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Maya-sakti (l’energia materiale)
Introduzione
D: Ora che abbiamo parlato delle prime due energie, cioè dell’anima spirituale individuale e dell’energia che costituisce il mondo trascendentale, dimora del Signore Supremo, vorremmo trattare della natura in cui ci troviamo a vivere: questo universo di materia.
R: L’energia alla base dell’universo materiale viene chiamata maya-sakti. Nel corso del capitolo potremo riferirci ad essa usando altri appellativi, quali energia materiale, energia illusoria, energia inferiore, apara-prakrti, avidya-sakti eccetera. Tutti vogliono significare la stessa realtà, ovvero la natura in cui viviamo.
Definizione e funzioni di maya-sakti
D: Cominciamo col definire il termine maya-sakti. Cosa significa esattamente?
R: Come abbiamo già avuto modo di dire, la parola maya vuole indicare “ciò che non è”, mentre sakti significa energia.
Quando viviamo in funzione di qualcosa che in realtà è a noi estraneo, possiamo dire di essere sotto l’influsso dell’energia illusoria, appunto maya-sakti. Ne abbiamo già parlato nel capitolo dedicato all’anima: nel momento in cui desideriamo vivere indipendentemente da Dio, scendiamo nel reame di Maya e rimaniamo coinvolti nelle sue trame, prigionieri delle sue leggi. Così cominciamo a vagare nelle diverse forme di vita, in corpi umani, animali, vegetali, minerali, a seconda delle attività che abbiamo svolte durante il periodo vissuto nella forma umana. Saranno i nostri stessi desideri a determinare il corpo che assumeremo. Questo vagabondare nei vari pianeti dell’universo passando attraverso le differenti specie viventi si chiama samsara.
Un altro interessante epiteto di maya-sakti è dvitiya, che significa “il secondo”. L’energia materiale scaturisce da quella spirituale, quindi essa è consequenziale, è un effetto, mai una causa. Contrariamente a quanto asseriscono certi scienziati materialisti, i quali vogliono farci credere che la materia sia la causa di sé stessa e delle sue varie manifestazioni, la Srimad- Bhagavatam
3.26.16, 17 e 18
afferma che l’energia materiale proviene da quella spirituale, come conseguenza di una logica universale divina.
Dunque maya-sakti è l’energia di origine divina grazie alla quale gli universi materiali, con tutto ciò che vi è contenuto, possono manifestarsi. In essa sono comprese le dinamiche di velatura della realtà nelle quali le jiva si perdono.
D: L’energia maya proviene da una persona o è pura energia?
R: Non può esistere un’energia senza un energetico, così come non esiste né potrebbe esistere un aspetto impersonale che non abbia un’origine personale. Se si sente una voce, anche se non si riesce a vedere il parlatore, è la cosa più ovvia del mondo dedurre l’esistenza di una persona. Secondo questa logica, pur elementare, ogni energia deve necessariamente essere di origine personale. Così Maya è l’energia illusoria della Persona Suprema.
Abbiamo già detto che parte della Sua energia interna è Yogamaya. Da essa sprigiona una seconda personalità divina, Maya appunto, che ha il compito e la funzione di prendersi cura dell’influenza su tutti coloro che prendono nascita in uno di questi universi. Attraverso il suo fascino irresistibile, Maya fa sì che le jiva di questo mondo dimentichino la loro reale natura.
D: Come mai le jiva non riescono a contrastare la forza di Maya? Eppure le anime sono di origine spirituale, dunque superiori alla materia. Com’è possibile che cadano tutte vittima dello stesso inganno?
R: Dice la Bhagavad-gita (7.14):
daivi hy esa guna-mayi mama maya duratyaya
mam-eva ye prapadyante mayam-etam taranti te.
