ABC Hare Krishna – Altro

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► Che c’entriamo noi occidentali con queste “cose” indiane???
La verita’, la sete di conoscenza, si estende sino ai confini dell’universo conoscibile e possibilmente oltre, che dire del vicino della porta accanto. In effetti tra noi e “queste cose indiane” ci separa la tradizione, i costumi, gli usi, così come con altri paesi, Africa, America ecc., per cui il condivisibile non è tanto i costumi, quanto il fatto che l’India è indiscutibilmente considerata la culla della spiritualita’, da cui nasce la coscienza di Dio, Krishna, che non ha confini, nomi di Paesi, o differenze di pelle. Dio è uno ed è ovunque. Il sole brilla ovunque: sul ricco come sul povero, sul bello e sul brutto, sull’ indiano e sull’ Italiano. Il sole è di tutti, cosi come la conoscenza.
►Perchè dovrei lasciare la mia religione, la religione del mio paese, per seguire un nuovo culto?
Dio non appartiene a questo o quel angolo della terra, piuttosto e’ la terra che gli appartiene. Inoltre non e’ necessario lasciare la propria religione, in quanto la religione e’ un metodo per riunirsi a Dio.
E’ possibile integrare un metodo con un altro, nel nostro caso consigliamo a chi desidera proseguire con la propria religione, aggiungere semplicemente alle proprie pratiche il canto del Maha-Mantra e la dieta vegetariana.
►Che significa il termine religione?
Rilegare o riunire a Dio.
►Ma Hare Krishna e’ una religione?
Si. Appunto perchè il devoto si riunisce a Krishna ed esistendo un unico Dio possiamo dire che è la religione.
►Che si intende in genere per religione?
Una tradizione fondata da Dio stesso, o da qualcuno mandato da Lui, tipo Maometto o Gesu’ Cristo.
►Chi ha fondato questa religione e quando?
Esiste da sempre dal momento che krishna esiste da sempre, e nella forma del Signor Caitanya ha propagato così come tutt’ora è conosciuto, quindi in sintonia con il nostro tempo. Sono quasi 500 gli anni, essendo vissuto nel 1486, visse 48 anni e nel 1534 lasciò quel corpo.
►Chi e’ il Signor Caitanya
Il Signor Caitanya, nacque in Bengala, nella città di Navadvipa. Ha preso due volte moglie essendo rimasto precocemente vedovo dalla prima. A 24 anni prese l’ordine Sannyasi (ordine di rinuncia).
Fu il grande iniziatore del canto collettivo e pubblico dei santi nomi del Signore. Apparve come un grande devoto e già dai primi mesi dalla nascita manifestò la sua vera identità di Krishna stesso. Infatti Sri Krishna tornò in quest’era per insegnarci il mezzo unico per tornare a lui; il canto del Maha-Mantra, e Sri Caitanya dedicò tutta la sua vita a predicare tra la gente, a cantare tra e con loro, ed a distruibuire prasadam. La nostra pratica quotidiana la dobbiamo a lui.
►Come avviene la tramandazione degli insegnamenti?
La cultura Vaishnava è la più vasta in assoluto, i libri di filosofia sono vere e proprie enciclopedie del Sapere Assoluto. Gli insegnamenti si apprendono attraverso Maestri Spirituali autentici, cioè che appartengono alla diretta successione che segue il Primo in assoluto: Sri Krishna, Dio.
Srila Prabhupada, l’ultimo Maestro (non Maestro, ma anello della Parampara), ha lasciato tutti i suoi discepoli (quindi diretti nella scala di successione, cioè autentici) come Guru (in senso lato tutti sono Guru, se trasmettono il sapere, ma in senso tecnico, solo alcuni sono Guru iniziatori, Guru diksa. Se dà solo istruzioni, ma l’iniziazione è stata data da un altro Guru, allora è Guru siksa). La scelta del proprio Gurudeva è fondamentale nel momento in cui ci si vuole avvicinare a Krishna, perchè senza un’istruzione autentica, di un buon Maestro, si rischia sicuramente di personalizzare gli insegnamenti, ricucendoli sulla vita materiale, di certo più facile e più comodo, ma falsa, che non ci conduce alla realizzazione spirituale, e non ci avvicina al Signore Dio.
► Che differenza c’e’ tra le pratiche yoga e quelle degli Hare Krishna?
