Infiniti segmenti di esistenza – parte 2

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Aiuto spirituale

Domande di Daniele

Hare Krsna , tutti gli omaggi ai devoti di Krsna , porgo infiniti saluti ed inchini a Manonatha Prabhu.

Sono Daniele Nasca di Milano e forse ti ricordi di me avevo scritto un po’ sul forum .

Ti chiedo un consiglio nel senso che mi sento in colpa per il mio comportamento tenuto durante le vacanze estive , ho mangiato carne e bevuto qualche alcolico , mi sono divertito molto con i miei amici , ma nello stesso momento sapevo bene che certe cose avrei potuto risparmiarle comportandomi in un modo piu serio , tipo scegliere pietanze senza carne o bere cocktail analcolici , ma chissa per quale motivo ho voluto trasgredire!.

Adesso ho ripreso a leggere il libro di Krsna , a recitare il mantra e a mangiare nel modo piu virtuoso possibile , evitando carne e uova .

Ma nel mio cuore rimangono ancora quei momenti in cui ho trasgredito e provo un po di dolore .

Mi ero personalmente impegnato ma non capisco perchè la vita è così incostante , fatta di periodi di maggiore coscienza di Krsna e periodi di maggiore interesse verso le cose materiali .

Krsna è sempre con me , sa tutto cio che faccio e penso e se io posso dimenticare so che Lui non dimenticherà .

La voglia di sentire e recitare il Mantra di leggere e praticare attività devozionale è tanta, ma altrettanto lo sono i piaceri materiali , devo trovare un equilibrio che mi faccia stare in pace con me stesso, che mi permetta di vivere la Coscienza di Krsna nel modo più sereno possibile senza rimpiangere nulla dell’eta in cui mi trovo, io ti chiedo caro Manonatha come trovare questo sottile equilibrio tra spirito e materia tra attività devozionale ed attivita interessata per la gratificazione dei sensi nell’eta in cui mi trovo (22 anni).

Ora voglio raccontarti un episodio che puoi se vuoi tranquillamente mettere nel forum pubblico, anche se molto personale.

Mi è capitato questa estate al mare di raccontare a un mio amico le storie dei passatempi meravigliosi di Krsna , i primi capitoli del libro di Krsna , ma sono rimasto molto male perchè loro non credono a niente e hanno deriso la mia lettura. Mi sento in colpa anche per questo , avere parlato di Krsna a loro che non possono capirmi pensando che io stia dicendo sciocchezze , ma la voglia di ricordarLo e di parlare di Lui era forte .

Ringrazio molto tutti voi un caro saluto di cuore a tutti i devoti di Krsna , con sincerità e affetto vostro servitore Daniele

Hare Krsna. Settembre 2001

 

Risposte

Caro Daniele,

certamente mi ricordo di te. Mi pare di ricordare che tu mi abbia posto lo stesso problema in un’altra occasione, un Natale mi sembra. In quell’occasione mi dicesti di avere difficolta’ a mantenere stabile l’osservanza delle discipline spirituali.

Al riguardo va detto subito che stare nel mondo della materia e condurre una vita spirituale e’ molto difficile, a tutte le eta’ ma forse con un accenno di maggiore difficolta’ alla tua. E’ e sarebbe difficile per tutti. Per questa ragione Srila Prabhupada ha aperto templi, perche’ la compagnia dei devoti da’ forza, convinzione ed entusiasmo, tutte qualita’ necessarie per la vita spirituale.

Queste debolezze sono umane e normali. Non c’e’ nulla di strano. Solo che se si vuole avazare nella vita spirituale bisogna evitare queste cadute.

Per trovare la spinta devi associarti di piu’ con i devoti. Mi sembra di ricordare che tu viva a Milano. Li’ c’e’ un ristorante dell’ISKCON e puoi vedere se oltre che fare ristorante fanno qualche programma di predica, kirtana, classe, qualcosa del genere. In piu’ c’e’ la comunita’ a Medolago, vicino Bergamo. Li’ hanno delle divinita’ bellissime, la domenica puoi andare e rinfrancarti spiritualmente. Inoltre dovresti impegnarti in qualche tipo di servizio devozionale per sentirti parte di noi, della famiglia Gaudiya Vaishnava e per avere ragioni per sentirci piu’ spesso. Potresti fare qualcosa per Isvara.org, per la nostra predica su Internet.

Colpevolizzarsi e sentirsi male per cio’ che di sbagliato si fa da una parte va bene perche’ l’autoanalisi produce sempre risultati positivi, pero’ questo produce l’effetto di deprimere allora non va bene. Non sei un mostro perche’ hai mangiato carne e bevuto alcool. Sei semplicemente un essere umano con le debolezze di tutti gli esseri umani. Per andare avanti nelle vita spirituale, tuttavia, bisogna purificare la mente e il cuore da ogni attaccamento materiale. Cantare Hare Krishna e stare con i devoti il piu’ possibile sono le cose piu’ importanti.

Al riguardo della seconda parte dove mi dici di sentirti in difetto per aver parlato di Krishna ai tuoi amici, continua a parlarne ma nel modo giusto, cioe’ senza trattare di aspetti intimi della personalita’ del Signore. Inoltre ricorda che nessuno e’ profeta in patria: voglio dire che loro ti vedono come amico con cui divertirsi e scherzare, e molto difficilmente svilupperanno mai un tipo diverso di relazione con te. E’ capitato anche a me in gioventu’: quando sono diventato devoto (avevo 18 anni) andavo dai miei amici per cercare di spiegare loro la mia esperienza spirituale, ma loro semplicemente mi prendevano in giro per come ero vestito e scherzavano con la mia shikha. Dunque parla loro della Coscienza di Krishna ma non ti aspettare un ascolto serio.

Hare Krishna Manonatha Dasa

 

 

Tre domande, tre risposte

Domande

nel frattempo ho un grande desiderio di conoscere se ancora esistono persone che già a quarantanni si ritirano nei boschi a ricercare la “Via”, in sanscrito se non erro si chiamano “muni” (asceti)

Paola

Risposte

I Muni sono tipi di asceti, che fanno il voto di mauna, del silenzio. Pero’ in senso generico si intende anche quei saggi che parlano solo di argomenti spirituali. Non parlando di argomenti materiali, e’ come se fossero in silenzio. Certamente esistono ancora, ma non ci sono regole al riguardo dell’eta’.

In genere si chiamano vanaprastha, coloro che fanno della foresta (vana) il proprio paese (prastha). In accordo al sistema antico, le coppie si ritiravano all’eta’ di 50 anni, ma e’ un’eta’ indicativa, non una scadenza fissa. Oggi si ritirano quando sentono che e’ arrivato il momento giusto.

La “Via” non si trova in una foresta, ma rivolgendosi a un autentico Maestro spirituale che rappresenta divya-jnana, la Conoscenza della trascendenza contenuta in Sruti e Smriti, cioe’ i Veda e i loro corollari. Al proposito cosi’ si esprime una delle Smriti piu’ importanti:

tad viddhi pranipatena

pariprasnena sevaya

upadeksyanti te jnanam

jnaninas tatt va-darsinah

“Apprendi la verita’ avvicinando un maestro spirituale.

Ponigli domande e rendigli servizio. Le anime realizzate possono impartire la Conoscenza perche’ hanno visto la verita’.”

Una volta si andava nella foresta perche’ i saggi non frequentavano le citta’, per cui se volevi incontrare un Guru autentico dovevi andare nelle foreste.

Domanda

e come sono suddivise le classi sociali, non nell’India Occidentalizzata. Grazie di cuore.

 

 

Risposta

Le classi sociali principali (varna) sono quattro: brahmana (insegnante e religioso), kshatriya (guerriero e amministratore), vaishya (commerciante e agricoltore), shudra (aiutante e lavoratore).

In accordo al sistema antico, la classe di appartenenza non si determinava in base alla nascita bensi’ alle qualita’ e predisposizioni reali dell’individuo, che venivano scorte ed estratte con l’insegnamento da maestri esperti. In qualsiasi momento, se la persona manifestava tendenze diverse reali, poteva cambiare varna. Infatti la parola stessa varna vuol dire colore, cioe’ caratteristica naturale.

Ovviamente tutte le societa’ si degradano facilmente. In Kali-yuga, la presente era, abbiamo visto un brutto scivolone anche da parte della nobile societa’ indiana, per cui i membri delle classi superiori hanno cercato di ricavare profitto materiale dalle loro posizioni. Chi nasceva in una famiglia importante pretendeva gli stessi privilegi senza averne i meriti reali.

