D: Ci sono delle teorie ben precise riguardo alla creazione dell’universo materiale e all’apparizione della vita…
R: Hai detto bene, teorie. Diamo un’occhiata al dizionario e vediamo cosa significa questa parola. Dice: “formulazione sistematica di principi filosofici o scientifici: insieme di ipotesi volte a spiegare un determinato fenomeno o un ordine di fenomeni”. Ancora: “opinione, idea, pensiero.”
Ipotesi, dunque, “si pensa che”, “si suppone che”… Ipotesi non comprovate, castelli in aria.
Ma per noi questo non è un problema. Non siamo contrari alle indagini, alle ipotesi, alle ricerche che partono da idee tutt’altro che provate. Ma diciamo che la cosa diventa distruttiva quando le ipotesi sono spacciate come certezze. Di solito le teorie scientifiche vengono di proposito condite con paroloni altisonanti (che per la loro maggior parte non significano proprio nulla) allo scopo di far cadere la gente più ingenua in trappola; e i truffati (contenti di esserlo stato) cominciano a dire: “i nostri scienziati hanno svelato il mistero dell’origine della vita; tutto proviene dalla materia, altro che Dio.” Ma le prove? dove sono? Inesistenti. Tutte supposizioni. Gli scienziati e i filosofi atei sono ancora in alto mare.
D: Ammettiamo che i nostri ricercatori hanno ancora molto da fare prima di svelare i misteri della vita, ma non potete dire che voi teisti siete messi meglio. Certamente i vostri nodi non li avete ancora tutti sciolti.
R: Se ci riferiamo al problema di riuscire a convincere gli altri, sicuramente ciò è vero; ma solo perché non c’è niente di più difficile che far vedere qualcosa, anche la più ovvia, a una persona che non vuole vedere. Provate a svegliare una persona che fa finta di dormire!
Dobbiamo ripeterci: non dobbiamo credere che la prova più convincente dell’esistenza di Dio sia vederlo con gli occhi; se ci aspettiamo questo tipo di conforto dovremo attendere un bel po’. Gli strumenti da utilizzare sono altri. Prendiamo l’aria: può essere vista con gli occhi? No. Perché? Perché i nostri sensi visivi non la percepiscono. Ciò non vuole dire che l’aria non si possa avvertire, ma soltanto che dobbiamo usare altri sensi, il tatto, ad esempio, oppure adoperare la facoltà di induzione, l’intelligenza, in altre parole. Se sporgiamo una mano fuori dal finestrino o se la alziamo in un giorno di vento, sentiremo l’aria scorrere fra le dita; dunque, anche se non la vediamo l’aria esiste. Se respiriamo, con l’aiuto dell’intelligenza capiremo che l’aria deve pur esserci.
Stessa cosa per capire l’esistenza di Dio. L’occhio non è il miglior senso nella percezione spirituale, specialmente al nostro attuale stadio di avanzamento spirituale. Il senso più adatto è l’intelligenza. Esiste qualcosa? Ebbene, una dinamica creativa deve pur esserci stata; niente è mai venuto dal niente. Non vogliamo chiamarla Dio? Fa niente, che venga chiamata come si vuole. L’importante è che cessi l’inganno storico mediante il quale si è fatto credere alla gente di essere giunti alla dimostrazione definitiva che il tutto proviene dal nulla.
D: Una delle nostre teorie non dice che il creato provenga da un nulla, ma che non necessariamente debba provenire da un principio vivente o personale.
E’ possibile spiegare i fenomeni vitali in termini esclusivamente matematici, ed elementi irreali e non scientifici, come ad esempio la fede o la speculazione intellettuale, sono superflui per ottenere una maggiore comprensione dei fenomeni cosmici.
In origine esisteva un aggregato di elementi chimici che, avendo ricevuto un qualche impulso, si sono mescolati fra di loro, e per milioni di anni si sono compressi ed espansi in modo tale da dar luogo a una rivoluzione violenta della loro struttura molecolare. Questa struttura molecolare, variando in modi e leggi a noi per lo più ancora sconosciuti, hanno dato origine dapprima a una forma di vita elementare, che man mano è andata sempre più articolandosi, fino a diventare la complessa macchina psicofisica che oggi è l’uomo.
