Il Sacrificio dei Serpenti – Sringin maledice Pariksit

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Sringin maledice Pariksit
Quel Rishi aveva un figlio di nome Sringin, giovane ma gia’ dotato di poteri mistici, rigido nelle sue austerita’, rabbioso e difficile da appacificare. Egli venerava il suo precettore con grande attenzione e rispetto servendolo mentre era seduto comodamente su un seggio rialzato e intento al benessere di tutte le entita’ viventi.
Quel giorno il Guru ordino’ a Sringin di tornare a casa. Dopo avergli offerto rispettosi omaggi, egli lascio’ l’asrama e si incammino’.
Mentre era di ritorno incontro’ un amico di nome Krisa che era il figlio di un altro saggio e, giocando e prendendolo in giro, disse:
“Non essere cosi’ orgoglioso di te stesso, Sringin, perche’ sebbene tu sia un asceta e possiedi poteri mistici tuo padre porta al collo un serpente morto. Non dovresti neanche piu’ parlarci, a noi che siamo figli di Rishi, che conosciamo la verita’, che pratichiamo severe penitenze e che abbiamo ottenuto il successo. Che tipo di uomo sei tu che, pur parlando in maniera roboante, tolleri che tuo padre porti al collo la carcassa di un animale? Il tuo genitore non ha fatto nulla per meritare questo trattamento ed e’ per questo che mi dispiace tanto quanto se la punizione fosse stata inflitta a me. Ma tu che stai facendo al riguardo?”
Mentre ascoltava queste parole del suo amico il potente Sringin senti’ la rabbia crescergli in petto ma cerco’ di controllarla. Guardando a Krisa e dicendo parole con tono moderato chiese:
“Per favore dimmi, perche’ mio padre ha il cadavere di un serpente attorno al collo?”
Krisa rispose:
“Re Pariksit stava vagando per la foresta a caccia ed e’ stato lui a commettere quell’ingiuria contro il tuo venerabile genitore.”
Sringin chiese:
“Che torto ha fatto mio padre a quel malvagio monarca? Amico mio, dimmi tutto cio’ che sai e poi osserverai il potere del mio ascetismo.”
Krisa rispose:
“Il re Pariksit, il figlio di Abhimanyu, mentre era a caccia, colpi’ con una freccia un cervo ma non lo uccise. Pur gravemente ferito l’animale fuggi’ nella foresta e lui lo insegui’ affannosamente. Poi lo perse di vista a causa della densita’ della foresta. Cosi’ giunse nelle vicinanze dell’eremo dove tuo padre stava meditando e osservando il voto del silenzio. Oppresso dalla fame, dalla sete e dalla fatica, Pariksit gli chiese ripetutamente se avesse visto passare il cervo ma tuo padre non rispose. Seduto senza fare il minimo movimento, non disse nulla. Persa la pazienza, il re colse da terra il cadavere di un serpente con l’estremita’ del suo arco e glielo pose sulle spalle. Oh Sringin, tuo padre e’ ancora in quelle condizioni, da allora non si e’ mosso. E Pariksit e’ tornato ad Hastinapura .”
A quelle parole gli occhi del figlio di Samika Rishi divennero rossi come le fiamme. Dal petto sali’ una rabbia violenta e incontrollabile. Toccando acqua il giovane ma poderoso Sringin disse:
“Quel vile e peccaminoso monarca che ha posto un serpente morto sulle spalle di mio padre, che e’ magro e anziano, quell’uomo che prova piacere a insultare i Brahmana, quell’uomo che offusca la fama dei Kuru, in sette notti sara’ condotto nelle regioni di Yama dal serpente Takshaka, stimolato dalla forza delle mie parole.”
