Manonatha Prabhu: Domande e risposte a Vrindavana
Seconda parte: tre domande.
Domanda:
la cosa che mi è rimasta più impressa qui di Vrindavana è il fatto che tutti cantano. Qualche giorno non si riesce neanche a dormire. Hanno il vizio di tenere questi altoparlanti altissimi come se tutti fossero tenuti ad ascoltare loro. Anche camminando, si sente cantare ovunque.
Risposta:
Vrindavana è particolare in questo senso. Anche in altri posti c’è questa importanza data al canto, ma bisogna ammettere che questo posto è speciale. Vrindavana è la città dei devoti. Tutti cantano perché il canto fa bene alla vita spirituale. E’ Krishna stesso, nella Bhagavad-gita a sostenere questo principio.
satatam kirtayanto mam
yatantas ca drdha-vratah
namasyantas ca mam bhaktya
nitya-yukta upasate
“Cantando sempre le mie glorie, sforzandosi con
grande determinazione, porgendomi gli omaggi, queste grandi anime mi adorano sempre con devozione.” Questo verso viene dalla Bhagavad-gita, 9.14
Dunque quello che fanno gli abitanti di Vrindavana è in linea con le direzioni del Signore stesso. Ovviamente il canto in se’ non è così importante quanto ciò che si canta, le parole, intendo. Qui tutto è un mantra, parole di origini trascendentali che hanno il potere di purificare la mente e il cuore. Manah significa mente, traya purificare o liberare.
Cantare qualsiasi altra cosa non darà lo stesso risultato. Dire “krishna” o dire “acqua” non è la stessa cosa.
La parola Krishna contiene il Signore in persona al suo interno, mentre qualsiasi altra parola no. Sri Caitanya Mahaprabhu lo insegna nel Shikshastakam, al secondo verso:
namnam akari bahudha nija-sarva-saktis tatrarpita niyamitah smarane na kalah etadrsi tava krpa bhagavan mamapi durdaivam idrsam ihajani nanuragah
“O mio Signore! Solo il Tuo santo nome può conferire tutte le benedizioni alle entità viventi, e per questo tu hai centinaia e milioni di nomi, come Krishna e Govinda. In questi nomi trascendentali Tu hai investito tutte le Tue energie trascendentali, e non ci sono neanche regole difficili per cantare questi santi nomi. O mio Signore! Avvicinarti a Te è facie grazie ai Tuoi santi nomi, ma io sono così sfortunato che non ho attrazione per essi.”
Questo verso non ha bisogno di spiegazioni sul punto specifico: nei Suoi nomi il Signore ha investito le Sue potenze spirituali, non in tutti i nomi che esistono. Questo risponde anche a certe domande che spesso ci vengono poste: perché cantate proprio Krishna e non “Dio mio” o qualcos’altro? La risposta è che non è la stessa cosa. E’ Lui stesso a dire quali sono i Suoi nomi; non possiamo invertarceli.
Domanda:
se non possiamo inventarli, allora dove li andiamo a trovare? Come facciamo a sapere i nomi veri di Dio?
Risposta:
allo stesso modo di come facciamo a sapere il nome di nostro padre. Solo nostra madre sa chi è il nostro vero
padre e lei può dircelo. Srila Prabhupada usava questa analogia. Krishnaè nostro padre e le Scritture sono nostra madre. Nelle Scritture autentiche ci sono i nomi di Dio e lì possiamo trovarli. Sono tanti, e tutti bellissimi all’ascolto. Krishna, Rama, Govinda, Gopala, Gopinatha, Vrajavihari, Radhanatha, Madhusudana, Vasudeva, Murari, Narayana, quanti altri dovremo prununciare prima di trovare sazietà? In realtà non troveremmo mai fine, perché il mondo spirituale non ha confini. Anche i piaceri e le realizzazioni sono senza fine. E’ un bel mondo dove andare a vivere, quello… un mondo interessante, non ci si annoia mai perché c’è sempre qualcosa di nuovo da apprendere e nuovi rasa, emozioni, da provare. Goloka Vrindavana. O Gokula. E’ la stessa cosa. Come dice la Bhagavad-gita, yatantas ca drdha- vratah, dobbiamo sforzarci con determinazione per ottenere l’auspicabile risultato.
Domanda:
ci sono mantra che contengono i nomi di Krishna che secondo voi non dovrebbero essere cantati? Per esempio l’altra sera un devoto mi stava dicendo di un mantra che si canta qui a Vrindavana e Radhakunda che dicono avere tinte di impersonalismo.
Risposta:
quelli che accettano una scuola, dei maestri, devono attenersi agli insegnamenti e alle tradizioni che fanno parte della tradizione che hanno accettato. Diversamente che senso avrebbe essere discepoli, studenti? Sono questioni filosofiche molto sottili e che sprofondano nei secoli e nei millenni, e sono costituite da prospettive di natura teologica, filosofica e filologica. Chi non è discepolo non coglierà nessuna di queste sottigliezze e quindi può cantare qualsiasi mantra che contenga i nomi veri di Krishna. I discepoli invece si atterranno alle pratiche indicate dai loro Maestri spirituali.
Aprile 2001 – n.523
Post view 445 times
Leave a Reply