Argomento Ventesimo – Le caratteristiche dei sacri Purana
Il Bhagavatam (12.7.9 e 10) dice che “un Purana deve trattare le seguenti dieci categorie di argomenti:
1) sarga,
2) visarga,
3) vrtti,
4) raksa,
5) antara,
6) vamsa
7) vamsanucarita
8) samstha
9) hetu
10) apasraya.
Qualcuno (invece) considera che le caratteristiche siano cinque, (opinione) basata sulla distinzione fra maggiori e minori.
Lo scopo di questa sezione è di mettere al sicuro la gente dai truffatori che inventano nuove cosiddette Sacre Scritture.
I Purana principali (Maha-Purana) affrontano le tematiche di tutte e dieci le categorie, mentre le minori (Alpa-Purana) ne posseggono solo cinque, che sono:
1) sarga,
2) pratisarga
3) vamsa,
4) manvantara e
5) vamsanucarita.
Sarga è la creazione, pratisarga è la dissoluzione e la ricreazione, vamsa è la genealogia degli dei, manvantara i periodi presieduti dai Manu e vamsanucarita la narrazione delle dinastie dei sovrani.
Alcuni Purana, come il Visnu Purana, trattano di tutti e dieci gli argomenti eppure, perché si concentrano principalmente su cinque laksana, sono considerati Alpa-Purana.
Qualcuno ha cercato di dimostrare che nello Srimad-Bhagavatam i dieci laksana sono descritti uno dopo l’altro, dal primo capitolo (qualcuno dice dal terzo) fino al dodicesimo. Jiva Gosvami rifiuta questa idea in quanto non troviamo nirodha nel decimo canto, né mukti nell’undicesimo, né Asraya nel dodicesimo. Sri Baladeva si rivolge a queste persone chiamandole “ottuse”. Sridhara Svami dice che Asraya è descritto nel decimo skhanda.
Nel Sarva-sanvadini, Sri Jiva dice che il Bhagavatam parla di sarga nei capitoli secondo e terzo; di visarga nel secondo, nel terzo e nel quarto; di vrtti nel settimo e nell’undicesimo; di raksa in tutti gli skhanda; dei manvantara nell’ottavo; di vamsa e di vamsanucarita nel quarto e nel nono; di samstha nell’undicesimo e nel dodicesimo; di hetu nel terzo e nell’undicesimo; di Asraya nel decimo.
Suta Gosvami delinea le caratteristiche di un Purana una per una nel dodicesimo canto.
“L’originazione di mahat, scaturito da un disturbo dei guna del non manifesto… è chiamato sarga.”
Mahat proviene da uno squilibrio dei guna di prakrti; dopodichè da mahat viene ahankara, composto di tre guna; da mahat sprigionano i bhutamatra (gli elementi sottili), i sensi e gli enti grossolani, insieme alle loro rispoettive divinità. Questo è chiamato sarga, parola che indica una creazione con una causa secondaria, cioè che non sia quella diretta della Personalità di Dio.
A riguardo di visarga, dice lo Srimad-Bhagavatam : “La creazione… basta sulle impronte (degli atti) delle jiva è chiamata visarga. E’ la creazione di tutti gli esseri mobili e immobili e procede come un seme che scaturisce da un altro seme.”
Tutti questi elementi vengono assemblati dal Purusa, che è il Paramatma. Gosvami Maharaja la chiama la creazione del particolare.
La categoria chiamata uti è contenuta in questa descrizione. Uti sono le impronte causate dalle passate azioni delle jiva.
“Gli esseri immobili costituiscono i vrtti, o i mezzi di sostentamento per gli esseri mobili.”
“Raksa è la protezione dell’universo e indica gli atti degli avatara di Visnu, che discendono in questi mondi era dopo era, nelle specie animali, umane, dei Rsi e degli esseri celesti. Questi distruggono i nemici dei Veda.”
Anche le categorie isakatha (storie degli avatara), sthana (mantenimento dell’universo) e posana (la grazia del Signore accordata ai Suoi devoti) sono indicate in questo verso.
“Manvantara comprende diversi elementi: i Manu, i Deva, i governatori dei Deva, i Rsi e le incarnazioni parziali di Hari.”
La categoria che tratta delle dinastie passate, presenti e future dei re, generazione diretta di Brahma, è conosciuta come vamsa. La descrizione delle vite dei loro discendenti è chiamata vamsanucarita.”
“Samstha, o dissoluzione, proviene dal potere supremo del Paramesvara ed è di quattro tipi: naimittika (causale), prakrta (naturale), nitya (necessaria) e atyantika (finale).”
Jiva Gosvami sottolinea che mukti (la liberazione) è compresa nella dissoluzione chiamata atyantika.
Per hetu s’intende le azioni generate dall’ignoranza della jiva, che causano la creazione dell’universo; non che le jiva possano creare l’universo, ma che questo esiste per permettere alle jiva una limitata libertà di scelta. La base della creazione è Brahman, non la forma pura della jiva. Questo è stato testimoniato in modo oculare da Srila Vyasadeva durante il suo samadhi; infatti questi ha personalmente visto l’anima individuale, l’energia materiale e Isvara come tre entità diverse. Senza l’apasraya (apa sta per abbandono; apasraya significa dunque “il fine ultimo al quale tutti dovremmo abbandonarci), le jiva non potrebbero agire, né esisterebbero affatto; lo stesso principio vale per la natura materiale. Dunque Sri Krishna è alla base di tutto ciò che esiste.
Suta Gosvami continua descrivendo il sistema grazie al quale è possibile ottenere la liberazione: il primo passo consiste nel distaccare i sensi dai loro oggetti. Quando, grazie alle discipline del Bhakti-yoga, si realizza l’atma (cioè che la nostra natura è spirituale), cessa ogni contatto con il falso. Tale grande anima è rara ed è molto fortunata (sa mahatma sudurlabhah).
A proposito della identificazione dell’anima con la materia, il Gosvami Maharaja fa una riflessione interessante: la terra non è dissimile dalle anfore di terracotta, ma allo stesso tempo non è la medesima cosa. Infatti con la terra ci si possono fare delle cose che con le anfore sarebbe impossibile compiere e viceversa. E’ l’utilizzo che le distingue e che stabilisce le rispettive posizioni nella logica del creato. La jiva è immersa nella materia, ma allo stesso tempo non ha nulla a che vedere con essa.
Chi utilizza il puro atma, diviene indifferente (alle cose mondane) e diviene qualificato per porre domande sulla natura dell’Apasraya. Le scritture su questo punto sono chiarissime. Giunto a quello stadio, l’anima individuale cessa di condurre sforzi per ottenere qualsiasi cosa che non sia in relazione diretta al servizio devozionale reso alla Suprema Personalità di Dio.
Così il sambandha è stato spiegato nelle sue linee generali.
Conclusione
Qui finisce il primo volume del Bhagavata-sandarbha, intitolato Tattva-sandarbha, scritto in accordo agli insegnamenti di Srila Rupa Gosvami e Srila Sanatana Gosvami, che son odegni della venerazione dell’assemblea di tutti i grandi Vaisnava. Essi erano i compagni di Bhagavan Krishna Caitanya Mahaprabhu, il salvatore di tutte le anime cadute del Kali-yuga, incarnato per concedere il dono prezioso dell’adorazione di Sè stesso.
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