Bhajana Rahasya di Bhaktivinoda Thakura, in Italiano – Introduzione

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Introduzione
Cinque delle sessantaquattro attività del servizio di devozione sono particolarmente importanti: l’associazione dei devoti, il canto dei santi nomi, l’ascolto dello Srimad Bhagavatam, vivere a Mathura e adorare la divinità con devozione. Fra queste cinque attività il canto dei santi nomi è la più importante.
Srila Bhaktivinode Thakura, nel Hari-nama Cintamani, ha spiegato le glorie del santo nome, le qualità necessarie per il canto, diverse varietà di namabhasa e namaparadha e, in breve, le procedure per la pratica del bhajana. Srila Bhaktivinode Thakura, nel Bhajana-rahasya, elabora i segreti per la pratica del bhajana, e poi introduce la pagina di apertura di questo libro come seguito dell’Hari-nama Cintamani.
Il metodo del canto del santo nome del Signore, dovrebbe essere coltivato sia dal sadhaka (il devoto praticante), che dal siddha (il devoto perfetto). Come risultato del canto dei santi nomi in associazione dei devoti, il sadhaka gradualmente si libera dagli anartha, sviluppa una fede ferma, poi ruci (il gusto) e conseguentemente l’attaccamento al servizio di devozione. Egli diventa dunque idoneo alla pratica del bhava e poi del prema- bhakti. A questo punto comprende che il nome di Krsna non è differente da Krsna e mentre canta il maha-mantra Sri Sri Radha- Krsna si manifestano nel suo cuore insieme a tutti i loro associati di Vrndavana.
I concetti di puro servizio di devozione, riguardanti la raganuga-bhakti, sono stati trattati da acarya Vaisnava quali Rupa Gosvami nel Bhakti-rasamrta-sindhu e Visvanatha Cakravarti nel Madhurya Kadambini e nel Raga-vartma- candrika. Srila Bhaktivinode, seguendo i loro passi, spiega nel Bhajana-rahasya, i dettagli che riguardano il canto e traccia un profilo della pratica della raganuga-bhakti secondo le istruzioni date da Sri Caitanya Mahaprabhu nei Siksastaka. Questo libro perciò è come una torcia che aiuta il progresso sul sentiero della devozione, in linea con Rupa Gosvami e i suoi seguaci.
Krsna spiega a Brahma, nel Catuh-sloki Bhagavatam, che l’argomento confidenziale, il sa-rahasya, deve essere realizzato mediante il metodo del servizio di devozione:
sri-bhagavan uvaca
jnanam parama-guhyam
me yad vijnana-samanvitam
sarahasyam tad-agam
ca grhana gaditam maya
La Personalità di Dio disse: la conoscenza che Mi riguarda, così com’è descritta nelle scritture, è molto intima e deve essere realizzata in unione al servizio di devozione. Gli oggetti necessari a questa pratica sono descritti da Me. Adottala con molta attenzione. (Bhag. 2.9.31)
La parola rahasyam in questo verso è stata spiegata dagli acarya in diversi modi. Sridhar Svami afferma che significa bhakti. Jiva Gosvami sostiene che rahasyam si riferisce alla prema-bhakti. Quest’ultimo spiega che dopo essersi completamente liberato dalle aparadha, il sadhaka può realizzare la Suprema Personalità di Dio. Il rahasya (la prema-bhakti) si manifesta in quel momento. Krsna, nel Catuh-sloki, stabilisce che i puri devoti totalmente dipendenti da Lui realizzano l’oggetto della felicità eterna (rahasya), conosciuto come prema. Inoltre, il rahasya è così raro che è coperto da anartha come ad esempio le offese. Le persone comuni, perciò, non sono in grado di realizzare il soggetto noto appunto come rahasya.
Anche Visvanatha Cakravarti afferma che rahasya si riferisce alla prema-bhakti, che si rivela a quei devoti perfetti aventi le giuste qualità per realizzarla. Ciò è descritto nello Srimad- Bhagavatam (11.11.49):
athaitat paramam guhyam
srnvato yadu-nandana
su-gopyam api vaksyami
tvam me bhrtyah suhrt sakha
Mio caro Uddhava, o amato dalla dinastia degli Yadu, poiché sei il Mio servitore, benefattore e amico, ti rivelerò ora la conoscenza più confidenziale. Per favore, ascolta mentre ti rivelo questi grandi misteri.
Srila Prabodhananda Sarasvati spiega il rahasya nel Caitanya- candramrta (59):
kincid rahasya-pada-lobhita-dhir aham tu
caitanyacandra-caranam saranam karomi
Per quanto mi riguarda, la mia mente arde dal desiderio di ottenere il grande segreto del puro amore di Krsna. Per questa ragione prendo rifugio ai piedi di loto di Sri Caitanyacandra.
Bhaktivinode Thakura, nel Bhajana-rahasya, espone sistematicamente i differenti stadi della devozione, cominciando dallo sraddha fino al prema. Egli basa questa elaborazione sui Siksastaka, sostenendo i suoi commenti con riferimenti presi dal Bhagavatam e dalle opere dei Gosvami.
Ha suddiviso questo libro in otto sadhana, o pratiche, corrispondenti alle otto parti del giorno. Queste otto parti, nel loro insieme, sono conosciute come asta-kala, o asta-yama, termini spiegati da Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura nella prefazione.
Bhaktivinode Thakura, nel primo sadhana intitolato Sraddha, cita il primo verso dei Siksastaka e glorifica il canto dei santi nomi con vari riferimenti tratti dalle scritture.