Per quanto riguarda l’esempio banale ma chiarificatore della scrivania, dobbiamo dire che ci sembra inappropriato. Infatti per raggiungere questo sviluppo di cose sono occorsi milioni e miliardi di anni in situazioni oggi non ricostruibili sulla Terra. Solo in tale maniera la creazione è stata possibile. Certamente una scrivania, nella nostra situazione, non potrebbe mai essere scaturita da ciò che voi chiamate ironicamente (riferendovi alla teoria del Big Bang) il “Bum”.
R: Sembra che voi vogliate spostare il problema di un gradino. Così la questione rischia di non concludersi mai. Si afferma che agli inizi di tutti i tempi c’era una specie di “zuppa cosmica” (conosciuta come cosmic soup), composta dai più disparati elementi chimici, molti dei quali magari a noi ancora sconosciuti. Ma viene da domandare: cosa ci faceva quella brodaglia in quel posto? come è venuta a manifestarsi? da cosa è stata creata? o chi l’ha fatta? è mai possibile che qualcosa sia sempre stato senza un preciso motivo di essere?
E ancora: la materia è un elemento decisamente composto, che ha come sua caratteristica principale la degradazione. Un elemento così non può, a rigore della logica più elementare, essere eterno, proprio perché l’eternità non è una caratteristica sua propria. Dunque questa “cosmic soup” in qualche dato momento deve essere stata creata. Da cosa? anzi, da chi?
Ma poniamo per assurdo che il problema della sua genesi non sia tale e che nella calma cosmica, a un certo punto, qualcosa si sia mosso. Sappiamo tutti che esistono due tipi di movimento: quello meccanico e quello, diciamo, “vitale”: dunque, cosa avrebbe messo in moto quell’immenso cataclisma da cui poi sarebbe spuntata la vita?
Tralasciamo anche quest’altro problema e affrontiamone un altro: da quell’immenso caos primordiale a un certo punto le cose cominciano a quietarsi, nel senso che la creazione comincia a prendere luogo: gli universi, le stelle, il sole, i pianeti. Quest’immenso caos inizia stranamente ad agire per conto proprio come una gigantesca forza creativa con tanto di leggi e idee architettoniche e fisiche di tipo eccezionalmente sofisticato. Come è stato mai possibile tutto ciò? Vi sembra una teoria logica? A nostro parere non lo è.
Al contrario, tutto ciò appare totalmente improbabile, un dogma tra i più spietati che si siano mai conosciuti. E’ come se supponessimo che, avendo lasciato cadere dal terzo piano di un palazzo in modo disordinato migliaia di foglietti con scritte sopra consonanti e vocali, si pretenda che planando in terra la formazione delle lettere dia luogo alla Divina Commedia. Ci sono poche possibilità che ciò accada? Ebbene, esistono le stesse probabilità che l’universo si sia formato in quel modo.
A questo riguardo sentiamo cosa ha detto Srila Prabhupada:
“Il premio Nobel per la fisica Eugene Wigner ha dimostrato che la probabilità che un elemento si riproduca da sé è zero. Giacché la capacità di riprodursi è una delle caratteristiche fondamentali di tutti gli organismi viventi, Wigner conclude affermando che le nostre conoscenze attuali della fisica e della chimica non ci permettono di spiegare i fenomeni della vita. Herbert Yochey ha dimostrato con la teoria dell’informazione che anche una singola molecola codificata, come il citocromo C (per non parlare degli organismi complessi) non sarebbe mai potuta apparire per caso, nemmeno (avendo a disposizione il tempo) dalla creazione della Terra ad oggi. Egli dice: “Dobbiamo concludere che, contrariamente alla versione ufficiale corrente, uno scenario che descriva la genesi della vita sulla Terra per effetto del caso e di cause naturali e che sia fondato sui fatti e non sulla fede, non è stato ancora descritto.”