Noi facciamo Bhakti Yoga che e’ basato prevalentemente sul canto, lo studio, e il servizio devozionale piuttosto che sulle posizioni fisiche.
Come dice la Bhagavad Gita, il Bhakti Yoga è la forma piu’ elevata di yoga. Quello quello conosciuto in occidente, spesso è solo una ginnastica fisica.
► Perche’ usate tante parole indiane per noi incomprensibili, non si possono tradurre le canzoni?
Il sanscrito e’ una lingua musicale che avvicina alla meditazione. Inoltre mantenere l’originale delle parole in sanscrito, consente di mantenere inalterato il messaggio originale.
► Siete non violenti come Gandhi ?
Ammettiamo la legittima difesa, anche se normalmente non uccidiamo neanche una formica.
► Fate meditazione?
Si attraverso la recitazione del Maha Mantra, e la concentrazione sulle Divinita’.
► Seguire il vostro movimento significa sottostare a regole che sembrano molto rigide.
Per poterci intendere meglio e prima e’ necessario capire il significato del termine “regola”. Per fare questo uso un’analogia:
se ci troviamo in una citta’ che non conosciamo e dobbiamo andare in una piazza, possiamo rivolgerci a un vigile. Lui ci dira’, gira prima a destra, poi a sinistra, e cosi’ via.
Se per qualsiasi motivo noi subito dopo giriamo a sinistra e non a destra come ci e’ stato detto, il vigile non ci insegue rimproverandoci e obbligandoci a seguire le sue indicazioni. Pensera’, bah, se vuole fare di testa sua sono fatti suoi. Lui ha fatto il proprio dovere e tanto basta. Se vogliamo arrivare alla piazza seguiremo le sue istruzioni, se non lo facciamo non ci arriviamo o ci arriviamo dopo lungo girovagare.
Cosa ci ha dato il vigile? Lui ci ha dato “istruzioni” o “regole”.
Nella vita spirituale funziona piu o meno in questo modo. Il maestro spirituale (guru), o le Scritture (shastra), o i santi devoti (sadhu) danno istruzioni, o regole. Se uno e’ interessato alla vita spirituale le seguira’. Chi non e’ interessato, o chi e’ interessato parzialmente le seguira’ nei limiti del suo interesse e della sua determinazione.
Nessuno rimprovera la gente se non segue precetti. Sono fatti loro privati.
Ovviamente la cosa e’ diversa nel caso che si viva nel tempio. Il tempio e’ un’istituzione dove ci sono orari e regole da seguire. Chi vuole vivere nel tempio deve rispettarle. Se non vogliono o non ce la fanno, semplicemente se ne devono tornare a casa loro.
Percio’ prima di parlare di “regole” bisogna parlare di “desiderio”. Cosa vuoi? Vuoi la vita spirituale o no? E se si’, quanta ne vuoi? Vuoi tornare a Krishna subito, in questa vita, nella prossima, in dieci, in cento vite? Quanto ti piace ancora la vita materiale?
Se la risposta e’ “sebbene ho ancora qualche attaccamento, voglio fare vita spirituale in modo integrale, perche’ la materia non mi interessa granche’ e mi piace fare il devoto a tempo pieno”, allora costui adottera’ tutte le indicazioni senza contravvenirne alcuna.
Se invece la risposta e’, “voglio si’ fare un po’ di vita spirituale, ma mi piace ancora uscire con gli amici la sera, andare a ballare e altro”, allora il devoto dara’ a costui istruzioni intermedie, utili per un avanzamento graduale.
Tutti sono benvenuti nella coscienza di Krishna, non importa il livello di attrazione alla vita spirituale.
Se uno vuole la vita devozionale, questa non e’ dura affatto. Per lui e’ la vita materiale a essere durissima.
Le istruzioni lasciateci dai Maestri e dalle Scritture sono complete, non c’e’ bisogno di aggiornamenti.
► Cosa c’è dopo la morte?
A questo proposito citiamo un verso della Bhagavad-Gita, nel quale Sri Krishna risponde a questo domanda al suo amico e discepolo Arjuna
Bhagavad Gita 2:20: “Per l’anima non c’è la nascita né la morte. Esiste non smette mai di esistere. Non nasce, non muore, è eterna, originale, non ebbe mai inizio che non avrà mai fine. Non muore quando il corpo muore”.
►Che cosa è la vita?
