D: Prima avete detto che le relazioni a Goloka Vrndavana, in un certo senso, possono essere definite superiori a quelle di Vaikuntha. Però il superiore e l’inferiore sono concetti che appartengono alla dualità materiale, in quanto implicano che qualcosa nell’inferiore non è perfetto. Vuole dire allora che questi pianeti non sono perfetti, cioè che una volta giunti lì si deve ancora migliorare?
R: Perfetto non significa che oltre non ci sia nulla. Nel mondo assoluto esiste il perfetto e anche il più perfetto, senza per questo sminuire la qualità di nulla. A Vaikuntha si vive in una dimensione di perfezione totale, ma in teoria si potrebbe desiderare di avere di più.
D: Se lo desiderasse, un’anima di Vaikuntha potrebbe trasferirsi a Goloka Vrndavana e vivere lì per sempre?
R: Se ciò accadesse, cioè se una jiva a Vaikuntha sviluppasse il desiderio di cambiare la sua relazione con Sri Krishna, sarebbe certamente possibile, in quanto il Signore vuole sempre soddisfare le ambizioni dei Suoi devoti. Ma in pratica questo non succede mai. Una volta Srila Prabhupada, mentre era a Gorakpur
Il 10 feb¬braio 1971
e teneva una lezione sulla Srimad-Bhagavatam,
6.3.16
lo affermò in modo esplicito. Disse che nel mondo spirituale tutti pensano che il proprio servizio sia il migliore, il più elevato, e così grande è la loro felicità che non pensano mai di doverlo cambiare.
D: Esistono restrizioni per l’accesso a Vaikuntha? o tutti possiamo accedervi?
R: Chi ha il cuore puro e non desidera altro che amare e servire il Signore può accedere al mondo trascendentale di Vaikuntha. Su questo non ci sono dubbi di sorta.
Il Brahmajyoti
D: Parliamo ancora del Brahmajyoti.
R: La luce spirituale chiamata Brahmajyoti proviene dal corpo di Sri Krishna, la Suprema Personalità di Dio, e pervade tutti i mondi. Per questa ragione nella Bhagavad-gita è detto che l’universo spirituale non ha bisogno di fuoco o elettricità per essere sempre illuminato, in quanto tutto è rischiarato da questa intensa luce. Il Brahmajyoti è pura coscienza, formato da scintille personali di luce, le jiva, quelle che stanno attendendo di “nascere”, di iniziare il loro ciclo vitale.
Ma nel Brahmajyoti troviamo anche altre anime, quelle che hanno già avuto l’opportunità di sviluppare il loro naturale corpo spirituale e che invece lo hanno rifiutato: sono i cosiddetti impersonalisti, i quali “sacrificano la loro individualità per immergersi nel fulgore impersonale che emana dal corpo trascendentale del Signore… Il cielo spirituale, che è conosciuto come kaivalya, è solo una luce di beatitudine che si espande in ogni parte… in quella dimensione abbagliante ci sono i pianeti spirituali Vaikuntha, il primo dei quali è Krishna-loka…”.
Srimad-Bhagavatam 3.27.29, commento
Ma questo raggiungimento è ben poca cosa per i personalisti, i quali considerano questa dimensione di esistenza “hellish”, infernale, demoniaca. Nel suo Krishna-karnamrta,
Versetto 107
Bilvamangala Thakur dice che Mukti, la liberazione, sta sempre fuori della sua porta con le mani giunte, pronta a servirlo, ma lui rifiuta perché vuole servire il Signore. I devoti dunque non vorrebbero mai raggiungere il Brahmajyoti per entrare nei suoi raggi.
Dal commento di Prabhupada menzionato in precedenza, apprendiamo che tutto il cielo spirituale è immerso in questa immensa e onnipervadente luce spirituale. In accordo alla Srimad-Bhagavatam, questa luce spirituale entra anche negli universi materiali altrimenti completamente bui. E’ detto che i raggi solari, così importanti per la nostra vita, sono in realtà parte dell’energia del Brahmajyoti, i cui riflessi benefici penetrano nella sfera cosmica.
