Il sacrificio inizia
Il sacrificio dei serpenti comincio’ secondo le procedure previste nelle scritture. Le fiamme cominciarono a levarsi alte e i mantra venivano recitati con l’intonazione, il tempo e la pronuncia corretta.
I sacerdoti erano vestiti in nero e i loro occhi divennero rapidamente rossi per la vicinanza al fuoco. Mentre recitavano i mantra appropriati versavano il ghi nel fuoco. Le fiamme si levavano sempre piu’ alte. I cuori di tutti i serpenti cominciarono a tremare di paura.
Mentre i Brahmana versavano il burro purificato nella bocca di Agni cominciarono a chiamare i serpenti per nome. Li chiamavano a voce alta uno ad uno. I serpenti i cui nomi venivano pronunciati si sentirono come prigionieri di un incantesimo e attratti al fuoco. Sentivano il corpo come paralizzato e non poterono fare altro che dirigersi verso quelle fiamme.
In pochi minuti cominciarono a cadere nel fuoco divampante, mentre si chiamavano l’uno con l’altro chiedendosi aiuto con voci pietose. Gonfi, storditi e con il respiro affannoso, avvitandosi l’uno con l’altro con le loro teste e le loro code, arrivarono in grande numero come vittime sacrificali.
I serpenti cominciarono ad arrivare dal cielo e dalla terra. Erano di colori diversi l’uno dall’altro. C’era chi aveva un colore fisico bianco, chi nero, chi blu. Arrivarono serpenti vecchi e giovani. Tutti caddero nel fuoco gridando, ruggendo e causando un gran frastuono. In pochi istanti bruciarono in cenere.
C’era chi misurava un krosa, chi misurava un yojana e chi era lungo un gokarna. Tutti senza sosta si schiantavano con grande violenza nel fuoco. Centinaia, migliaia e decine di migliaia furono i serpenti che fin dalle prime ore del giorno perirono fra le fiamme. Prigionieri dei mantra, privati di qualsiasi controllo sui loro corpi poterono solo vedersi entrare fra le fiamme.
Tra quelli che perirono c’erano serpenti che avevano le forme piu’ strane. C’era chi assomigliava a un cavallo, chi a una proboscide di elefanti e altri che avevano corpi giganteschi e la forza di elefanti impazziti. Ma tutti avevano colori diversi e un veleno virulento. Erano tutti terribili e sembravano mazze fornite di punte aguzze. I serpenti che perirono erano malvagi e mordevano la gente senza alcuna ragione. Afflitti dalla maledizione della loro madre, continuavano a cadere nel fuoco senza interruzione.
Saunaka chiese:
Chi erano i grandi Rishi che divennero i Ritvik al sacrificio dei serpenti del re Janamejaya della stirpe dei Pandava? Chi divento’ Sadasya in quella terribile cerimonia, cosi’ spaventosa per i rettili e che genero’ tanto dolore in loro? Descrivi tutti questi eruditi in dettaglio cosicche’, o figlio di un suta, possiamo noi sapere chi era esperto con i rituali del sacrificio dei serpenti.
Sauti replico’:
Recitero’ i nomi di quei saggi che divennero i Ritvik e i Sadasya del monarca.
In quel sacrificio il Brahmana Chandabhargava divenne lo Hotri. Egli godeva di grande reputazione, era nato nella razza di Cyavana ed era il piu’ grande tra gli studiosi dei Veda. L’anziano erudito Brahmana Kautsa divenne l’Udgatri . Jaimini divenne il Brahmana, Sarngarva e Pingala l’Adhvaryus. Erano presenti Vyasa con suo figlio e i suoi discepoli, e Uddalaka, Pramataka, Svetaketu, Pingala, Asita, Devala, Narada, Parvata, Atreya, Kundajathara, il Brahmana Kalaghata, Vatsya, l’anziano Srutasrava che era sempre impegnato nello japa e nello studio Vedas. Kohala Devasarman, Maudgalya, Samasaurava e molti altri Brahmanas che avevano studiato in modo profondo i Veda divennero i Sadasya al sacrificio del figlio di Pariksit.
I Ritvik continuarono a versare il burro chiarificato fra le fiamme e serpenti dalle forme che incutevano paura continuarono a cadervi dentro, bruciando vivi. Il grasso e le interiora liquefatti dei serpenti scorrevano come fiumi. L’atmosfera si riempi’ di un puzzo insopportabile dovuto all’incessante bruciare dei corpi dei serpenti.
Incessanti erano anche le grida di coloro che cadevano nel fuoco e di coloro sospesi nell’aria che stavano aspettando di cadere fra le fiamme.
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