La Filosofia del Bhakti Yoga – Cit-sakti (l’energia spirituale) – parte 1

posted in: Area9, Italiano 0

* 5 *
Cit-sakti (l’energia spirituale)

Prime parole
D: Parliamo ora dei mondi spirituali.

R: Nel capitolo precedente abbiamo dunque detto che Bhagavan, la Suprema Personalità di Dio, possiede tre energie fondamentali, che sono:

1. antaranga-sakti, (o cit-sakti), l’energia spirituale,
2. bahiranga-sakti, (o maya-sakti), l’energia materiale,
3. tatastha-sakti, (o jiva-sakti), l’energia marginale.

Abbiamo già parlato della terza energia, la tatastha-sakti, costituita dalle anime individuali, e nel prossimo capitolo ci occuperemo della maya-sakti. Ora invece discuteremo del principio della antaranga-sakti o cit-sakti, ovvero della energia interna, mediante la quale il Signore crea l’universo spirituale e tutto ciò che vi esiste.

I Veda ci dicono che, sebbene noi uomini non riusciamo a percepirlo con i nostri sensi materiali, non esiste solo il mondo in cui viviamo, ma ce n’è un altro composto di un’energia diversa. Questa viene chiamata con nomi differenti: energia spirituale, energia superiore, energia trascendentale, antaranga-sakti, cit-sakti, para-prakrti e altri appellativi.

Fra le energie del Signore l’antaranga-sakti è sicuramente la più complessa di tutte, in quanto racchiude in sé la parte più vasta e preziosa della creazione. Lì, all’interno della Sua essenza personale, Krishna Bhagavan risiede, vive, ed espleta la parte migliore della sua esistenza.

Forma solo i mondi spirituali o anche altro?
D: Questa energia serve solo per manifestare i mondi spirituali o anche qualcos’altro?

R: No, cit-sakti è l’energia di Bhagavan con la quale manifesta senza soluzione di continuità tutto ciò che esiste nel mondo trascendente; dunque i mondi, gli universi, le espansioni di vario tipo, le sue energie personali, i suoi eterni compagni, le jiva eternamente liberate. Tutto ciò, in definitiva, che faccia eterna parte integrante della variegata esistenza di Dio.

I pianeti spirituali e la razionalità
D: Anche in questo capitolo ci ritroviamo di fronte al solito spinoso problema: come possiamo accettare l’esistenza, anzi accettare di studiare, un qualcosa che non si vede, che non si sente, che neanche si può percepire?

R: Per noi occidentali quello della razionalità è un vero problema. In genere la ragione è un elemento positivo, particolarmente costruttivo, che può dare un aiuto solido e quasi determinante quando si voglia comprendere la maggior parte dei principi della filosofia e della scienza spirituale. Ma quando diventa un limite, allora si trasforma in un vero impaccio nell’acquisizione della conoscenza. In altre parole, ci sono momenti in cui la ragione diviene una nemica. Come per la mente, questo discorso vale anche per l’intelligenza. Troviamo conferma di ciò nella Bhagavad-gita.

“Con l’aiuto della mente ci si deve liberare, e non degradarsi. E’ l’amica delle anime condizionate, ma può anche diventare la loro nemica. Per chi l’ha conquistata, la mente è il migliore degli amici, ma per colui che non vi è riuscito, costituirà la sua più grande minaccia.”
Bhagavad-gita 6. versi 5 e 6

I nostri meccanismi di ragionamento hanno dei problemi di fondo, in quanto sono fatti di schemi preordinati, di blocchi del tutto simili a case prefabbricate. E tutto ciò che non vi rientra viene automaticamente espulso con l’accusa di irrazionalità e viene catalogato e inserito negli schedari delle cose di valore inferiore. Ma non dobbiamo assolutamente credere che il nostro apparato raziocinante eserciti un potere illimitato. Sarebbe invece positivo introdurvi l’elemento del dubbio, chiederci se certe volte non diventiamo noi irrazionali con un uso scorretto della nostra ragione.