E’ nato un bambino. Potete vedere la sua vitalità, sentire il calore del suo corpo, ascoltare il suo pianto. Tutte le sue funzioni vitali sono a posto. A volte é sveglio, a volte è addormentato; beve il latte di sua madre e lo digerisce. Negli ultimi nove mesi é stato nel grembo di sua madre sviluppando il suo piccolo corpo e adesso è nato e continuerà a crescere giorno dopo giorno.
Diventerà più grande e più pesante e i suoi lineamenti cambieranno. Crescerà più forte, più proporzionato e più coordinato e un giorno sua madre dirà: “Come é diventato grande! Non è più un bambino”.
Gli esseri viventi nascono e muoiono e nel frattempo crescono, si fermano per un po’ di tempo, generano dei figli, poi declinano e l’intero processo termina con la morte.
E che cos’è la morte? …
Un giorno: Il polso e il battito cardiaco si sono fermati, i polmoni si sono chiusi e la temperatura corporea é precipitata. Il dottore di guardia ha fatto tutto quello che poteva e, rendendosi conto che le funzioni vitali del paziente erano cessate, lo ha dichiarato morto.
“Gli esseri viventi nascono e muoiono”. Quale potrebbe essere un’asserzione filosofica più profonda?
► Cosa è il nostro corpo?
Cosa è ciò che noi definiamo “IO”, quando ci muoviamo , quando pensiamo e quando cerchiamo? Si può fare un esempio osservando gli animali, per esempio un uccelllo: esso crede di essere ciò che è, un uccello appunto, e si comporta come tale.Fin dai primi momenti della giornata si pone domanda da uccello e si prodrighera’ a risolvere le necessita’ propria della sua specie; mangiare, dormire, la difesa per sè e per la famiglia. Identificandosi con la sua forma tenta di risolvere le problematiche e le questioni che le sono connesse. Ora mettiamo che uno di noi impazzisca e creda di essere un uccello, e di poter volare, spalanchera’ la finestra e tentera’ il volo; il risultato non può essere che nefasto. La ragione? Semplicemente perchè non era un uccello e non poteva volare. Quindi la prima cosa che dobbiamo fare è chiederci:
Chi sono io?
Noi che viviamo in questa era materialistica commettiamo un gravissimo errore, che è alla base di di tutte le nostre disgrazie: ci stiamo identificando con qualcosa che non siamo, e per questo la nostra vita è sempre più frustrante e insoddisfacente. Siamo dei pazzi che abbiamo creduto di essere uccelli.
Cio’ che identifichiamo con la “Vita” è il nostro corpo, la nostra mente, la nostra intelligenza. La nostra vita non è solo ciò che vediamo, i precesssi vitali non sono dati da questo corpo ma dall’anima (in sanscrito: Jiva) che lo occupa.
Facciamo un altro esempio: la giacca che indossiamo non vive di vita propria, anche se la vediamo muoversi, agire; in realta’, per quanto necessaria, è solo uno strumento del corpo e il suo movimento è dovuto all’azione delle braccia nel suo interno. E’ la giacca che per muoversi ha bisogno del braccio e non viceversa. Invece la necessita’ del corpo nei confronti della giacca è strumentale e non pregiudizievole per la sua vita.
Allo stesso modo è il corpo che ha bisogno dell’anima per muoversi e non viceversa. In altre parole, il corpo senza l’anima non può muoversi, mentre l’anima può farlo anche senza il corpo materiale.
Il corpo, quindi, è composto da molecole, muscoli, organi, ossa , pelle…. ecc ecc. che vivono il loro processo vitale fino alla fine, cioè quando tutte queste funzioni cessano di essere e il corpo muore. Il corpo… MUORE, non noi. L’anima, come vedremo nel capitolo successivo che accenna un’approfondimento del tema ( accenno perchè è vasto l’argomento e troverete tutti gli approfondimenti nei testi di filosofia).
► Corpo, Vita e Morte
La differenza più evidente fra le filosofie orientali e quelle occidentali è rappresentata dal concetto di anima; indivisibile dal corpo e peritura secondo le filosofie occidentali, di altra natura dal corpo ed eterna per quelle orientali.
La presentazione della conoscenza dell’ anima lascia spesso sbigottito l’ occidentale che si accosta per la prima volta a questo concetto, descritto dettagliatamente dalle filosofie orientali, ed in particolar modo dal Gaudiya Vaishnavismo, ossia dagli Hare Krishna. Lo sbigottimento sparisce presto, perchè quello che viene descritto risulta perfettamente logico, come fosse qualcosa che si conosce da sempre, ma non si era mai elaborato.
