Libri Feroci – parte 2

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Scambio di opinioni tramite email

Domanda di Andrea L. aprile 2001 – n.545

E’ possibile poter avere uno scambio di opinioni tramite e-mail su argomenti come la reincarnazione, la morte, la vita, l’esistenza di Dio, ecc…insomma di argomenti di mio grande interesse e di vostra a mio parere, competenza?

Opp.qual’è un vostro centro a me più vicino per poter conferire di persona?

Vi ringrazio anticipatamente per una vostra eventuale risposta, e vi auguro Buona Pasqua!

Andrea L. Fano (PS) lì 14-04-2001

Risposta:

Caro amico,

lo scopo del nostro Sito (e stiamo lavorando duramente al fine) e’ praticamente solo questo, cioe’ creare un ambiente dove discutere e dibattere questo tipo di argomenti.

Dunque poni le tue questioni quando credi opportuno e sono certo che arriveranno risposte esaurienti.

Grazie di essere intervenuto. Manonatha Dasa

Manonatha Dasa risponde a Kripasindhu Dasa

aprile 2001

Caro Kripa Sindhu Prabhu,

rispondo volentieri alle tue questioni.

Domanda:

Ricordo che Srila Prabhupada desiderava devoti entusiasti,che puntassero sempre piu’ in alto.

Risposta:

Srila Prabhupada voleva che coloro che prendevano iniziazione non lo facessero in modo superficiale ma che si impegnassero nello studio, nella pratica della Coscienza di Krishna e nel servizio devozionale. Tutto ciò sotto una guida esperta. Diversamente, l’iniziazione non ha significato.

Domanda:

Ora ricevo i messaggi quotidiani di Sai Baba a tutti i Suoi devoti e non capisco cosa intenda ad esempio quando

dice cose come che”…l’anima individuale deve fondersi nel Paramatma,e che noi dobbiamo ricordarci che siamo Dio…”.Credo che nella mia disconnessione dai vaisnava non riesca sempre a comprendere il senso della predica di tale grande personalità…eppure che ricordi non ho mai sentito alcun devoto impegnarsi contro la predica “mayavada” di Sai Baba.Pensi che possa trovare difficoltà nel’leggere tali messaggi?A parte che dopo averne presentati a riguardo della relazione tra Radha e Krishna,della bhackti in modo personalista poi li presenti anche in maniera impersonalista a mio avviso?

Risposta:

I Mayavadi (detti anche Advaita-vadi) hanno la convinzione che Dio non abbia forma ne’ personalità distinte, per cui logicamente ogni parte di se’ è uguale al resto. Ogni parte è uguale al tutto. Da ciò ne consegue che ognuno di noi sia uguale a Dio, cioe’ al tutto, e in definitiva che ognuno di noi sia Dio.

Noi siamo apertamente contrari a questa idea, descritta da Sri Caitanya Mahaprabhu come “la più velenosa delle teorie” e combattuta da tutti i piu’ grandi Acarya, che hanno scritto molti libri al proposito. La ragione di tanto fervore è che pensare di essere il Tutto strappa via in modo violento dal nostro cuore ogni devozione. Infatti, se “noi siamo Lui” (so’ham, Io sono Quello) a che serve amarlo e porgergli atti di devozione?

Dunque è un dato di fatto che l’impersonalismo (l’idea che noi siamo Dio) non puo’ essere accettata perchè conduce il praticante esattamente in direzione opposta a quella indicata dai Maestri Vaishnava. Costoro sostengono che noi proveniamo da Dio ma che mai lo siamo stati e che mai lo saremo. La Bhakti, l’amore e la devozione per Sri Krishna, è il sistema che conduce a Goloka Vrindavana, il mondo dei Devoti e della Devozione.