Attenti a usarla bene, dunque, questa importante energia. Impariamo a dubitare di noi stessi, delle nostre conclusioni, delle nostre convinzioni. In fin dei conti, siamo forse perfetti? non possiamo invece cadere in qualsiasi momento vittime dell’errore?

Nella Bhagavad-gita, Srila Prabhupada dice:

“L’anima condizionata è vittima di quattro difetti ben visibili: ha sensi imperfetti, una netta propensione a ingannare (se stessa e gli altri), ha la certezza di commettere errori e di poter cadere vittima dell’illusione. A causa di questi quattro difetti principali (presenti) nella vita condizionata, siamo privi di qualificazioni…”
Cap.16 versetto 24, commento

Con questo non si vuole dire che non dobbiamo usare la ragione, ma che si deve imparare a usarla bene, con un equilibrato esercizio di dubbi e convinzioni, nutriti dallo studio e dalla pratica dei principi dello yoga.

Troppo spesso dimentichiamo che non esiste solo ciò che possiamo percepire con i sensi. In questo momento non vediamo l’India, ma questo non significa che l’India non esiste: vuole solo dire che in questo momento il nostro senso visivo non è in grado di mostrarcela.

Fingiamo un dialogo, un amico che venga a trovarci dopo un viaggio in India. Lui: “Sai, sono stato in India, un posto meraviglioso, ho fatto il bagno nella Yamuna e nel Gange, ho sentito i saggi cantare e parlare di filosofia… è stata un’esperienza fantastica.” E noi: “Ma io non la vedo; chi mi dice che quel posto esiste? Dovrei avere fede in te e in ciò che dici… no, non la vedo, dunque per me non esiste.” E lui: “Se non mi credi e vuoi vedere tutto ciò che ti ho raccontato, prendi un aereo e parti, così verificherai la sua esistenza.” E noi: “Ma devo avere un passaporto, chiedere il visto, pagare il biglietto, passare più di otto ore in aereo… troppo complicato. Non se ne fa niente; e comunque siccome l’India non la vedo, per me non esiste.”

Questo dialogo può sembrare banale, ma rispecchia fedelmente la nostra mentalità.

L’energia spirituale è qualcosa di realmente esistente, tanto reale e concreta quanto lo siamo noi e le cose che tocchiamo e viviamo ogni giorno; solo che i nostri sensi non sono in grado di percepirla. Ma quante sono le cose che non riusciamo a vedere, sentire, toccare e che pure, senza ombra di dubbio, esistono? Il maestro spirituale autentico, rappresentante dei Veda, ci dice: “Cit-sakti esiste.” E noi: “Dov’è la prova?” E lui: “Si può capire; come ogni scienza, questa va studiata, capita, sperimentata. Si può ‘avvertire’, ci si può andare, alla fine possiamo persino percepirla coi nostri stessi sensi. Però ci vuole impegno.” E noi: “Ma è faticoso… si deve studiare, praticare… troppo complicato. Rimane il fatto che per me l’energia spirituale non esiste.”

Non dobbiamo essere né pigri né sciocchi.

D: Perché i nostri sensi non possono avvertire la cit-sakti?

R: I sensi che caratterizzano il nostro corpo materiale sono stati fatti per percepire solo una certa gamma di oggetti; al di là di questa non possiamo percepire nulla. Però se modificati, cioè purificati dalle incongruenze delle dualità materiali, possiamo avere una piena esperienza spirituale anche in questo stesso corpo e coi nostri stessi sensi.

Nel frattempo, come fare? Tutto ciò vuole forse dire che finché non avremo purificato i sensi non se ne può neanche parlare? Nient’affatto. Possiamo usare la nostra intelligenza per comprendere; ciò sarà sufficiente per avere almeno una piena soddisfazione intellettuale che poi ci permetterà di avere la forza di progredire ulteriormente.

D: Portaci a capire, allora, come l’energia spirituale sia una realtà oggettiva.

R: Non è difficile. Rispondi a queste domande: un tavolo vive?

OS: No.

R: E perché?

OS: E’ solo materia inerte.

R: La materia è dunque un elemento privo di vita.

