Argomento Undicesimo – Il Maestro spirituale
All’inizio della sezione ventinove troviamo la parola atha, comunemente usata per indicare con solennità l’inizio di un discorso sacro. Abbiamo detto che Suta Gosvami raccontò il Bhagavatam ai saggi di Naimisa, ripetendo ciò che aveva ascoltato da Sukadeva Gosvami durante il discorso a Pariksit. Jiva Gosvami riporta il verso 12.12.68 e 69 del Bhagavatam, in cui Suta offre omaggi al nitya-siddha, il suo Maestro spirituale.
Rendo omaggio al figlio di Vyasa (Sri Sukadeva Gosvami), il distruttore di tutti i peccati, la cui mente è colma di felicità interiore. Avendo messo da parte ogni altro pensiero, ha condotto il suo cuore in direzione degli incantevoli lila di Krishna, ed ha compassionevolmente manifestato questo Purana, che verte su Krishna stesso, illuminando ogni luogo come una lampada.
In un certo senso, si potrebbe anche dire che è con questo verso che il Gosvami di Vrindavana inizia la sua opera, essendo lecito considerare i sutra precedenti come introduttivi. La presenza di un guru del calibro di Sri Sukadeva è fondamentale per l’avanzamento spirituale. Senza una guida di quel calibro è virtualmente impossibile penetrare direttamente nelle meraviglie dei divertimenti trascendentali di Krishna a Goloka Vrindavana. Dice la Mundaka Upanisad (1.2.12):
tad vijnanartham sa gurum evabhigacchet
samit panih srotriyam brahma-nistham
“Per imparare la scienza del servizio devozionale trascendentale al Signore Supremo è necessario avvicinare, a mani giunte, un maestro spirituale realizzato, esperto nella letteratura vedica e fisso nel servizio devozionale al Signore.”
In questo verso vengono esposte le qualità di un discepolo e quelle di un maestro spirituale. Il primo deve essere ansioso di incontrare un guru autentico e di studiare sotto di lui con umiltà e voglia di apprendere (samit panih significa “a mani giunte”); il secondo deve essere realizzato e fisso nella scienza spirituale (brahma-nistham) e deve essere esperto nella conoscenza vedica (srotriyam).
La Bhagavad-gita (4.34) dice:
tad viddhi pranipatena pariprasnena sevaya
upadeksyanti te jnanam jnaninas tattva-darsinah
“Cerca di capire la Verità rivolgendosi a un maestro spirituale, ponigli domande con spirito sottomesso e rendigli servizio. L’anima realizzata ti può impartire la conoscenza perché ha visto la Verità.”
Lo spirito umile è lo stato mentale più adatto per l’apprendimento. Un atteggiamento di sfida produrrà solo una perdita di energia e di tempo. Visvanatha Cakravarti Thakura diceva:
yasya prasadad bhagavat-prasado
yasyaprasadan na gatih kuto’pi
“Senza la misericordia di un maestro spirituale autentico non è possibile compiere alcun avanzamento.”
Non è casuale il fatto che Sri Jiva riporta, fra tanti, proprio quei versetti (SB 12.12.68 e 69), dove sono specificate in modo riassuntivo anche le qualità che un autentico maestro spirituale deve possedere.
a) Prima di tutto fa notare l’appartenenza di Sukadeva a una parampara: egli era figlio (e discepolo) di Vyasadeva. Il Guru deve aver ricevuto la conoscenza da una tradizione rimasta intatta (evam parampara praptam…).
b) Deve possedere la capacità (che proviene dalla grazia divina) di eliminare dalla vita dei discepoli tutti i peccati e questo non è possibile se egli stesso ne è schiavo. Deve perciò essere trascendentale ai modi e alle attrazioni della materia.
c) La mente di tale persona è pervasa da sensazioni di viva felicità, nata dalla separazione interiore dalla materia e dalla realizzazione di essere anima spirituale di natura saccidananda.
(d) Il suo cuore deve essere fisso nei lila di Krishna e non deve considerare degno nessun altro luogo.
(e) Deve manifestare il Bhagavatam, cioè sentire il bisogno prepotente di andare a far conoscere la coscienza di Krishna ovunque e di illuminare il cuore dei materialisti appesantito dalle attrazioni effimere e illusorie di Maya.
Come dice Rupa Gosvami, il guru di Sri Jiva, tale persona “è qualificata per fare discepoli in tutto il mondo”. La descrizione di un puro devoto, di un maestro spirituale autentico, calza perfettamente con l’immagine e l’esempio dei grandi Vaisnava Acarya come Sri Jiva e il nostro Maestro Bhaktivedanta Svami Prabhupada.
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