Questa energia che illude e condiziona, maya, è molto difficile da contrastare, perché è Mia: mama, dice Krishna. E’ un’energia di origine divina, daivi, per cui è dotata di tutte le potenze necessarie a operare senza che nessuno possa resisterle. Nessuno può fare nulla per controbatterla, tutti devono soccombere senza possibilità di vittoria. Solo in un modo si può emergere dalle onde di quest’oceano infuriato di nescienza, e cioè mam prapadyante, sottomettendosi e chiedendo protezione a Sri Krishna. Coloro che adottano questa linea di condotta, taranti te, ottengono successo.
Le jiva che vengono in questo mondo probabilmente sottovalutano l’influenza di Maya e credono che grazie alla forza che proviene loro dalle origini divine riusciranno a contrastarla, ma non tengono conto che anche l’energia materiale emana dalla stessa sorgente e che possiede enormi potenze. Quando le jiva diventano vittime di avidya, l’ignoranza, dimenticano tutto. Per questa ragione soffrono.
D: Maya ci porta via da Dio, ci trascina lontano dalla nostra coscienza vera e ci trasporta in un mondo in cui nulla è reale. Sembra quasi che si tratti di un’energia separata e indipendente.
R: No, nella Bhagavad-gita Krishna lo specifica senza ombra di dubbi: daivi hy esa gunamayi mama maya duratyaya, questa energia è Mia, non è separata né indipendente. C’è un altro verso ancora più esplicito che dice:
“Questa natura materiale, che è una delle Mie energie, è sotto la Mia direzione… e produce tutti gli esseri…”
Bhagavad-gita 9.10
Sri Krishna lo ribadisce: Maya è una delle Mie energie e agisce sotto la Mia direzione.
D: Se questo fosse vero, perché dovrebbe trascinarci tutti nell’ignoranza e nella sofferenza? Perché questa energia dovrebbe lavorare contro gli interessi della sua origine? Se Krishna fosse Dio certamente non lo vorrebbe, in quanto un padre è sempre ansioso che il figlio rimanga con lui. Senza quella influenza negativa noi ora potremmo capire chi veramente siamo e tornare subito nei mondi spirituali.
R: A questa domanda abbiamo già risposto. A coloro che hanno il desiderio di andare lontano da Dio, gliene viene data l’opportunità, e Maya svolge il suo servizio in questo campo. Facciamo un esempio chiarificatore.
Nessun governo ha piacere a costruire prigioni e a internare i propri cittadini. Tutti ne farebbero volentieri a meno. Purtroppo i criminali sono sempre esistiti. Ancora oggi ci sono coloro che in modi diversi disturbano la quiete sociale, per cui le prigioni sono tuttora necessarie. Anche Dio farebbe a meno della natura materiale. I mondi spirituali sono perfetti, molto più di quelli materiali, per cui Egli potrebbe fare qualsiasi cosa senza dover creare una dimensione di questo genere. Purtroppo esistono anche quelle jiva che vogliono provare ad avere esperienze in modo indipendente, così Maya, che è come il direttore di un carcere, si rende indispensabile.
Ma è un lavoro ingrato, e lei stessa ne è cosciente. Ne farebbe volentieri a meno. Infatti:
“L’energia illusoria del Signore non riesce a presentarsi di fronte a Lui, vergognosa della sua posizione…”
Srimad-Bhagavatam 2.5.13
Questa invincibile, potentissima energia attraverso la quale tutto è creato e distrutto, mediante la quale miliardi di miliardi di jiva subiscono una situazione di prigionia, non riesce a presentarsi di fronte al Signore, tanta è la vergogna che prova per ciò che deve fare. Ma anche il suo è un servizio glorioso, proprio come quello dei secondini che ricevono uno stipendio per tenere la gente sotto chiave. E ogni servizio a Krishna ha un valore assoluto.
D: Maya è conosciuta anche con altri nomi?
R: Innumerevoli, e tutti dipendenti dalle funzioni specifiche che si trova ad assolvere. Tra questi ricordiamo Maya, Durga, Maha-maya, Kali, Bhadrakali eccetera.
D: Ora, le funzioni di questa energia consistono solo nel fare in modo che le jiva rimangano nell’oblio?