Una cosa va pero’ detta. Nel corso della storia ci sono stati differenti tipi di impersonalisti: quelli che lo erano solo apparentemente e quelli che lo erano davvero. I primi (come lo stesso Shankara Acarya, il fondatore del mayavadismo di questo Kali-yuga) avevano uno scopo di predica da raggiungere, cioe’ quello di far avvicinare atei e materialisti alla natura spirituale. La predica che noi siamo Dio si avvicina molto all’idea ateistica, per cui la gente si sente attratta e si distacca dal materialismo. I secondi invece sono coloro apertamente contrari all’idea di Dio.

In questo momento storico Srila Prabhupada ci ha dimostrato che si può insegnare direttamente la filosofia Bhagavata, che conduce al piu’ alto grado dell’amore per Dio.

Cercate un Bibliotecario?

Domanda

hare krishna

sono un ragazzo di castel san pietro, ho letto che state cercando un bibliotecario online

vorrei sapere di che lavoro si tratta e quanto tempo occupa nella giornata!

pace e tranquillità nel nome di sri krishna federico

gen 2002

Risposta

gentile amico,

certamente cerchiamo collaborazioni per rendere il sito Isvara.org sempre più ricco ed attraente.

Il ruolo del Bibliotecario è molto semplice: come quelli

“nella vita comune”, deve cercare materiale di interesse online e catalogarlo. Una specie di gopher (talpa) elettronica, un ricercatore.

Da qui viene tutta una serie di considerazioni e di domande su ciò che sai fare: se conosci l’inglese o no, se conosci i programmi di creazione di pagine web o no, quanto conosci la nostra filosofia per essere in grado di separare ciò che ci interessa da quello che invece non ci interessa. Dunque facci sapere.

Non c’è un tempo fisso, dipende da quanto vuoi dedicarne.

Al riguardo invece del compenso (anche se non l’hai chiesto), tutti qui a Isvara.org lavoriamo senza compenso (anche perchè e’ un sito senza sponsor e quindi non ci sono entrate) perchè crediamo nel valore spirituale di quello che facciamo.

Se vorrai partecipare sarai il benvenuto. Saluti e Hare Krishna

Non c’e’ la disoccupazione nel mondo spirituale

Wed, 11 Apr 2001 14:02:17 +0530

Caro ***,

Accetta i miei rispettosi omaggi. Srila Prabhupada, Sri Sri Nitai Gauranga, Sri Sri Radha Govinda ki-jay.

… Bene, se non puoi fare questo servizio ne farai un altro. Non c’è disoccupazione nel mondo della Bhakti. C’è sempre qualcosa da fare per servire Krishna e i Suoi devoti. Servizio significa atto d’amore spirituale in cui, per gioia e apprezzamento, doniamo qualcosa che riteniamo nostro all’oggetto del nostro sentimento. Nel mondo materiale se amiamo una persona vogliamo fare cose che le facciano piacere: questo è il significato del servizio.

Nel mondo spirituale c’è la stessa psicologia: se amiamo Krishna e i Vaishnava, facciamo cose che facciano loro piacere.

Nel mondo materiale c’è disoccupazione e problemi di soldi perchè tutti vogliono la gratificazione dei sensi. Questa è difficile da ottenere, tutti la vogliono e quindi c’è da combattere. La Bhakti invece è tutto sommato facile, perché Krishna e Vaishnava non sono tanto attratti a cosa dai loro ma a come la dai. “Come” vuol dire che bisogna dare con amore e devozione (patram puspam phalam toyam yo me bhaktya prayacchati – BG 9.26).