OS: Certamente. Per quanto riguarda la vita finora nessuno è stato in grado di dimostrare come e da dove sia scaturita. Per il momento le origini della vita costituiscono un mistero per tutti.

R: Eppure la vita esiste.

OS: Non può essere messo in dubbio. Noi siamo vivi.

R: Ci siamo già arrivati. Cit-sakti è proprio la particolare energia che permette il manifestarsi di quelle caratteristiche che non possono essere scaturite dalla materia.

Qualche esempio: la vita stessa, come abbiamo detto, i pensieri, le sensazioni, i sentimenti, la paura, l’odio, l’amore, le differenti personalità… tutte queste sono qualità di cui la natura materiale è priva. Al contrario sono proprie di cit-sakti.

In questo caso siamo costretti ad adottare un procedimento inverso: normalmente studiamo gli effetti conoscendone la causa, mentre ora deduciamo la causa dai suoi effetti.

Consigliamo a chi voglia approfondire questo argomento di andare a leggere il libro “Life Comes from Life” (in italiano “La Vita Viene dalla Vita”), di Bhaktivedanta Svami Prabhupada. In questo libro la tesi secondo la quale solo l’energia spirituale possiede le qualità della vita è spiegata a nostro parere in modo perfetto.

Dove sono collocate le creazioni dell’energia spirituale?
D: Dove è localizzata questa energia? in un altro mondo, in un altro universo? Ha una collocazione precisa, oppure è una energia impersonale e diffusa, quasi dispersa in altri elementi, priva di casa e di collocazione precisa?

R: Cit-sakti, o antaranga-sakti, è l’energia con la quale Krishna crea e mantiene l’universo spirituale e le entità viventi di varie specie che lo popolano. Questo mondo spirituale ha una propria collocazione precisa, al di là dell’energia materiale. Questo universo spirituale ha svariate denominazioni e “quartieri”, tra i quali Vaikuntha-loka, Svetadvipa, Krishna-loka, Goloka Vrndavana e via dicendo. Studieremo meglio la sua complessa costituzione fra poco.

Ma bisogna dire anche che questa non è circoscritta in un luogo solo, ma che è diffusa ovunque, sotto forma di anime spirituali e di altre essenze che non sono parte dell’energia materiale.

La composizione del mondo spirituale
D: Qual è la natura interna di questo mondo superiore? Di quali “materiali” è costituita?

R: Proprio come le jiva, le caratteristiche fondamentali di cit-sakti sono sat-cit-ananda vigraha: dunque è eterna, piena di conoscenza e di felicità; e possiede una forma, cioè una precisa identità. Non come dicono i filosofi mayavadi, i quali negano l’aspetto vigraha dell’energia spirituale. Queste sono le caratteristiche di base; tutto ciò che esiste in quei mondi è della stessa natura.

D: Ma l’energia materiale è eterna o temporanea?

R: Come vedremo meglio in seguito, anche la apara-prakrti è eterna.

D: E allora qual’è la differenza tra le due?

R: L’energia spirituale è eterna, così come le forme che assume. Invece l’energia materiale è eterna nella sua essenza, ma le forme che assume sono temporanee. Ci sono, poi, numerose altre differenze tra le due: per fare pochi esempi, nella materia figura ajnana, l’ignoranza, asatya, la falsità, e altri difetti che nel mondo spirituale sono totalmente assenti.

“Geografia” dei mondi spirituali
D: Parlaci della geografia dell’universo spirituale. Come sono fatti i mondi che lo costituiscono, e come sono dislocati?

R: Nella Caitanya Caritamrta, la geografia dell’universo spirituale è trattata in modo chiaro. Ne daremo un riassunto.
Adi-lila, capitolo 5

“Al di là di tutte le coperture che limitano questo mondo materiale c’è il cielo spirituale, Paravyoma, che ha molti pianeti spirituali, tra cui il supremo è chiamato Krishna-loka. Questa dimora di Krishna ha tre divisioni, che sono conosciute come Dvaraka, Mathura e Gokula… A Krishna-loka c’è un luogo trascendentale conosciuto come… Vrndavana.