R: Non solo. La natura materiale provvede anche al “campo dell’azione”. Crea cioè gli universi e i mondi dove le anime andranno a vivere; forma i vari corpi nei quali andranno a sperimentare cosa significa essere lontani da Dio; provvede alle frustrazioni e alle sofferenze grazie alle quali la jiva, un giorno, deciderà di rinsavire. In altre parole, Maya è “la padrona di casa” che procura a tutti ciò che necessitano e, in un modo indiretto e doloroso però indubbiamente efficace, provvede anche alla loro rieducazione.
Il meccanismo della creazione
D: Da secoli scienziati e filosofi si sono avvicendati e sfidati nella ricerca della comprensione di come il creato sia venuto ad esistere. Qual è la versione vedica e vaisnava?
Della creazione, prima vorremmo conoscerne la storia e poi trattarne gli aspetti tecnici e filosofici.
R: In accordo alla saggezza vedica, tutti gli universi, i pianeti, le stelle, le galassie provengono da Dio, Krishna. Ma noi non ci accontentiamo di sapere solo questo: vogliamo anche conoscere il meccanismo della creazione, in altre parole come è stato fatto. Nella letteratura a cui ci stiamo riferendo in questo nostro lavoro tutto ciò è spiegato nei dettagli. Ne faremo un riassunto il più possibile semplificato.
Sri Krishna è la Suprema Personalità di Dio. Una delle sue espansioni secondarie è Narayana, che si espande in altre quattro personalità trascendentali, le quali vivono tutte sui pianeti Vaikuntha: i loro nomi sono Vasudeva, Sankarsana, Pradyumna e Aniruddha. Da Sankarsana proviene Maha-Visnu, una gigantesca forma divina anch’essa a quattro braccia, la quale si sdraia su un oceano di acqua spirituale chiamato Oceano di Karana. L’Oceano Causale è il luogo da cui proviene il necessario per la creazione degli universi materiali. E’ infatti l’Oceano, insieme a Maha-Visnu, la causa della manifestazione materiale. Ambedue sono essenze spirituali: le loro caratteristiche sono tali che mai sono prodotti né in nessun modo risentono delle influenze dell’energia materiale.
Lì, nell’Oceano trascendentale, ci sono gli elementi necessari alla creazione degli universi materiali. Da Maha-Visnu, simili a innumerevoli bolle di sapone provenienti dai pori della Sua pelle, emanano gli universi. Appena appaiono all’esterno del corpo del Signore, questi crescono a dismisura fino ad arrivare alla loro dimensione presente. E’ da notare che originalmente all’interno sono vuoti.
Nella cavità di ciascuno degli universi, entra lo stesso Maha-Visnu
E’ chiamato con numerosi altri nomi, tra i quali quello di Karanodakasayi-Visnu
già sdoppiato in un’altra personalità: è Garbhodakasayi-Visnu, il secondo dei Purusa-avatara. In quel momento l’universo è ancora vuoto. Quando vi entra lo riempie per metà di acqua, creando l’Oceano di Garbhodaka, che occupa la metà dello spazio destinato alla creazione. Su questo mare di acqua spirituale, al pari di Maha-Visnu nell’oceano di Karana, Egli si sdraia.
Dal suo ombelico spunta, poi, un fiore di loto da dove nasce Brahma, il primo essere del creato. Quando il primo tra i viventi apre gli occhi si ritrova all’interno di un universo buio (in quanto il sole non è stato ancora creato) e completamente vuoto; nulla è visibile. Ma sentiamo la narrazione dello Srimad-Bhagavatam a partire da questo punto. E’ il grande devoto Prahlada a parlare, rivolgendosi al Signore Supremo.