Srimad-Bhagavatam 26.3, commento
Anche se molti tendono a dubitarne, pare che la culla di nascita della jiva sia proprio questo Brahmajyoti. L’energia spirituale tutta è attiva per natura, mentre la dimensione di vita lì è temporanea. Per questa ragione sarà il dharma stesso (cioè la loro natura intrinseca) a spingerle a voler agire, a muoversi, e dunque a elevarsi oppure a scendere nel mondo materiale.
D: La realizzazione del brahman impersonale, che ci porta lontano dal realizzare l’aspetto Bhagavan, è considerata conoscenza vera (vidya) o ignoranza (avidya)?
R: Nella Srimad-Bhagavatam c’è un verso molto interessante, che meriterebbe più spazio per un dibattito. Dhruva, un grande devoto, rivolge delle preghiere a Krishna, e dice:
“…nella Tua manifestazione impersonale ci sono sempre due elementi opposti, conoscenza e ignoranza. Le tue variegate energie sono continuamente manifeste, ma l’impersonale brahman, che è indivisibile, originale, sempre costante, illimitato e causa di felicità, è la ragione primordiale della manifestazione materiale. Perché tu sei quello stesso brahman impersonale, io Ti offro i miei rispettosi omaggi.”
Srimad-Bhagavatam 4.9.16
Dunque, accettare il brahman impersonale come parte delle immense energie divine è conoscenza, mentre credere che non esista nulla oltre di esso è sicuramente ignoranza.
D: Vorremmo avere qualche altro spunto in riguardo alle ragioni per cui la liberazione impersonale è considerata demoniaca dai personalisti.
R: Nel Brahmajyoti non è possibile conoscere Dio faccia a faccia: non è possibile parlargli, guardarlo, servirlo, amarlo. La parte migliore della realizzazione spirituale è preclusa. In quella dimensione l’illusione di poter essere un Dio senza nessuno al di sopra giunge al massimo compimento, anche se in modo temporaneo e illusorio. In fin dei conti, perché siamo scesi in questo mondo? Proprio per tentare di essere Dio. Per questa ragione la filosofia mayavada, che ci convince di ciò e ci aiuta a realizzare l’aspetto impersonale, è considerata la più grave malattia spirituale che esista.
D: Quali sono le esperienze interiori nel Brahman? in altre parole, cosa si prova?
R: In primo luogo si realizza l’aspetto sat della verità, e cioè che noi siamo eterni. Le leggi del tempo materiale sono trascese, non ci identifichiamo più in questo corpo prigioniero delle dualità, fonti di disagi senza fine. Poi si sperimenta il brahmananda, la felicità spirituale. Ma questa gioia è paragonata “alla quantità di acqua contenuta nell’impronta dello zoccolo di un vitello, se rapportata al mare della felicità ottenuto servendo e amando Krishna.” Un nulla, dunque.
Però tanta è l’invidia che talvolta proviamo verso qualsiasi essere superiore che tendiamo ad accontentarci di qualsiasi altra realtà pur di non assoggettarci a nessuno.
L’oceano causale (Karana-samudra)
D: Ora siamo curiosi di sapere qualcosa a riguardo dell’Oceano Causale.
R: Come abbiamo già spiegato, è un oceano di acqua spirituale che si estende al di là dei pianeti Vaikuntha. E’ chiamato Karana-samudra (l’oceano delle cause) in quanto la manifestazione materiale proviene dalle sue acque. Ma vediamo cosa dice Srila Prabhupada al riguardo:
“In un angolo del cielo spirituale del Brahmajyoti talvolta appare una nube spirituale e la porzione (di spazio) coperta da essa è chiamata mahat-tattva. Il Signore, allora, mediante la Sua porzione plenaria (conosciuta come) Maha-Visnu, si distende sulle acque di questo mahat-tattva, il quale viene chiamato Oceano Causale (Karana-jala). Mentre Maha-Visnu è assopito dentro l’Oceano Causale, insieme al suo respiro vengono generati innumerevoli universi. Questi universi galleggiano, e sono diffusi in tutto l’Oceano Causale…”
Srimad-Bhagavatam 2.5.33, commento
Apprendiamo così che, al di là della luce spirituale del Brahmajyoti, esiste un oceano di acqua spirituale che si estende all’interno dello spazio occupato dall’energia materiale. Però quest’ultima non viene mai in contatto con quest’oceano, in quanto esso è di natura spirituale, e come sappiamo le due nature non possono mai unirsi e neanche toccarsi. Il Signore, nella forma di Maha-Visnu, si distende in quelle acque e la creazione degli universi materiali prende luogo. Lo stesso Prabhupada afferma che la natura materiale è una specie di sottoprodotto dell’Oceano di Karana.
