Il Sacrificio dei Serpenti – L’oceano di latte viene frullato

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L’oceano di latte viene frullato
Quanto procedo ora a narrare successe non molto dopo la nascita di Garuda.
Un giorno Kadru e Vinata erano spensieratamente impegnate nelle loro cose personali quando videro avvicinarsi Uchchaihsravas, lo stallone celestiale che era nato dal frullamento dell’Oceano di Latte. Il cavallo era divino, aggraziato, sempre giovane, un capolavoro del creatore, di vigore irresistibile ed era dotato di ogni caratteristica uspiciosa.
Ascoltando l’accenno al frullamento dell’Oceano interamente composto di latte, i saggi capeggiati da Saunaka chiesero a Suta Gosvami:
Perche’ gli Dei frullarono l’Oceano di Latte? In quale circostanza cio’ accadde e quando successe che quel meraviglioso stallone dalla forza sovrumana e fisico risplendente sorse?
Sauti rispose:
C’e’ una montagna che brilla come mille soli e che somiglia a un gigantesco fuoco. Il suo nome e’ Meru. I raggi del sole che colpiscono i suoi picchi vengono riflessi e illuminano vaste regioni dell’universo. Questa montagna e’ fatta d’oro, e’ meravigliosamente bella ed e’ il ritrovo degli Dei e dei Gandharva. Non e’ possibile misurare la sua vastita’ e coloro che commettono peccati non possono neanche avvicinarsi. Bestie da preda terribili vagano su questa montagna che viene illuminata da erbe che hanno la capacita’ di ridare la vita. E’ cosi’ alta che pare baciare il cielo e non c’e’ altra montagna uguale ad essa. Le persone ordinarie non possono neanche immaginare di scalarla. E’ abbellita da alberi di ogni tipo, da ruscelli scroscianti e risuona della melodia incantevole di cori di angeli.
Una volta i celestiali si sedettero tutti assieme sulle sue vette incastonate di gioielli. Tra di essi c’erano coloro che avevano praticato penitenze e avevano osservato voti difficili da osservare con lo scopo di ottenere l’amrita . Durante questa assemblea tutti sembravano piu’ che mai determinati ad ottenerla.
Vedendo l’assemblea celestiale dove tutti parevano in uno stato d’animo ansioso, Narayana disse a Brahma:
“Tutti vogliono il nettare dell’immortalita’. Dobbiamo darglielo. Fa si’ che gli Dei e gli Asura frullino l’Oceano di Latte. Da esso l’amrita sara’ prodotta, cosi’ come tutte le spezie e le gemme. Di’ a loro che frullando l’Oceano avranno la soddisfazione di tutto cio’ che desiderano.”
I Deva, gli Asura e tutti gli altri tipi di esseri superiori considerarono le difficolta’ dell’impresa. Per frullare un oceano c’era bisogno di un perno enorme, di una base altrettanto grande su cui poggiarlo e di una corda indistruttibile. Dove trovarne di cosi’ forti?
Infine decisero che l’unica montagna sufficientemente grande e rocciosa era Mandara, che era adornata da cime simili a nuvole. Era una montagna altissima, piena di erbe salutari. Li’ innumerevoli uccelli di varie specie cantavano in continuazione le loro melodie e gli animali feroci vagavano indisturbati. Gli Dei, le Apsaras e i Kinnaras visitavano regolarmente la collina. Era alta undicimila yojana e discendeva sotto il livello della terra per una lunghezza uguale.
I Deva volevano sradicarla e usarla come perno ma era cosi’ pesante che non ci riuscivano. Percio’ si rivolsero a Vishnu e a Brahma e dissero:
“Diteci come possiamo sradicare Mandara e usarla affinche’ possiamo coronare il sogno di avere una vita priva di sofferenze e lunga quasi quanto l’immortalita’.”
Vishnu e Brahma assentirono.
Il grande Signore dagli occhi di loto affido’ questo compito difficile ad Ananta, il principe dei serpenti. Ed egli, che aveva la potenza di un essere divino, accetto’ di compiere l’impresa. Il poderoso Ananta riusci’ a sradicare quella montagna facendo leva alla sua base piu’ profonda.