“Brahma fu generato da quel grande fiore di loto, e certamente non poteva vedere nient’altro che il loto stesso. Quindi, credendoTi all’esterno, si tuffò nell’acqua e per cento anni cercò la sorgente di quel fiore di loto. (Ma) non riuscì a trovare traccia di Te… (e allora) il Signore Brahma… era stupefatto (e confuso). Così prese rifugio in quel fiore di loto, e dopo essersi purificato grazie a severe austerità durate centinaia di anni poté scorgere la causa di tutte le cause, la Suprema Personalità di Dio…”
Srimad-Bhagavatam 7.9.34 e 35
Grazie ai poteri acquisiti per tanta austerità, Brahma impiegò l’energia per costruire l’universo. Qui deve essere specificato che è sbagliato dire che egli “creò” l’universo, in quanto gli elementi e la capacità gli furono comunque conferiti dal Signore stesso. Dunque è più corretto dire che ne fu l’architetto piuttosto che il creatore, qualcosa di simile al demiurgo della filosofia platonica.
All’interno dello stelo del gigantesco fiore divino, Brahma progetta e realizza tre sistemi planetari: Svarga-loka, il superiore, Bhuvar-loka, il mediano e Bhur-loka, l’inferiore; oppure, osservati da un’altra prospettiva, quattordici sistemi. Il pianeta in cui viviamo, la Terra, è parte del sistema planetario mediano.
Dal Visnu che giace sull’Oceano di Garbhodaka sprigiona un’altra personalità divina, il terzo Visnu, Ksirodakasayi-Visnu, così chiamato perché vive in un pianeta (sempre all’interno del nostro sistema cosmico) dove esiste un oceano di latte (ksira significa appunto latte).
D: Quali sono le funzioni di quest’ultimo Visnu?
R: Fondamentalmente ha due funzioni: quella di fungere da Paramatma e quella di costituire una sorgente per un certo tipo di incarnazioni divine. Ci spiegheremo meglio.
Abbiamo detto che da Ksirodakasayi-Visnu emana Paramatma; ma cos’è Paramatma? E’ l’Anima Suprema che entra nel cuore di ognuno di noi e ci accompagna per tutto il viaggio in questo universo. Non ci abbandona mai, ci segue e costantemente suggerisce quale sia la cosa migliore da farsi. Quella che noi definiamo intuizione non è altro che l’azione benefica di Paramatma. Questa è una forma divina personale, anche se dura solo per il periodo della nostra permanenza nella manifestazione materiale.
Da quello stesso Visnu si espande un altro tipo di Paramatma, quello che entra all’interno di ogni atomo e fa sì che, grazie alla Sua potenza, gli elementi materiali restino insieme. Come sappiamo gli atomi sono tenuti insieme da una forza proveniente dal nucleo atomico chiamata forza di coesione; senza questa gli atomi si separerebbero e tutte le forme organiche e inorganiche cesserebbero di esistere. In accordo ai Veda quella forza di coesione è l’energia di Paramatma. Questo personaggio divino, contrariamente a quello che penetra nel cuore dell’essere vivente, è impersonale e composto esclusivamente di energia.
Queste sono le differenti caratteristiche del Paramatma. La prima è una forma personale che ha il compito di accompagnare l’anima personale nel suo viaggio in questo mondo, mentre la seconda è un aspetto energetico e impersonale che ha il compito di mantenere la manifestazione cosmica.
Ma Ksirodakasayi-Visnu ha anche un’altra funzione: quella di generare tutta una serie di incarnazioni. Da lui, infatti, provengono Matsya, Nrsimha, Varaha e innumerevoli altri avatara.
D: Torniamo per un momento a Brahma. Egli costruisce solo i pianeti o progetta anche le forme viventi nelle quali le jiva sono destinate ad abitare per un certo periodo di tempo?
R: Sì, da Brahma proviene l’idea delle varie forme viventi che popolano l’universo. Tutto ciò è descritto con precisione nella Srimad-Bhagavatam.
D: I Veda concordano con la teoria dell’evoluzione di Darwin, secondo la quale ogni forma ha generato la susseguente?