Caitanya Caritamrta Adi-lila 5.51, commento
L’area tatastha
D: Cos’è l’area tatastha?
R: Il termine tatastha vuol dire margine, confine. E’ un’area esistente fra il mondo materiale e quello spirituale in cui le jiva, anch’esse di natura marginale, si trovano per operare la loro scelta “originale”, se cioè stare con Dio o dirigersi verso la Sua energia materiale.
Proprio per questa loro caratteristica interiore, l’energia che è alla base della costituzione delle jiva viene chiamata tatastha-sakti. Come dice Srila Prabhupada:
“Talvolta possono stare sotto la protezione dell’energia spirituale, altre volte sotto quella dell’energia materiale. Per questa ragione sono dette marginali: certe volte di qua, altre volte di là…”
E usa l’esempio della spiaggia, della riva. Certe volte le onde giungono sulla riva e la bagnano, ma quando le onde non vi giungono è asciutta. Questa è l’area tatastha, ed è anche la natura della jiva. Essa è costituzionalmente passibile di essere illusa da Maya, ma quando sviluppa la sua originale coscienza spirituale fino a diventare cosciente di Krishna, cosciente di Dio, non corre più il rischio di commettere (una seconda volta) simili fatali errori.
Prabhupada riporta alcune valutazioni di Bhaktivinode Thakura.
Caitanya Caritamrta, Madhya-lila, 20.109, commento
Sri Sanatana Gosvami chiede a Caitanya Mahaprabhu: “Chi sono io?” Il Signore risponde in questo modo:
“Tu sei un’entità vivente pura… anima spirituale, particella integrante eterna dell’Anima Suprema, Krishna… perciò tu sei il Suo servitore eterno. Tu appartieni alla potenza marginale di Krishna. Ci sono due mondi – quello materiale e quello spirituale – e tu sei situato nel mezzo di queste due potenze. Tu hai una relazione con entrambe; per questo sei chiamato potenza marginale…”
In questo momento e luogo della sua esistenza, la jiva non ha una realizzazione completa della Personalità di Dio, ma solo parziale.
Nel capitolo riguardante la jiva, comunque, abbiamo già abbondantemente trattato dell’argomento.
D: Cosa succederebbe se qualcuno sviluppasse il desiderio di avere un tipo di realizzazione intesa a tornare nell’area di nascita?
R: Non si capisce che senso avrebbe voler tornare a essere neonati: prima o poi ricresceremmo e ci troveremmo ancora a dover fare i conti con le responsabilità di essere adulti, cioè anime eterne servitrici del Signore. Per quanto si cerchi di fuggire, questa è la nostra realtà vera. Non c’è nulla da fare. E’ solo questione di tempo, poi sarà inevitabile che in noi sorga il desiderio, che diventerà sempre più forte, di tornare ad agire secondo i canoni spirituali che ci appartengono, facendo sì che progressivamente tutte le dinamiche del mondo materiale per noi perdano la loro attrattiva.
I facsimili sulla Terra
D: Abbiamo dunque parlato del mondo spirituale, e di come al centro di esso esista un pianeta chiamato Goloka Vrndavana. Ma sappiamo che nel nostro pianeta, la Terra, esiste un posto, un paese dell’India, chiamato Vrndavana. Qual è la differenza tra i due?
R: Lasciamo rispondere una delle massime autorità Vaisnava, Jiva Gosvami, il quale menziona un verso della Skanda Purana e dice:
“Le dimore di Dio nel mondo materiale, come Dvaraka, Mathura e Goloka (Vrndavana), sono dei facsimili rappresentanti le dimore di Dio nel Suo regno, Vaikuntha-dhama.”