Senza avere un preciso servizio devozionale da svolgere, su cui meditare e in cui identificarsi, non si riesce a sentirsi parte della famiglia Vaishnava. Se il servizio è difficile, lo sforzo di realizzarlo ci procurerà la misericordia di Krishna e un veloce avanzamento spirituale. La nostra tradizione è piena di esempi di Guru che danno da fare ai discepoli servizi difficili o anche apparentemente impossibili. Una volta Srila Prabhupada era in viaggio in India con un gruppo di discepoli. Erano i primi anni del nostro Movimento e in India non avevamo quasi nulla. Il treno si fermò a Delhi, dove non c’era niente e non si conosceva nessuno. Prabhupada guardò fuori del finestrino, poi si girò in direzione dei devoti e disse a una coppia, marito e moglie: “Scendete e andate ad aprire un tempio.” Era serissimo, non stava scherzando affatto. Il devoto balbetto’: “Come, Srila Prabhupada?” Con la stessa serietà ripetè: “Scendete e andate ad aprire un Tempio.” I due devoti presero i loro bagagli e corsero fuori dal treno mentre questo stava gia’ ripartendo. Possiamo immaginare quel ragazzo e quella ragazza poco più che ventenni da soli a Delhi con l’istruzione del loro Guru Maharaja di aprire un Tempio. Una cosa impossibile, viene da pensare. Eppure nel giro di due mesi riuscirono ad aprire un primo modesto posto e ora se vieni a Delhi rimarresti a bocca aperta davanti al gigantesco Tempio di Radha Parthasarathi.

aprile 2001

Il cuore del Vaishnavismo Gaudiya

Dopo che Sri Caitanya Mahaprabhu ebbe assunto l’ordine di rinuncia (sannyasa), si recò a Varanasi (l’odierna Benares). Lì rimase ospite a casa di Sri Candrasekhara. All’epoca la città era un importante centro di studi e un luogo dove vivevano molti mayavadi (filosofi impersonalisti), che il Signore desiderava convertire alla devozione. Candrasekhara Acarya, un grande devoto di Krishna, viveva in modo emotivamente disagevole perché in quella città risuonavano continuamente le parole maya e brahman, che erano parole chiave per illustrare la filosofia del tutto-uno.

apana-prarabdhe vasi’ varanasi-sthane ‘maya’, ‘brahma’ sabda vina nahi suni kane

Con queste parole il venerabile Vaishnava si lamentava.

Vedendo lo stato sofferente dei suoi devoti di Benares e desiderando dare un colpo alla velenosa filosofia advaita, Mahaprabhu accettò un invito dei sannyasi. Questi lo vedevano sempre cantare e danzare in estasi e si chiedevano perché un rinunciato iniziato in una linea rispettabile come quella dei Bharati spendesse il tempo a cantare e a danzare, che di solito sono occupazioni di persone mondane. Così erano curiosi di ascoltare cosa aveva da dire al riguardo.

Quando il Signore arrivò alla casa dove lo attendevano i sannyasi Mayavadi, a capo dei quali c’era Prakasananda Sarasvati, invece di sedersi accanto a loro si sedette nell’angolo dove gli ospiti si lavano i piedi, manifestando così una profonda umiltà. Di solito quel tipo di spiritualisti sono orgogliosi. La conoscenza priva di amore rende il cuore rigido e ricevono ancora oggi molto rispetto. In più la loro idea è che attraverso il sistema della jnana si ottiene l’identificazione con Narayana, con l’Assoluto, diventando un tutt’uno con esso. Da ciò può provenire una profonda presunzione.

Prakasananda Sarasvati andò ad invitarlo a sedersi accanto a loro, dopodiché gli posero le questioni che gli stavano a cuore. Mahaprabhu rispose che il suo maestro spirituale gli aveva detto le seguenti parole:

murkha tumi, tomra nhika vedantadhikra ‘krsna-mantra’ japa sada,–ei mantra-sara

“Tu sei uno sciocco. Non sei qualificato per studiare la filosofia Vedanta e quindi devi cantare sempre il santo nome di Krishna. Questa è l’essenza di tutti i mantra o inni vedici.” (Caitanya Caritamrita, Adilila 7.72)

Sri Caitanya accettò questa critica del suo Guru e mise in pratica i suoi insegnamenti.

Tutto ciò ci introduce a un punto importante, ci fa entrare nel cuore stesso della filosofia Gaudiya Vaishnava. In accordo ad essa, per costituzione noi siamo krishnera nityadasa, eterni servitori di Krishna. La parola dasa, servitore, deve essere spiegata per essere compresa bene. Nel mondo materiale un servo è sostanzialmente una persona sconfitta che viene sfruttata dal padrone in cambio di poco, e in questa relazione perde la propria dignità.