In epoche precedenti chi – ad esempio – nasceva in una famiglia brahmana era gia’ predisposto per assetto karmico naturale ad essere brahmana e lo diventava quasi sempre. Ma questo non vale per Kali-yuga, dove nelle stesse famiglie nascono persone con caratteristiche anche opposte fra di loro.

Dopo le quattro classi sociali ci sono le quattro tappe della vita spirituale (asrama): brahmacari (studente celibe), grihastha (sposato), vanaprastha (ritirato), sannyasi (rinunciato).

Indicativamente, fino a 25 anni si rimaneva brahmacari, fino a 50 grihastha, fino a 75 vanaprastha e dopo il sannyasa.

Ogni varna e ogni asrama ha le proprie regole di condotta.

Domande

Il vostro sito manteniene la caratteristica che di voi mi è sempre piaciuta: i colori, e guarda che non è banale. I colori nella vita sono importanti, di per sè alzano lo stato vitale. comunque, nella sua specificità, mi sembra buono. Probabilmente state decidendo un’apertura verso il “laico” che forse fino ad ora non avevate valutato attentamente l’importanza. Una religione, soprattutto nella cultura occidentale ha bisogno di gente “comune” che dimostri il cambiamento che si ha praticando una religione.

Questa è la vita quotidiana, questa la realtà.

Le persone hanno bisogno di questo, la vita ascetica fa parte di un’esperienza enerazionale, che finisce li, poi c’è la vita reale, li’ e’ veramente importante una religione.

E’ la famiglia che trasmette i valori dentro e fuori di essa.

Risposte

Questa analisi della nostra evoluzione sociale non corrisponde alla realta’. Non siamo mai stati chiusi a nulla, tantomeno a un aspetto laico della nostra struttura sociale. Durante gli anni ho avuto modo di vedere come spesso la gente e’ viziata da un modo di riflettere sulle cose, che conosce solo per sentito dire, superficiale e approssimativo. A forza di dire che eravamo una setta, poco ci e’ mancato che lo diventavamo sul serio.

Il problema era che la gente si soffermava piu’ sul nostro modo di vestire che su quello che proponevamo.

Cio’ che si vede in Italia non puo’ essere il prototipo completo di una societa’ Cosciente di Krishna, perche’ questa e’ una cultura trapiantata e che evidentamente non ha ancora ottenuto il successo che pure era sulla buona strada di ottenere. Cio’ che si vede e’ solo quello che sono riusciti a fare i devoti italiani. Il resto, non e’ che non si vede perche’ non esiste o perche’ non deve esistere, ma semplicemente perche’ non si e’ ancora riusciti a farlo.

Ma chi e’ interessato a sapere le cose come sono, si accorgera’ molto facilmente che abbiamo sempre avuto e ancora abbiamo migliaia di devoti di Krishna che vivono nelle proprie case e che fanno lavori comuni. Solo che non si notano perche’ non si vestono con gli “abiti indiani” e non si rasano il capo.

Inoltre, che vuol dire laico? La vera religione e’ quella che coinvolge anche la vita sociale. Diversamente questa religione puo’ essere chiamata “setta”, cioe’ un settore chiuso della societa’. Il Movimento Hare Krishna fondato da Bhaktivedanta Swami Prabhupada era solo la punta di diamante di una struttura sociale completa, che coinvolgeva la vita intera, religiosa, culturale, scientifica e cosi’ via. Se si leggono i nostri libri, si vedra’ che tutte le scienze sono toccate o spiegate in modo approfondito.

Chi ha mai detto che un devoto di Krishna che si interessa di scienza e’ un laico e non un religioso? Il mondo e’ stato creato da Dio; percio’ chi ricerca nel mondo non e’ uno distaccato dalla religione. Sri Krishna ha creato il mondo e le sue leggi, e chi vi ricerca nel modo giusto e’ tanto “religioso” quanto un monaco che sgrana giaculatorie tutto il giorno.

Per quanto riguarda la famiglia, e’ ovviamente la spina dorsale della societa’, in quanto la maggior parte delle persone si costituira’ in un nucleo familiare.

Grazie.

Manonatha Dasa – 28 aprile 2002

Il viaggio a Varshana, il paradiso di Srimati Radharani. E aneddoto personale finale

La prima volta che ero stato a Vrindavana (credo 1979) avevo visitato i luoghi attorno a Varshana, che e’ il paese dove Srimati Radharani ha vissuto la Sua infanzia.

Ero stato poi altre volte a Varshana ma non avevo fatto piu’ il parikrama, per cui mi ero privato del piacere grande di vedere luoghi come Sankari Khor, Ciksauli, Mayura Kuri, Man Garh e poi tutti gli altri fino a tornare indietro in direzione di Varshana.

Varshana dista poco piu’ di 40 chilometri da Vrindavana ed e’ vicino a Nandagrama (o Nandagaon). Solo 8 km li distanziano.

Fermiamo la macchina vicino ai piedi della scalinata che porta a Varshana e stavolta invece di andare direttamente in paese scegliamo di fare il parikrama. Non e’ molta strada, sono poco piu’ di 6 kilometri.

Varshana e’ su una collina chiamata Brahma Parvata (o Brahmacala Parvata). Di fronte lateralmente una collina piu’ piccola chiamata Vishnu Parvata.

Brahma Parvata e’ composta di quattro picchi, tanti quante sono le teste di Brahma. Sri Brahmaji aveva il desiderio di fare servizio a Radharani, cosi’ si manifesto’ in questa grande collina. Questi picchi sono chiamati Man Garh, Mor Kuti, Vilas Garh and Dan Garh.

La gente locale e’ abituata agli occidentali e non ci guarda piu’ di tanto.

Costeggiando la collina si giunge a Vishnu Parvata. Qui le basi delle due colline sono cosi’ vicine che a stento c’entra un piede. Si deve camminare mettendo un piede davanti all’altro. Questo posto si chiama Sankari Khor. Narreremo un’altra volta i passatempi di questo posto, che e’ uno dei miei preferiti.

Lasciando Sankari Khor si giunge a Ciksauli, il paese della Gopi Citra. Qui si sale per Mayura Kuri, dove Krishna giocava a fare il pavone davanti a Srimati Radharani e poi su Man Garh. Quest’ultimo posto e’ davvero incredibile.

Si devono salire moltissimi gradini per giungere in cima.

Dall’alto della collina si vede la terra di Vraja, paesi, un’atmosfera trascendentale in un luogo meraviglioso.

Camminando ancora si giunge al Tenpio Jaipur.

Poi al famoso Dan Garh.

Infine si giunge a Varshana stessa, cioe’ al tempio di Sriji. Questo e’ il luogo dove viveva Maharaja Vrishabhanu, il padre di Radharani. Qui Sri Radha ha vissuto la sua infanzia.

Avremo occasione di tornare su ciascuno dei luoghi e descriverli meglio, cosi’ come descrivere gli avvenimento che prendono luogo qui.

Mi ricordo di una realizzazione avuta a Varshana. Stavo attendendo gli altri devoti e mi trovavo solo al bordo della strada. Mi avvicina una persona con un turbante e vestito di giallo. Mi chiede l’elemosina. Siccome sara’ stato il millesimo oggi, gli dico di no, che non posso dare soldi a chiunque me li chiede. Lui insiste e io insisto a dire di no. La cosa va avanti per almeno 10 minuti, lui che dice “dammi l’elemosina” e io che dico di no. Chiunque sarebbe sbottato dopo qualche minuto. Io nella mia mente mi dico “Manonatha, stai tranquillo, non ti arrabbiare, questo e’ qui per farti sviluppare pazienza.” Le provo tutte per farlo smettere. Alzo un po’ la voce, gli dico di no gentilmente a mani giunte, provo a spostarmi, a non rispondere, le privo tutte. Volevo vedere se ci riuscivo, era una sfida. Una questione di principio. Volevo vedere se riuscivo a far desistere uno di questi.

Niente. Non funziona niente.

Alla fine, dopo almeno 15 minuti di “super-trattamento Vrindavana per la tolleranza” proprio mentre stanno tornando i devoti, alzo la voce piu’ di prima, lo prendo (cerco di farlo gentilmente) per un braccio e lo allontano, ripetendo “ne, ne” a voce alta.

Un confratello mi rimprovera. Mi dice di essere piu’ gentile con i sadhu locali. Trattamento per la tolleranza n.2…

La cosa che mi ha piu’ colpito e’ l’espressione degli occhi di costui. Era privo di orgoglio, di ego. Non gli importava quanti no potevo dirgli, quanto male potevo trattarlo, lui voleva i soldi e dovevo darglieli.

Mi dispiace di averlo allontanato per un braccio e lo ringrazio di avermi insegnato l’umilta’ e la tolleranza.