Non appena i Deva videro che il loro perno era pronto si recarono sulle rive dell’Oceano accompagnati da Ananta. Li’ si rivolsero al Deva di tutte le acque:
“Siamo venuti qui per frullare questo mare fatto di latte allo scopo di ottenere l’amrita. Gentilmente acconsenti.”
Varuna rispose:
“Va bene. Io sono capace di sopportare la grande agitazione delle acque che sara’ necessaria e volentieri ve lo lascero’ fare. Ma in cambio dovrete darmi una parte dell’ambrosia che da’ la felicita’.”
Lieti di aver avuto il permesso del Dio dell’Oceano, i Deva pensarono che ora avevano bisogno di una base dove poggiare la montagna. Questa base doveva essere enorme e solidissima. Non esisteva nulla nell’universo capace di tanto. Eccetto, qualcuno suggeri’, Kurma, l’incarnazione del Signore Vishnu a forma di tartaruga. A tutti parve una buona idea e si recarono dalla tartaruga divina.
“Oh Kurmavatara, ti chiediamo di sostenere la montagna sulla tua schiena. Nessun altro e’ in grado di farlo. Per favore aiutaci.”
Kurma acconsenti’ e Indra riusci’ in breve tempo a porre Mandara sul guscio dell’incarnazione di Vishnu.
Tutto era pronto.
La montagna era il permo, la tartaruga la base, il serpente Vasuki la corda: l’oceano di latte era pronto per essere frullato.
I Deva e gli Asura cominciarono a organizzarsi per iniziare la storica opera.
Gli Asura dissero:
“Noi siamo tutti di famiglia nobile. Non accetteremo di tirare Vasuki dalla parte posteriore. Se volete che partecipiamo noi vogliamo stare dalla parte della sua testa.”
I Deva accettarono la condizione, considerando che Vasuki era auspicioso sia nella testa che nella sua parte posteriore.
E il lavoro comincio’.
Ben presto gli Asura capirono che la loro scelta arrogante era stata una pessima idea. Infatti a causa del continuo stiraggio fiamme altissime seguite da vapori intensi e scuri uscivano dalle bocche di Vasuki. Il calore era insopportabile e il fumo rendeva difficile il respiro. Inoltre Ananta, che era dalla parte degli Dei, a intervalli regolari sollevava la testa di Vasuki e poi la riabbassava, spandendo ovunque il calore che affliggeva gli Asura. Il calore intenso si tramuto’ in nuvole cariche di pioggia e fulmini che scendeva per rinfrescare gli stanchi esseri celesti. Fiori profumati cadevano sugli essere celesti da tutte le parti, provenienti dagli alberi che vivevano sulla montagna Mandara. Anche questi fiori, come la pioggia, avevano un effetto rinfrescante.
I Deva e gli Asura tiravano in perfetta sincronia, prima da una parte poi dall’altra, ripetutamente, senza interruzioni. E mentre questa opera titanica era in atto, in mezzo a ruggiti terrificanti provenienti dagli abissi che ricordavano il rombo delle nuvole al tempo della dissoluzione universale, innumerevoli pesci, abitanti delle regioni inferiori e del mondo di Varuna perirono.
Sulla cima di Mandara c’erano alberi enormi con uccelli di ogni tipo. Molti di questi furono sradicati e caddero nell’acqua, costringendo gli uccelli a cercarsi un’altra dimora. Questi alberi erano innumerevoli e cadevano da grandi altezze, per cui la mutua frizione produceva grandi fuochi che divampavano in ogni direzione. In questo modo la montagna pareva una massa composta di nuvole scure piene di elettricita’.
Oh Brahmana, il fuoco causato dagli alberi che cadevano si diffuse e arse leoni, elefanti e altre creature che vivevano sulla montagna. Quando questo fuoco divenne cosi’ alto da disturbare tutti, Indra intervenne ed lo estinse facendo cadere piogge in grande profusione.