L’importanza del sadhu-sanga è trattata nel secondo sadhana. Chi canta il santo nome in associazione dei devoti, diventa attento. Sri Caitanya afferma, nel secondo verso degli Siksastaka, che sebbene il santo nome possieda tutte le potenze, dovuto al durdaiva (nel caso del namaparadha) non è possibile ottenere il frutto del prema cantando.
Il terzo sadhana descrive la procedura e le qualità necessarie per cantare il santo nome rifacendosi al terzo verso dei Siksastaka. Un sadhaka che sviluppa gradualmente le qualità necessarie per il canto, ottiene la fede nelle pratiche di devozione.
Il quarto sadhana spiega che il puro devoto non ha altri desideri oltre al puro servizio di devozione. Egli dunque serve Krsna sinceramente e contemporaneamente raggiunge il distacco dalla bhukti e dalla mukti. Sviluppa allora tutte le qualità favorevoli e il suo falso ego è completamente distrutto. A questo livello egli acquisisce un gusto (ruci) per le pratiche della devozione.
E’ scritto, nel quinto sadhana, che dopo aver raggiunto il livello dell’attaccamento (asakti), un sadhaka diventa cosciente della sua forma eterna di servitore di Krsna, com’è descritta nel quinto verso dei Siksastaka. I devoti che praticano la raganuga- bhakti prendono rifugio ai piedi di loto di Srimati Radharani e la pregano per diventare Sue servitrici.
Il sesto sadhana descrive i sintomi esterni della perfezione così come sono esposti nel sesto verso dei Siksastaka. Qui vengono anche descritti i sintomi dello sthayi bhava, o rati e come sadhaka che pratica la raganuga-bhakti serve Krsna esternamente nella sua forma di sadhaka e internamente nella sua forma spirituale. Così dopo aver ottenuto il bhava, egli può gustare la dolcezza di Krsna seguendo il sentimento delle gopi.
Il settimo sadhana, descrive i sintomi interni della perfezione, all’interno dei quali il devoto gusta il servizio in separazione così com’è spiegato nel settimo verso dei Siksastaka.
La meditazione del devoto perfetto è esposta nell’ottavo sadhana seguendo il senso dell’ottavo verso dei Siksastaka.
Srila Bhaktivinode Thakura mostra, dunque, in modo scientifico i vari livelli, dallo sraddha al prema. Soltanto al livello dell’asakti, il sadhaka è libero dagli anartha e può meditare sulla sua forma eterna. Se con i suoi anartha cerca di imitare il comportamento dei devoti avanzati, il sadhaka diventa confuso prima di aver raggiunto questo stadio.
adhikara na labhiya siddhadeha bhave
viparyaya buddhi janme saktira abhave
“Se si pensa alla propria siddha-deha senza aver raggiunto l’adhikara, l’intelligenza si confonderà”.
Anche Srila Prabhupada da il seguente consiglio nel suo commento al Caitanya-caritamrta Madhya-lila 11.195, “C’è qui un riferimento per coloro che sono molto ansiosi di imitare il comportamento di Thakura Haridasa in modo artificiale. Prima di adottare questo stile di vita, si deve aver ricevuto l’ordine da Sri Caitanya Mahaprabhu o dal Suo rappresentante. Il dovere di un puro devoto o del servitore del Signore, è quello di eseguire le istruzioni del Signore. Sri Caitanya Mahaprabhu chiese a Nityananda Prabhu di andare in Bengala a predicare, ai Gosvami, Rupa e Sanatana, di recarsi a Vrndavana e riportare alla luce i luoghi di pellegrinaggio che erano andati perduti. Il Signore, in questo caso, chiede ad Haridasa Thakura di rimanere a Jagannatha Puri e cantare costantemente i santi nomi del Signore. Sri Caitanya Mahaprabhu diede a diverse persone differenti istruzioni, per cui non si dovrebbe cercare di imitare il comportamento di Haridasa Thakura senza aver ricevuto l’ordine da Sri Caitanya Mahaprabhu o dal Suo rappresentante.
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura condanna così tali simulazioni:
dusta mana! tumi kisera vaisnava?
pratisthara tare, nirjanera ghare,
tava hari-nama kevala kaitava
Mia cara mente, stai cercando di imitare Haridasa Thakura cantando il mantra Hare Krsna in un luogo solitario, ma non sei degna dell’appellativo di Vaisnava, poiché quello che desideri è la popolarità a poco prezzo, non le vere qualità di Haridasa Thakura. Se cercherai di imitarlo cadrai, perché la tua condizione di neofita ti farà pensare alle donne ed al denaro. Cadrai dunque nelle grinfie di maya e sarà il tuo cosiddetto canto in un luogo solitario la causa della tua caduta.
Si auspica dunque che questo libro aiuterà e ispirerà i devoti a seguire le istruzioni di Sri Caitanya Mahaprabhu e del Suo rappresentante, il maestro spirituale. Srila Prabhupada nel suo commento al Caitanya-caritamrta, Madhya-lila 6.241, riferendosi a questo scrive:
“Quando Sarvabhauma Bhattacarya chiese al Signore quale fosse la cosa più importante, Sri Caitanya Mahaprabhu rispose immediatamente che l’attività più importante è il canto dei santi nomi del Signore
Hare Krsna, Hare Krsna,
Krsna Krsna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama,
Rama Rama, Hare Hare”.

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