Li¬fe comes from life, Introduzione.
Una delle ragioni per cui l’ipotesi di una qualsiasi forma vivente su altri pianeti è vigorosamente scartata dalla comunità scientifica moderna, è che lì il fenomeno della vita appare praticamente impossibile. In altre parole, le probabilità che dalla materia possa generarsi un principio vivente sono così recondite che il solo fatto che sia accaduto una volta in un certo luogo rende impossibile che lo stesso miracolo possa avvenire o essere già avvenuto una seconda volta.
Nella materia non c’è vita, non c’è ordine, c’è solo movimento meccanico. Dov’è la vita?
Da ciò deduciamo che è molto più facile dimostrare che Dio esiste piuttosto che il contrario.
La fede
D: E’ comunque un dato di fatto storico che le religioni si fondano sulla fede, e che una qualsiasi realizzazione in quel campo sia impossibile senza questo mezzo tanto discutibile.
R: Tratteremo della fede nel capitolo che riguarda la bhakti. Va detto, comunque, che contrariamente ad altre tradizioni religiose il sistema vedico non attribuisce eccessiva importanza alla fede (cioè al sentimento che ci induce ad accettare anche senza una prova determinante): la conoscenza teorica e la pratica dei principi dello yoga sono ben più importanti, e la fede non è che un elemento consequenziale. La fede non sorretta dalla conoscenza (jnana) e dalla realizzazione che risulta dalla pratica (vijnana), è fede cieca, un tipo di sentimento spesso criticato in modo esplicito nei Veda. Srila Prabhupada lo conferma.
Bhagavad-gita 17.2, commento
Quando si parla di Dio si usa sempre l’espressione “credere in Dio”. E’ proprio il concetto che si deduce da questa frase che ha causato i più grandi disastri per la religione nel corso della storia.
D: Perché?
R: Perché una persona ha necessità di credere in qualcosa quando non la conosce. Se la conoscesse non avrebbe bisogno di crederci; ne sarebbe certo. Credere significa accettare qualcosa pur senza averne la certezza matematica. La necessità di credere in Dio viene dall’ignoranza. L’espressione “credere in Dio” sembra coniata dagli stessi atei, in modo da ridurre la religione, che è la scienza della trascendenza, a semplice folklore popolare, necessario ad abbrutire la coscienza della gente. Solo l’ignorante ha bisogno di credere. Chi conosce non ne sente la necessità, perché vede l’oggetto della sua devozione davanti a sé in ogni momento.
Le prime caratteristiche divine
D: Cominciamo a parlare delle caratteristiche di Dio. E’ un’essenza spirituale impersonale e indefinibile? o è invece una persona della stessa natura, cioè spirituale? o forse è solo un’idea? ancora, la sua esistenza personale è immersa e nullificata negli elementi di questo mondo?
R: Innanzitutto è importante premettere che descrivere Krishna nella sua totalità è impossibile, in quanto la Sua qualità di Essere Infinito non ci permetterà mai di giungere al limite delle Sue qualità. Si vada infatti a leggere il Caitanya-Caritamrta,
Adi-lila, 10.163 e 5.234
dove è detto che nessuno può giungere al limite delle caratteristiche divine. Ma ciò non significa che di lui non si possa dire nulla. Al contrario le scritture vediche sono colme di descrizioni a questo riguardo.
Per cominciare, ci rifaremo alla Bhagavad-gita, dove Arjuna, rivolgendosi a Sri Krishna, dice:
param brahma param dhama
pavitram paramam bhavan
purusam sasvatam divyam
adi-devam ajam vibhum
“Tu sei la Suprema Personalità di Dio, la Dimora Ultima, il più Puro, la Verità Assoluta. Tu sei la Persona Eterna, Trascendentale e Originale, il Non-nato, il più Grande….”
Cap.10 verso 12
La Suprema Personalità di Dio, param brahma: fra tutte le forme che assume, Sri Krishna è l’espressione massima della divinità, l’Essere Spirituale Supremo, oltre il quale non esiste niente e nessuno. La Dimora Ultima, param dhama: in quanto tutto proviene ed è destinato a tornare a Lui.
