identificazione con la materia. Non va via dopo una visita a un tempio, e neanche dopo poco tempo di pratica. Ci vuole molto impegno e tempo. Man mano che andrai avanti con la pratica e con il distacco, ti accorgerai che gli attaccamenti a Maya erano più radicati di quanto pensassi. L’arma più potente contro l’illusione sono i Nomi di Krishna, che ti consiglio di ripetere continuamente con la lingua (cantando) o quando non puoi con il pensiero (meditando). Più contatto hai con il mantra Hare Krishna, più la purificazione è efficace. E la protezione dalle cadute è possibile.

Vai avanti dunque come hai iniziato, cantando Hare Krishna e studiando i libri del nostro Maestro spirituale, Srila Prabhupada.

Hare Krishna

19 aprile 2002 – n.1370

Srimati Sita Thakurani

Sita Devi, o Sita Thakurani, e sua sorella Sri erano entrambe sposate con Srila Advaita Acarya, un intimo associato del Signore Caitanya. Queste sorelle erano espansioni di Yoga Maya, l’energia interna del Signore. I tre figli di Sita Thakurani, Acyutananda, Krsna Misra, e Gopala Misra, diventarono grandi devoti del Signore.

Sita Devi, o Sita Thakurani, e sua sorella Sri erano entrambe sposate con Srila Advaita Acarya, un intimo associato del Signore Caitanya. Queste sorelle erano espansioni di Yoga Maya, l’energia interna del Signore. I tre figli di Sita Thakurani, Acyutananda, Krsna Misra, e Gopala Misra, diventarono grandi devoti del Signore.

Quando il Supremo Signore Sri Caitanya Mahaprabhu si manifestò come figlio di Jagannatha Misra e Sacimata, Sita Thakurani vennè assorbita dall’amore parentale per Lui. Per proteggerLo da streghe e stregoni, Gli diede il nome di Nimai, come l’albero di neem. Si dice che gli spiriti maligni non possono avvicinarsi agli alberi di neem; per questo motivo Sita Thakurani pensò che non si potesse fare del male a un ragazzo di nome Nimai.

Sita Thakurani e Advaita Acarya si spostarono da Shantipur a Mayapur per essere vicini alla casa di Jagannath Misra. Sita Thakurani andava ogni giorno a vedere Nimai, e dava a Jagannatha Misra e Sacimata degli amichevoli consigli su come crescerLo.

Molti anni più tardi, anche dopo che il Signore Caitanya aveva accettato l’ordine di rinuncia, Sita Thakurani continuava a trattarLo come se fosse suo figlio. Amava cucinare per Lui, e quando Lo invitava per pranzo, Egli non poteva mai rifiutarsi. L’amore che Sita Thakurani dimostrava al Signore Caitanya era così forte che Egli la considerava come fosse la propria madre.

(Consultare la Sri Caitanya-caritamrta, Adi-lila 13.111- 118.)

Bhavishya Purana e Gesu’ in India

Domanda:

All Glories to Srila Prabhupada

Vorrei informazioni su un testo il “Bhavishya Purana” e se possibile una verifica

sull’effettivo riferimento di tale testo sulla presenza di Gesù in India.

Vi ringrazio sin d’ora e colgo l’occasione per offrirVi i miei omaggi.

Risposta:

Caro Luca, scusa per il ritardo nella mia risposta, ma in India tutto e’ bellissimo dal punto di vista spirituale quanto complicato dal punto di vista tecnico. Avevo chiesto a Parama Karuna di risponderti, anche perche’ so che lei ha il testo da cui si evince la presenza di Gesu’ in India ma e’ stata impegnata in un trasloco proprio in questo periodo. Credo ti rispondero’ quanto prima.

Il Bhavishya Purana e’ uno dei testi meno antichi. Pare sia stato redatto qualche secolo dopo l’inizio di Kali-yuga e contiene profezie di cio’ che sarebbe accaduto nel futuro. Bhavishya significa letteralemente “sara'”, insomma che si occupa del di profezie future.