Srila Prabhupada dice:
“Quando Krishna discende in questo universo (materiale) gioisce (delle Sue attività) in luoghi aventi gli stessi nomi (dei mondi spirituali). Questi luoghi sulla Terra non sono differenti dalle dimore originali, sono del tutto simili a quelli presenti nel mondo trascendentale… Il Signore Caitanya dice che… Vrndavana-dhama è tanto venerabile quanto Krishna stesso…”
Caitanya Caritamrta Adi-lila 5.18, commento
In altre parole quando Egli decide, per qualsiasi ragione, di scendere in questo mondo materiale, porta con sé l’atmosfera santa e i valori trascendentali dei paesi, delle città, delle campagne e delle vallate, dei fiumi, delle montagne della Sua dimora originale esistente nei mondi spirituali. Dunque il paese dell’India nominato Vrndavana, come del resto tanti altri posti ugualmente santi, sono le esatte e perfette rappresentazioni dei luoghi originali presenti negli universi spirituali. Questi hanno la stessa potenza purificatrice, e chiunque vi si rechi compiendo attività devozionali ne ottiene un enorme vantaggio spirituale. A sostegno di quanto detto menzioniamo un verso della Caitanya Caritamrta che afferma:
“La dimora spirituale conosciuta come Goloka, terra di pascolo per le mucche surabhi, è tanto potente e opulenta quanto Krishna stesso. Per il Suo volere, le dimore originali Goloka e Gokula si manifestano con Lui in tutti gli universi.”
Madhya-lila 20.396
Dunque Sri Krishna non vuole discendere senza la Sua dimora originale, per cui crea delle esatte repliche di esse in questo mondo.
D: A Vrindavana, questa situata nel mondo materiale, si svolgono le stesse attività e sempre della stessa natura spirituale, o ci sono delle diversità?
R: No. I lila che si svolgono in questo mondo sono eterne, sempre manifeste e di natura trascendentale.
D: Come è possibile tutto ciò? In questo momento Krishna non è presente a Vrndavana e non vi sta svolgendo alcuna attività.
R: In primo luogo non sempre noi possiamo vedere le attività del Signore. Ma anche per quanto riguarda le lila visibili agli occhi di tutti, ebbene anch’esse sono sempre in atto.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati spiega in modo assai efficace che in ogni universo esiste una Vrndavana, per cui nel momento esatto in cui Krishna cessa di fare qualcosa in questo universo, la stessa è in atto da qualche altra parte. Prabhupada ricorda l’esempio del sole: ad ogni suo tramonto da un certo punto di vista corrisponde un’aurora da un altro. In questo senso il sole eternamente sorge e tramonta.
Ma è anche vero che la Vrndavana del “cielo spirituale” e la Vrndavana del mondo materiale hanno caratteristiche diverse. Non sono perfettamente uguali. Ambedue hanno delle caratteristiche peculiari. Per esempio, sulla Terra Krishna “nasce”, mentre nel mondo spirituale questa lila non avviene mai.
Energie personali del Signore
D: Fin qui abbiamo capito che Krishna non è un Dio monolitico, ma che anzi Gli piace manifestarsi in forme diverse, e che usa le proprie energie per vivere e divertirsi, proprio come facciamo noi con le nostre. Quale energia utilizza per tutto ciò?
R: Indubbiamente la cit-sakti, che è la Sua energia principale, con la quale svolge le Sue attività primarie, quelle cioè riguardanti la vita interiore. In nessun caso usa l’energia materiale a questo proposito, la quale è priva di caratteristiche adatte. Come abbia già detto, la natura spirituale è caratterizzata da tre aspetti fondamentali, conosciuti come sat, cit e ananda, o anche sandhini, samvit e hladini.
Sat, la qualità di sandhini-sakti, è la caratteristica dell’esistenza. Dio non è mai morto, non è mai vuoto. Il vuoto è un’invenzione di un certo tipo di atei materialisti i quali vorrebbero eliminare il concetto dell’esistenza. In realtà Krishna esiste, sempre, in quanto nell’esistenza non esiste la caratteristica della sua cessazione: dunque in sat l’eternità è una qualità automatica.
Cit, qualità di samvit-sakti, è la qualità della cognizione, o della capacità di capire, di acquisire dati. E’ una delle caratteristiche fondamentali che ci differenzia dalla materia inerte, la quale è incapace di partecipare attivamente alle dinamiche di ciò che la circonda. Se non possedessimo anche cit non saremmo per nulla diversi dalla materia.