R: No, i corpi sono stati creati separatamente l’uno dagli altri. L’evoluzionismo è una delle tante teorie che l’uomo privo di conoscenza esatta si è divertito ad architettare durante il corso dei secoli. Darwin stesso ha ammesso che la sua era solo un’ipotesi, una speculazione, un tentativo, lasciando ai posteri l’arduo compito di dimostrarne l’esattezza. Ma finora i loro tentativi sono falliti.
D: Parliamo ora degli aspetti tecnici e filosofici del meccanismo creativo.
R: Abbiamo detto che maya-sakti è un’energia divina, e in questo senso non sarebbe differente da cit-sakti. Però differenze ce ne sono, tante e sostanziali. Mentre la prima è concepita in modo da permettere lo svolgimento di una vita eterna in variegate relazioni di amore spirituale con Dio, la seconda è concepita per la dimenticanza, per l’oblio.
Questa sakti esiste sempre in tre stadi, che si chiamano pradhana, prakrti e mahat (o mahat-tattva).
D: Spiegaci la differenza tra queste diverse manifestazioni.
R: Andiamo a leggere direttamente dallo Srimad-Bhagavatam:
“… La combinazione dei tre modi, che sono eterni e non-manifestati, è la causa dello stato manifestato, ed è chiamato Pradhana…”
Srimad-Bhagavatam 3.26.10
Nel commento al verso Srila Prabhupada dice:
“…Pradhana è la sottile, indifferenziata somma totale di tutti gli elementi materiali…”
Il Pradhana è dunque l’insieme degli elementi materiali non differenziati e non manifestati. Qualcosa di simile a ciò che gli scienziati chiamano “zuppa cosmica”, prima ancora che sia manifestata all’esterno. In quello stadio tutte le caratteristiche (i guna) sono perfettamente equilibrate, nessuno supera l’altra. Proprio per questa ragione la natura materiale si trova allo stato latente e non può muoversi né azionare il dispositivo della creazione.
Poi (nello stesso verso):
“… viene chiamata Prakrti quando (è) nello stadio manifestato di esistenza.”
Nello stesso commento di Srila Prabhupada:
“… quando sono manifestati (gli elementi)… quello (stato) è chiamato Prakrti…”
Dunque Prakrti è quando Pradhana diventa manifestato. Ma lo Srimad-Bhagavatam è chiaro su questo punto: senza l’intervento dell’Entità Suprema Pradhana non si sarebbe mai potuto sviluppare in Prakrti. Poi lo stadio seguente:
“Così, dopo aver manifestato la varietà, l’effulgente mahat-tattva che contiene dentro di sé tutti gli universi…”
Srimad-Bhagavatam 3.26.20
Mahat è dunque lo stato in cui gli elementi si differenziano e diventano pronti alla creazioni di forme.
Spieghiamo il tutto con altre parole: a differenza della natura spirituale che è eternamente manifesta, la natura materiale è talvolta esistente, visibile, a un qualche esterno e talvolta no. Pradhana è il nome che maya-sakti assume quando essa è allo stato non-manifestato, in forma di “idea energetica”.
Quando la natura materiale, grazie all’opera differenziante dei tre modi della natura (che vedremo più tardi) e all’azione del Purusa, si manifesta è chiamata prakrti, ma la sua essenza è ancora unica, i numerosi elementi che la compongono non si sono ancora separati. Fenomeno, questo, necessario per qualsiasi creazione. Immaginate cosa sarebbe costruire un tavolo se non avessimo a disposizione, separati gli uni dagli altri, il legno, il martello, i chiodi, la colla e gli altri strumenti. Così, quando gli enti della materia si separano, quella è chiamata mahat ed è pronta per la creazione.
D: Quali sono gli elementi contenuti nel primordiale pradhana?
R: Il Pradhana è composto di 24 elementi, che possono essere classificati come segue:
cinque grossolani, cinque sottili, i quattro sensi interni, i cinque sensi per acquisire conoscenza e i cinque organi di azione esterni.