“Sotto Krishna-loka, diffusi nel cielo spirituale, ci sono i pianeti Vaikuntha… in ognuno di questi vive una diversa manifestazione del Signore. L’esistenza di questi pianeti di natura trascendentale è assicurata dalla potenza di Maha-sankarsana, una delle espansioni di Sri Krishna. In questi luoghi l’influenza della natura materiale non si avverte.

“Fuori dei pianeti Vaikuntha c’è la manifestazione impersonale di Sri Krishna, conosciuta come Brahmaloka; e oltre questo Brahmaloka c’è il Karana-samudra, o oceano causale. L’energia materiale esiste al di là di questo oceano, senza che mai vengano in contatto.

“Nell’oceano delle cause Maha-Visnu si sdraia….”

L’immagine è splendida: al centro di un universo composto di energia spirituale, dunque eterna e mai soggetta al decadimento e alle devastazioni del tempo, c’è un pianeta a forma di fiore di loto chiamato Goloka Vrndavana. Lì vive il Signore Assoluto, Sri Krishna, la Suprema Personalità di Dio. Nella Sua stupenda forma di Syamasundara – il meraviglioso Signore che suona il flauto – Egli vive in eterno con i suoi compagni più intimi proprio al centro dello stemma del loto. Questo pianeta ha numerose divisioni, tra le quali la Caitanya Caritamrta ricorda Dvaraka, Mathura e Vrndavana.

Ma non è tutto: in ogni petalo di questo fiore vi sono situati altri “quartieri”, nei quali lo stesso Krishna è presente in altre forme.

In questo meraviglioso cielo spirituale, successivamente a Goloka Vrndavana (detto anche Krishna-loka), fluttuano altri pianeti; questo universo è chiamato Vaikuntha. Qui Krishna, che assume forme diverse conosciute come Narayana, vive in eterno in compagnia dei suoi devoti. In ciascuno di questi pianeti si trova una differente forma di Narayana, ognuna di queste con un proprio nome. Ci sono così i pianeti chiamati Sridhara, Vamana, Govinda, Purusottama e via dicendo. In questi mondi trascendentali le persone, tutte anime che hanno trasceso per sempre le attrazioni alla realtà della materia, posseggono una forma del tutto simile a quella del Signore.

Da Krishna-loka sprigiona una intensa luce spirituale chiamata Brahmajyoti,
Letteralmente, luce spirituale
o anche Brahman (essenza spirituale). E’ la “culla” delle anime; attraverso questa energia noi siamo catapultati “all’esterno”, nella creazione divina. Coloro che si illudono di poter vivere in eterno senza dover accettare l’esistenza di una Suprema Persona ambiscono ardentemente di vivere in questa dimensione priva di attività, ma i Veda danno a queste persone una grossa delusione: oltre lo sfolgorio del Brahmajyoti c’è Krishna nel Suo aspetto di Suprema Personalità di Dio.

Ancora al di là (ma diciamo al di là solo per comodità di immagine, in quanto il Brahmajyoti pervade tutta la creazione) c’è Karana-samudra, l’oceano causale, così chiamato perché lì vi è la causa della manifestazione materiale. Ancora oltre, (senza che tuttavia entrino mai in contatto l’uno con l’altra) comincia la manifestazione materiale.

Ed esattamente nel mezzo tra l’area dello spirito e quella della materia c’è la dimensione tatastha, dove le anime compiono la loro scelta “originale”.

A riguardo di Goloka Vrndavana
D: Parliamo di Goloka Vrndavana: puoi specificare meglio come è fatto questo mondo?