Il più Puro, pavitram: l’energia materiale, fonte di ignoranza, non può mai toccarlo e neppure avvicinarsi a Lui, e ciò vale anche per coloro che gli si trovano accanto, le anime liberate. Il Supremo, paramam: non c’è nulla al di sopra di Lui, tutto gli è subordinato. La Persona, il Procreatore, Purusam: Dio non è un’entità astratta o una bella idea. E’ una persona, non come noi, bensì è una Persona Assoluta, libera da ogni deviazione dal sentiero di ciò che è vero. L’Originale, sasvatam: da Lui tutto proviene, e anche se potrebbe sembrare il contrario, nulla in realtà è mai separato da Lui.
Il Trascendentale, divyam: il termine trascendentale si riferisce a qualcosa che è al di là della natura materiale, che trascende questo universo e le sue logiche perverse. Dunque Dio non è un prodotto di questo mondo, né un’idea partorita dalla fervida mente di qualcuno: Egli sempre esiste in un mondo situato al di là della materia. Il Signore Primordiale, adi-devam: all’inizio nulla esisteva all’infuori di Lui;
Vedi Srimad-Bhagavatam 3.29.14, commento e innumerevoli altri riferimenti
prima di ogni inizio esisteva solo Lui. Il Non-nato, ajam: e mentre tutto deve a Lui la propria esistenza, Krishna non è mai nato; è eternamente esistente nel passato e nel futuro. Il più Grande, vibhum: per tutte le ragioni sopramenzionate, solo Lui è l’entità eccelsa.
Ma le qualità appena elencate sono solo degli accenni. Sri Ananta afferma che di Dio si potrebbe parlare all’infinito senza ripetere la stessa cosa per due volte.
Prendiamo un altro verso della Srimad-Bhagavatam , che dice:
vadanti tat tattva-vidas
tattvam yaj jnanam advayam
brahmeti paramatmeti
bhagavan iti sabdyate
“I trascendentalisti eruditi che conoscono la Verità Assoluta chiamano questa sostanza nonduale Brahman, Paramatma o Bhagavan.”
SB 1.2.11
Il termine advaya è senz’altro significativo: nonduale, cioè completamente spirituale. Nella struttura essenziale divina non esiste, come nel nostro caso, il conflitto tra materia e spirito: no, è totalmente spirituale. Contrariamente alle affermazioni dei monisti, è sbagliato dire che Dio non ha differenziazioni quantitative in sé, tanto che viene affermato che la Verità Assoluta possiede tre aspetti, tutte Sue caratteristiche intrinseche, che sono Brahman, Paramatma e Bhagavan.
Per capire questi tre aspetti divini ci facciamo aiutare da Prabhupada stesso. Nella spiegazione al verso appena citato, dice:
“…Brahman, Paramatma e Bhagavan sono qualitativamente uno e lo stesso. La stessa sostanza è realizzata come Brahman impersonale dagli studenti delle Upanisad, come il Paramatma localizzato dagli yogi e come Bhagavan dai devoti…”
In altre parole, Brahman è l’aspetto impersonale del Signore, la sua luce corporea, in cui gli impersonalisti ambiscono di immergersi e perdersi. Paramatma è l’aspetto localizzato, cioè la forma di Dio che entra nel cuore di ogni entità vivente e la accompagna nell’avventuroso viaggio in questo mondo. Bhagavan è, infine, il suo aspetto personale, il massimo grado di realizzazione spirituale possibile. Srila Prabhupada fa l’esempio del sole: Brahman sono i raggi del sole, Paramatma il globo solare e Bhagavan il Dio che governa l’astro.
Dunque Egli è la Persona Suprema e Assoluta, piena di potenze infinite che mai, in nessuna circostanza, possono subire decurtazioni.
Dio, Krishna o Visnu, ha infinite energie, ma possono essere divise in tre parti, e cioè:
1. antaranga-sakti, l’energia spirituale,
2. bahiranga-sakti, l’energia materiale,
3. tatastha-sakti, l’energia marginale.
