Il
Maha-Bharata
(Cosi’ com’e’)
Vol. 2 of 2
By Krishna Dvaipayana Vyasa
Inizia qui il Volume Secondo
del Maha-bharata
di Krishna Dvaipayana Vyasa
Indice
Indice 7
Bhishma Parva 11
Dhritarastra si prepara alla grande tragedia 11
Sanjaya inizia a raccontare 13
La Bhagavad-gita 17
Il primo giorno 28
Il secondo giorno 31
Il terzo giorno 36
Il quarto giorno 42
Il quinto giorno 46
Il sesto giorno 49
Il settimo giorno 52
L’ottavo giorno 55
Nella tenda di Bhishma 60
Il nono giorno 62
I Pandava da Bhishma 65
Il decimo giorno 67
La caduta di Bhishma 70
Drona Parva 77
Sanjaya torna ancora dal campo 77
L’undicesimo giorno 81
Il voto dei Trigarta 82
Il dodicesimo giorno 84
La caduta di Bhagadatta 87
Il tredicesimo giorno – Abhimanyu 93
Jayadratha chiude la breccia 95
La morte di Abhimanyu 98
Il voto di Arjuna 101
Gli avvenimenti della notte 104
Il quattordicesimo giorno 108
L’avvicinamento di Arjuna 115
I timori di Yudhisthira 120
Satyaki, il grande eroe 122
Bhima nella scia di Satyaki 124
Il duello fra Bhima e Karna 131
Bhurisrava 135
La morte di Jayadratha 139
La guerra notturna 141
Ghatotkacha 146
Il quindicesimo giorno 150
Drona cade 152
La rabbia di Asvatthama 158
Karna Parva 163
Sanjaya racconta ancora 163
La nomina di Karna – il sedicesimo giorno 164
Il diciassettesimo giorno 167
La tragica fine di Dusshasana 171
Il duello fra Arjuna e Karna 174
La caduta di Karna 177
Duryodhana e il segreto di Karna 180
Salya Parva 183
Salya nominato comandante 183
Il diciottesimo giorno 185
Duryodhana si immerge nel lago 188
Preparativi del duello finale 191
Duryodhana sconfitto 194
Epilogo 199
I festeggiamenti per la vittoria 199
Il massacro notturno 201
La punizione di Asvatthama 207
L’abbraccio mortale 213
L’incoronazione di Yudhisthira 216
Shanti Parva 217
La nascita di Pariksit 219
Le istruzioni di Vidura 221
Gli avvenimenti di Prabhasa 223
Krishna torna nel suo mondo 227
Dvaraka invasa dalle acque 228
I Pandava si ritirano 230
La meta celeste 235
Parole conclusive 237
Glossario 239
Bhishma Parva
Dhritarastra si prepara alla grande tragedia
Vyasa, osservando le due armate sconfinate appartenenti ai suoi discendenti, schierate l’una ad ovest e l’altra a est, grazie ai suoi poteri di chiaroveggenza, con nitidezza potè scorrere le pagine cruente della futura battaglia di Kuruksetra. Fu a quel punto che decise di andare ad Hastinapura a trovare suo figlio Dhritarastra.
“La guerra che avete accuratamente preparato durante questi lunghi anni è divenuta una realtà, oramai,” gli disse. “Ho visto i due eserciti schierati in posizione di combattimento sulle rive del Gange e io ti avverto che saranno trascorsi solo pochi giorni dal suo inizio che ti ritroverai a piangere la perdita delle persone alle quali tieni maggiormente.”
Dhritarastra non rispose. Sapeva bene che ciò che Vyasa diceva si sarebbe rivelata un’amara verità, ma dentro di sè rimaneva sempre un barlume di speranza, alimentato dalla sicurezza che gli derivava dalla forza immensa del suo esercito.
“Se vuoi osservare ciò che avverrà a Kuruksetra posso darti la possibilità di vedere ciò che avviene sul campo di combattimento,” aggiunse poi.
