Bisogno di luce
Domande di Andrea Lucarelli –
Saluti a tutta la redazione di Vaishnava Academy, Hare Krsna.
Mi chiamo Andrea e vorrei sapere il vostro pensiero o parere riguardo alcuni miei interrogativi sulla vita.
Dunque, quando moriamo, quando l’anima lascia il corpo, dove va?
Voi credete nella reincarnazione, e dal canto mio dico, perchè no, può essere,anzi sarebbe più accettabile la possibilità di reincarnarsi fino a che non si raggiunge Dio, a costo di soffrire milioni di anni finchè questo non avviene, che accettare l’ idea che se si muore nel peccato giunti alla fine di questa vita, di questa “unica” vita si soffrono le pene dell’inferno in eterno, cioè per sempre, milioni di miliardi di miliardi di anni ripetuti all’infinito…
Ma quello che voglio chiedere è … che succede dopo che si muore, l’anima si reincarna quasi subito o avviene dopo che su questo mondo non c’è un corpo adatto per essa, se non avviene subito dove si stà, come si chiama questa “stanza d’attesa” è una dimensione vicina, parallela e comunicante con la nostra oppure è tutta da un’altra parte?
Inoltre, e questa e una domanda forte (x me), come ha avuto inizio tutto questo?
Siamo qui cacciati dal “Paradiso” perchè non più meritevoli e non ci torneremo finchè non lo saremo, o non ci siamo mai stati perchè siamo stati creati per così dire “da zero”(come anime)?
Vi ringrazio caldamente per una vostra eventuale risposta .
Andrea aprile 2001
Risposta a “Bisogno di luce…”
aprile 2001 – n.575
La teoria dell’eterna dannazione contraddice in modo evidente l’idea di un Dio dalla Bontà Infinita. Se Egli è infinitamente amorevole nei confronti di tutti, come può permettere che chiunque soffra all’inferno per gli errori o le debolezze di una vita? O anche di cento, mille o di un milione? Con la reincarnazione invece a chi sbaglia viene data una punizione educativa che porterà a una sicura evoluzione spirituale.
Il passaggio dell’anima da un corpo a un altro è un fenomeno conseguenziale alla spiritualita’ dell’essere. Se l’anima è eterna, dove va quando il rapporto con il corpo è diventato impossibile a causa del suo deterioramento naturale?
La legge naturale che regola il passaggio dell’anima in nuovi corpi o in nuove dimensioni di vita è chiaramente esposta nella Bhagavad-gita (8.6) da Sri Krishna al suo amico e discepolo Arjuna:
yam yam vapi smaran bhavam
tyajaty ante kalevaram
tam tam evaiti kaunteya
sada tad-bhava-bhavitah
“Qualsiasi stato di esistenza si ricordi nel momento in cui si abbandona il corpo, O figlio di Kunti, quello stesso stato certamente verrà ottenuto.”
Durante la vita l’essere vivente persegue determinati desideri e sviluppa uno stato di coscienza di simile qualità. Al momento della morte la persona è pervasa da quello stato di coscienza, che gli causerà un nuovo corpo compatibile alla sua natura interiore. Da notare che non è quello che si pensa al momento della morte a procurare un nuovo corpo, ma lo stato di coscienza. Qualcuno pensa, “adesso lasciami vivere come mi va, che poi alla fine della vita penserò a Dio e mi salverò”.
Questa idea ipocrita non è accettabile. E’ lo stato di coscienza, cio’ che siamo al momento della morte, che verra’ preso in esame dalla natura, e non un pensiero artificiale e calcolato. Lo stato di coscienza è la risultanza di innumerevoli atti, pensieri, sensazioni, emozioni, esperienze portate avanti durante tutta la vita e non c’è modo – se non in casi eccezionali – di averne un’altro nell’istante fatidico. Dunque, se la vita che abbiamo condotto sarà umana otterremo un altro corpo umano, se sarà stata animalesca un corpo animale e cosi’ via.
Naturalmente questo è un principio generale, la cosa è comprensibilmente piu’ complessa di come la stiamo esponendo.
Citazioni:
Quello che voglio chiedere è … che succede dopo che si muore, l’anima si reincarna quasi subito o avviene dopo che su questo mondo non c’è un corpo adatto per essa, se non avviene subito dove si stà, come si chiama questa “stanza d’attesa” è una dimensione vicina, parallela e comunicante con la nostra oppure è tutta da un’altra parte?
Secondo i Veda, la destinazione dell’anima nel momento seguente l’abbandono del corpo dipende dagli atti (karma) compiuti durante la vita. Nel caso del trascendentalista che ha realizzato Dio il passaggio è “come un bagliore immediato” (Srimad-Bhagavatam) e la jiva (l’anima) fortunata si ritrova nei mondi eterni di gioie infinite (Vaikuntha). Chi invece è stato particolarmente peccaminoso potrebbe trascorrere anche diversi milioni di anni in pianeti inferiori o infernali. Questi mondi servono anche per abituare ai nuovi corpi che si assumeranno, spesso molto diversi da quelli umani. Per abitare in un dato corpo bisogna avere un “apparato sottile” adatto.
