Maha-bharata in Italiano, edizione 2022 – (Drona Parva) Parte 29

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La rabbia di Asvatthama
La notizia che Drona era morto si diffuse velocemen-te in ogni parte remota di Kuruksetra. Ci volle del tempo prima che tutti ci credessero. E i Kurava si ritirarono disordinatamente dal campo di battaglia, lasciando i nemici padroni di quel tragico palcoscenico di morte.
Duryodhana era stato tra quelli che avevano assistito impotenti alla scena. Non poteva crederci: l’invincibile Drona, il maestro di tutti i più grandi guerrieri del mondo, sul quale si fondavano le sue speranze di vittoria, era caduto a Kuruksetra per mano del figlio di Drupada. Fu un brutto colpo per lui.
Su un fronte lontano, Asvatthama combatteva con ardore, ignaro della morte del padre. Quando vide l’esercito che si ritirava senza apparenti motivi, tornò agli accampamenti. Vide i generali riuniti e sul loro viso riconobbe una profonda tristezza. Ma nessuno ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi.
“O Re, amico mio,” disse allora rivolgendosi a Duryodhana, “cos’è accaduto di tanto grave? perchè le truppe si sono ritirate anzitempo? e perchè voi sembrate in preda alla disperazione?”
Tuttavia sembrava che nessuno avesse intenzione di rispondergli. Infine, giacchè Asvatthama insisteva, fu Kripa a raccontargli tutto nei particolari. Appena apprese come i Pandava avessero tratto in inganno il padre con la falsa notizia della sua morte e come Dhristadyumna avesse approfittato della sua meditazione per colpirlo, la rabbia dell’impetuoso Brahmana divampò come un fuoco. E giurò vendetta.
“Cosa aspettiamo?” disse agli altri. “Torniamo subito sul campo e distruggiamo i nostri nemici, che si sono macchiati di un crimine senza precedenti.”
Galvanizzati dalla furia di Asvatthama, tutti ripresero coraggio e si riversarono ancora nella piana insanguinata, gridando come ossessi.