Manonatha Dasa (ACBSP) www.isvara.org

Sulla cultura brahminica – Sulla reincarnazione

Domande di Daniela

ciao,

se non disturbo, mi piacerebbe sapere qualcosa circa i bramini:

– chi è un bramino?

– come si diventa?

– quali sono le sue regole?

Risposte

La parola bramino e’ una occidentalizzazione della parola brahmana, che significa “colui che conosce brahman”, cioe’ la scienza dell’anima. Letteralmente, brahman significa “spirito”. Il Brahmana e’ anche l’insegnante in genere, ma fra questi il piu’ importante e’ quello che insegna la scienza dell’anima individuale e Suprema.

In India ci sono alcuni che dicono che non si puo’ essere brahmana a meno che si sia fisicamente nati in una famiglia di brahmana. Questa tesi e’ erronea perche’, in base alla Bhagavad-gita e altre Scritture rivelate autentiche, brahmana e’ colui che agisce come tale e che lo e’ di fatto. In altre parole, sono le qualita’ a determinarlo e non la nascita. Se tu ad esempio nasci in una famiglia di chirurghi, questo non sara’ sufficiente a qualificarti come tale ma dovrai studiare e sviluppare reali qualificazioni.

Il Brahmana dunque deve conoscere e praticare le discipline brahminiche.

Per diventare brahmana bisogna innanzitutto avvicinare un Maestro spirituale autentico e porgli domande rilevanti in modo che i segreti della scienza della trascendenza si dischiudano grazie alle sue parole. Lui, il Guru, insegnera’ dapprima la teoria astratta (jnana), poi la teoria da applicare in pratica (vijnana). Grazie allo scambio di domande-risposte, nasce un profondo rapporto maestro-discepolo che portera’ alla costruzione delle qualita’ brahminiche.

Non si puo’ diventare brahmana senza avvicinare un maestro spirituale autentico.

Al riguardo delle regole generali, questo e’ un argomento molto vasto. Diro’ solo qualcosa.

La prima regola e’ la purificazione dell’anima dal concetto erroneo di essere un corpo materiale. A questo fine ci sono discipline che hanno il potere di modificare il nostro stato interiore e trasformarlo da materiale a spirituale. Queste regole possono variare di molto. E’ il maestro spirituale che deve giudicare qual e’ il momento di applicare un aspetto della disciplina e quando un altro. Il medico sa dosare le medicine. Non possiamo curarci da soli perche’ anche se le malattie sembrano sempre le stesse, in realta’ ogni medicina va adattata all’organismo del paziente. Cosi’, la malattia e’ l’erronea identificazione col corpo e col mondo materiale, ed e’ la stessa per tutti, pero’ poi la disciplina spirituale varia secondo i problemi specifici del praticante.

In accordo alla filosofia Gaudiya Vaishnava, la vibrazione sonora ha un grande effetto sull’anima, ed e per questa ragione che si da’ tanta importanza al canto del Mantra Hare Krishna, che essendo di natura spirituale ha il potere di purificare.

Domande:

inoltre mi permetto di chiedere anche qualcosa sulla reincarnazione (se il tema può riguardare Voi):

– è possibile avere la sensazione di avere avuto qualche legame con altre persone, oppure è solo un’idea che ci creiamo nella testa?

Grazie per l’accoglienza e per un’eventuale risposta. di nuovo ciao.

daniela

Risposte

Questo argomento e’ in realta’ legato al precedente.

Infatti, essendo noi anime di natura spirituale e non materia, quando succede quel fenomeno che chiamiamo morte, in realta’ l’anima eterna va in un altro corpo. Questa si chiama reincarnazione. Il nuovo corpo che prenderemo dipendera’ dallo stato di coscienza che avremo al momento della morte, che a sua volta dipende dalle azioni compiute nel corso della vita.

Certamente, e’ possibile avere pallidi strascichi di ricordi dalle vite precedenti, in relazione a posti o persone incontrate in precedenza. Ma possono anche essere nostre impressioni o imposizioni mentali o emotive. E’ molto difficile stabilire quali siano i ricordi reali e quali invece quelli illusori.

10 maggio 2002 – n.1449

Dimostrami che le stelle brillano di luce propria

Domande e obiezioni

Ho letto la tua risposta alla mia e-mail “interpretazioni” e ne approfitto – per la tua cortesia – per definire meglio ciò che penso:

non puoi argomentare che la scienza è tutta un imbroglio – semplifico in modo brutale ma è questo in sintesi ciò che affermi – in quanto, facendo ciò, dimostri di rinunciare alle tue stesse capacità intellettuali, che sono pur sempre parte di te anche se gregarie, o di dettaglio, rispetto alla pratica del bakti-yoga. Non credo che tu pensi veramente che le stelle siano pianeti.

L’umanità, specialmente in questi ultimi secoli a partire dall’illuminismo, ha conquistato con la metodica “scientifica” strumenti di conoscenza che le hanno permesso di scoprire qualcosa che prima non conosceva.

Perché disconoscere questo? Che c’entra la verità fondamentale del Servizio di devozione col fatto che ora conosciamo qualcosa di più – molto poco, ritengo – del “riflesso distorto”? Lascia che la “scienza” sprechi il suo tempo come crede; personalmente non mi metto a contestare i suoi risultati, ottenuti con metodica coerente: diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Quel che crea grande difficoltà nello studio dello Srimad Bhagavatam e degli altri testi vaisnava è proprio questa mancanza di distinzione di campo, purtroppo mantenuta nell’interpretazione di S.Prabhupada, per la quale tu – per esempio – sei costretto a rinunciare a qualcosa di tuo ed io a trovare equilibri faticosi.

Risposta

a Gastone Gori in riferimento al dibattito sulla Scienza – 14 aprile 2002 – n.1349

Caro amico Gastone,

Citazione:

non puoi argomentare che la scienza è tutta un imbroglio

– semplifico in modo brutale ma è questo in sintesi ciò che affermi

Semplificando semplificando, sei giunto ad attribuirmi un’opinione che non ho. La scienza non è tutta un imbroglio, perchè ha prodotto innumerevoli risultati concreti, come ad esempio quello grazie al quale stiamo dialogando a migliaia di chilometri distanti l’uno dall’altro.

Io ho criticato un metodo, che è disonesto, cioè quello di spacciare ipotesi per fatti comprovati. Non c’è mica nulla di male ad avanzare ipotesi. Il male giunge quando si afferma che un’ipotesi è un “fatto comprovato”.

Inoltre ho criticato la gente che usa due pesi e due misure in rapporto alla scienza e alla religione: qualsiasi cosa che dica la scienza va bene, qualsiasi cosa che dica la religione va male. Non è così: quando si ha ragione, si ha ragione, non importa il metodo – scientifico, intellettuale o fideistico – che si è usato.

Facciamo qualche esempio:

Noi “per fede” abbiamo sempre sostenuto che 5000 anni fa il fiume Sarasvati scorreva veramente in quello che oggi è un deserto a occidente dell’India del nord. Lo sostenevamo perchè accettavamo i Veda come autorità. Qualche anno fa un satellite ha scoperto l’antico letto del Sarasvati eattamente dove il Mahabharata affermava che scorresse.

Noi “per fede” abbiamo sempre sostenuto che la città di Krishna, Dvaraka, non era un mito, ma era realmente esistita. Un paio di anni fa la flotta di ricerche archeologiche del governo indiano, guidata dal Professor Rao, ha scoperto Dvaraka esattamente dove i Purana affermavano fosse.

Noi per fede abbiamo sempre sostenuto che il palazzo di Hiranyakashipu fosse ad Ahovalam, nel sud dell’India. Anni fa hanno ritrovato le rovine in una giungla, sempre esattamente dove dicevano i Veda, e hanno difficoltà a datarlo, tanto è antico.

Potrei andare avanti.

Dunque, noi non potevamo avere altre prove oltre l’autorità dei Veda, però avevamo ragione.

Inoltre non sono solo qualche scienziato a essere qualche volta disonesto. Troviamo lo stesso tipo di disonestà in tutti i campi, compreso quello religioso.

Il mio non è dunque un discorso di parte, ma di sostanza, su cui ti invito a fare attenzione.

Citazioni:

Non credo che tu pensi veramente che le stelle siano pianeti.

Tornando sullo specifico, nella email precedente io ti avevo fatto una richiesta specifica: cortesemente dimostrami che le stelle brillano di luce propria.

Mettere in dubbio in continuazione il mio personale rigore intellettuale non è una prova a tuo vantaggio. Dai l’impressione di voler tergiversare. Rimani sul punto. La scienza è rigorosamente basata sull’osservazione e sull’esibizione di prove? Ebbene, producile.