Nella filosofia Vaishnava invece il servizio è un atto di amore reciproco, e il piacere che si prova a servire è così alto e nobile che la persona servita per eccellenza (Sri Krishna, la Suprema Personalità di Dio) si sforza di servire i Suoi devoti. Una delle caratteristiche di questo scambio è che nessuno vuole essere servito ma tutti vogliono servire. In definitiva, cosa è il servizio? Quando si ama qualcuno naturalmente si vuole fare qualcosa per dar piacere all’amato; questo è ciò che nella nostra filosofia viene chiamato servizio devozionale.

Così profondo è il piacere di questo servizio devozionale (bhakti-rasa) che Krishna stesso viene in questo mondo nei panni di un devoto per provarlo, e questi è Sri Caitanya Mahaprabhu.

Tutto ciò è ampiamente documentato nei Veda.

Ora, una delle caratteristiche naturali del servitore è l’umiltà. Come può una persona servire qualcun altro con uno stato mentale arrogante e presuntuoso?

D’altra parte vediamo nella nostra storia che i Guru accettano servizio e forme di rispetto così elevate che giungono talvolta a indisporre le persone. Una volta una giornalista chiese a Srila Prabhupada come mai tanta adorazione nei suoi confronti e lui rispose che il Guru deve essere adorato come Dio. Non solo i Maestri spirituali accettano servizio, ma addirittura insegnano ai propri discepoli che ciò deve essere fatto.

Ebbene, non sembrerebbe una contraddizione? Non lo è, e cercheremo di spiegarlo perché.

Sri Caitanya Mahaprabhu ha insegnato che la sostanza del metodo di liberazione mediante la Bhakti è il canto del Santo nome, e che uno stato mentale umile è uno dei mezzi grazie ai quali poter avere l’energia necessaria alla pratica. Tanto che dopo i primi due versi del suo Shikshastaka in cui afferma l’importanza del sankirtana, Mahaprabhu dice:

trinad api sunicena taror api sahisnuna

amanina manadena kirtaniya sada harih

“Si dovrebbe cantare il Santo Nome in uno stato di mente umile, sentendosi più bassi di una paglia nella strada; bisogna essere più tolleranti di un albero, privi di falso prestigio e sempre pronti a offrire tutti i rispetti agli altri. In tale stato di mente è possibile cantare il Santo Nome del Signore costantemente.”

Abbiamo già spiegato perché l’umiltà è così importante, ma riporteremo un altro versetto del Sikshastaka a ulteriore spiegazione:

ayi nanda-tanuja kinkaram

patitam mam visame bhavambudhau

krpaya tava pada-pankaja-

sthita-dhuli-sadrsam vicintaya

“O figlio di Maharaja Nanda, io sono il Tuo eterno servitore; tuttavia in un modo o in un altro sono caduto nell’oceano della morte e della rinascita. Per favore, portami via da questo oceano di sofferenze e ponimi come uno degli atomi ai Tuoi piedi di loto.”

Dunque il devoto sente la separazione da Krishna e la sensazione del pericolo del mondo materiale che può portarlo via dal suo amato lo rende allarmato e chiede umilmente protezione. Tanto è l’amore che pur di stare con il suo Signore il devoto preferirebbe essere posto in una posizione umilissima, ma mai separata da Lui.

Nella mentalità del servitore non esiste il desiderio di essere servito. Anzi, la cosa gli provoca dei fastidi, proprio come Mahaprabhu fuggiva quando qualcuno gli diceva che

Lui era Krishna incarnato. E’ una questione di natura: in quella del servitore di Krishna la gioia più grande è servire e mai ad essere servito.