Dopo aver maledetto il re in un eccesso di rabbia, Sringin si affretto’ a tornare da suo padre e vide che stava ancora seduto nel recinto con il serpente morto sulle spalle. Vedendolo per la prima volta in quelle condizioni, la sua ira divampo’ di nuovo. Versando lacrime di dolore e di vergogna Sringin disse:
“Padre, prima ancora di giungere qui sono stato informato di questa tua disgrazia da un amico. Chi ti ha insultato e’ il re Pariksit. Ma ti ho gia’ vendicato. Tra sette giorni a partire da oggi lui perira’ morso dal serpente Takshaka, il signore dei serpenti, che lo mandera’ nell’orribile dimora della morte.”
Il Rishi Samika rispose all’infuriato figlio:
“Uccidendo il re tu hai creduto di farmi contento ma non lo sono affatto. Un asceta non dovrebbe mai agire in questo modo. Noi viviamo nel regno di questo grande reggente e da lui siamo protetti in modo perfetto. Il suo comportamento e’ sempre stato virtuoso. Qualsiasi cosa lui faccia che a noi non piaccia dovremmo sempre perdonarlo. Se tu distruggi il dharma , il dharma distruggera’ te. Se non avessimo un re che ci protegge le cose si metterebbero molto male per noi. Non potremmo eseguire i nostri riti religiosi come vogliamo, che sono secondo le ingiunzioni scritturali. Protetti da questi regnanti virtuosi noi otteniamo grandi meriti e loro ne hanno diritto a una parte. Percio’ essi devono essere sempre perdonati.
“Pariksit, come il suo bisnonno Pandu, ci protegge perfettamente come un re deve proteggere i suoi sudditi. Lui era affaticato e oppresso dalla fame e dalla sete. Ha fatto questo perche’ non sapeva che stavo esservando il voto del silenzio.
“E ora quale sara’ il risultato della tua reazione? Una nazione senza re soffre. Il re punisce gli offensori ed e’ la paura della punizione che conduce alla pace. Cosi’ la gente fa il proprio dovere ed esegue i propri doveri indisturbata. Il re stabilisce la religione e il regno del paradiso. Protegge i sacrifici dai disturbi e sono proprio quei sacrifici indirizzati alla soddisfazione degli Dei a far si’ che la pioggia sia generata, e dalla pioggia i grani e le erbe sono prodotti, che sono vitali all’uomo. Manu dice, un buon re e’ uguale in importanza a dieci sacerdoti che studiano i Veda.
“Affaticato e oppresso dalla sete, Pariksit si e’ comportato in quel modo solo perche’ ignorava che stavo osservando il voto del silenzio. Perche’ lo hai maledetto? E’ stato un atto infantile e precipitoso. Il re non merita di essere punito in questo modo.”
Sringin replico’ a suo padre:
“Che il mio sia stato un atto precipitoso o ingiusto, che ti sia piaciuto o no, a questo punto non importa. Le parole che ho pronunciato non falliranno. Padre, una maledizione deve sempre avverarsi. Io non ho mai detto una falsita’ neanche per scherzo.”
Il saggio Samika rispose a suo figlio:
“Io so che hai grandi capacita’ mistiche e che non dici mai il falso. Non hai mai detto una bugia e percio’ la maledizione che hai pronunciato si avverera’. Il padre deve sempre dare buoni consigli al figlio, anche quando ottiene la maggiore eta’. In questo modo puo’ ottenere le cose piu’ desiderabili nella vita. Tu sei ancora un ragazzo e per molto ancora avrai bisogno di consigli. Tu sei sempre impegnato in pratiche ascetiche che spesso generano rabbia. Tu sei mio figlio e ancora in eta’ minore, per cui ti do’ i seguenti consigli:
“Vivi sempre incline alla pace, mangia frutta e radici della foresta. Uccidi questa tua rabbia e non distruggere gli effetti delle tue ascesi in questo modo. Ad ogni maledizione che lanci i risultati delle ascesi diminuiscono considerevolmente. La rabbia sempre diminuisce la virtu’ che gli asceti acquisiscono con grande fatica. E coloro che sono privi di virtu’ non ottengono mai i pianeti superiori.