“Padre mio,” rispose lui, “io non desidero vedere il massacro fraticida che avverrà a partire da domani. Però non voglio neanche ignorare la realtà dei fatti. Fa in modo che qualcuno possa raccontarmi tutto nei minimi dettagli.”
“Così sarà. Accorderò a Sanjaya il potere di osservare simultaneamente ciò che accade in ogni angolo della sconfinata terra di Kuruksetra. Potrà percepire i sentimenti e captare i pensieri più reconditi di coloro che si apprestano a morire o a sopravvivere; inoltre quando si troverà sul campo di battaglia, sarà invulnerabile all’urto di qualsiasi arma.
“Momenti tremendi si apprestano, figlio mio, ed io prevedo, senza ombra di dubbio, che la vittoria non potrà mai essere dei tuoi figli.”
Detto ciò Vyasa partì.
Con l’animo turbato e la mente in subbuglio, Dhritarastra chiese a Sanjaya di parlargli dei numerosi luoghi santi e delle regioni di Bharata-varsha, così da dimenticare almeno per un pò la terribile ansietà che lo opprimeva.
Sanjaya, che era un grande erudito, gli parlò allora di delicati e controversi problemi filosofici quali le tre suddivisioni delle entità viventi che popolano l’intero universo e le complesse interazioni dei cinque elementi che compongono l’aspetto grossolano della creazione materiale. Ancora, descrisse fantastici luoghi come l’isola Sudarshana, Bharata-varsha ed altri, soffermandosi su ogni dettaglio e specificando persino la durata della vita dei loro abitanti.
Andò avanti a parlare per diverse ore, poi, terminato il discorso, si recò sul campo di battaglia.
Tornò ad Hastinapura dieci giorni dopo.
“O Re, la politica demoniaca dei tuoi figli sta già dando i suoi primi frutti. Insieme a numerosissimi altri Re e soldati, il grande e invincibile Bhishma, che ha provveduto a te nei primi anni della tua vita come se fossi stato suo figlio, il figlio di Ganga che possiede perfetta conoscenza dei principi che governano questo mondo e l’altro, è caduto sul campo ferito a morte, trafitto dalle centinaia di frecce scoccate dagli archi di Arjuna e Shikhandi. Egli sta ora aspettando il momento propizio chiamato Uttarayana per abbandonare le sue spoglie mortali.”
Dhritarastra si sentì come folgorato: non trovava le parole per descrivere il suo dolore.
Poi, riavutosi, riuscì a dire:
“Come è stato possibile? Bhishma era invincibile e invulnerabile praticamente a qualsiasi arma, e sarebbe potuto morire solo quando lo avesse desiderato. Come hanno fatto? Egli è riuscito persino a confondere Parasurama e neanche i Deva stessi avrebbero voluto incontrarlo sul campo di battaglia. O Sanjaya, appaga la mia curiosità, racconta gli eventi di questi primi dieci giorni di battaglia.”
Sanjaya gli si sedette accanto e iniziò a parlare.
Sanjaya inizia a raccontare
Non lontano dal lago Samanta Panchaka, creato in tempi antichi dall’avatara Parasurama, stazionava la grande armata dei Pandava. Quando quella mattina uscirono dalle loro tende, tutti videro in lontananza un brulicare di stendardi e capirono che i Kurava erano arrivati. I loro cuori guerrieri, sempre assetati di battaglie, esultarono. Krishna e Arjuna soffiarono con forza nelle loro conchiglie Devadatta e Panchajanya per dar loro il benvenuto e i Kurava, anch’essi pieni di eccitazione, risposero con conchiglie, trombe e tamburi.
La mattina stessa i generali delle due parti si incontrarono per stabilire le regole da osservare durante la battaglia; poi il fermento delle ultime preparazioni tattiche riprese, più febbrile che mai.
“Dobbiamo dare il nostro massimo appoggio a Bhishma,” disse Duryodhana al fratello Dusshasana mentre erano indaffarati ad organizzare le truppe, “specialmente durante gli attacchi di Shikhandi, che è predestinato ad uccidere Bhishma. Nella vita precedente egli era Amba e grazie a severe austerità è rinata come Shikhandi: il suo cuore è più che mai colmo di odio, e in questa vita non desidera altro che vedere ai suoi piedi il nostro amato e anziano nonno. Proteggiamolo dunque con cura, poichè in assenza di Karna la nostra vittoria dipende da lui.”