Questi pianeti sono abbastanza lontani da quello in cui viviamo adesso e non sono comunicanti affatto. Le dimensioni parallele e comunicanti sono quelle abitate da esseri che in qualche modo non hanno la possibilità di riavere subito un corpo fatto di elementi grossolani ma rimangono per un po’ solo con i corpi sottili; quelli che noi chiamiamo “fantasmi”, per intenderci. Questi abitano nel nostro stesso mondo ma non possono essere visti o uditi perche’ i nostri sensi sono inadatti a percepire quella dimensione di esistenza.
Citazioni:
Inoltre, e questa e una domanda forte (x me),come ha avuto inizio tutto questo? Siamo qui cacciati dal “Paradiso” perchè non più meritevoli e non ci torneremo finchè non lo saremo, o non ci siamo mai stati perchè siamo stati creati per così dire “da zero”(come anime)?
Per vivere in oceano bisogna avere il corpo adatto; quello umano non lo è. Un pesce invece ci vivrà perfettamente a suo agio. Così chi ha nel proprio cuore devozione e apprezzamento per la Suprema Personalità di Dio, per il Suo nome, per il Suo mondo, per le Sue attività e per le Sue leggi, può viverci: diversamente non è possibile. Il mondo materiale è il luogo perfetto dove sviluppare quella parte del nostro essere che ci manca, cioe’ la certezza che senza Krishna (Dio) nessuna perfezione è possibile.
Nel mondo in cui viviamo ora si ha l’illusione che Lui non ci sia, per cui possiamo esercitare tutta la nostra fantasia nella ricerca, disperata perche’ destinata al fallimento, di una vita perfetta con noi al centro. Ma le leggi materiali, prima fra cui la temporaneità, hanno la funzione di aiutarci a rinsavire. Questo non è il mondo nostro naturale; lo e’ quello spirituale. Ma quello spirituale non ci piace perché c’è gia’ un Dio.
Dobbiamo rassegnarci all’idea di non essere Dio nè di poterlo mai essere.
Ma non è cosi’ bello essere Dio; essere devoti lo è molto di piu’ perche’ il sapore (rasa) delle gioie della vita si gustano meglio e con piu’ profondità. Questo principio è cosi’ vero che Krishna stesso sceglie di discendere in questo mondo nei panni di un devoto, Sri Caitanya Mahaprabhu, per gustare il piacere della devozione divina (prema-bhakti).
Per quanto riguarda invece la nostra origine, cioe’ dove e cosa eravamo prima di scendere in questo mondo materiale, nel Dicembre del 2000 abbiamo pubblicato un articolo di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati (n.305) molto chiaro al riguardo. Se capisci l’inglese vai a leggerlo nella versione integrale. Comunque ne riassumiamo i concetti e ne diamo una breve spiegazione.
Srila Sarasvati Thakura dice:
…
“Prima di acquisire designazioni materiali, l’entità vivente è supremamente pura. Anche se non è impegnata nel servire il Signore Supremo, a causa alla sua natura marginale, rimane situato nella posizione neutrale di shanta-rasa. Anche se l’entita’ vivente nata dalla potenza marginale non esibisce in quel momento un gusto per servire il Signore – a causa di mancanza di conoscenza della realizzazione del sé – la sua propensione diretta per il servizio al Signore Supremo esiste ugualmente allo stato dormiente dentro di lei. Sebbene la propensione indiretta in direzione del godimento materiale, che è contraria al servizio al Signore, non si nota in lui a quel tempo, l’indifferenza al servizio ad Hari e il seme del godimento materiale, che segue lo stato di indifferenza, sono ciononostante presenti.”
…
Da questo paragrafo comprendiamo che:
1) l’entità vivente è di natura spirituale ed è eterna. Non
si puo’ dunque parlare di nascita dell’anima.
2) La sua natura è di amare Dio e di essere da Lui amata,
ma a causa della sua natura marginale (tatastha-shakti) questa propensione può non manifestarsi appieno.
3) Prima di scendere in questo mondo, l’anima individuale di natura marginale vive allo stato spirituale di shanta-rasa (neutralità).
3) Anche se la jiva manifesta indifferenza verso la Bhakti, quest’ultima è dentro di lei e attende solo di essere risvegliata.
…
Dunque la jiva si fissa nell’immersione nel Brahman impersonale, e rimane li’ per un certo periodo di tempo. Tuttavia, a causa della naturale instabilità dell’essere vivente, non riesce a rimanere fissa in quello stato. E’ proprio l’avversione nei confronti del Signore a interrompere la concentrazione e così scende nel mondo materiale, cercando di divenire ella stessa il Signore del mondo del godimento, una illusione creata da Maya, l’energia esterna di Sri Krishna.
A questo punto inizia la storia che conosciamo, quella della nostra esistenza in questo universo materiale.
Forse qualche concetto qui espresso puo’ essere risultato oscuro, nel qual caso non dovete fare altro che richiedere un chiarimento, al quale volentieri risponderemo.
Hare Krishna Manonatha Dasa
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