La tradizione di pensiero a cui appartengo non impone la rinuncia dell’uso dell’intelletto, anzi. E io personalmente sono fiero del mio rigore intellettuale, a cui non rinuncio.

Proprio per questa ragione, ti chiedo di esibirmi le prove di quanto stai affermando. Le stelle brillano di luce propria? Bene, sono pronto ad accettarlo, ma dimostramelo oltre ogni ragionevole dubbio. Le “stelle” sono stelle e non pianeti? Bene, dimostramelo e io lo accetterò.

Se però arriviamo a trovarci di fronte a due atti di fede, puoi stare certo che non sceglierò loro.

Nel caso in cui tu non fossi in grado di dimostrarlo, ti faccio presente che hai agito con fede cieca nei confronti della scienza, e questo è esattamente ciò che ci rimproveri. Mi auguro che per la coerenza di quanto scritto, tu sia in grado di ammetterlo pubblicamente.

Citazioni:

Quel che crea grande difficoltà nello studio dello Srimad Bhagavatam e degli altri testi vaisnava è proprio questa mancanza di distinzione di campo, purtroppo mantenuta nell’interpretazione di S.Prabhupada, per la qualetu – per esempio – sei costretto a rinunciare a qualcosa di tuo ed io a trovare equilibri faticosi.

Poni sul tavolo della discussione un argomento importante.

I testi Vedici e Vaishnava si dividono per categorie. Non esiste un libro che dice tutto di tutto. Ognuno tocca in modo generico parecchi punti, ma ne approfondisce solo qualcuno.

Lo Srimad-Bhagavatam ha principalmente lo scopo di presentare la vita e gli insegnamenti spirituali di Sri Krishna, ed è per questa ragione che più della metà del libro consiste del Decimo Canto, che tratta appunto della Sua vita.

Il Bhagavatam è un testo di devozione, non un testo di astronomia o astrofisica. Per quello ci sono altri testi, come il Surya Siddhanta e tanti altri.

Per questa ragione Srila Prabhupada, che è un Guru- Bhakta e non un astronomo, non approfondisce il tema ma ci sorvola sopra dando solo alcuni accenni. Ma giudicare negativamente i commenti di Srila Prabhupada partendo da una scarsa conoscenza, anzi diciamo ignoranza, del tema trattato, è scorretto.

Il nostro Maestro spirituale ha dato alcuni accenni solo, ma nella sostanza sono tutti scientificamente corretti. Siamo noi a non poterlo capire a causa di una scarsa cultura della materia.

A sostegno di questo punto, ti ho già presentato tre esempi. Te ne dò altri.

Prendiamo la storia della Luna. Il Maestro, che si rifà al Bhagavatam, ha detto che la Luna è più lontana del Sole rispetto alla Terra. Questo ha fatto gridare allo scandalo un sacco di gente. Eppure, dopo aver studiato di più, siamo venuti a conoscenza della multidimensionalità della creazione cosmica, e ciò ha spiegato tutto in modo rigoroso e scientifico.

Il caso degli uomini sulla Luna è un altro esempio di come bisogna stare attenti a criticare gli insegnamenti di personalità del calibro di Prabhupada. Egli lo aveva detto nel ’69 che sulla Luna non ci si poteva andare, e ora lo dicono in molti fra politici e scienziati stessi. E nessuno riconosce che, 33 anni orsono, un santo mandato da Dio lo aveva detto senza paura al mondo intero.

Scienza, fede e ragione

Domande

Caro Isvara, Caro Manonatha, caro Legolas,

Se permettete ne approfitto per ampliare i concetti che mi orientano nell’approccio “scientifico”.

Afferma Krishna stesso nella Bhagavad Gita (15,1) “Esiste un albero baniano le cui radici si dirigono verso l’alto ed i rami in basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda”.

Si tratta, come ci spiega Prabhupada, del riflesso distorto del mondo spirituale, che quindi ne è l’origine. I due campi, l’originale ed il suo riflesso, sono speculari; quindi non può esistere commistione di campo, non c’è una zona limbica che abbia una natura mista. I due campi sono divisi da una sottilissima linea, da intendersi geometricamente, cioè astratta: da questa linea inizia il mondo spirituale e, dalla parte opposta, il suo riflesso illusorio. Gli aspetti che potrebbero sembrare misti, per esempio le Murti, oppure il Servizio di devozione stesso, in quanto realizzati in campo materiale ma di pregnanza spirituale, mantengono in realtà sempre la netta divisione di campo esemplificata dall’immagine dell’albero baniano che si riflette sull’acqua: da una parte lo spirito (Krishna e l’amore per Krishna) e dall’altro la materia (il legno, per esempio, nel caso delle Murti, e le attività fisiche e mentali di compimento per il Servizio di devozione).

Tutto l’insegnamento di Krishna nella Bhagavad Gita e nello Srimad Bhagavatam riguarda, come ognuno di noi ben sa, il ritorno a Lui. Krishna non si attarda nella descrizione del campo materiale in quanto è irrilevante. Delega genericamente a questo compito i Veda, che – pur trattando anche degli aspetti materiali – sono funzionali all’avanzamento spirituale. Quindi ciò che ci è utile è la conoscenza spirituale, ciò che ci è inutile è la conoscenza del campo materiale; non esiste zona di valenza intermedia.

Sotto questo profilo i Veda (quando descrivono gli aspetti materiali) e le scienze hanno lo stesso livello d’importanza: zero, o quasi. Quindi i Veda, sotto questo aspetto, rappresentano una semplificazione misericordiosa per l’uomo dataci da Krishna: le cose del mondo materiale stanno così, interessatevi piuttosto di come uscire dalla prigione in cui siete caduti ed Io ve ne fornisco lo strumento.

Sennonché il Kali Yuga ha spinto l’uomo ad esplorare ciò che in realtà non gli serve, ecco pertanto il nascere della ricerca scientifica. Ma attenzione, inutile non significa che non sia valido per il suo campo.

Lo sviluppo delle scienze moderne nasce da Galileo (sono cose attinte dalla mia cultura generale, non sono certo uno scienziato!): si suppone che un fenomeno abbia una certa causa (ipotesi), che si verifica con l’esperimento e la misurazione successiva. Ogni tassello aggiunto alle conoscenze scientifiche precedenti deve soddisfare a detto criterio metodologico.

Non puoi, caro Manonatha, accettare la validità di un metodo quando perviene ad un risultato che non contrasta coi Veda e contestarlo in caso contrario. Pertanto, secondo il tuo pensiero, la scienza è valida quando “scopre” strumenti informatici e di comunicazione, non è più valida quando effettua osservazioni astronomiche. Ma il metodo e gli strumenti (per esempio la matematica) sono sempre gli stessi. Penso che questo adattamento sia una violenza fatta alle capacità intellettuali, molto costosa sul piano psichico.

Prabhupada non ci ha detto numerose volte che i sensi vanno utilizzati in direzione di Krishna, non negati o violentati?

Per quanto riguarda la tua richiesta specifica (un po’ sleale, ammettilo) di dimostrarti che le stelle sono soli, non sono astronomo e non posso risponderti, ma troverai qualsiasi amatore di astrofisica in grado di soddisfarti.

Rispondo infine a Legolas quando asserisce che la storia è falsa al 90%. Ne sei proprio sicuro?

Il metodo storico è diverso da quello scientifico: gli studiosi, sulla base dell’analisi e dell’interpretazione della documentazione autentica, finiscono per trovare un accordo fra di loro da cui vengono ufficializzati i corsi storici. Conosci un metodo migliore? Certo margini di errore ce ne sono, ma sparare il 90% di falsità nella storia denota più che altro un disprezzo delle attività umane non spirituali che secondo me è sempre riconducibile alla forzatura sui sensi (capacità intellettuali) cui ho accennato sopra.

Concludo osservando che la contestazione nei confronti delle attività umane materiali va fatto – se è il caso – con un po’ di rigore: si può criticare anche Dante dicendo che è uno scrittorucolo, ma può farlo uno storico dell’arte con un libro di almeno trecento pagine contenente la sua tesi esposta con logica serrata.

Hare Krishna!

Manonatha Dasa ribatte a Gastone Gori

17 aprile 2002 – n.1360

Colgo l’occasione per ringraziare te (Gastone) e tutti gli altri amici e devoti per rendere tanto vivo e interessante questo Forum libero.

Citazioni

Per quanto riguarda la tua richiesta specifica (un po’ sleale, ammettilo) di dimostrarti che le stelle sono soli, non sono astronomo e non posso risponderti, ma troverai qualsiasi amatore di astrofisica in grado di soddisfarti.

