Ajivika

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4) Ajivika (il fatalismo)

Il fatalismo è la fede nel potere assoluto del destino, inteso come potenza impersonale e meccanica. Dietro questa legge non c’è necessità che debba esistere un Dio dispensatore di premi e punizioni.

La scuola che insegnò questa tesi fu chiamata Ajivika. Come fondatore viene indicato un certo Goshala, un altro contemporaneo del Buddha. Come accadde per Sanjaya e Carvaka, di lui non abbiamo nulla di scritto. Solo in seguito qualcuno tentò di codificare questa dottrina e di dargli dignità di sistema filosofico vero e proprio.

L’Ajivika afferma che all’inizio esistono cinque entità: atomi eterni di terra, d’acqua, di fuoco, d’aria e di vita. Quest’ultima classificazione è composta da veri e propri atomi spirituali.

Le jiva (le anime spirituali) conducono le loro attività in questo mondo forzati dal destino e quindi non sono né colpevoli né innocenti delle loro azioni. E neanche Dio è responsabile di ciò che accade: nessuno lo è, in quanto non c’è alcuna volontà né umana né divina.

L’anima trasmigra da un corpo all’altro e gioisce o soffre delle attività che si trova costretto a compiere. Noi vedremo cessare l’intensa sofferenza solo quando avremo compiuto l’intero ciclo della trasmigrazione delle anime, come scritto nel libro del nostro ineluttabile destino. Dopodiché l’anima verrà liberata e raggiungerà una dimensione dove non esiste il dolore. Questo mondo è una dimensione certamente di stampo impersonale.

Ma gli ajivika non credono nell’eternità della liberazione. Questa non sarebbe altro che un momento come tanti di cui è
composta l’eternità. Dopo un certo periodo di tempo, le jiva tornano nel samsara per poi liberarsi di nuovo e ricadere una volta ancora, prigionieri di una spirale senza fine.

Tutto ciò che esiste non cessa mai di esserlo. In certi momenti la forma specifica della cosa viene a manifestarsi e in altri momenti si cela: ma tutto esiste eternamente.

E’ ben comprensibile come questa filosofia, forse più delle altre, fosse avversata dai rappresentanti dei Veda, come anche dai Buddhisti. Sembra anzi che il Buddha stesso abbia definito la teoria di Goshala come “la peggiore delle dottrine”.

 

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