Mi sono capitate delle fotocopie dei versi del Bhavishya in cui si prevedeva l’apparizione di Gesu’ – veniva chiamato Isha, da cui il nome Gesu’ – e il suo viaggio in India. Questo dal versetto sanscrito era chiarissimo, ma oltre a cio’ non ci sono altre informazioni. E’ un solo versetto.

Altri documenti – di origine meno sacra del Bhavishya Purana – testimoniano la sua presenza a Jagannath Puri. Un mio confratello e’ stato in una biblioteca di fronte al Tempio di Jagannath, a Puri, e il brahmino gli ha mostrato degli annali in cui si afferma tutto cio’. Non so se prestare fede o meno alle affermazione del Pandit, riferisco solo cio’ che mi e’ stato detto. Gesu’ sarebbe stato a Puri prima della sua predicazione, cioe’ nel periodo della sua gioventu’.

Per quanto concerne invece la sua vita dopo la crocefissione, pare ci siano documenti molto convincenti che affermerebbero che Gesu’ non sia morto in croce ma che dopo la sua resurrezione sia andato in India, abbia continuato la sua predica e che sia morto ad eta’ avanzata. La sua tomba sarebbe a Srinagar, in Kashmir, ed e’ ancor oggi venerata da molti. Al riguardo anni fa lessi un libro intitolato “Gesu’ visse e mori’ in Kashmir”. Non so se abbia il pregio di dire la verita’ ma certamente possiede quello della scientificita’ e del rigore.

Febbraio 2001 – n.402 Rif. 371

Risposta a “Alcool, tabacco e Bhagavad-gita”

Domanda

… ritenutane salutare la scelta….. mi sa dire da dove si evince dalla Bhagavad Gita che l’uomo deve astenersi dall’alcool e dal tabacco?

Grazie…..

Saluti

Risposta:

Non risulta da nessuna fonte che al tempo in cui la Bhagavad-gita fu parlata il tabacco venisse usato. Al riguardo dell’alcool, c’erano alcuni tipi di intossicanti del tipo alcolico ricavati dal riso e al riguardo di cio’ ne abbiamo notizia dal Bhagavata Purana. L’intera dinastia reale degli Yadu fu distrutta a causa dell’ebrezza dell’alcool e pare scontato dire che i suoi effetti non siano salutari. Nella Bhagavad-gita si delineano principi di massima da cui poi trarre conclusioni da applicare all’interno dell nostre vite. Ad esempio il versetto 18-42 dice:

samo damas tapah saucam

ksantir arjavam eva ca

jnanam vijnanam astikyam

brahma-karma svabhava-jam

“Serenità, controllo del sé, austerità, purezza, tolleranza, onestà, conoscenza, saggezza e religiosità – queste sono le qualità naturali con le quali il brahmana agisce.”

Ora, non serve un lungo dibattito per comprendere che chi assume intossicanti è lontano dall’avere la maggior parte di queste qualità. Gli intossicanti non permettono il controllo di se stessi. Il fumo e gli alcolici, cosi’ come la caffeina e la teina, modificano il normale stato biologico e chi conduce la vita spirituale non può permetterselo, in quanto deve sempre essere in controllo di se stesso. Per questo tutti i Maestri Vaishnava chiedono dai loro studenti di interrompere l’assunzione di intossicanti come premessa per l’inizio dello studio e della pratica del Bhakti-yoga.

Manonatha Dasa gen 2002 – n.999

Chi e’ un Vrajavasi – sul sannyasi e altro

Domande

Per una migliore comprensione posso chiederti un piacere?

Potresti darmi un’ idea delle diverse correnti filosofiche che mettono Sri Krishna al centro della loro predica, e un po’ di storia che le riguarda?

Oltre alla Gadadhara Pandita e alla Gaudiya Vaishnava Sarasvata, quali sono le altre Sampradaya? Con quali di queste siamo legati in amicizia, e con quali invece abbiamo divergenze più o meno accese?

Sicuramente è un lungo lavoro, ma credo che a molti interessi approfondire l’ argomento con chiarezza.

Risposte

Le linee discipliche che fanno capo a Sri Caitanya Mahaprabhu sono cosi’ tante che non basterebbero molti libri per descriverne storia e filosofie. Leggi i miei libri che sono in Biblioteca e troverai molte informazioni. Se avessi piu’ tempo, e cioe’ se potessi dedicare tutto il mio tempo alla ricerca e all’insegnamento, potrei fare molto di piu’.