Dunque se la natura del devoto avanzato è di essere umile e di rifuggire dall’accettare servizio, perché i Guru o i devoti rispettabili Vaishnava insegnano ai discepoli e ai devoti più giovani che devono essere umili, sottomessi e di offrire servizio? Perché quello di aiutare gli altri ad avanzare spiritualmente, e cioè di imparare a servire Krishna, Guru e Vaishnava è il servizio del Maestro spirituale e dei devoti anziani. Accettare servizio dagli altri è veramente fare servizio agli stessi discepoli. Quello è il loro servizio, ed è in questo mondo il servizio più elevato. Dice Mahaprabhu nel suo Siskastaka (1): … questo movimento del sankirtana è la benedizione prima per tutta l’umanità perchè diffonde i raggi della luna delle benedizioni.

Diffondere la Coscienza di Krishna è il servizio più elevato.

Da qui giungiamo al punto successivo. Cosa significa fare servizio devozionale e concretamente come si deve fare servizio devozionale?

Cantare Hare Krishna, adorare le Murti, mangiare prasadam, studiare i sacri libri Veda sono tutti servizi devozionali, ma tutto ciò darà risultati parziali senza la presenza di un Maestro spirituale o di devoti avanzati che fungano da guide. Non ci sono dubbi che il servizio reso a un Vaishnava è superiore al servizio reso al Signore Krishna in persona. Srila Prabhupada, nel suo Nectar of Devotion (cap.12) afferma:

“Nell’Adi Purana c’è la seguente dichiarazione del Signore Krishna Stesso che si rivolge ad Arjuna: ‘Mio caro Partha, chi dice di essere mio devoto non dice il vero. Solo chi dice di essere devoto del mio devoto è realmente Mio devoto’. Nessuno può avvicinare la Suprema Personalità di Dio direttamente. Uno deve avvicinarlo attraverso il Suo puro devoto. Dunque, nel sistema delle attività Vaishnava, il primo dovere è di accettare un devoto come maestro spirituale e rendergli servizio.”

Questa affermazione valga per le innumerevoli che potremmo esibire.

Di questi tempi negli ambienti dei ricercatori dello spirito va di moda la filosofia che siamo tutti uguali, che “io servo te se tu servi me” e così via. Riporto lo stralcio di una email pervenutaci:

Domanda:

… istaurare buone relazioni basate sulla fiducia e rispetto più che su “etichette” e “ruoli”…

… Poi il servizio é naturale, quello inizia subito, associazione dei devoti significa che ognuno serve gli altri spontaneamente,come *** che cucinava per tutti,e chi serve di piu’ é il piu’ avanzato.Srila Prabhupada serviva tutti,piu’ di tutti,e anche nel mondo spirituale il principio é lo stesso,vedi le gopi,madre Yasoda, i pastorelli ,nessuno là nemmeno ci pensa di impegnare gli altri al propio servizio,che dire di avere delle “aspettative”, e le relazioni sono una meraviglia…

Risposta:

Un devoto non pensa in questo modo. I sentimenti espressi in queste righe sono esattamente il contrario di ciò che Sri Caitanya Mahaprabhu ha insegnato. Il Guru o i devoti anziani hanno il dovere di insegnare ai più giovani il

servizio devozionale, e non viceversa. Se così non fosse, dove e da chi un novizio dovrebbe andare per imparare la scienza della Bhakti?

Se uno appena arrivato sentisse il Vaishnava superiore che insegna la bhakti e gli rispondesse: comincia tu a servire me, che poi io servo te, che tipo di Coscienza di Krishna sarebbe questa? Chi va a scuola ci va perché sa di non sapere, e sa anche che dovrà sedersi sui banchi e che il professore si siederà al di là della cattedra; non può dire, prima di insegnarmi, impara quello che io ho da insegnare a te. Chi non ha voglia di imparare non vada in una scuola. In altre parole, questo è il messaggio dei nostri Acarya e non lo cambieremo perché a qualcuno non piace.

Questa è la parte che riguarda lo studente. Ovviamente poi c’è una larga sezione che riguarda l’insegnante; va da sé che il devoto più avanzato non deve voler ricavare vantaggi materiali e gratificazione dei sensi da questo rapporto, e così via. Ma non è il compito dello studente insegnare tutto ciò al Maestro.