Quando vide i nemici tornare, Yudhisthira si chiese come avessero fatto a riprendersi così presto da un colpo tanto duro come la morte di Drona.
“Non è difficile capirlo,” ribattè Arjuna. “Prova ad immaginare quale può essere stata la reazione di Asvatthama. Credo proprio che ora dovremo impegnarci a fondo. Io lo conosco bene, quando è arrabbiato diventa molto pericoloso. E credo di sapere chi sarà oggetto principale della sua rabbia.”
E i Pandava si prepararono a ricevere Asvatthama e a proteggere Dhristadyumna.
Nel frattempo i Kurava, guidati dal Brahmana, procedevano minacciosamente: sembrava di assistere all’ira del mare in tempesta, allorchè i suoi flutti avanzano aggressivi, dando l’impressione di voler avvolgere nelle loro spirali di morte ogni cosa.
In quel momento il cielo si oscurò, e tuoni ostili incupirono l’atmosfera, che vibrò quasi che un esercito di folletti maligni stesse per materializzarsi e scatenare una guerra demoniaca.
Come per magia i Pandava scorsero all’orizzonte una massiccia muraglia prendere forma e apprestarsi rapidamente. Pochi secondi dopo capivano che si trattava di armi micidiali che stavano per abbattersi su di loro, come se all’improvviso milioni di guerrieri stessero per scagliare contemporaneamente le loro armi.
In pochi secondi fu il massacro; i soldati Pandava cominciarono a cadere a centinaia, martoriati in più punti del corpo. Davanti a quel misterioso portento, persino Yudhisthira fu colto dal panico.
“Questa è sicuramente opera di Asvatthama,” disse. “Egli vuole vendetta. Prima aveva stima di noi, e per questo combatteva tiepidamente. Ma dopo ciò che abbiamo fatto al padre, ci odia e ci distruggerà tutti. La guerra è persa, non abbiamo più speranze. Salvatevi, che tutti tornino alle loro case!”
Ma il sorriso di Krishna tranquillizzò tutti.
“No, non dovete temere. Io conosco bene quest’arma. E’ la mia narayana-astra. Non può essere contrattaccata in alcun modo, e nessuno può resisterle. Tuttavia non colpisce chi non ci si opponga. Al contrario aumenta la sua forza e la sua intensità quanto più si cerchi di resisterle. Prostratevi tutti, toccate il terreno con la fronte, rendetele omaggio e sarete salvi.”
Tutti fecero come Krishna aveva detto; tutti meno Bhima. E mentre gli altri si chinavano in quel tornado di fuoco, egli gridò, diventando paonazzo dalla rabbia:
“Io non mi piegherò mai a nessuna arma, umana o divina che sia.”
Era una scena incredibile: in tutta Kuruksetra Bhima era l’unico rimasto in piedi, e ruggiva come un leone inferocito, mentre tutt’intorno a sè si scatenava la potenza della narayana-astra, che concentrò un vero vortice di fuoco intorno a lui. Coperto di frecce come un porcospino, Bhima era il ritratto stesso della gloria guerriera. Era uno spettacolo a vederlo. Per effetto delle armi che lo colpivano, tutt’intorno a lui si era sviluppato un tremendo calore che sembrava dover divampare a ogni momento. Rinfrescato dalla varuna-astra che Arjuna gli mandò per refrigerarlo, nonostante l’intenso dolore e il pericolo di morte, Bhima non mostrava alcuna intenzione di chinarsi a terra.
Arjuna, Dhristadyumna, e altri suoi amici riuscirono a salvarlo spingendolo a forza in giù, appena in tempo perchè non fosse divorato dall’occhio del ciclone. La narayana-astra passò sopra di loro senza recare danni rilevanti.
Avendo visto fallire quell’ennesimo tentativo, Duryodhana si sentì prendere dal panico e gridò:
“Asvatthama, manda ancora quell’arma e distruggi gli assassini di tuo padre.”
“Non posso,” rispose lui. “Come tutte le armi celestiali che sono proibite nel mondo degli uomini, la narayana-astra può essere usata una volta sola, o si scatenerebbe contro di noi e ci distruggerebbe tutti.”

La battaglia infuriò ancora, tremenda come mai in precedenza. Asvatthama le provò tutte per avere ragione sui suoi avversari, ma vide fallire ogni tentativo. Frustrato e disperato, uscì dal campo di battaglia e andò a cercare consiglio da Vyasa.
“Questa guerra ha dell’incredibile: Bhishma e mio padre sono caduti, migliaia di guerrieri considerati invincibili sono morti e tutte le mie armi hanno fallito: perchè è potuto accadere tutto ciò? com’è stato possibile? come possono i Pandava vincere sempre?”
Vyasa gli rivolse uno sguardo misericordioso, poi disse:
“Questa verità mi è sempre stata chiara fin dal primo giorno, e non l’ho neanche taciuta. A tutti voi ho sempre detto che i Pandava non possono essere distrutti da nessuno perchè Krishna è con loro. Egli non è un uomo comune: è la Persona Suprema, il Dio che crea e distrugge tutto ciò che esiste. Il Suo volere è incontrastabile, ed Egli vuole che i virtuosi Pandava vincano. Perciò, senza ombra di dubbio, essi trionferanno. Ma tu sei uno Kshatriya e il tuo dovere è di combattere. Torna sul campo, dunque, e agisci sempre secondo ciò che è giusto.”

La sera scese, e calò un velo pietoso su quell’ennesimo massacro.
I sopravvissuti degli ultimi quindici tremendi giorni si ritirarono nelle proprie tende, esausti.
Ma mentre i Pandava dormivano tranquilli, Duryodhana non riusciva a darsi pace.

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