Takshaka uccide Pariksit
Giunti al settimo giorno il dotto Kasyapa Muni decise di andare alla residenza del re con l’intenzione di curarlo non appena fosse stato morso dal serpente. Egli sapeva tutto cio’ che era successo e penso’:
“Io curero’ il monarca dopo che Takshaka lo avra’ morso e cosi’ acquisiro’ molta ricchezza e grandi meriti.”
Ma anche Takshaka era ben informato e sapeva che Kasyapa stava per giungere ad Hastinapur. Conosceva bene la scienza del saggio per cui era preoccupato che se Kasyapa fosse arrivato avrebbe potuto salvare Pariksit. Cosi’ presa la forma di un vecchio Brahmana e lo attese nel sentiero che conduceva alla capitale.
Quando lo vide avvicinarsi gli chiese:
“Oh Brahmana, dove vai cosi’ di fretta? E cosa vai a fare?”
Kasyapa rispose:
“Oggi Takshaka brucera’ con il suo veleno il re Pariksit, che e’ un monarca virtuoso e meritevole di protezione. Io certamente lo curero’ perche’ e’ l’ultimo rappresentante della nobile razza Pandava. Dopo che sara’ morso da Takshaka, che e’ uguale ad Agni in energia, io gli ridaro’ la vita.”
Takshaka disse:
“Venerabile Brahmana Kasyapa, io sono quel Takshaka di cui parli. Oggi io brucero’ Pariksit. Non andare a Hastinapur perche’ neanche tu sei capace di curare una persona morsa da me.”
Kasyapa ribatte’:
“Io sono certo di avere sufficiente conoscenza da poter curare tutti gli esseri viventi che siano stati morsi da qualsiasi serpente, compreso da te.”
Punto sull’orgoglio Takshaka disse con tono di sfida:
“Se veramente sei capace di curare qualsiasi creatura arsa dal potere del mio veleno, allora rivivi questo albero banyano che ora mordero’. Resuscitalo se sei capace. Fa il tuo meglio e mostrami il potere dei tuoi mantra.”
Kasyapa rispose:
“Se vuoi vedere fino a dove arrivano le mie capacita’, allora mordi quel banyano. Io gli ridaro’ la vita.”
Cosi’ sfidato da Kasyapa, il grande serpente morse il gigantesco albero. Penetrato dal terribile veleno di Takshaka in un attimo prese fuoco e in pochi minuti fu ridotto in cenere.
Dopodiche’ si rivolse di nuovo a Kasyapa:
“Ora fammi vedere se sei capace di ridare vita a un albero ridotto in cenere.”
Prendendo nelle mani quella cenere, Kasyapa disse le seguenti parole:
“Osserva il potere della mia conoscenza applicata a questo grande albero. Questi rivivera’ davanti ai tuoi stessi occhi.”
Detto questo il grande saggio, l’illustre Kasyapa, mediante i suoi poteri mistici ridette la vita a quell’albero che era appena stato ridotto in cenere. Dapprima creo’ il germoglio, poi fece nascere due foglie, poi lo stelo, i rami e infine l’intero albero con le stesse foglie. Tutto era esattamente come prima.
Takshaka si rese infine conto del potere di Kasyapa, a cui disse:
“Non e’ una cosa straordinaria che tu sia capace di rendere inefficace il veleno mio o quello di chiunque altro. Tu sei il grande Kasyapa che ha poteri mistici superiori a quelli di chiunque altro. So che stai andando ad Hastinapur anche per la ricchezza. Cosa vuoi? Te lo chiedo perche’ qualsiasi ricompensa che speri di ottenere dal re io te la daro’. Qualsiasi cosa per quanto difficile possa essere. Credimi, sebbene le tue capacita’ siano notevoli, queste potrebbero non essere efficaci con Pariksit, oppresso com’e’ dalla maledizione di un Brahmana. Il suo tempo e’ scaduto. Non c’e’ nulla da fare quando i momenti da vivere concessi terminano. Se cio’ accadesse, se cioe’ tu non riuscissi a farlo rivivere, sarebbe una macchia nella tua reputazione che accompagnera’ il tuo nome per sempre. La tua fama diminuirebbe come il Sole privato del suo splendore durante l’eclisse.”