Ognuno scelga chi vuole come Guru, ma una volta accertata l’autenticità del Maestro si ponga nella corretta disposizione mentale.

aprile 2001

Manonatha Prabhu: Domande e risposte a Vrindavana

Seconda parte: tre domande. aprile 2001

Domanda:

la cosa che mi è rimasta più impressa qui di Vrindavana è il fatto che tutti cantano. Qualche giorno non si riesce neanche a dormire. Hanno il vizio di tenere questi altoparlanti altissimi come se tutti fossero tenuti ad ascoltare loro. Anche camminando, si sente cantare ovunque.

Risposta:

Vrindavana è particolare in questo senso. Anche in altri posti c’è questa importanza data al canto, ma bisogna ammettere che questo posto è speciale. Vrindavana è la città dei devoti. Tutti cantano perché il canto fa bene alla vita spirituale. E’ Krishna stesso, nella Bhagavad-gita a sostenere questo principio.

satatam kirtayanto mam

yatantas ca drdha-vratah

namasyantas ca mam bhaktya

nitya-yukta upasate

“Cantando sempre le mie glorie, sforzandosi con grande determinazione, porgendomi gli omaggi, queste grandi anime mi adorano sempre con devozione.”

Questo verso viene dalla Bhagavad-gita, 9.14. Dunque quello che fanno gli abitanti di Vrindavana è in linea con le direzioni del Signore stesso. Ovviamente il canto in se’ non è così importante quanto ciò che si canta, le parole, intendo. Qui tutto è un mantra, parole di origini trascendentali che hanno il potere di purificare la mente e il cuore. Manah significa mente, traya purificare o liberare. Cantare qualsiasi altra cosa non darà lo stesso risultato. Dire “krishna” o dire “acqua” non è la stessa cosa. La parola Krishna contiene il Signore in persona al suo interno, mentre qualsiasi altra parola no. Sri Caitanya Mahaprabhu

lo insegna nel Shikshastakam, al secondo verso:

namnam akari bahudha nija-sarva-saktis

tatrarpita niyamitah smarane na kalah

etadrsi tava krpa bhagavan mamapi

durdaivam idrsam ihajani nanuragah

“O mio Signore! Solo il Tuo santo nome può conferire tutte le benedizioni alle entità viventi, e per questo tu hai centinaia e milioni di nomi, come Krishna e Govinda. In questi nomi trascendentali Tu hai investito tutte le Tue energie trascendentali, e non ci sono neanche regole difficili per cantare questi santi nomi. O mio Signore! Avvicinarti a Te è facie grazie ai Tuoi santi nomi, ma io sono così sfortunato che non ho attrazione per essi.”

Questo verso non ha bisogno di spiegazioni sul punto specifico: nei Suoi nomi il Signore ha investito le Sue potenze spirituali, non in tutti i nomi che esistono. Questo risponde anche a certe domande che spesso ci vengono poste: perché cantate proprio Krishna e non “Dio mio” o qualcos’altro? La risposta è che non è la stessa cosa. E’ Lui stesso a dire quali sono i Suoi nomi; non possiamo invertarceli.

Domanda:

se non possiamo inventarli, allora dove li andiamo a trovare? Come facciamo a sapere i nomi veri di Dio?

Risposta:

Allo stesso modo di come facciamo a sapere il nome di nostro padre. Solo nostra madre sa chi è il nostro vero padre e lei può dircelo. Srila Prabhupada usava questa analogia. Krishnaè nostro padre e le Scritture sono nostra madre. Nelle Scritture autentiche ci sono i nomi di Dio e lì possiamo trovarli. Sono tanti, e tutti bellissimi all’ascolto.

Krishna, Rama, Govinda, Gopala, Gopinatha, Vrajavihari, Radhanatha, Madhusudana, Vasudeva, Murari, Narayana, quanti altri dovremo prununciare prima di trovare sazietà?