R: La Brahma-samhita lo descrive in modo vivido, quando dice:

“La meravigliosa dimora di Krishna, che è conosciuta come Gokula, ha migliaia di petali e una corolla simile a quella di un fiore germogliato da una parte della sua infinità; la parte centrale (che è alla base) delle foglie è la vera dimora di Krishna.”
Brahma-samhita 5.2

“Al centro di quel trascendentale loto c’è il reame dove abita Krishna. E’ una figura esagonale… come (nel caso di) un diamante, la figura centrale che regge ogni cosa è Krishna, dal cui corpo emana una luce intensa e (Lui) è la sorgente trascendentale di tutte le potenze…”
Brahma-samhita 5.3

“Al centro del fiore c’è il reame eterno chiamato Gokula, ed è la dimora (a forma) esagonale di Krishna. I suoi petali sono le case dei gopa… i petali brillano in modo meraviglioso…”
Brahma-samhita 5.4

D: Chi sono gli abitanti di Goloka Vrndavana?

R: Nulla e nessuno è più caro a Sri Krishna dei Suoi devoti, in particolar modo coloro che vivono a Goloka Vrndavana. Le evidenze di ciò sono numerose:

“Nessuno, nemmeno Brahma, Siva, Sankarsana, o anche il Mio stesso sé Mi sono tanto cari.”
Srimad-Bhagavatam 11.14.15

Egli mostra più inclinazione nei riguardi delle gopi che per Brahma o Siva, o anche per la dea della fortuna, Laksmi.
Srimad-Bhagavatam 10.9.20

Le attività del Signore a Goloka Vrndavana sprigionano per tutti la massima gioia, tanto che persino gli abitanti di Vaikuntha talvolta abbandonano quei pianeti delle delizie e cercano di partecipare alle attività di Krishna a Goloka. Nel Caitanya Caritamrta, viene riportato un dialogo fra Sri Caitanya e Vyenkata Bhatta, durante il quale quest’ultimo parla della gioia che è possibile assaporare a Goloka Vrndavana.
Madhya-lila 9.111, versi fino al 131

“…ma i passatempi di Krishna sono i più gustosi dovuti alla loro natura giocosa. Le sakti di Krishna (cioè le Sue energie personali, che fungono da devoti particolari) ne godono infinitamente…” (Poi è Caitanya Mahaprabhu ad aggiungere): “Il Signore Krishna ha una caratteristica speciale: Egli affascina il cuore di tutti e li conquista grazie al piacere che è possibile provare nell’esperienza dell’amore divino (in special modo quello coniugale). Seguendo l’esempio degli abitanti del pianeta conosciuto… come Goloka Vrndavana, si ottiene il rifugio ai piedi di loto di Sri Krishna. Ma gli abitanti di quel pianeta non sanno che Krishna è la Suprema Personalità di Dio. Ignari del fatto che sia Lui il Signore Supremo, i residenti di Vrndavana come Nanda Maharaja, Yasodadevi e le gopi lo trattano come se fosse il loro amato figlio o il loro amante… a Goloka Vrndavana non c’è altro desiderio che quello di amare Krishna.”

Questo brano ci sembra abbastanza chiaro. Goloka Vrndavana è il pianeta più elevato, e lì, al centro di esso, il Signore, il Dio che tutti venerano anche senza conoscerlo, vive in compagnia dei Suoi devoti più intimi. Le attività che vi si svolgono sono infinite. Non c’è inerzia, certamente non esiste la noia. Il tempo non si avverte, per cui non esistono le ansietà della vecchiaia e della morte che assillano invece la nostra esistenza terrena. Non esiste la malattia, in quanto i corpi spirituali sono perfetti, e Maya, l’energia materiale, non può penetrare nell’universo spirituale, che dire allora di Goloka Vrndavana. Per questa ragione coloro che vi abitano non possono mai né cadere né tornare nel mondo della materia.

Come abbiamo già detto, Krishna-loka è suddiviso in numerosi “quartieri”, in ognuno dei quali si svologono attività variegate; Vrndavana, il centro del pianeta, è il “quartiere” supremo perché i “rasa”, o le gioie, i differenti tipi di “gusti” che si sperimentano, sono i più alti. Ma le caratteristiche di base rimangono le stesse in tutto il pianeta: è una vita meravigliosa, colma di felicità e di conoscenza.

D: Sembra che a Goloka Vrndavana vivano delle anime particolarmente elevate; l’ingresso e la vita in quel pianeta è concesso solo a persone dotate di qualità eccezionali o potremmo accedervi anche noi?