Vedi Srimad-Bhagavatam 3.26, numerosi versi
Questi sono i 24 elementi che compongono il Pradhana. Ma vediamoli insieme.
I cinque elementi grossolani sono:
1. la terra
2. l’acqua
3. il fuoco
4. l’aria
5. l’etere
I cinque elementi sottili, cioè quegli elementi che siamo in grado di percepire coi nostri sensi, sono:
1. l’odore
2. il sapore
3. il colore
4. l’oggetto del tatto
5. il suono
I sensi che permettono l’acquisizione di informazioni utili alla vita sono:
1. l’udito
2. il tatto
3. il gusto
4. la vista
5. l’olfatto
Gli organi d’azione sono:
1. l’organo della parola
2. le membra che permettono di agire
3. quelle che servono per spostarsi
4. gli organi di riproduzione
5. gli organi di evacuazione
I sensi interni, sottili, sono:
1. mente
2. intelligenza
3. ego
4. coscienza contaminata.
Tutti questi costituiscono il Brahman detto saguna, che significa composto di attribuiti (materiali); ed è la natura materiale che, per la sua origine spirituale, viene talvolta chiamata Brahman.
Srimad-Bhagavatam 3.26.15, commento
Come già spiegato, nello stato di Pradhana il tutto è unico e indifferenziato, dunque inerte. La caratteristica primaria di tutti questi elementi materiali è proprio la loro inerzia e mancanza di realtà “in sé”, anche perché privi di personalità.
Nel Pradhana questi non agiscono, non si muovono, nulla accade né potrebbe mai accadere; questi elementi, per conto loro, sarebbero completamente incapaci di qualsiasi movimento o mutazione. Ma quando la creazione deve prendere luogo, Sri Krishna pone l’elemento divino e la materia comincia a muoversi, a divenire, ad avvicendarsi. Questo ulteriore elemento è chiamato Kala, il Tempo Eterno. Nello Srimad-Bhagavatam viene considerato come il venticinquesimo elemento della natura materiale.
“…l’elemento mescolatore, conosciuto come (il fattore) tempo, è contato come il venticinquesimo elemento.”
Srimad-Bhagavatam 3.26.15
La ragione per cui Kala è descritto come l’elemento mescolatore è che una delle sue funzioni principali è quella di mescolare tutto: le persone, le situazioni, le vite, le morti; nulla e nessuno può resistere alla sua azione devastatrice. Ancora oggi continua a svolgere la medesima funzione, cosa che ha fatto fin dal primo istante della creazione, persino quando gli elementi materiali erano ancora non manifestati. A quel punto, cioè quando entra in scena il fattore-tempo, la materia diventa Prakrti (“natura femminile”), ed è pronta ad essere usata per la creazione.
Fermiamoci un momento sull’espressione “natura femminile”. Per chiarire questo punto è interessante riferirsi a una spiegazione ricorrente nella Srimad-Bhagavatam: come una donna non può procreare a meno che non sia impregnata del seme di un uomo, così la natura materiale non può produrre o manifestare nulla a meno che non sia impregnata dalla Suprema Personalità di Dio. Per questa ragione uno dei suoi appellativi è prakrti, o natura femminile divina. In realtà, nel creato sia materiale che spirituale, tutto è prakrti e Dio solo è Purusa (maschio), in quanto ogni cosa per la propria esistenza è subordinata all’atto creativo del Signore. Da questo punto di vista tutto, all’infuori della persona di Krishna, è prakrti.
Nel momento in cui Prakrti si muove, comincia anche a differenziarsi. Questo perché la natura materiale contiene in sé tre “guna”, (di cui parleremo tra poco) tre modi, tre caratteristiche fondamentali, tra le quali rajas, che è il movimento inteso come senso di trasformazione, desiderio intrinseco di “fare, di essere, di voglia di diversità”. A quel punto assistiamo alla trasformazione di Prakrti in Mahat, che è il totale degli elementi materiali “differenziati”, dunque pronti alla creazione di forme specifiche.
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