Ognuna di queste può essere chiamata in numerosi altri modi.
L’energia spirituale è anche chiamata energia superiore, cit-sakti, para-prakrti, e via dicendo; l’energia materiale è detta energia inferiore, apara-prakrti, maya-sakti, eccetera; mentre ulteriori appellativi per l’energia marginale sono jiva-sakti e altri.
Energie utilizzate per la creazione
D: E’ noto che i Veda sono molto prodighi di dettagli quando si tratta di spiegare come la Personalità Originale si espande per generare gli universi. Puoi parlarci del meccanismo creativo?
R: Per non rischiare di essere poco chiari, prenderemo spunto dal Caitanya Caritamrta.
Adi-lila, capitolo 5
L’argomento verrà poi ripreso dai capitoli precedenti con dettagli aggiuntivi.
Abbiamo già detto che la Persona Originale è Sri Krishna; nulla esiste prima di Lui, niente Gli è superiore. Ma non desiderando rimanere solo, si espande nella Sua prima forma, chiamata Balarama. Questa è la personalità divina grazie alla quale è possibile l’esistenza della gioia e della varietà nella creazione. “Balarama è il Suo secondo corpo,” dice Krishnadasa, l’autore della Caitanya Caritamrta, “sono la stessa persona. Differiscono solo nella forma (del corpo)…”
Balarama assume a sua volta altre cinque forme, tutte personalità divine, tra cui Sankarsana.
Adi-lila 5.8
Le altre quattro sono specificate nel Caitanya Caritamrta, Adi-lila 5.10. Ognuna ha funzioni specifiche nella creazione e nel mantenimento del cosmo spirituale e materiale.
Dal corpo trascendentale di Sankarsana scaturisce, poi, un’altra forma spirituale, Maha-sankarsana, responsabile del mantenimento dell’esistenza dei pianeti spirituali. Qui l’energia materiale è sempre assente.
Fuori dei pianeti spirituali c’è la manifestazione impersonale di Sri Krishna, conosciuta come Brahma-loka (chiamata anche Brahman, Brahmajyoti, eccetera), che è la luce sfolgorante che emana dal Suo corpo spirituale.
Oltre questa, esiste un’altra dimensione, tecnicamente chiamata Karana-samudra, l’oceano delle cause, in quanto sarà da lì che le anime individuali e l’energia materiale “nasceranno”.
In questo Karana-samudra, Maha-Visnu, l’espansione di Sankarsana, si sdraia, osserva l’energia materiale ancora latente e inespressiva, e grazie a un riflesso del Suo corpo trascendentale si amalgama dentro gli elementi materiali.
Simili a bolle di sapone, dai pori della Sua pelle sono emanati gli universi materiali, che sono internamente vuoti. Appena questi globi a forma ovoidale vengono ad esistenza, cominciano a crescere fino ad arrivare alla dimensione attuale.
All’interno di ognuno di questi universi, Maha-Visnu (chiamato anche Karanodakasayi-Visnu) si sdoppia in un’altra forma, chiamata Garbhodakasayi-Visnu, e vi entra.
Nel momento in cui questa personalità divina penetra nel vuoto universale, provvede subito a riempirlo per metà di acqua, creando un’immensa distesa liquida chiamata “Oceano di Garbhodaka”. E’ lì che il Visnu universale si sdraia e dal suo ombelico spunta un fiore di loto dove, grazie ai Suoi poteri mistici che non conoscono limitazioni in qualsiasi luogo Egli si trovi, nasce Brahma, il primo essere del creato.
Srimad-Bhagavatam 1.3, versi vari
Brahma apre gli occhi per la prima volta e si trova in una vasta cavità buia, e non sa rendersi conto di chi egli sia, di dove si trovi, e quale possa essere la sua funzione. Quel buio tenebroso, colmo di minacce, gli incute profondo timore; desidera solo sapere le ragioni di tutto ciò. E’ solo dopo lunghe e difficili austerità che riesce a capire le ragioni della sua esistenza e il gravoso compito che lo attende, quello cioè di costruire i mondi dell’universo materiale.