In realtà non troveremmo mai fine, perché il mondo spirituale non ha confini. Anche i piaceri e le realizzazioni sono senza fine. E’ un bel mondo dove andare a vivere, quello… un mondo interessante, non ci si annoia mai perché c’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere e nuovi rasa, emozioni, da provare. Goloka Vrindavana. O Gokula. E’ la stessa cosa. Come dice la Bhagavad-gita, yatantas ca drdha- vratah, dobbiamo sforzarci con determinazione per ottenere l’auspicabile risultato.

Domanda:

ci sono mantra che contengono i nomi di Krishna che secondo voi non dovrebbero essere cantati? Per esempio l’altra sera un devoto mi stava dicendo di un mantra che si canta qui a Vrindavana e Radhakunda che dicono avere tinte di impersonalismo.

Risposta:

Quelli che accettano una scuola, dei maestri, devono attenersi agli insegnamenti e alle tradizioni che fanno parte della tradizione che hanno accettato. Diversamente che senso avrebbe essere discepoli, studenti? Sono questioni filosofiche molto sottili e che sprofondano nei secoli e nei millenni, e sono costituite da prospettive di natura teologica, filosofica e filologica. Chi non è discepolo non coglierà nessuna di queste sottigliezze e quindi può cantare qualsiasi mantra che contenga i nomi veri di Krishna. I discepoli invece si atterranno alle pratiche indicate dai loro Maestri spirituali.

Gli dei dell’India

email privata

Salve,

non so se mi sono rivolto alle persone giuste.

Volevo solo informazioni (se possibile) riguardanti le divinità che venivano ( e vengono) venerate in India.

O almeno alcuni link o libri in riferimento a quanto detto.

Grazie.

Risposta

Caro amico,

il nostro sito Isvara.org si occupa si cultura dell’India da sempre, quindi ti sei rivolto alle persone giuste.

La domanda che ci rivolgi pero’ e’ alquanto vasta ed e’ difficile dare una risposta nello spazio limitato di una email perche’ c’e’ una letteratura sconfinata su ognuna delle personalita’ divine e umane della storia della religione indiana. Quindi magari puoi fare domande piu’ precise.

Tuttavia ti diro’ qualcosa per iniziare un discorso che puo’ continuare nel futuro.

In India si adorano molte differenti Divinita’ e allo stesso tempo questa e’ una religione monoteista. Pare una contraddizione ma non lo e’. Infatti secondo i testi di riferimento primi (i Veda) il Dio Originale e’ uno ma poi si espande in infinite forme per “gioco” personale e per soddisfare i desideri dei devoti a cui piace vederLo in una forma piuttosto che in un’altra. Da qui l’impressione che gli studiosi occidentali – spesso frettolosi e superficiali – ricavano che la religione indiana sia politeista.

Poi la cosa si complica un po’ di piu’ nel momento in cui la gente ama adorare non solo il Dio ma anche i suoi devoti, per cui il pantheon si arricchisce di numerose personalita’. Da questa pluralita’ nasce un’altra idea, quella che tutti si possa essere Dio, altra teoria completamente inesatta dal punto di vista filosofico.

Le divinita’ piu’ adorate in India sono Krishna, Vishnu (o Narayana), Rama, Shiva, accompagante dalle loro compagne, Radha, Lakshmi, Sita e Parvati. Tra i devoti si adorano Hanuman, Ganga, Yamuna, i Guru e davvero cosi’ tanti altri da rendere difficile una enumerazione.

A disposizione per approfondimenti.

Saluti da Manonatha Dasa

agosto 2001

Il Guru Antenato??

Domande

Hare Krishna a tutti.

Sto studiando l’inglese traducendo la Bhagavad.gita di Srila Prabhupada, e mi e’ sorta una domanda che voglio fare a Manonatha Prabhu, chissa che interessi anche a voi e vogliate partecipare.

Arjuna e’ il primo discepolo di Sri Krishna nella nuova Parampara, ma so che non e’ lui direttamente il nostro Guru antenato anche perche’ la sua e’ una successione Kshatriya (di Re, non brahminica), allora la domanda e’ questa.

CHI HA ASCOLTATO LA BHAGAVAD_GITA IN CONTEMPORANEA AD ARJUNA ED E? IL NOSTRO GURU ANTENATO?

