Il sannyasa danda è spezzato

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Chaitanya si fermò anche sulla strada fuori da Bhubaneswar ai templi di Shiva chiamati Jalesvara e Kapotesvara vicino al fiume Bhargavi. Il fiume Bhargavi (conosciuto anche come Kancha Nadi o “fiume d’oro”) è considerato una manifestazione del sacro fiume Yamuna, che è la figlia di Surya (che è chiamato talvolta Bharga o Kalinda). La Chaitanya charitamrita si riferisce a questo fiume chiamandolo Bharginadi. A Brahmagiri la Bhargavi scorre vicino al tempio di Alarnatha, e nel giorno di Krishna Janmastami vi viene celebrato il festival chiamato Maha Yamuna Snana (al Mangala ghat). Si dice che anche Chaitanya partecipò a questo festival.

I Gaudiya Vaishnava si riferiscono al fiume Bhargavi chiamandolo Dandabhanga Nadi, poiché secondo la loro tradizione in questo fiume (vicino a Chandanpur, pochi chilometri prima di Puri) Chaitanya gettò i pezzi del suo bastone di sannyasi dopo che Nityananda l’ebbe spezzato (secondo alcune versioni, fu Nityananda stesso a gettare i pezzi nel fiume dopo aver rotto il bastone).

Le biografie raccontano che mentre Chaitanya camminava con lena, Nityananda e Jagadananda, che portavano il sannyasi danda di Chaitanya, erano rimasti parecchio indietro. Jagadananda si allontanò per raccogliere un po’ di cibo in elemosina, lasciando il

danda a Nityananda, ma in sua assenza Nityananda ruppe il bastone in tre pezzi. Perplesso, Jagadananda raccolse i pezzi e li mostrò a Chaitanya quando lo raggiunse. Chaitanya ne fu molto turbato e decise che da quel momento in poi avrebbe viaggiato da solo. Secondo il diario di Murari Gupta, Chaitanya fece il bagno in quel fiume, che è glorificato come estremamente potente (maha viryavatim).

Secondo la Chaitanya charitamrita di Krishnadasa, il Chaitanya chandrodaya di Sarvabhauma e il Chaitanya Bhagavata di Vrindavana Dasa, questo particolare episodio è molto significativo per la relazione di Chaitanya con Krishna e per l’evoluzione della sua bhava (emozione devozionale). E’ detto che il bambù è molto caro al Signore, e così come Krishna teneva sempre con sé il flauto, Rama lo usava come arco e Chaitanya lo portava come bastone da sannyasi.

Si dice anche che spezzando il bastone di sannyasa, Nityananda stava affermando che Chaitanya non aveva bisogno di seguire rigidamente le regole dell’ordine di sannyasa, poiché era totalmente trascendentale a quelle restrizioni. Ciò che è confermato anche da uno sloka citato da Chaitanya in un’altra occasione (durante la celebrazione del kirtana al Ratha yatra a Puri): naham vipro na cha nara patir napi vaisyo na sudro, naham varni na cha griha patir no vana stho yatir va, kintu prodyan nikhila paramananda purnamritabdher, gopi bhartuh pada kamalayor dasa dasa anudasa, “Non sono un brahmana, non sono uno kshatriya, non sono un vaisya o un sudra. Non sono un brahmachari, o un grihastha, un vanaprastha e nemmeno un sannyasi. Sono piuttosto il servitore del servitore di chi serve i piedi di loto del Signore delle gopi, che è l’oceano di nettare, la suprema felicità trascendentale, lo splendore universale.”

E’ interessante notare che il compagno più importante di Chaitanya, Nityananda (indicato dai teologi Gaudiya come la manifestazione diretta di Sankarshana Balarama) scelse di spezzare il bastone vicino al tempio di Shiva Kapotesvara. Lo Skanda purana afferma che quando il re Indradyumna arrivò a Purushottama kshetra per la prima volta, visitò innanzitutto questo tempio. Parleremo ancora di questo episodio nella sezione sull’apparizione

di Jagannatha e sulla storia del re Indradyumna. La tradizione locale afferma che Mahadeva si impegnò qui nell’austerità per ottenere la benedizione di Hari e digiunò tanto (nutrendosi solo di vento) che il suo corpo si era ridotto alle dimensioni di una colomba (kapota). Hari fu soddisfatto dalle austerità di Shiva e stabilì che quel luogo gli appartenesse e fosse dedicato alla sua adorazione. E’ detto che l’area di Kapotesvara dhama era pieno di erbe taglienti e nessuno vi poteva vivere.

D’altra parte, il Ramayana racconta che Ramachandra attraversò insieme a Sita Devi e Lakshmana in questa foresta dove Shiva Mahadeva giocava con Parvati; per modestia Shiva e Parvati si trasformarono in due colombe e volarono via tra gli alberi. Si dice che Chaitanya visitò questo tempio per offrirvi il suo rispetto a Mahadeva. Questo è il luogo dove abbiamo stabilito il nostro Jagannatha Vallabha Vedic Research Center.

I Gaudiya Vaishnava offrono ulteriori elaborazioni su questo particolare lila del danda bhanga (“bastone spezzato”) in riferimento al Bhagavata purana, verso 3.14.35, parlando di Shiva come nyasta danda (“colui che distrusse il danda”) e dhrta danda (“colui che porta il danda”), intendendo che con questo atto Nityananda spezzò la separazione tra Madhava e Uma Madhava, cioè tra Hari e Hara. E’ interessante notare che anche Sarvabhauma nelle sue preghiere si rivolge a Chaitanya come colui che regge e che spezza il danda. Oltre al significato ordinario di “bastone”, il termine danda contiene il significato di controllo e punizione, proprio come lo scettro di Yamaraja e degli antichi re.

Il Chaitanya mangala offre un’elaborazione diversa di questo importante evento. Secondo la sua versione, Nityananda non era contento del fatto che Chaitanya avesse preso sannyasa; aveva visto il dolore causato da quella scelta a madre Saci e a tutti i compagni di Nimai a Navadvipa, e non gradiva l’idea che in quanto sannyasi, Chaitanya avrebbe dovuto astenersi da qualsiasi forma di cura fisica, conforto e piacere, e impegnarsi in ogni genere di austerità e difficoltà. Per questa ragione Nityananda sfogò la sua collera sul danda, e lo ruppe piegandolo sopra la propria gamba. Rendendosi conto che probabilmente Chaitanya avrebbe disapprovato la sua azione, Nityananda rimase indietro, finché non fu affrontato da Chaitanya, che esigeva una spiegazione. In effetti Chaitanya ne fu molto irritato, e disse che il danda di un sannyasi è la dimora di tutti i Deva, e distruggerlo era stata un’azione infantile e inutile, che non sarebbe stata apprezzata dalla gente in generale. Nityananda rispose, “Non mi interessano le regole. E non mi piaceva che tu ti portassi in spalla il danda con tutti i Deva sopra; questo metteva i Deva nella scomoda posizione di commettere un’offesa nei tuoi confronti. Ma soprattutto non potevo sopportare il dolore che il tuo danda stava causando ai tuoi devoti – come una spina nel loro cuore.”

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