Mi dispiace che non l’hai ammesso, ma è chiaro a tutti i lettori che la tesi da me sostenuta è giusta. E cioè:

tu non hai uno straccio di prova della correttezza di molte tesi scientifiche. Le accetti per fede cieca.

Forse le prove che le stelle brillano di luce propria ci sono, ma tu non le hai, e nemmeno io. Però tu lo accetti lo stesso, e io invece dubito.

Non mi pare che la mia richiesta di produrre le prove sia sleale, perchè è l’essenza della mia tesi.

Grazie a questo scambio, mi pare ora che possiamo dire tranquillamente che il ricercatore onesto partirà per una discussione che vede protagoniste la scienza moderna e la scienza vedica vedendole su una piattaforma di dignità paritaria.

La scienza moderna parte da ipotesi e cerca di dimostrarle coi suoi metodi, i quali sono eclatanti anche per le capacità economiche a loro disposizione. Possiamo dire che anche i Veda partono da qualcosa di molto simile alle ipotesi, usa talvolta mezzi diversi, ma non meno scientifici. Se avessimo più risorse economiche a disposizione potremmo dimostrare molto di più.

Citazioni:

Afferma Krishna stesso nella Bhagavad Gita (15,1) “Esiste un albero baniano le cui radici si dirigono verso l’alto ed i rami in basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda”…

………

Concordo abbastanza con quanto tu dici nei paragrafi seguenti, anche se mi permetterai di puntualizzarne meglio un aspetto.

Non esistono solo l’energia spirituale e quella materiale. In realtà la shakti orginale è una sola (in quanto la sua origina è una), che si differenzia in modo molteplice a causa dei numerosi scopi che intende perseguire. L’energia di Vishnu che vuole creare un mondo illusorio si trasforma e diventa energia materiale. Appare completamente diversa, ma è una trasformazione della stessa enegia spirituale. Se fosse completamente un’altra cosa, non se ne potrebbe mai venire fuori. Invece, siccome è orginalmente spirituale, la possibilità c’è sempre.

Le Murti (le forme divine presenti sugli altare) sono fatte di materia (legno, marmo) ma questa energia materiale diventa spirituale grazie alla discesa della potenza di Dio

in esse. Se il legno o il marmo fosse energia materiale completamente separata da Lui, il Signore non ci entrerebbe mai. In realtà l’energia è la stessa, e torna spirituale nel momento in cui Krishna scende in essa. Lo stesso ragionamento si applica con il Mantra Hare Krishna: il fin dei conti sono solo lettere, suoni, ma tornano alla loro valenza spirituale perchè il Signore ci mette le Sue potenze spirituali. La materia è la stessa energia orginale usata a fini di illusione.

Dunque, la materia è tale quando è separata

da Krishna, ma quando la si pone a contatto con Krishna torna alla sua origine spirituale.

Citazioni:

Non puoi, caro Manonatha, accettare la validità di un metodo quando perviene ad un risultato che non contrasta coi Veda e contestarlo in caso contrario. Pertanto, secondo il tuo pensiero, la scienza è valida quando “scopre” strumenti informatici e di comunicazione, non è più valida quando effettua osservazioni astronomiche. Ma il metodo e gli strumenti (per esempio la matematica) sono sempre gli stessi. Penso che questo adattamento sia una violenza fatta alle capacità intellettuali, molto costosa sul piano psichico.

Mi sento di nuovo frainteso.

La scienza non è valida solo quando “dà ragione a noi”. E’ valida sempre, quando ha ragione.

Ma questa ragione deve dimostrarla. Permettimi di usare le tue argomentazioni: non puoi fare violenza alla tua intelligenza accettando cose non dimostrate, e poi accusarci di fare la stessa cosa che fai tu però in riferimento ai Veda.

I Gaudiya Vaishnava, i devoti di Krishna, accettano ogni cosa che la scienza dimostri oltre ogni dubbio.

Per tutto quello che non è dimostrabile, se proprio ci deve essere un atto di fede, io preferisco farlo in direzione dei Veda.

Citazioni:

Prabhupada non ci ha detto numerose volte

che i sensi vanno utilizzati in direzione di Krishna, non negati o violentati?

Esatto. E’ proprio quello che cerchiamo di fare. Mettere i sensi al servizio di Krishna. Non negarli o violentarli come

fai tu, rinunciando al tuo potere discriminatorio nel momento in cui accetti come scientifico qualcosa che nulla ha di scientifico, in quanto non dimostrato e spesso neanche dimostrabile.

Citazioni:

Concludo osservando che la contestazione nei confronti delle attività umane materiali va fatto – se è il caso – con un po’ di rigore: si può criticare anche Dante dicendo che è uno scrittorucolo, ma può farlo uno storico dell’arte con un libro di almeno trecento pagine contenente la sua tesi esposta con logica serrata.

Mi sembra giusto. Dunque, se vuoi dare ragione o torto a qualcosa devi prima essere un esperto in quel campo. Per cui ti consiglio (di nuovo) di non dire di essere sicuro che le stelle brillano di luce propria fino a che non sai qualcosa di astronomia.

D’altro canto noi cerchiamo di procedere con onestà intellettuale, giudicando le cose che comprendiamo e dubitando di cose che non comprendiamo. Non è sufficiente essere ignoranti della materia per dire “sì, hai ragione” come pecorelle. La logica serrata ci conduce a non rigettare ma neanche ad accettare ciò che non comprendiamo.

Per tutto il resto (e qui parlo personalmente) quando parlo di qualcosa in profondità, lo faccio con cognizione di causa, avendo studiato e insegnato per 30 anni questa materia, avendo scritto 17 libri e innumerevoli articoli e ricerche.

Se Dio è assoluto, come può essere buono o cattivo

Domanda

Hare krishna a tutti.

Prima mi piacerebbe ringraziarvi per risposta alla mia domanda,questa mi e piaciuta tantissimo. Dopo, vorrei farvi un’altra domanda.Molte volte ascolto dire che Dio sia sempre buono,ma se non sbaglio,nel Gita si dice che dio e l’assoluto,allora come possiamo identificarlo com conceti relative como cativo\buono?So che forse non capisco bene quel che sia l’assoluto o quel che si la bolonta.Per questo aspetto che voi mi rispondono.

Grazie mille Flavia

Risposta

Gentile devota Flavia,

il termine assoluto è il participio passato del verbo assolvere, o sciogliere.

Tutto ciò che non è limitato o vincolato da nessuna legge è assoluto, cioè assolto da ogni legame di dipendenza verso altre cose o persone.

Nel primo verso dello Srimad Bhagavatam, Sri Krishna è definito satyam param, e Srila Prabhupada traduce questa espressione come verità assoluta. Ciò significa che Egli non dipende da nessun altro per la Sua esistenza (sat vuol dire vero, cioè esistente). Egli può esistere anche senza che nulla lo abbia generato; o anche senza che null’altro esista; Egli possiede perfetta conoscenza anche se nessuno gliela insegna; Egli è sempre perfettamente felice anche se le circostanze esterne sono sfavorevoli perchè è purna, completo e autosufficiente in se stesso.

La parola relativo è il suo esatto opposto. Anche questo è un participio passato, del verbo riportare o riferire.

Il relativo è tale perchè deve sempre riferirsi a qualcos’altro. Una cosa relativa è condizionata dal rapporto con qualcos’altro e non può mai essere indipendente, come invece lo è la cosa assoluta. Un esempio di relativo è la nostra vita in questo corpo, che dipende da numerosi fattori, come kala, il tempo, che determinerà la fine del nostro rapporto con esso.

I concetti buono e cattivo sono relativi. Ad esempio, un ladro penserà che rubare è buono perchè si arricchisce, mentre il derubato penserà che è male perchè i suoi interessi sono lesi. Ma nell’assoluto i concetti relativi e contrapposti trovano una perfetta riconciliazione perchè nulla nel mondo spirituale può danneggiare nessuno. Così, quando Krishna ruba il burro, la gente apparentemente si arrabbia ma in fondo tutti si divertono, anche perchè non mancherà mai nulla a nessuno.

Tutti gli opposti in Sri Krishna si armonizzano e diventano positivi. Le azioni di Sri Krishna che combatte guerre o che gioca con donne sposate vengono definite da saggi moralmente impeccabili che mai tollererebbero comportamenti anti-etici come divyam, trascendentali e quindi sempre positivi. Perciò, nel mondo materiale una cosa è positiva e l’opposto negativa, mentre nel mondo spirituale una cosa e il suo opposto sono entrambi positivi.