La prima cosa che viene detta è che noi non siamo questo corpo.
“E allora chi è colui che si guarda alla specchio? E quello che pensa -io sono-? “
Lo specchio riflette il corpo, e quello non sei tu! Ma tu sei colui che abita il corpo. Sei quella sostanza eterna, pura ed immutabile, identificata dagli antichi Veda con il termine di jivatma”.
Per eterna intendiamo che non è mai nata e mai morta. L’ anima quindi esiste da sempre e per sempre.
Il corpo altro non è che una macchina, al cui interno è presente un conducente, l’ anima o jivatma. Senza la jiva il corpo è privo di valore, perché quello che resta non è altro che un ammasso di carne ed ossa senza la vita. Ciò che rende prezioso questo corpo veicolo è il conducente che lo anima. Ognuno è il conducente del proprio corpo. Ognuno è un essere eterno.
“Per quale motivo tutto il mondo è convinto di essere questo corpo?”
Perché il mondo intero è soggetto all’ illusione, un’ energia che lascia tutti avvolti dall’ ignoranza circa la propria natura. Noi siamo esseri spirituali eterni, che per qualche motivo sono entrati in contatto con un’ energia diversa dallo spirito, che identifichiamo come il suo opposto, la materia. Noi siamo esseri di spirito rinchiusi in un mondo di materia. E siccome è passato un tempo incalcolabile dal nostro arrivo nella materia, abbiamo dimenticato la nostra natura. Se a questo aggiungiamo l’ illusione, maya, che opera affinché continui l’ oblio, la confusione si fa totale.
Crediamo di essere questo corpo vita dopo vita, che non riusciamo più a percepire di essere dell’ altro. Confondendoci con un corpo, in pratica non sappiamo chi siamo.
“Se non siamo questo corpo, ma siamo un’ anima spirituale ed eterna, perché abbiamo paura di morire?”
Proprio perchè siamo di natura spirituale, quindi eterni, abbiamo paura di morire. La morte non è nella nostra natura.
Come è stato detto in precedenza, il corpo è provvisorio, ossia viene abitato giusto il tempo che gli è concesso, non un’ istante di più. Ma l’ esperienza di essere quel corpo è quasi totale, da provare pena alla sola idea venga perso per sempre. attaccati a qualsiasi cosa materiale, poniamo l’ attaccamento maggiore nei confronti del corpo, perché è il mezzo con il quale agiamo nella materia.
Qualsiasi bisogno materiale è ricercato per soddisfare il corpo. Ci innamoriamo di un altro corpo per far provare una sorta di soddisfazione al nostro.
Ricerchiamo un cibo elaborato per soddisfare il corpo. Qualsiasi cosa facciamo è finalizzata alla soddisfazione del corpo. Siamo pieni di attaccamenti, ma certamente l’ attaccamento più grande è nei confronti del nostro corpo.

► Cosa è la morte?
La morte è appunto quel processo che abbiamo accennato all’inizio, il cuore cessa di battere e ogni funzione smette di essere. Questa è la morte. In quel momento l’anima lascia quel corpo ormai in disuso e ne cerca un’altro , nuovo e utile per proseguire la vita. Detta così si puo’ pensare che il corpo dell’uomo non abbia nessuna importanza, ma è errato pensando che in vita il corpo è servito da Tempio dell’anima, il corpo umano è la forma più evoluta che ci permette di essere liberi di agire, di scegliere, quindi, se utilizzarlo per i soli desideri materiali o per pregare e servire Krishna. Di ciò che ne faremo sarà il cancello d’entrata nella vita successiva;
La forma e le circostanze che acquisiremo saranno il risultato dell’uso che ne abbiamo fatto nella forma appena lasciata e del pensiero che avremo nel momento in cui l’anima abbandona il vecchio corpo.
La nostra storia
Seguiranno ora i racconti personali, molto brevi e prelevati cosi’ come scritti sul forum di “Isvara”, i quali spiegano come gli autori di questo breve libro hanno conosciuto il movimento Hare Krishna. Gli scritti sono tratti direttamente dal forum del nostri sito, raggiungibile all’indirizzo web :
www.isvara.org

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