Dopo che il frullamento fu andato avanti per un po’ di tempo, l’esudazione gommosa dei vari alberi mista ad erbe dotate di qualita’ curative si mischiarono con le acque dell’Oceano. Questa miscela era un componente necessario per la creazione dell’amrita.
Erboristi esperti prepararono miscele fatte di quelle gomme, erbe e oro. I Deva le bevvero e ottennero vite piu’ lunghe e sane.
Gradualmente il latte di cui l’oceano era composto, grazie alla forte agitazione e a quegli elementi aggiunti, comincio’ a trasformarsi e divenne burro chiarificato.
Passarono anni ma il nettare dell’immortalita’ ancora non appariva. Inoltre Mandara si era spostata dalla posizione ottimale e nessuno riusciva a porla di nuovo sul guscio di Kurma.
Sfiduciati e impazienti gli Dei si recarono da Brahma per chiedere aiuto. Essi videro il grande architetto dell’universo seduto in una meditazione fatta per il benessere di tutti gli esseri viventi e gli offrirono rispettosi omaggi.
“Signore,” dissero. “Non abbiamo piu’ energie per continuare a frullare. E’ passato tanto tempo e non siamo ancora riusciti a produrre l’ambrosia. Cosa dobbiamo fare? Dovremmo forse chiedere aiuto a Narayana?”
Brahma disse:
“Si’, e’ proprio quello che si deve fare.”
Poi si rivolse a Narayana:
“O Signore, sii cosi’ gentile da aiutare gli Dei a ritrovare le energie per continuare l’opera, affinche’ l’amrita sia prodotto.”
La personalita’ di Dio Narayana assenti’ e disse:
“O persone sagge, vi dono la forza necessaria. Andate, riponete la montagna dove era in precedenza e ricominciate a frullare l’oceano di latte. Vedrete che presto i vostri sforzi verranno coronati dal successo.”
La grazia di Narayana riempi’ i corpi e le menti dei Deva che si sentirono immediatamente rinvigoriti. Tornati all’oceano ripresero a tirare la corda (l’enorme serpente Vasuki) e cosi’ a frullare.
Dopo un po’, fra onde altissime, la Luna mite dai mille raggi emerse dall’oceano. Poi apparve Lakshmi, che era vestita di bianco, poi Soma, poi il cavallo candido Uchchaihsravas, veloce come la mente, e la gemma celestiale Kaustubha che a tutt’oggi aggrazia il petto di Narayana.
Cosi’ Lakshmi, Soma e il cavallo bianco si presentarono di fronte agli Dei per offrire i loro servizi.
Infine sorse il divino Dhanvantari che portava nella mano una giara bianca che conteneva l’amrita, il nettare dell’immortalita’. Tutti gridarono dalla gioia e fecero grandi feste.
Gli Asura lo videro e dissero:
“Deve essere solo nostro. Non lo spartiremo con nessuno,” cominciando cosi’ a cospirare per evitare che i loro nemici, i Deva, potessero beneficiarne.
Ma non era finita li’. L’oceano nascondeva ancora grandi tesori per cui tutti furono d’accordo a continuare a frullare.
Dopo un po’ dalle onde apparve Airavata, un grande elefante che aveva un corpo enorme con due lunghissime zanne bianche. Indra si fece avanti e ne ottenne il possesso.
Mentre il frullamento andava avanti qualcosa di nero sali’ dalle profondita’ dell’oceano e si mescolo’ al bianco del latte. Era il terribile veleno Kalakuta. In pochi istanti avvolse la Terra come le fiamme e il fumo avvolgono la foresta durante un incendio. A causa dei fumi del micidiale veleno tutti i tre mondi erano in uno stato di semi-incoscienza e tutti gli esseri viventi rischiavano di morire. Brahma si affretto’ a chiamare Shiva.
“Oh Mahadeva, distruggi questo veleno o presto nell’universo non ci sara’ piu’ nessun abitante.”
