Storia di un talebano-americano e di un Hare Krishna
C’era una volta un ragazzino americano di 18 anni, figlio di genitori separati; papà un facoltoso avvocato che era anche stato consulente della Casa Bianca. Il ragazzo si chiama John.
Tutt’intorno materialismo e nient’altro. John cerca la spiritualità, sente attrazione per l’Islam e, volendo approfondire nei luoghi di origine, se ne parte per l’Oriente. India, Pakistan. I genitori perdono le tracce del ragazzo mentre lui è da qualche parte in Pakistan. Sanno solo che frequenta una scuola coranica.
“Caro John,” disse il maestro di Corano, “Allah è Dio. Dio è buono, tutto quello che non è Dio è cattivo. Il materialismo è cattivo. La presenza in questo mondo di gente cattiva fa male agli innocenti. Eliminare le mele marce non è un crimine, ma un atto virtuoso per la salvaguardia delle mele buone. La vita è eterna; quale modo migliore di conquistare il paradiso c’è di metterla al servizio di Dio eliminando i malvagi?”
Visto quanto poco ci è voluto? In pochi minuti il “maestro” ha trasformato il suo discepolo in un pilota kamikaze di aerei che va a schiantarsi contro i grattacieli.
John viene catturato con un fucile in mano durante una sanguinosa rivolta di prigionieri. Quando un giornalista della CNN gli chiede cosa ne pensa dei morti americani nelle Torri, lui dice: “è giusto”.
E che c’entrano gli Hare Krishna, direte voi?
Potrebbero entrarci perchè non c’e’ntrano niente. Non mi sono espresso bene? OK, lo faccio ora.
Le follie e i fanatismi si travestono, perchè se fossero riconoscibili nessuno diventerbbe pazzo e fanatico. Così qualche volta la pazzia prende i panni di musulmano, qualche volta di Hare Krishna, qualche volta di cristiano. E non si nasconde solo nei panni di un religioso: c’è chi si uccide per un Re, per un partito politico, persino per una squadra di calcio, figuriamoci se non si trova qualcuno ad ammazzare ed ammazzarsi per Dio e per la vita eterna. La follia sfrutta la filosofia e la religione e fa danno giganteschi.
Nel discorso del “maestro” al discepolo, togliete le parole Dio e Allah, mettete Krishna o Gesù e filerà in modo fantastico anche per un Hare Krishna o per un cristiano. Ma sappiate che quello non è nè l’uno nè l’altro: è un pazzo e basta.
Chi cerca la spiritualità e trova falsi maestri ha la convinzione che lui è nel giusto e tutti gli altri sono sbagliati e che è giusto imporre la sua giustizia. Però sentite un pò che dice la Bhagavad-gita al proposito (3.29)…
prakrter guna-sammudhah
sajjante guna-karmasu
tan akrtsna-vido mandan
krtsna-vin na vicalayet
“Confuso dai modi della natura materiale, la persona ignorante si impegna in attività materiali e diviene attaccato. Ma il saggio non deve disturbarlo, sebbene quelle attività siano inferiori…”
Il saggio deve lasciar vivere la sua ignoranza all’ignorante, dice la Gita. Notevole, non trovate?
Ma cosa significa questo versetto, che il saggio non deve cercare di portare l’ignorante alla conoscenza spirtuale? No, non significa questo. Significa che molti hanno necessità di passare attraverso una esperienza di vita materiale per giungere alla convinzione e realizzazione che la vita dello spirito è migliore.
Se cerchiamo di portare per forza una persona a una piattaforma per lui innaturale, non solo questi non otterrà beneficio, ma addirittura ne riceverà un danno.
La predicazione dei principi della spiritualità deve perciò essere fatta con piena serenità, sobrietà, e senza mai forzare nessuno.
John Walker è stato convinto che la sua nazione, l’America, era la tana del diavolo e che non c’era nulla di male ad uccidere dei diavoli, anzi era un bene per tutti. Ma John e il suo maestro di pazzia non hanno capito che quelli morti nelle torri non erano diavoli, ma solo persone che facevano il cammino nel modo a loro naturale. Dopo un certo periodo di tempo di gratificazione dei sensi sarebbero venuti alla realizzazione che la Coscienza di Dio è migliore dell’ateismo. Ma non è liquefandoli che li si aiuta a capirlo.
E’ iniziato il processo a John Walker Lindh. Lui si è detto innocente, vedremo in seguito cosa intende con questa dichiarazione. Però io sul banco degli imputati ci vedrei bene anche i creatori di John: una società eccessivamente materialista e i maestri di pazzia e di fanatismo.
feb2002
Manonatha Dasa (ACBSP)
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