Il Sacrificio dei Serpenti – La battaglia tra Garuda e gli Dei

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La battaglia tra Garuda e gli Dei
I Deva si erano preparati per la battaglia.
In breve tempo Garuda giunse sul campo dove sapeva che i celestiali lo stavano aspettando. Vedendo quella massa vivente di forza ed energia, essi cominciarono a tremare di paura e a colpirsi l’un con l’altro per errore.
Tra coloro che erano venuti per fare la guardia al soma c’era Brahma stesso, l’architetto celeste, di potenza indescrivibile. Egli sfido’ Garuda in combattimento. In pochi istanti divampo’ una battaglia simile a un’esplosione che pero’ duro’ un momento solo. Ferito gravemente dai talloni, dal becco e dalle ali di Garuda, Brahma cadde sul terreno come se fosse privo di vita.
Sconfitto il primo dei Deva, Garuda si volse contro gli altri.
Sbattendo le ali con grande potenza, causo’ un uragano e il cielo divenne oscuro per la densa coltre di polvere. Gli esseri celesti non poterono piu’ vedere nulla. Molti di loro persero i sensi per la paura e per la mancanza di aria. Anche coloro che facevano la guardia all’amrita non riuscirono piu’ a vedere la grande aquila e, sopraffatti da quella polvere, persero i sensi.
Nel corso della battaglia Garuda agito’ gli interi pianeti superiori e gli Dei subirono ferite profonde in tutto il corpo provocate dalle ali e dal becco.
Infine il Deva dai mille occhi disse a Vayu:
“Dissipa subito questa pioggia di polvere. Oh Maruta , questa e’ l’impresa che ti chiedo di fare.”
Il potente Vayu disperse la polvere con potenti soffi di vento. Non appena le tenebre si furono dissipate, i celestiali attaccarono Garuda. La grande aquila divina ruggi’ con un suono simile a quella delle grandi nubi che alla fine dello Yuga, distruggono interi mondi. Quel suono terrorizzo’ tutte le creature dell’universo.
Egli si levo’ in cielo evitando il primo attacco. Gli esseri celesti, che vivono una vita lunga e felice nei pianeti delle delizie, guidati da Indra in persona e armati con spade a doppia lama, mazze di ferro fornite di chiodi acuminati, lance appuntite, frecce e dischi, attaccarono il loro nemico mentre stava in volo sopra le loro teste. Ma Garuda non esito’ un solo momento, non cedette di un solo centimetro e ricambio’ l’attacco. Il campo di battaglia si ricopri’ di corpi feriti e sanguinanti.
Garuda sconfisse in duello i Sadhyas e i Gandharva, che fuggirono in direzione est. I Vasu e i Rudra, anche’essi malamenti sconfitti, scapparono verso il sud. Non migliore destino ebbero gli Aditya, che cercarono rifugio verso l’ovest. e anche i gemelli Asvin, che fuggirono precipitosamente verso nord. Pur dotati di grande energia e coraggio, dovettero ammettere la sconfitta.
Mentre fuggivano continuavano a combattere per proteggersi e si giravano per vedere dove fosse il loro nemico.
Garuda si scontro’ con gli Yaksha, con il coraggioso Asvakranda, con Rainuka, con il possente Krathanaka, con Tapana, Uluka, Swasanaka, Nimesha, Praruja e Pulina. Tutti furono severamente feriti dalle ali, dagli artigli, dai talloni e dal becco. Videro che era la stessa furia con cui Shiva, che usa l’arco Pinaka, distrugge la manifestazione cosmica. Quegli Yakshas di grande forza e coraggio, dilaniati in tutto il corpo, sembravano masse di nuvole nere che facevano cadere pesanti piogge di sangue.
Quel giorno Garuda uccise molti abitanti dei pianeti superiori, avvicinandosi sempre piu’ al luogo dove l’amrita era attentamente custodita.
L’intelligente figlio di Kasyapa vide che l’oggetto del suo desiderio era cirondato da fiamme altissime che avrebbero potuto impedire l’accesso a chiunque. Era impossibile anche solo avvicinarsi. Quelle fiamme erano piu’ alte del cielo e venivano costantemente nutrite da un forte vento. Sembrava che volessero bruciare il sole stesso.
L’illustre Garuda assunse una forma gigantesca con migliaia di bocche e volo’ fino all’oceano. Li’ le riempi’ di acqua prendendola dai fiumi prima che arrivassero all’oceano e in grande fretta torno’. Un diluvio cadde su quel fuoco e lo estinse immediatamente. Poi contrasse la sua forma, che divenne minuscola e subito dopo la espanse di nuovo, prendendo un aspetto tutto dorato, entrando con vigore nel luogo dove il soma era custodito.
Li’ vide che era circondato tutt’intorno da una ruota d’acciaio con numerose punte taglienti come rasoi che girava incessantemente. Quell’arma era stata ingegnata dai Deva stessi per uccidere chiunque si avvicinasse all’amrita.
Vedendo che il cerchio di acciaio aveva un piccolissima fenditura, per un istante Garuda si contrasse e passo’ attraverso l’orifizio.
All’interno di questa ruota Garuda si accorse di due grandi serpenti che brillavano come fossero dei fuochi. Avevano lingue che sembravano fulmini, erano dotati di grande energia, avevano bocche che emanavano fiamme, avevano occhi scintillanti, i loro denti erano pieni di veleno mortale, erano sempre infuriati e le loro palpebre mai battevano. Chiunque avesse anche solo visto questi serpenti sarebbe stato trasformato in cenere.
Garuda immediatamente prese a sbattere le sue ali poderosamente, sollevando di nuovo una grande nuvola di polvere. I serpenti furono accecati e non poterono vedere da dove Garuda li stava attaccando. In breve tempo furono ridotti in brandelli dal becco e dai talloni della grande aquila.
Ora doveva uscire con il vaso contenente l’amrita ma la ruota d’acciaio glielo impediva. Cosi’ si espanse in una forma gigantesca rompendola in mille pezzi. Poi prese il vaso e lo porto’ via con se’ in volo. Nonostante potesse approfittarne e berne a volonta’ per guadagnare una vita lunga e felice, non ne prese neanche un goccio.
Garuda aveva fatto un viaggio lungo e faticoso e si era sottoposto a tante fatiche, eppure non era minimamente stanco.
Comincio’ il viaggio di ritorno, verso la madre che lo attendeva per essere di nuovo libera.

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