Anche dal punto di vista quantitativo, l’assoluto deve comprendere tutto, compreso le contrapposizioni. Se non così fosse, significherebbe che Dio è limitato e quindi non più assoluto.

In conclusione, si può definire Sri Krishna come bontà o virtù o gioia, ammesso che si dia a queste parole la loro giusta valenza, o quando ci imbatteremo in passatempi divini che tanto virtuosi non ci sembrano diventeremo confusi.

Manonatha Dasa (ACBSP) 5 maggio 2002 – n.1430

L’efficacia del servizio devozionale

1411 Documenti Inviato – 01/06/2003 : 22:20:59

Domanda

email di Fabio

Caro Prabhu,

ti prego di accettare i miei umili omaggi, tutte le glorie a

Srila Prabhupada e a Sri Krishna.

Il mio nome è Fabio e ti scrivo da Vicenza.

In questo periodo sono molto confuso a causa di un forte dubbio che mi è sorto: Prabhupada, come molti altri devoti, indicano come via di realizzazione spirituale il servizio devozionale. Lo Srimad-Bhagavatam lo ribadisce: “…Colui che ha dedicato la propria vita al servizio di Krishna mediante questi nove metodi(Ascoltare e cantare il Santo Nome, servire i piedi di loto del Signore, offrire preghiere,…) deve essere considerato la persona più colta perché ha raggiunto la perfetta conoscenza.” Ma sempre più spesso sento di devoti che abbandonano la via spirituale, oppure scelgono altre vie.

In conclusione il mio dubbio è sull’efficacia del servizio devozionale e su ciò che sta succedendo ai devoti.

Ringraziando te e tutti i tuoi collaboratori per il servizio che ci offrite tramite il vostro sito vi saluto,

Hare Krishna, Fabio

Risposta

Caro Fabio, Hare Krishna.

Jai Sri Sri Guru Gauranga.

L’altro giorno, durante una lezione sulla Bhagavad-gita da me tenuta qui a Vrindavana, si è parlato proprio di questo. Al termine è stata posta una domanda molto simile alla tua, alla quale ho risposto. Dopodiche’ alcuni devoti anziani presenti sono intervenuti e hanno aggiunto le loro idee e realizzazioni.

Srila Prabhupada ha portato in Occidente una forma di spiritualità e un processo di purificazione che non ha inventato lui, ma che esiste da millenni e che da millenni funziona benissimo. Durante la vita del grande Acarya le cose andavano altrettanto bene. Anche grazie a una speciale potenza divina da lui ricevuta dal Signore, ai suoi tempi si poteva percepire una straordinaria potenza trascendentale in ogni aspetto della vita spirituale: nei kirtana, nella japa, nei suoi libri, nelle Divinità, nel prasadam, nel servizio devozionale. Tutto era davvero impregnato di gioia e tutto sembrava volare. Anche allora il Bhakti-yoga (la realizzazione spirituale fondata sulla devozione o servizio devozionale) ha funzionato magnificamente.

Ma bisogna capire che la scomparsa di un tale personaggio dal mondo non è una cosa di poco conto. Srila Prabhupada stesso ce lo ha insegnato in una sua poesia scritta in occasione dell’anniversario della scomparsa del suo Gurudeva, Srila Sarasvati Thakura. Li’ dice che dal giorno in cui lui si era reso assento l’universo intero è piombato nelle tenebre. La stessa sensazione è stata provata dai Pandava all’epoca della scomparsa di Sri Krishna: tutto sembrava aver perso colore e senso.

Qualcuno potrebbe ribattere: ma anche dopo la sua scomparsa per qualche anno le cose sono andate benissimo. E’ vero, ma si era nella scia della potenza spirituale di Srila Prabhupada. Tutto sembrava andare persino meglio di prima, poi tutto e’ crollato e tornato sui binari di una normalità umana. Brave persone, bravi devoti, ma umani e quindi con pregi e difetti.

Eppure anche negli anni piu’ bui della Coscienza di Krishna tantissimi hanno continuato a coltivare la bhakti e a fare avanzamento spirituale.

Ora, tu dici che vedi tanti abbandonare la vita spirituale o a darsi a forme di spiritualita’ alternative, che spesso sono solo mondanità ricoperta da un sottilissimo strato di spiritualità. Non si puo’ negare che le cose in Italia non vadano proprio nel verso migliore per la Coscienza di Krishna, ma certo non a causa del processo del servizio devozionale. In altri paesi le cose vanno benissimo e questo sta a significare che la colpa delle cadute dal sentiero della bhakti non sono da imputare alla bhakti stessa ma alle normali e comuni debolezze umane. Se non funzionasse, non funzionerebbe per nessuno. Invece per chi lo pratica nel modo giusto funziona eccome…

Un paragrafo lo merita anche un’altra prospettiva dal quale guardare il fenomeno della caduta dal sentiero spirituale: chi va via puo’ essere visto come “uno che se ne va”, oppure come “uno che e’ rimasto per un po’ di anni”. La seconda è positiva e costruttiva. E’ come il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: chi si lamenta che il bicchiere è mezzo vuoto non beve e muore di sete. Chi lo vede mezzo pieno e si accontenta, beve e si disseta.

Questi devoti hanno fatto molto avanzamento spirituale prima di interrompere. Qualche volta questo avanzamento è visibile e altre volte no, eppure c’e’ di certo.

Nulla sarà perduto, ma presto – in questa vita o nella prossima – riprenderanno da dove hanno lasciato. Questa verità è stata esposta da Sri Krishna ad Arjuna nel sesto capito della Bhagavad-gita. Arjuna (6.38) chiede:

kaccin nobhaya-vibhrastas

chinnabhram iva nasyati

apratistha maha-baho

vimudho brahmanah pathi

“O Krishna dalle braccia potenti, tale uomo confuso nel sentiero che conduce all trascendenza, cade sia dal successo spirituale e materiale e perisce con una nuvola di fiume, con nessuna posizione in nessuna sfera?”

Arjuna si preoccupa del destino di una persona che prova a solcare il sentiero della spiritualita’ e che dopo un po’ cade. Si chiede se gli sforzi compiuti si disperdono nel nulla e se il tmepo e le energie impiegate non sia stato tempo e energie sprecate. Sri Krishna lo rassicura e gli dice che nulla e’ mai perduto e che anche un piccolo avanzamento su questo sentiero conduce a un guadagno spirituale che mai svanisce nel nulla.

Nel verso 43 dello stesso capitolo Sri Krishna da’ il verdetto finale al riguardo della questione:

“… rivive la coscienza divina della vita precedente e di nuovo tenta di fare ulteriore progresso per ottenere il successo completo…”

Il fenomeno dei devoti che tentano e che non ce la fanno è del tutto normale. La coscienza di Krishna è facile ma nel contempo molto difficile, perche’ affronta una problematica che si è venuta a consolidare nei millenni. Ci vuole impegno.

L’avanzamento spirituale avviene col tempo e l’impegno, e pochi riescono a farcela in questa stessa vita (sa mahatma sudurlabhah). Qualche volta ci vogliono tentativi che si estendono in piu’ vite, che li conducono a stadi sempre piu’ sofisticati di spiritualità.

Anche da questo punto di vista possiamo osservare che il processo funziona.

In conclusione, non vedo nulla che possa scoraggiare o far perdere fiducia nel Bhakti-yoga. Questo funziona benissimo, ha sempre funzionato e sta tuttora funzionando per milioni di Vaishnava sinceri in tutto il mondo.

Continua a praticarlo con fiducia: è la migliore strada percorribile in questa forma di vita umana.

Hare Krishna Manonatha Dasa 19 giugno 2002

Anniversario della scomparsa di Srila Prabhupada

di Manonatha Dasa, nov 2000 –

Offerta per la 23.esima ricorrenza della scomparsa del nostro Maestro Spirituale

A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada 31 ottobre 2000

Caro Srila Prahupada,

i miei omaggi ai tuoi piedi di loto.

Quanto piacere provo nell’avvicinarmi ad essi. In meditazione, come tu ci hai insegnato spiegandoci la filosofia del vani-vapu, sento una gioia limpida pervadermi e ho difficoltà a capire da dove provenga. Eppure, rifletto, il mio cuore e’ così tanto contaminato dall’orgoglio da vergognarmi di me stesso quando sono accanto ai Vaishnava. Sarà che quei piedi di loto sono così rassicuranti che ogni guerra mentale si placa e i guerrieri si siedono tutti insieme a fare amicizia.

