Vinata ingannata da Kadru
Quando la notte fu passata e il sole sorto all’orizzonte le due sorelle Kadru e Vinata si destarono. Era il giorno della loro scommessa, presto avrebbero saputo chi l’aveva vinta. Dopo aver svolto doverosamente le loro pratiche religiose, si diressero di gran fretta a vedere il grande cavallo Uchchaishravas da vicino.
Durante la strada passarono sopra l’Oceano, il grande ricettacolo di acque, vasto e profondo, che ruggiva con grande forza, popolato da pesci grandi abbastanza da poter ingoiare le balene, dove abbondavano i makara . Li’ vivevano creature di varie forrme a migliaia e milioni. Per gli esseri umani non era possibile accedere a quell’oceano perche’ pullulava di tanti animali acquatici feroci, che avevano forme mostruose, scure e spaventose. C’erano anche inumerevoli tartarughe e coccodrilli. Ma si trovano anche grandissime miniere piene di ogni tipo di gemme.
C’e’ la casa di Varuna , l’eccellente residenza dei Naga, la dimora del fuoco sotterraneo, il rifugio degli Asura, il terrore di tutte le creature. Questo oceano e’ una smisurata riserva di acqua e per sempre immutabile. L’oceano e’ santo, da’ beneficio ai Deva ed e’ la grande sorgente del nettare. E’ senza limiti, inconcepibile, sacro e meraviglioso. E’ scuro, incute terrore con i suoni provocati dalle creature acquatiche, suoni simili a un ruggito ed e’ agitato da giganteschi mulinelli, che impauriscono tutte le creature.
Mosso dai venti che soffiano dalle sue rive e sollevando enormi cavalloni, agitato e disturbato, pare che danzi ovunque con le mani sollevate rappresentate dalle sue onde. Pieno di flutti rigonfi causati dalle fasi lunari, li’ nasce il genitore della grande conchiglia di Vasudeva chiamata Pancajanya. In passato le sue acque furono agitate dall’onnipotente Signore Govinda quando assunse la forma di un cinghiale allo scopo di risollevare la Terra sprofondata negli abissi dell’oceano. Il suo letto e’ piu’ in profondita’ delle regioni inferiori e nessuno pote’ capire dove fosse ne’ come arrivarci, neanche Rishi del calibro di Atri che pure possedevano grandi poteri mistici. Atri stesso cerco’ per cento anni ma non trovo’ la profondita’ finale dell’oceano.
Questo oceano diviene il letto di Vishnu dall’ombelico di loto quando al termine di ogni Yuga gioisce del Suo yoga-nidra, il sonno profondo sotto l’incantesimo della meditazione spirituale. E’ il rifugio di Mainaka quando ha paura del fulmine e dove gli Asura si rifugiano quando sono sopraffatti dai Deva in battaglie feroci. Quest’acqua puo’ essere offerta come il burro del sacrificio al fuoco divampante che proviene dalla bocca di Varava . E’ illimitato, vasto, immisurabile ed e’ il signore di tutte le distese d’acqua.
Kadru e Vinata videro che dentro l’oceano entravano fiumi enormi a migliaia, con incedere arrogante, come competitori amorosi, ciascuno desiderosi di un incontro. Le due sorelle videro che l’acqua era sempre abbondante e che le sue onde parevano danzare.
In quello stesso momento i serpenti si stavano riunendo e giunsero alla conclusione che era meglio fare cio’ che la madre aveva chiesto.
“Se lei perde la liberta’ a causa del nostro rifiuto ci brucera’ vivi tutti con la sua rabbia. Se invece la accontentiamo puo’ darsi che ritiri la terribile maledizione che ci ha gia’ lanciato,” si dissero.
E conclusero:
“Dobbiamo far si’ che la coda del cavallo diventi nera.”
Cosi’ detto, si recarono dallo stallone celestiale, videro che era completamente bianco e divennero tanti peli neri nella sua coda.
Intanto Kadru e Vinata stavano ancora sorvolando l’oceano in direzione di quel meraviglioso puledro.
In breve tempo giunsero nell’isola e si affrettarono ad andare a vedere Uchchaishravas. Cosi’ appurarono che egli aveva si’ il corpo completamente bianco come i raggi della Luna ma aveva peli neri nella coda.
A quel punto Kadru disse:
“Cara sorella, hai perso la scommessa. Anche se e’ stato un gioco una scommessa e’ sempre una cosa seria. Ora devi metterti al mio servizio per il resto della tua vita.”
Persa la scommessa e la liberta’, Vinata divenne molto triste ma accetto’ il suo destino.
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