Nel quarto adhyaya si affrontano gli argomenti riguardanti la liberazione (mukti) e i diversi tipi di persone che la conquistano.
Sbaglia chi pensa che si debba cessare di adorare il Supremo Vishnu dopo aver ottenuto la liberazione. La bhakti è eterna e fa parte del nostro stesso essere.
Si descrivono i diversi modi di abbandonare il corpo, la strada su cui ci si deve incamminare per giungere alle rispettive destinazioni e i momenti più adatti per affrontare il momento fatale della nostra vita, cioè la morte; prima dal punto di vista del jnani, poi dello yogi. Ma Vyasa afferma che per il puro devoto ogni momento è buono. E’ il Signore stesso che viene a prelevare il suo fedele bhakta.
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Ci sono diversi punti di vista a riguardo del tipo di corpo che si acquista dopo la morte, ma l’autore dei Brahma-sutra afferma che il liberato non ottiene un corpo fatto di elementi materiali. Costui diviene onnisciente, ma non onnipotente come affermano certuni. Infatti la potenza di creare o di distruggere gli universi certamente non rientra nei loro poteri. Il liberato rimane sempre in Dio, che è il suo supremo oggetto di devozione e conoscenza. E colui che si libera non deve mai tornare in questo mondo di sofferenza.
4a) temi dominanti del Brahma-sutra
Ciò che potremmo dire del Vedanta-sutra sarebbe una ripetizione di quanto detto per le Upanishad e per la Bhagavad- gita, a riprova che tutte fanno parte dello stesso sistema filosofico. Stiamo parlando di un libro di eccezionale importanza, come lo sono gli altri. Consigliamo, tuttavia, a chiunque voglia approfondire il Vedanta di studiare prima gli altri testi.
Questa è una sezione del libro “Filosofie dell’India”, in lingua italiana.
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