Cosi’ il Signore ingoio’ tutto il veleno, salvando cosi’ la creazione. Il divino Mahesvara mantenne Kalakuta nella sua gola senza ingoiarlo, che divenne di colore blu. Da quel giorno in poi egli fu conosciuto anche come Nilakantha .
Vedendo queste cose magnifiche, gli Asura si riunirono e dissero:
“I Deva hanno Narayana, Brahma e Shiva dalla loro parte. Non ci daranno mai la parte pattuita del nettare dell’immortalita’. Inoltre Lakshmi e’ giunta nell’universo e il suo possesso significa essere benedetti con tutta la fortuna. Dobbiamo conquistarli con la forza.”
Cosi’ si prepararono per la guerra.
Narayana chiamo’ Maya in Suo aiuto.
“Gli Asura si stanno preparando alla guerra. Prima di cio’ dobbiamo far si’ che i Deva bevano l’amrita. Ma solo loro. Gli Asura sono empi e userebbero l’immortalita’ per scopi peccaminosi.”
Mentre le prime battaglie iniziavano, Maya assunse la forma di Mohini, una donna cosi’ bella come mai era apparsa nella creazione. La sua bellezza fece perdere il lume della ragione ai Danava e ai Daitya con cui civetto’ a lungo. I materialisti sono pazzi per la bellezza femminile e credono che senza una bella compagna non sia possibile avere una vita felice. Ognuno di loro era convinto che Mohini fosse attratta a lui piu’ di ogni altro. Cosi’ confusi le affidarono l’amrita e dissero:
“Meravigliosa fanciulla, ti affidiamo l’amrita per la quale abbiamo lavorato cosi’ a lungo. Decidi tu chi tra noi deve essere il primo a berlo.”
Mohini disse:
“Lasciatemi riflettere per un po’ e poi comincero’ a dividere l’amrita fra di voi.”
“Cosi’ sara’,” dissero gli Asura.
Di nascosto Mohini, che in realta’ era un’espansione di Vishnu, consegno’ l’ambrosia ai Deva che, uno dopo l’altro, ne bevvero.
Essi furono molto felici nel ricevere l’amrita direttamente dal Signore Supremo Vishnu.
Mentre i Deva si dividevano disciplinatamente il nettare dell’immortalita’, un Danava di nome Rahu capi’ l’inganno e prese le sembianze di un essere celeste. Senza essere riconosciuto si mise in fila. Quando arrivo’ il suo turno prese la giara contenente l’amrita, la osservo’ con cupidigia e la porto’ alle labbra per berla.
In quel momento Surya e Soma lo riconobbero e immediatamente corsero da Vishnu:
“Signore, colui che sta in questo stesso momento bevendo l’amrita non e’ un Deva ma un Asura sotto mentite spoglie. Deve certamente essere Rahu ed e’ un malvagio di cuore. Non possiamo permettergli di diventare immortale.”
Proprio mentre Rahu stava bevendo e l’amrita gli era arrivata alla gola, Narayana scaglio’ la sua arma preferita, il disco Sudarshana, e lo decapito’.
Quella gigantesca testa, resa immortale dall’amrita nella gola e che era simile al picco di una montagna, salto’ in cielo mentre l’Asura lanciava grida assordanti. Il resto del corpo cadde al terreno perche’ il nettare dell’immortalita’ non l’aveva raggiunto. Cadde e rotolo’ molte volte facendo tremare il mondo intero con le sue montagne, le sue foreste e le sue isole.
Rahu entro’ in orbita a fianco della Terra e penso’:
“Ora non ho piu’ un corpo per gioire della vita. La colpa di questa situazione e’ di Surya e Candra che hanno fatto la spia a Narayana. Mi vendichero’. Io voglio distruggerli.”
Da quel giorno inizio’ una faida che dura tuttora tra la testa di Rahu e i due Deva. Ogni qualvolta l’orbita di Rahu si avvicina al Sole o alla Luna egli tenta di ingoiarli e questo provoca cio’ che noi conosciamo come l’eclisse solare e lunare.

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