Ananda, qualità di hladini-sakti, la felicità, è la caratteristica principale dell’esistenza, in quanto si può dire che la vita esiste perché si vuole gioire, godere, essere felici delle nostre sensazioni. La vita non vuole mai soffrire, non si vuole mai sentire priva di spunti di giubilo.
Proprio perché tutto proviene dall’Essere Supremo, Egli stesso non è straniero a tale principio. Anzi, ne è il promotore essendo il “Gaudente Supremo”. Per questa ragione non rimane mai da solo, ma attraverso le Sue energie interne, le quali possono essere divise nei tre aspetti sandhini, samvit e hladini, manifesta personalità che “incarnano” in pieno o in parte queste tre energie.
Se è lecito fare una classifica, dobbiamo allora dire che hladini-sakti è sicuramente la più importante. Nel mondo spirituale tutto è piacere, e Sri Krishna usa a questo fine la Sua hladini-sakti per creare tutto quanto sia produttivo al piacere proprio e a quello di coloro che vivono con Lui. La personificazione di questa energia è Radharani. Da lei emanano le gopi, i gopa, i suoi amici e tutti coloro che partecipano alle eterne attività d’amore del Signore.
D: Talvolta ci riesce difficile immaginare come Dio, il creatore di tutti questi immensi universi, possa giocare e divertirsi come una persona comune. E poi come può un’anima liberata, per quanto grande e perfetta, giocare con Dio?
R: A questo proposito è importante spiegare la differenza tra le due diverse energie maya. Ne esiste una conosciuta come yogamaya e un’altra denominata mahamaya. La seconda è una trasformazione della prima. Ora parliamo di yogamaya.
Questa è una delle diversificate manifestazioni dell’energia interna del Signore, il quale copre se stesso, come a schermirsi, di fronte a una qualsiasi personalità spirituale. Quando non vuole essere riconosciuto in modo completo da un’anima liberata, utilizza a questo proposito yogamaya.
Diversamente quando invece vuole celarsi al cospetto di una persona impura (come nel caso di un materialista) lo fa grazie a mahamaya.
D: Ma perché Krishna vuole coprirsi di fronte al devoto completamente puro? La sua relazione con il devoto non sarebbe migliore e più completa se quest’ultimo fosse completamente cosciente di chi Egli è?
R: Affatto, al contrario Srila Prabhupada afferma:
“… Questa è l’azione di yogamaya, la potenza interna del Signore, che opera allo scopo di perfezionare i divertimenti del Signore con i differenti tipi di devoti…”
Srimad-Bhagavatam 2.7.30, commento
Che significa “perfezionare i divertimenti del Signore con i differenti tipi di devoti”? Dobbiamo portare degli esempi.
Nel Decimo Canto della Srimad-Bhagavatam si narra di una storia accaduta durante l’incarnazione divina di Krishna, disceso personalmente cinquemila anni fa. La madre adottiva, Yasoda, era una devota dal cuore totalmente libero da ogni illusione e attrazione materialistica, e il puro desiderio, che portava con sé da Goloka Vrndavana, era quello di agire come una madre nei confronti di Krishna. Era un desiderio completamente spirituale, tanto che anche Sri Krishna desiderava partecipare agendo come Suo figlio. Dunque ambedue volevano che quella loro relazione si realizzasse e poi continuasse senza disturbi. Un giorno Krishna fece capire a Yasoda chi Egli era veramente, che Egli era il Dio creatore di tutto ciò che esisteva e Yasoda rimase sconcertata, quasi dispiaciuta di fronte a questa realizzazione. Come poteva continuare a essere una madre se suo figlio era il Dio creatore degli universi materiali e spirituali? A quel punto entra in scena yogamaya, la quale fa dimenticare a Yasoda quella visione e rende possibile il prosieguo di una intensa relazione spirituale. Quindi, in un certo senso, in quella specifica circostanza la consapevolezza che Krishna è Dio può essere un disturbo. Abbiamo illustrato una delle funzioni di yogamaya.
Ben diversamente stanno le cose, invece, per quanto riguarda mahamaya. Anche se procede da yogamaya, essa copre la verità e la cela agli occhi dell’ateo, dell’invidioso, del materialista, perché così in fondo egli vuole.