Risposta:

La Bhagavad-gita fu parlata varie volte nel corso della storia. Le differenze sono minime, i concetti sono sempre stati gli stessi.

Quando Krishna parlava, tutti potevano ascoltare. C’erano milioni di persone sul campo di battaglia, la ascoltavano Rishi (saggi) e Deva (esseri celesti).

Questa specifica Bhagavad-gita fu parlata da Sri Krishna ad Arjuna. Sanjaya la ascolto’ e la riferi’ a Dhritarastra. Srila Vyasadeva – che era il maestro spirituale di Sanjaya – la pose per scritto, e i suoi discendenti spirituali la tramandarono nel corso dei millenni.

E’ la stessa Bhagavad-gita – un tesoro di saggezza – che oggi leggiamo grazie alla traduzione e alle spiegazioni di Srila Prabhupada.

Domande di approfondimento

Domande da Franco Fornasier

Domanda:

Salve, grazie per la risposta, avrei altre domande.

Risposta:

Sei il benvenuto.

Domanda:

Ho letto che i Veda sono stati scritti in seguito a invasioni di popoli centroasiatici nella valle dell’Indo. E’ vero? Nella Trimurti ( è corretta la parola?) Shiva deriverebbe dalla religione dei nativi Dravidi.

Brahman e Visnù sono divinità appartenenti alla cultura degli invasori?

Risposte:

Questa teoria, che si insegna nelle scuole Occidentali e si legge nei libri di molti studiosi, è completamente falsa e inventata di sana pianta. Non c’è nessuna prova di tutto ciò.

Al contrario, ci sono numerose prove che questa teoria dell’invasione di popolazioni centroasiatiche è priva di fondamento.

Abbiamo scritto un libro al proposito, intitolato “L’invasione degli Aryani in India, un mito sfatato”, in cui si prova scientificamente l’inesattezza di questa idea. Lo puoi trovare in Biblioteca.

Shiva non fa per nulla parte della religione dei Dravidi, nè Brahma e Vishnu appartangono alla cultura degli invasori.

Anche se molti tra gli studiosi stessi si sono accorti di ciò, continuano a sostenerla o a non aggiornare i testi per vari motivi, fra cui quelli politici.

Domanda:

Ho anche letto che le circostanze in cui nasce Krishna sembrano anticipare esattamentequelle in cui nasce Gesù il Cristo, è vero? Questo domostrerebbe chiaramente quando la mitologia vedica fosse diffusa.

Risposta:

Il termine mitologia è sbagliato. Un mito è un’invenzione, una poesia, qualcosa di non realmente avvenuto, mentre tutto ciò che viene riportato nei Veda, nei

Purana, e in altri libri storici della medesima tradizione è storia. Cioè è tutto accaduto realmente, proprio come viene riportato.

Qualche somiglianza tra la nascita di Krishna e quella di Cristo c’è, ma ambedue sono avvenimenti realmente accaduti.

Il fatto è che la maggior parte dei libri sulla cultura dell’India sono pieni di sciocchezze e speculazioni senza aderenza a nessuna verità. Spesso leggerli fa più male che bene alla conoscenza.

Domanda:

Ho letto inoltre che il Buddismo si può definirlo un’ eresia del Bramanesimo.

Risposta:

Non proprio. Gli studiosi e i praticanti dei Veda (la classe degli studiosi è quella dei Brahmana) non concordano coi principi esposti dal Buddha, e quindi la chiamano eresia. Il Buddhismo nasce come contrapposizione al sistema vedico che si era corrotto, ma in sè stesso promuove concetti filosofici inaccettabili per qualsiasi osservante Vedico-Vaishnava

Domanda:

A proposito delle caste ,se ho capito bene, sono una strumentalizzazione simile all’autorità e infallibilità del Papa, che non ha nessun riscontro nei Vangeli.

Risposta:

Sì, qualcosa del genere.

Ti diamo il benvenuto per ulteriori domande. mar 2002 – n.1267

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