Oggi, per la 23.esima volta, mi trovo a trascorrere una commemorazione della tua scomparsa. La sto passando nel modo migliore, proprio a fianco di quel letto dove lasciasti le tue spoglie mortali, nella casa di Vrindavana. Mi hanno posto in capo proprio quel chaddar che ti avvolgeva la sera della tua partenza definitiva. I canti e l’atmosfera sono cosi’ devozionali che non dubito un solo istante che io sia attorniato da puri devoti, i tuoi discepoli, che hai amato cosi’ tanto da dedicar loro la tua vita. Che li amavi tanto e che il tuo cuore fosse pervaso dal desiderio di salvar tutti è chiaro dal fatto che hai accettato anche un intruso…

Mentre cantiamo “saksadhari tvena samasta sastrair”, cioe’ che Gurudeva è non differente da Krishna, mi balza chiara la realizzazione di quanto tu volessi salvare tutti i Jagai e Madhai del mondo. Era la perfetta estasi di Nityananda Prabhu. Cosi’ accetto che tu sia l’incarnazione della misericordia di Nitai.

Un giorno, quando scopriremo chi veramente tu eri, ci stupiremo. Rimarremo a bocca aperta, non riusciremo a spiegarci come sia stato possibile che una tale grande personalita’ abbia camminato in mezzo a noi, ci abbia guardati, ci abbia rivolto la parola, ci abbia istruiti e tollerati con una pazienza infinita.

E’ giusto dire che solo tu potevi fare cio’ che hai fatto, e che nessun altro avrebbe potuto farlo? Si’ e no. Per fare cio’ che hai fatto, si deve aver ricevuto il potere dal Suprema Personalità di Dio Sri Krishna. Per un essere umano qualsiasi o un devoto ordinario sarebbe stato impossibile. Man mano che passano gli anni questa realizzazione aumenta e diventa un blocco solido di convinzione. Come e’ possibile diffondere la Coscienza di Krishna come hai fatto, e – ancor più difficile – come hai potuto prendere il cuore di tanti ragazzi, i tuoi ragazzi, che oggi sono uomini e donne anziani, che ancora oggi hanno intatta la stessa identica nostalgia di te? Una nostalgia che pare incurabile. Come è stato possibile farli innamorare così tanto? Un incantesimo?… Se si chiede loro, i tuoi discepoli neanche da Krishna sembra vogliano andare, ma raggiungerti ovunque tu sia. Qualche cinico dice che questo e’ sbagliato, ma lasciamoli dire…

Persino io trovo un barlume di quel desiderio e la speranza di poter diventare un giorno meritevole di essere davvero tuo discepolo mi torna e mi incoraggia.

In meditazione, Srila Prabhupada mi indica tanta gente e comincio a predicare.

Mi tornano in mente i tanti passaggi delle Scritture che dicono quanto importante sia la presenza di un Guru autentico. Tale Maestro Spirituale non è un uomo comune. Non ha desideri materiali. Non cerca fama, prestigio, una vita comoda provveduta da sprovveduti discepoli. Che mascalzone è una persona del genere, usurpatore del sacro seggio di Vyasadeva. Come disse un venerabile Vaishnava, chi salta sul trono di Prabhupada sarà distrutto.

Amici, cercate un Maestro Spirituale, ma che sia autentico!

Non saltate sul primo carretto che vi passa davanti; rischiate di trovarvi chissa’ dove. Aspettate il treno dorato del puro devoto che vi porterà nel mondo di Dio. Se volete avanzare nella vita spirituale dovete rivolgervi a un sadhu autentico.

Uno alza la mano e chiede: ma se non lo troviamo questo puro devoto, oppure se lo troviamo e non lo riconosciamo, che facciamo? Aspettiamo? E aspettare cosa? Se non conosciamo l’oro, quando mai lo riconosceremo a meno che non iniziamo lo studio della materia?

La risposta viene immediata: amici, avvicinate coloro che si dicono servitori del puro devoto e che vi fanno conoscere chi e’ il vero Gurudeva. Questi vi introdurranno all’interno della casa dorata di Mahaprabhu e vi condurranno davanti alla Murti di Srila Prabhupada. Poi vi daranno i suoi libri e ve li spiegheranno. Queste sono le persone che dovete avvicinare. Chiedetegli: chi sei tu? Se questi risponderà “un servitore di Srila Prabhupada”, questi è la guida che andavate cercando.

Così rara è l’associazione di devoti come Srila Prabhupada.

Amici, non pensate che potete andare avanti con la vita spirituale da soli. Avete bisogno della compagnia dei devoti. Se non ci sono, allora create nella vostra città un punto dove discutere le glorie del Signore e diventate voi stessi buona compagnia per gli altri.

Un altro chiede: ma come possiamo diventare devoti senza gli altri devoti?

E la risposta: cercate i devoti, ma se non li trovate, ebbene prendete i libri di Srila Prabhupada e poneteli nel vostro cuore. Seguite le sue istruzioni alla lettera. Prendete una corona e cantate Hare Krishna, prendete dei karatalas e fatelo aiutandovi con strumenti musicali. Fate un altare nella vostra casa e cucinate del prasadam. Invitate i vostri amici e distribuitelo. In questo modo, e’ garantito, la misericordia di Nitai Gauranga Kaliyuga-pavana, scenderà su di voi a torrenti.

E quando la sera da ogni casa risuonerà il kirtana, ebbene quella città sarà diventata Vrindavana.

Ora, amici, tutti insieme gridiamo: Srila Prabhupada ki- jay!

PS:

Chi era che ha scritto questa letterina? Sono solo io, Prabhupada, tu sai chi.

Ricerca del Guru

Domande

Inviato – 07/02/2003 : 23:09:40

Caro Prabhu Manonatha das,

mi sto chiedendo da qualche giorno se, visto che tu per grazia del Signore Govinda sei stato iniziato da Srila Prabhupada, mi chiedevo appunto se non potresti essere tu il mio Guruji. Ho letto nell’I King (Libro dei mutamenti) che un Guru non si offre volontariamente al discepolo ma aspetta, per così dire, di essere corteggiato. Se è realmente così anche per la cultura Vedica ti offro i miei rispettosi omaggi dritto come un danda e umilmente ti chiedo se vuoi accettarmi come discepolo! Hare Krishna, Hari bolo, Radhe Radhe! jai.

Krishnadas – 18/09/2002

Risposte

Caro Giovanni Krishnadas,

sono lieto di apprendere che hai il desiderio di essere un Gaudiya Vaishnava nella linea di Srila Prabhupada. Mi complimento. Questa è la strada più sicura per tornare a Krishna, la Suprema Personalità di Dio.

Per essere sicuro che le istruzioni che riceverai sono proprio quelle del nostro grande Acarya AC Bhaktivedanta Swami Prabhupada, scegli un suo discepolo.

Il Guru non va in giro a dire di essere tale, ma predica umilmente il messaggio di Sri Caitanya Mahaprabhu. Chi sarà sincero lo riconoscerà e chiederà istruzioni personali e iniziazione.

Sarebbe un piacere servirti nella veste di guida spirituale. Tuttavia leggi attentamente quanto segue.

Il rapporto Guru-discepolo è qualcosa di molto serio e comprende un impegno reciproco per la vita intera. Perciò l’iniziazione va data e va presa con cautela. Io non accetto chiunque come discepolo nè dò nomi spirituali a chiunque me li chiede perchè questo non è il giusto modo di fare le cose. Quindi prima di essere un discepolo iniziato devi già esserlo nei fatti.

E allora, come deve essere un aspirante discepolo per essere tale?

Basilarmente i compiti del discepolo sono due:

1) studiare la teoria e la pratica della coscienza di Krishna sotto il Guru. Questo per ottenere la conoscenza (divya-jnana),

2) servire il Guru all’interno della sua missione. Questo per ottenere la misericordia e la devozione (bhakti).

Senza tutto ciò – secondo la mia umile comprensione delle istruzioni del mio Maestro spirituale Srila Prabhupada – l’iniziazione non ha il significato profondo e solenne che invece deve avere.

Io sono al servizio di chiunque ritenga di aver bisogno del mio aiuto nel campo della conoscenza e della devozione a Krishna. Tuttavia è necessario che tu prima inizi il percorso come discepolo Gaudiya Vaishnava studiando, praticando e servendo sotto la mia guida. Quando tutto ciò sarà solidamente avviato sarò lieto di introdurti nella famiglia spirituale di Sri AC Bhaktivedanta Swami Prabhupada.