R: Una volta che il nostro cuore e la nostra mente si sono perfettamente purificati e liberati da ogni traccia di desiderio materiale, e una volta ottenuta la grazia del Signore e dei Suoi devoti, è possibile per chiunque entrare a Goloka Vrndavana. Non è un paese di eletti; è un luogo accessibile a chiunque abbia sviluppato le qualità spirituali necessarie.

Al riguardo di Vaikuntha
D: Parliamo dei pianeti Vaikuntha.

R: Tutt’intorno a Goloka Vrndavana, in un universo anch’esso a forma di fiore di loto, vi sono innumerevoli pianeti luminosi chiamati Vaikuntha. Il termine Vaikuntha significa “dove non esiste ansietà”. Ma andiamo a leggere una descrizione dei pianeti Vaikuntha direttamente dalla Srimad-Bhagavatam, dove si narra del viaggio che i quattro figli di Brahma, i Kumara, hanno effettuato per andare a visitare Vaikuntha.
Srimad-Bhagavatam 3.15, versi sparsi

“Nei pianeti Vaikuntha tutti i residenti hanno una forma (fisica) simile a quella della Suprema Personalità di Dio. Essi sono impegnati costantemente nel servizio devozionale al Signore, senza che mai provino desiderio per la gratificazione dei sensi… in quei pianeti ci sono molte foreste, tutte di buon auspicio. In quelle ci sono alberi dei desideri che sono sempre, in tutte le stagioni, pieni di fiori e frutta perché ogni cosa, in quei pianeti trascendentali, è spirituale e personale… Gli abitanti volano coi loro aeroplani in compagnia delle loro mogli, e per l’eternità cantano e recitano le descrizioni delle caratteristiche del Signore, il quale è sempre privo di difetti. Mentre cantano, deridono persino i meravigliosi fiori madhavi appena sbocciati, che (pure) sono fragranti e colmi di miele.”

Il dipinto va avanti descrivendo la presenza di animali come le api, i piccioni, i pavoni, i cuculi, i pappagalli e numerosissimi altri: poi è la volta delle piante, degli alberi, dell’erba, dei fiori. Viene decantata la bellezza dei corpi di quegli abitanti, in special modo delle bellezze femminili; sebbene la loro grazia sia inenarrabile, nessuno prova lussuria per quelle forme, bensì solamente amore spirituale; a Vaikuntha l’attrazione sessuale è sconosciuta. Poi sono descritte le città e i palazzi, i giardini e i laghetti che le ornano.

In altre parole, i pianeti Vaikuntha non hanno un termine di paragone valido nel mondo in cui viviamo, per cui possiamo solo usare termini finiti e spesso limitanti che offrono solo un’idea generale.

I devoti che desiderano associarsi con il Signore Supremo e che sono diventati totalmente estranei a ogni desiderio per un godimento indipendente da Lui riescono a entrare in questo universo, dalle caratteristiche del tutto simili a Goloka Vrndavana; la differenza è nel rapporto che la persona instaura con Krishna. In questi pianeti la relazione è certamente meno intima, proprio per la presenza di un grande sfarzo, di una grande maestosità. Infatti nel suo Damodarastaka il devoto Satyavrata Muni prega il Signore dicendo di non sentirsi attratto alle opulenze spirituali di Vaikuntha, ma di preferire le relazioni intime di Goloka Vrndavana.

D: Chi sono gli abitanti dei pianeti Vaikuntha?

R: Prima di tutto ci sono le energie personali di Krishna, chiamate Visnu-tattva (tecnicamente dette espansioni svamsa); poi ci sono le jiva (espansioni vibhinnamsa). Entrambe possiedono qualità divine ma in quantità differenti. Le prime hanno le stesse potenze di Dio perché sono in pratica Lui Stesso, mentre le altre sono particelle di natura diversa. I Visnu-tattva governano sui differenti mondi trascendentali e sono le divinità che le jiva adorano; come già menzionato in precedenza, hanno nomi differenti, dipendendo dalle funzioni che svolgono.

Post view 356 times

Share/Cuota/Condividi:

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *