La maledizione di Sarama
Mentre il re Janamejaya e i suoi tre fratelli erano impegnati nella preparazione dell’elaborato sacrificio, un cagnolino entro’ nel campo. Vedendolo che vagava tra i vasi sacri pieni di burro, di ghi e di altri articoli che dovevano essere offerti alle Divinita’, i fratelli di Janamejaya scacciarono il cane a pedate per allontanarlo. Egli fuggi’ e prese rifugio dalla madre, che era la cagna celestiale di nome Sarama.
Vedendo suo figlio che guaiva, gli chiese:
“Perche’ stai piangendo tanto? Chi ti ha maltrattato?”
Egli replico’:
“I fratelli di Janamejaya mi hanno preso a calci.”
Sarama chiese:
“Cosa hai fatto per meritarti di essere scalciato? Li hai disturbati in qualche modo?”
“No, non ho fatto nulla di sciocco. Non ho toccato il burro sacrificale e anzi non l’ho neanche guardato.”
Credendo all’innocenza del figlio, Sarama ando’ da Janamejaya e gli disse con voce profondamente arrabbiata:
“Mio figlio non ha fatto niente di sbagliato eppure i tuoi fratelli lo hanno picchiato. Perche’ lo hanno fatto?”
Ne’ Janamejaya ne’ i suoi fratelli poterono rispondere. Al colmo della rabbia Sarama disse:
“Giacche’ avete picchiato un innocente, cose cattive vi accadranno quando meno ve lo aspettate.”
Janamejaya si allarmo’ molto per quella maledizione di Sarama.
Nei giorni che seguirono cerco’ qualcuno che potesse procurargli l’assoluzione per l’offesa commessa dai suoi fratelli e cosi’ neutralizzare l’effetto della maledizione.
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