Tuo servitore

Manonatha Dasa- 18/09/2002

Domande

Caro Prabhuji Manonatha das,

ti ringrazio di avermi risposto e mi fa piacere constatare la tua serietà e determinazione sull’argomento (era d’altronde fuor di dubbio). Capisco che mosso dal desiderio di avanzare sul percorso della realizzazione spirituale ho usato la sede di isvaraforum per chiederti iniziazione e forse ho agito con troppa leggerezza! Ti assicuro che comunque mi impegnerò affinchè si possa concretizzare la mia aspettativa di averti come Guru o raggiungendoti dove vivi o in qualche tuo prossimo viaggio in Italia che spero tu affronterai. C’è bisogno di Prabhu appartenenti alla Parampara di Prabhupada dappertutto e poi con la tua preparazione in Vedanta non è così facile trovarne. Ti saluto e ti abbraccio, io e il Paramatma dal profondo del cuore sperando di incontrarti al più presto per poterti servire umilmente in piena coscienza di Krishna. Hare krishna, Hare Rama, Radhe! Radhe! Jai.

Krishnadas 20/09/2002

Risposte

Carissimo Bhakta Giovanni Krishnadas,

ti segnalo ampie opportunità di studio e di servizio su Isvara.

Per quanto riguarda l’Italia, io desidero tornare per riprendere la mia predica in quella nazione, solo che le circostanze non sono ancora ottimali.

Chi ritiene che la mia presenza lì sia spiritualmente utile, può unirsi in gruppo per crearle.

Isvara online è la metà della mia umile offerta devozionale al mio Maestro spirituale e a tutti voi; l’altra metà è la l’insegnamento chiamiamolo “personale”.

Ciò che credi sia utile a tutti, pubblicalo su Isvara; ciò che desideri rimanga privato mettilo in una email e mandamela. Per me non fa differenza.

Daso’smi Manonatha Dasa 20/09/2002

Possiamo essere tutti discepoli di Srila Prabhupada

Manonatha Dasa risponde a Enzo Inviato – 30/10/2002 : 08:35:09

La questione del guru e della parampara è complessa e richiederebbe molto spazio. Cerchero’ di essere sintetico ma di esporre le linee fondamentali.

Ci sono diversi tipi o linee di parampara. Per il punto che vogliamo chiarire ne prenderemo in esame due che chiameremo “diksa-parampara” e “siksa-parampara”.

La prima è quella che si determina grazie alle iniziazioni formali, la seconda e’ quella in cui il discepolo si ritiene discepolo di un dato maestro persino senza che il guru ne sia al corrente o che sia presente, in quanto ne segue fedelmente le istruzione e si impegna al suo servizio.

La parampara Gaudiya Vaishnava è mista. Troviamo casi “di diksa” e “di siksha”. Srila Prabhupada e Srila Bhaktisiddhanta sono tutti e due discepoli dei loro guru in linea diksha, mentre Srila Gaurakishora non era discepolo diksha di Bhaktivinoda Thakura, il quale non era discepolo diksha di Jagannatha dasa Babaji. A un esame accurato troviamo che i discepoli siksha sono parecchio piu’ numerosi degli altri. Sri Caitanya Mahaprabhu stesso non ha mai dato diksha a nessuno, per cui Rupa e Sanatana – che sono gli anelli della nostra parampara a Lui successivi – sono discepoli siksha.

E allora, cosa significa tutto cio’? Che il rituale della iniziazione come lo conosciamo nella nostra storia riveste meno importanza di quanto usiamo attribuirgli. Nella storia vedica anche troviamo innumerevoli esempi di discepoli che si ritenevano tali – e tali erano – persino senza l’accettazione del maestro… il caso di Ekalavya e dell’Acarya Drona è emblematico. Ovviamente alcuni casi, come quello menzionato, sono casi limite, ma illustrano un principio di cui si deve tenere conto. Che si fa se il guru non e’ presente e non ce ne sono altri altrettanto qualificati? Si seguono le sue istruzioni e per i sinceri la grazia giunge ugualmente.

La conclusione naturale è che – in linea siksha – chiunque segua le istruzioni di Srila Prabhupada puo’ ritenersi suo discepolo.

Diverso e’ il caso dei cosiddetti “ritvik”. Certi devoti sono convinti che si possa essere discepoli diretti in linea diksha di Srila Prabhupada anche senza la sua accettazione, attraverso una cerimonia condotta da suoi discepoli. Questa idea e’ ovviamente un’eresia, in quanto non trova riscontro da nessuna parte, nei libri, nella storia Vaishnava ne’ nelle stesse istruzioni di Srila Prabhuada. Come tale deve essere rigettata.

Tutti devono prendere iniziazione. Sebbene non altrettanto importante dell’applicazione dei precetti, e’ una delle cose che un discepolo sincero deve fare, e per questo deve trovare un guru autentico. L’iniziazione da uno falso non ha valore. Dopo l’iniziazione da un guru autentico, egli puo’ continuare a seguire le istruzioni di Srila Prabhupada ed essere discepolo di ambedue, tenendo Prabhupada come Guru principale. Il caso di Bhaktivinoda Thakura è chiaro: egli aveva Sri Vipina Vihari Gosvami come diksha guru e Sri Jagannatha Dasa Babaji come shiksha-guru, e considerava il secondo il suo maestro principale perche’ piu’ qualificato in termini di realizzazione, di conoscenza e anche di rasa del siddha-deha, o posizione originale dell’anima allo stato liberato, nel rapporto di amore con Radha Krishna.

Questo tipo di impostazione mentale è spesso per noi complicata ma è quella giusta.

Possiamo avere tanti guru. Un solo diksha guru, tanti siksha-guru, Prabhupada come vartmanacarya, il guru che mostra la via della devozione.

Concludendo, credo che l’amico Enzo possa sentirsi iniziato da Srila Prabhupada nel senso che ne e’ di fatto discepolo, ma che allo stesso tempo debba cercare un maestro spirituale autentico per iniziazione e direzioni.

Come si dice “fortuna” in sanskrito? E un dizionario sanskrito online?

domanda di Terry Gianoglio

– 25 di giugno

buongiorno, come si dice e scrive la parola Amore e la parola Fortuna in Indiano? pensavo si dicesse Swami, ma ho scoperto che significa, marito, maestro.

eventualmente esiste un sito dove trovare le traduzioni ed i significati di parole indiane dall’italiano o viceversa cordialmente ringrazio

Risposte

Caro amico,

In sanscrito, la parola bhadram è la più usata per indicare la fortuna. Per dire “buona fortuna” si dice “bhadram te”.

Per quanti riguarda il sito di traduzioni, non credo che esista. Se invece lo trovi, faccelo sapere. Questo di un dizionario di termini indiani online è sempre stato uno dei nostri progetti e lo realizzeremo appena troveremo qualcuno che voglia collaborare in modo serio e continuativo.

A risentirci

Che vuol dire Mahisha?

Domande da Salvatore Arganese –

Ho aperto da un anno un negozio di bigiotteria in argento . Essendo appassionato di mitologia ho chiamato il mio negozio “Mahisha”. Purtroppo però le notizie su questa persona sono poche e discordanti .

Vi sarei molto grato se potreste inviarmi qualche notizia ed anche qualche disegno o foto in modo da poterla appendere nel mio negozio.

Grato per tutto quello che potrete fare Vi ringrazio anticipatamente.

gen 2002 – n.1036

Risposta

Isvara.org

gen 2002 – n.1037

La parola Mahisha è così comune in India da non poter sapere a quale Mahisha ti riferisci. Mahisha vuol dire più o meno “grande Signore”. Nella storia puranica i due Mahisha più importanti sono Shiva (che però è piu’ propriamente chiamato Mahesha) e un pericoloso demone ucciso da Durga. Se ci facessi sapere da dove lo hai preso, probabilmente sapremmo anche essere più esaurienti al riguardo.

Il significato della parola Maha Lakshmi

email di Bérénice De Waen e risposta di Manonatha Dasa –

Domande

>Ciao,

>sto cercando l’esatta traduzione dell’esressione “maha laksmi”.io

>so che viene dal sanskrito antico e che è il nome dato alla dea della

>fortuna, m acosa significa letteralmente? >Grazie in anticipo per l’aiuto

>Buona giornata

>Bérénice De Waen

Risposte

Cara amica

la parola maha viene dalla radice sanskrita mah, che indica un’abbondanza; significa anche elevato o grande; colui che gioisce, che dà o concede.

Lakshmi è un sostantivo femminile, con la radice inlaksh, che significa essere contrassegnato con (generalmente con qualità di buon auspicio. Perciò significa buon segno, buona fortuna, prosperità, felicità, ricchezza, opulenza, bellezza o grazia.

Dunque chi è molto ricco delle qualità menzionate può essere chiamata Maha Lakshmi, ma significa anche colui che le dà agli altri.

Saluti

 

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