Le gopi e i gopa
D: Prima sono state nominate le gopi e i gopa. Chi sono? e quali sono le loro funzioni nell’economia della vita dei mondi spirituali?
R: Gopa significa pastorello. Sono gli amici di Krishna del Suo periodo giovanile, quando Egli conduce le mucche al pascolo e suona il flauto sulle rive dello Yamuna. Amici cari come Sridhama e Sudama sono due tra le persone più avanzate dell’intera manifestazione cosmica.
Le gopi, invece, sono le amiche più intime di Krishna e le anime più elevate dell’intera creazione. Quelle che apparirebbero ai nostri occhi come delle belle e semplici ragazze di paese, hanno invece realizzato in pieno la coscienza di Sri Krishna e sanno come soddisfare i desideri spirituali più intimi del Signore. Ed Egli, in cambio, le ama più di ogni altra cosa; solo con loro trova l’appagamento più completo. Il Signore stesso dichiara che neanche i più perfetti tra gli yogi, né i più grandi degli intellettuali sono in grado di soddisfarLo quanto le pastorelle di Vrndavana.
Ci sono diversi tipi di gopi; le più “avanzate” sono otto, e sono chiamate parama-prestha-sakhi. Tra loro due, Radharani e Candravali, sono le preferite; tra le due Srimati Radharani è sicuramente la più amata. Ma nel mondo della trascendenza non esiste l’egoistica invidia materiale e tutte le gopi si impegnano per rendere sempre più piacevoli gli scambi d’amore tra Radha e Krishna.
D: E’ un fatto singolare, comunque, che degli uomini possano sentirsi attratti ad agire eternamente in un modo tipicamente femminile, appunto come quello delle pastorelle di Vrndavana.
R: L’amore spirituale non ha nulla a che vedere con le identificazioni fisiche di questo mondo. Nei mondi spirituali noi non siamo uomini o donne come lo siamo qui, non ci sono le stesse differenze. Ciò non vuole dire che non ci siano uomini e donne a Vaikuntha (infatti le gopi sono donne e i gopa uomini), ma i sentimenti spirituali sono totalmente diversi da quelli materiali.
E’ una questione interiore, esemplificata nei grandi e solenni saggi della foresta di Dandaka, i quali desiderarono diventare gopi per gustare la felicità dell’amore e del servizio divino.
D: Prima si parlava di Radharani come della gopi che Krishna predilige. Parliamone.
R: Quando Sri Krishna, Dio, vuole amare ed essere amato in una relazione di amore spirituale, sentimento che sia privo di una qualsiasi traccia di lussuria, attraverso la propria energia interna “crea” la personalità di Radharani; Radha è Krishna stesso, non c’è differenza tra i due. Srila Prabhupada conferma questo punto:
“…Radharani è la controparte del Signore nel (la funzione di) generare piacere, e non è differente da Lui…”
Srimad-Bhagavatam 2.4.20, com¬mento
Questa forma di hladini-sakti genera infinito piacere di tipo spirituale. Dunque perfetto. Radha è la forma più bella e attraente che sia stata mai fatta; Krishna stesso ne è disperatamente attratto.
“…Egli (Krishna) è talvolta chiamato Madana-mohana, (colui che attrae tutti; eppure) certe volte si racconta come impazzisca al cospetto della bellezza di Radharani… e si incanta (a osservare) la bellezza di Radha.”
Srimad-Bhagavatam 3.15.42, commento
Nei pianeti Vaikuntha la più grande attrattiva è Narayana, una delle forme di Krishna, ma a Goloka Vrndavana la bellezza più ammirata e lodata è sicuramente quella di questa amatissima fra le gopi. E quando Radha e Krishna si uniscono nessuno può resistere a tanta meraviglia trascendentale, sicché i santi che hanno la fortuna di poterli vedere non potrebbero mai più, in nessun modo, provare ancora attrazione per le realtà del mondo materiale. Sri Yamunacarya, un grande saggio Vaisnava, diceva che da quando aveva visto la bellezza di Radha e Krishna ogni cosa di questo mondo gli sembrava insulsa e priva di attrattive.
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