“Gli asceti raggiungono il successo essendo pacifici e perdonando qualsiasi offesa viene loro rivolta. Pertanto sviluppa nella tua indole la qualita’ del perdono e conquista le tue passioni. Cosi dovresti sempre vivere. Con il perdono otterrai i mondi che sono persino al di la’ della capacita’ di ottenimento di Brahma.”
Dopo aver istruito Sringin sui princpi della vita virtuosa, Samika penso’:
“Mio figlio ha maledetto il re. Devo fare qualcosa. Non posso lasciare che cio’ accada senza almeno avvertire. Mandero’qualcuno dal re Pariskit per dirgli:
“O monarca, tu sei stato maledetto da mio figlio. Ha visto che hai posto la carcassa di un serpente sulle mie spalle e in un impeto di rabbia ti ha maledetto. Sebbene sia giovane e con un intelletto immaturo possiede poteri mistici e non ci sono dubbi che la sua maledizione si avverera’.”
Il grande asceta, mosso da un sentimento di gentilezza, istrui’ un discepolo di nome Gaurmukha e gli consegno’ un messaggio da dare a Pariksit.
Gaurmukha era giovane e aveva buone maniere. Su richiesta di Samika si reco’ a Hastinapura.
Dopo aver inviato notizia del suo arrivo attraverso i servitore che stavano ai cancelli, egli entro’ nel palazzo reale.
Il dvija Gaurmukha fu venerato dal monarca. E dopo aver riposato per un po’ a causa del lungo viaggio, riferi’ il messaggio al re in presenza dei ministri.
Gaurmukha disse:
“Oh re dei re, c’e’ un Rishi, Samika di nome, che e’ un’anima nobile, che ha le sue passioni sotto controllo completo, che e’ pacifico, dedito a devozioni ascetiche e che vive nel tuo regno. Un giorno tu sei arrivato al suo eremo, eri stanco, assetato e affamato. Gli hai ripetutamente rivolto delle domande ma lui non ti ha risposto perche’ stava osservando il voto del silenzio. A quel punto gli hai posto sulle spalle la carcassa di un serpente.
“Samika ti ha subito perdonato ma suo figlio non e’ stato capace di fare altrettanto e, senza che Samika lo sapesse, ti ha maledetto. Fra sette giorni il serpente Takshaka causera’ la tua morte. Samika gli ha ripetutamente chiesto di salvarti la vita ma non e’ possibile. Siccome non e’ riuscito a pacificare la rabbia di Sringin mi ha mandato ad avvisarti.”
Re Pariksit ascolto’ attentamente quelle parole e ricordo’ l’atto indegno compiuto. Il pensiero di cio’ che aveva fatto lo fece sentire sinceramente mortificato.
Solo in quel momento venne a sapere la ragione per cui l’abitante della foresta non gli aveva risposto. Ciononostante, Pariksit penso’, egli manda un discepolo ad avertirlo del pericolo incombente. Apprezzo’ molto la sua nobilta’ d’animo e, considerando l’atto peccaminoso compiuto, Pariksit si penti’ amaramente. Non si senti’ amareggiato per la sua sorte ma solamente per l’offesa arrecata.
Congedo’ Gaurmukha dicendo:
“Che il venerabile saggio Samika sia sempre gentile nei miei confronti.”
Non appena Gaurmukha fu partito, riuni’ immediatamente i ministri. Essendosi consultato con loro fece costruire un palazzo eretto su un’unica colonna. C’erano guardie ovunque e per la sua protezione furono portate nel posto molti dottori e una gran quantita’ di medicine. Inoltre fece arrivare numerosi Brahmana esperti di mantra curativi.
Cosi’ protetto da tutte le parti, Pariksit continuo’ a fare il suo lavoro di governare il regno assistito dai suoi ministri. In quei giorni nessuno poteva avvicinarsi. Neanche l’aria era libera di entrare.

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