Kasyapa disse:
“Io vado li’ per la ricchezza. Dammi tanto oro e io tornero’ da dove provengo.”
Takshaka rispose:
“Io ti daro’ piu’ di quanto ti aspetti da Pariksit. Torna da dove provieni.”
Il grande Brahmana Kasyapa ascolto’ le parole di Takshaka e si sedette in meditazione. E ben presto vide chiaramente che il periodo di vita del monarca di Hastinapura, discendente dei Pandava, era oramai esaurito e che non c’era nulla che si potesse fare. Percio’ accetto’ l’oro di Takshaka e torno’ da dove proveniva.
Non appena l‘illustre Kasyapa prese la strada del ritorno, Takshaka si diresse rapidamente verso Hastinapura, arrivandovi in poco tempo.
Durante il tragitto venne a sapere che il Re viveva in modo molto recluso, protetto da mantra e medicine che potevano neutralizzare qualsiasi il veleno.
Il serpente cosi’ riflette’:
“Devo ingannare Pariksit in modo da potermi avvicinare a lui. Ma in che modo?”
Cosi’ Takshaka penso’ di mandare dal monarca alcuni serpenti travestiti da asceti che avrebbe dovuto portare in dono frutta, erba kusha e acqua. Takshaka li istrui’ dicendo loro queste parole:
“Andate dal re Kaurava con il pretesto di cose importanti di cui discutere. Ma non mostrate nessun segno di impazienza e fate si’ che accetti i vostri doni di frutta, di fiori e d’acqua che gli consegnerete.”
I serpenti agirono secondo le istruzioni. E si presentarono di fronte a Pariksit con fiori profumati, frutta saporita, acqua fresca ed erba kusa.
Fidandosi di quegli asceti, il re accetto’ graziosamente. Dopo che ebbero discusso di argomenti vari li invito’ a ritirarsi nelle camere che i suoi ministri avevano messo loro a disposizione.
Dopo che furono usciti Pariksit invito’ i ministri e gli amici a mangiare con lui.
“Assaggiate assieme a me questi frutti che quegli asceti mi hanno portato. Sembrano deliziosi.”
Istigato dal destino e dalla maledizione del Rishi Sringin, il re e i suoi ministri sentirono il desiderio di mangiare quei frutti. Pariksit prese proprio quel frutto particolare dentro cui Takshaka si era nascosto. E mentre lo stava mangiando, il serpente emerse sotto forma di un brutto insetto. Questo era cosi’ piccolo che si capiva appena come era fatto. Aveva gli occhi neri e il corpo color rame. Prendendo quell’insetto fra le dita, Pariksit disse ai suoi consiglieri:
“Il sole sta tramontando e io non ho paura del veleno. Percio’ che questo insetto diventi Takshaka e mi morda, cosi’ che possa espiare il peccato che ho commesso, quello di aver offeso un saggio dal cuore puro. E che le parole violente dell’asceta Sringin si avverino.”
I consiglieri approvarono quelle parole.
L’ultimo momento di vita di Maharaja Pariksit era arrivato. Egli sorrise e pose l’insetto sul collo. In quel momento l’animale si trasformo’ in un gigantesco serpente e si avvolse attorno al collo del monarca. Si udi’ un ruggito spaventoso. In quell’istante lo morse con violenza.
Quando i ministri, i consiglieri e gli amici videro il loro sovrano e amico nelle spire di Takshaka divennero pallidi di dolore e di paura. Quando ascoltarono quel ruggito tutti scapparono precipitosamente. E mentre fuggivano guardandosi indietro videro Takshaka che sfrecciava nel cielo, blu e rosso come una striscia dal colore del loto, simile alla linea vermiglia sul capo di una donna sposata.
Il palazzo in cui re Pariksit aveva vissuto gli ultimi suoi giorni divampo’ per la violenza del veleno e vedendo quel fenomeno i ministri fuggirono ancor piu’ precipitosamente.
Il grande monarca, il discendente dei Pandava, cadde in terra come folgorato.
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