Domande

Una volta che saremo a Vrindavana mi piacerebbe approfondire ulteriormente l’ argomento. Lo trovo molto costruttivo, e sinceramente non fa altro che aumentare la mia fede e stima nei confronti di Srila Prabhupada e devoti.

Risposte:

A Vrindavana trascorreremo molte ore a parlare e farai un tuffo nella splendida storia e nella spiritualita’ Vaishnava.

Domande

Nell’ ultima lettera che mi hai spedito c’è una frase che ha acceso la mia curiosità: “Io non posso mettere in dubbio l’autenticita’ di xxxxxxx come devoto e Maestro spirituale, in quanto si tratta di un Vrajavasi (abitante di Vrindavana)”.

Non mi è ben chiaro se il titolo di Vrajavasi si ottenga per nascita o per residenza. Se per nascita, allora a Vrindavana dovrebbero essere Vrajavasi pure gli uomini degradati che li sono nati, e anche gli animali.

Se per residenza, allora se dovessi andare ad abitare a Vrindavana diventerei anche io un Vrajavasi?

Chiaramente il Signore Supremo è nella posizione di impedirmi che questo avvenga, perché magari sono troppo poco elevato spiritualmente, però la faccenda è molto interessante.

Oltre a chiarirmi questi particolari, mi potresti anche spiegare che cosa comporta essere fregiato del titolo di Vrajavasi?

Risposte:

L’umilta’ e il rispetto susseguente e’ una delle qualita’ piu’ importanti per un Vaishnava. Sebbene io non possa essere d’accordo con quanto va facendo e affermando (ammesso che le cose stiano effettivamente come si dice) ci sono etichette da cui non posso prescindere. Io sono tenuto a rispettare i Vaishnava piu’ anziani. Se non lo facessi non potrei poi aspettarmi che gli altri rispettino me. Naturalmente io non ho alcun interesse a essere rispettato, ma in questo modo i piu’ giovani non imparerebbero questo principio fondamentale della nostra filosofia. Devo insegnare anche con l’esempio, oltre che con le parole.

La parola Vrajavasi e’ composta da Vraja e vasa. Vraja non e’ solo l’odierna cittadina di Vrindavana ma un cerchio molto piu’ ampio che viene chiamato Vrajamandala. La parola “vasa” non significa nascere, ma risiedere. Vrajavasi e’ percio’ colui che risiede a Vraja e non chi vi nasce.

Tuttavia nascere in un luogo simile non e’ cosa comune. Anche le persone degradate devono essere rispettate perche’ distinguere chi e’ veramente degradato e chi presenta solo una parvenza e’ estremamente difficile. La cosa migliore e’ rispettare tutti. Cosi’ non si corre il rischio di sbagliare. Rispettare non signiifca fare quello che dicono o seguire il loro esempio. Il devoto deve seguire le istruzioni e l’esempio solo del proprio Maestro spirituale.

Bisogna anche aggiungere che il termine Vrajavasi non si applica solo a chi vive fisicamente a Vrindavana ma anche a chi ci vive con la coscienza. Vrindavana e’ ovunque ci sia pura devozione.

Domande

Cambiando argomento, mi interessa un chiarimento riguardante il Sannyasa. Ho letto di recente che nelle prime due tappe dell’ ordine di rinuncia, kuticaka e bahudaka, il sannyasi dapprima riceve il cibo per il suo sostentamento direttamente dalla famiglia d’ origine, poi, nella fase successiva abbandonerà questa pratica per dedicarsi alla mendicazione di cibo di casa in casa, accettandone solo piccole quantità per ogni abitazione.

Se il cibo che si ingerisce è impregnato del karma di chi lo prepara, che può di conseguenza trasmettersi a chi lo ingerisce, mi domando come possa essere accettabile tutto questo per un Sannyasi, ma anche come possa essere consentito dagli Sastra.

Questa situazione inaccettabile con famiglie comunque vegetariane. Ma in India la maggior parte della popolazione è carnivora, quindi il quadro è molto peggiore di come l’ ho disegnato.

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