Ricevuto il potere necessario da Visnu, Brahma costruisce tre sistemi planetari, chiamati Svarga-loka (il superiore), Bhuvar-loka (il mediano) e Bhur-loka (l’inferiore). Il nostro pianeta Terra è parte del sistema planetario mediano.
Da Garbhodakasayi-Visnu emana un terzo Visnu, Ksirodakasayi-Visnu, così chiamato perché risiede in un pianeta dove c’è un oceano di latte. Egli è l’origine della personalità divina chiamata Paramatma. Come tutti sanno, esistono due tipi di realtà materiali: la materia organica e la materia inorganica. La prima è quella in cui risiede la vita, a partire dalle forme più elevate fino alla cellula più piccola. Paramatma penetra all’interno di tutte queste forme viventi e aiuta la jiva a sviluppare la sua originale coscienza spirituale. Bisogna altresì aggiungere che Paramatma entra anche nella materia inorganica, quella senza vita, ma con caratteristiche e funzioni diverse; in ogni atomo Egli è l’energia nucleare e la coesione atomica che rende possibile l’esistenza di tutto ciò che è nell’universo in cui viviamo. Dunque questo aspetto energetico e impersonale del Paramatma ha il compito di mantenere la manifestazione cosmica.
Ksirodakasayi-Visnu è anche l’origine di tutta una serie di incarnazioni. Da Lui, infatti, procedono incarnazioni come Matsya, Nrsimha, Varaha, Rama e altri. Dalla fervida fantasia di Brahma provengono anche tutti i corpi delle specie viventi che popolano i vari pianeti.
Questo è in breve e in modo semplificato il processo creativo esposto nei Veda.
Perché creare?
D: Se esiste ed è sempre esistito un mondo perfetto dove tutto è eterno e dove Krishna, o Dio, vive con i suoi innumerevoli compagni, cosa lo ha spinto a creare il mondo materiale e implicitamente le premesse per la caduta delle jiva?
R: Come vedremo meglio in seguito, il mondo materiale esiste per far sì che il sentimento massimo, e cioè l’amore spirituale, possa nascere ed evolversi nel modo giusto.
L’amore è tale solo se è libero e spontaneo. Non c’è ombra di dubbio sul fatto che Krishna voglia amare e essere amato, per cui lascia liberi le jiva di scegliere. Qualora qualcuna scegliesse di allontanarsi da Lui, l’energia materiale crea una dimensione in cui possa andare e vivere secondo i propri desideri. Questo è l’unico luogo in cui può avere le proprie soddisfazioni e ultimamente la liberazione.
Dunque il mondo materiale, per quanto colmo di elementi negativi, diviene necessario alla crescita spirituale di chi non scelga direttamente di andare vivere nei pianeti trascendentali. E’ evidente che solo dopo essere passate attraverso numerose esperienze in questo mondo le jiva decidono che la loro scelta di allontanarsi dal mondo che si confà alla loro natura spirituale è stata malsana.
Il Dio delle diverse religioni
D: Ci sono molte religioni nel mondo tra le quali il cristianesimo e l’islamismo sono quelle più conosciute, non potendo considerarsi il buddhismo una religione vera e propria. Secondo i Veda in esse sono proposte altre divinità o si tratta dello stesso Essere Supremo?
R: Esiste un Dio solo: come potrebbero religioni veramente ispirate dal Divino proporne di differenti? Prabhupada diceva spesso che esiste un solo Dio, e dunque una sola religione. Nel suo libro “Science of Self Realization”, egli afferma addirittura che il nome “Cristo” proviene dal sanscrito Krishna;
Cap. 4
in altre parti conferma che egli, Gesù, era un avatara, un’anima liberata arrivata dal mondo spirituale per spezzare le catene che imprigionavano gli altri figli di Dio e condurli lontano dall’ignoranza. E diceva lo stesso di Maometto, così come del Buddha.
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