Intanto Bhishma, alla testa dell’undicesima falange, incoraggiava i soldati risvegliandone il loro ardore guerriero. Ognuno non aspettava altro che cominciare la battaglia, pronto a vincere o a morire. Fin dall’inizio sette tra i migliori si posero con i loro carri intorno a quello di Bhishma per proteggerlo dagli attacchi del figlio di Drupada.
All’infuori di Karna, tutti erano sul campo, pronti a combattere.
Dall’altra parte i Pandava osservavano lo sterminato esercito avversario. In quegli attimi di sottile tensione Krishna, per nulla preoccupato, ebbe per l’amico Arjuna, parole incoraggianti e fiduciose. Poi le manovre terminarono e sulla sconfinata piana calò un gran silenzio. Si sentiva solo il soffio leggero della brezza e il cinguettio degli uccelli. Ma inaspettatamente Yudhisthira scese dal carro, si tolse l’armatura e gettò le armi sul terreno, seguito dai suoi fratelli. E tutti e cinque si diressero a piedi in direzione dell’esercito nemico, nel punto in cui si notavano i cavalli bianchi di Bhishma. Tutti erano stupiti: che voleva fare? che intenzioni aveva il figlio di Dharma?
“Sicuramente ha paura e cerca la protezione dell’anziano per evitare la sconfitta e salvare la sua vita e quella dei suoi fratelli,” disse qualcuno.
“Come è potuto nascere un simile codardo nella razza Kshatriya?”, dissero allora altri. “La sua pazienza e la sua rettitudine erano solo una copertura alla sua vigliaccheria.”
Nessuno capiva cosa stesse succedendo. Solo Bhishma, Drona e Kripa guardavano con un sorriso sulle labbra.
Arrivati di fronte all’anziano parente, Yudhisthira lo salutò con grande rispetto e gli disse:
“Sono venuto a porgerti i miei omaggi e a chiederti il permesso di combattere contro di te. Senza il tuo accordo noi non potremmo porci di fronte a te neanche per pochi istanti. Accordaci le tue benedizioni.”
Bhishma sorrise e benedisse i nipoti. A quel punto i Pandava andarono da Drona e Kripa e chiesero anche a loro la stessa cosa.
I tre maestri furono felici nel vedere quanto i figli di Pandu fossero umili e rispettosi nell’osservare i sottili principi della religione.
Ottenuto il consenso dai suoi maestri e superiori, Yudhisthira annunciò a voce alta che la guerra sarebbe cominciata immediatamente.
Tornati indietro, i cinque cominciarono a rimettersi le armature con movimenti talmente vigorosi ed energici che nessuno riusciva a distogliere lo sguardo dalle loro figure. Era uno spettacolo vederli in piedi sui loro carri, con lo sguardo fermo e solenne e splendenti come cinque Indra.
Duryodhana, dopo aver osservato attentamente la disposizione dei nemici, si recò da Drona.
“Guarda, o maestro, la grande armata guidata dal tuo intelligente discepolo Dhristadyumna. Guarda quanti eroi, tutti potenti come Arjuna e Bhima. Anche dalla nostra parte ci sono guerrieri invincibili come Bhishma, te stesso e altri ugualmente forti. Tuttavia noi sappiamo che essi tenteranno di colpire l’anziano Bhishma; per questo chiedo a voi tutti di dargli la massima protezione.”
A quel punto il figlio di Ganga, notando la preoccupazione di Duryodhana, pensò di rincuorarlo suonando la sua conchiglia. A ruota fu seguito da tutti i soldati Kurava. Si produsse un suono assordante. Ma quando i Pandava risposero, il suono delle loro conchiglie giunse fino ai pianeti celesti, causando un vivo terrore nei cuori dei soldati Kurava.
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