Jaratkaru spronato dai suoi antenati a sposarsi
Vasuki era ansioso di concedere sua sorella in sposa al saggio in modo che Astika nascesse il prima possibile.
I serpenti che aveva mandato erano diligenti e riportavano qualsiasi notizia ma i giorni passavano e quel Muni dai voti rigidi non sembrava affatto incline a cercare una donna. Passava pacificamente le sue giornate negli studi e nelle pratiche ascetiche. I suoi impulsi sessuali erano completamente sotto controllo, viaggiava in tutto il mondo e non aveva nessun desiderio di unirsi a una donna.
Durante i suoi viaggi Jaratkaru non cerco’ mai di stabilirsi da nessuna parte e non ebbe mai una casa. Ovunque si trovasse quando il sole tramontava quella era la sua casa. Era molto severo con se’ stesso e visito’ molti luoghi santi. Li’ si bagno’ nelle acque sacre. Il Muni mangiava solo aria ed era libero dal desiderio di qualsiasi godimento mondano. A causa di cio’ il suo corpo era emaciato e la sua pelle attaccata alle ossa.
Un giorno vide delle persone appese a testa in giu’ su una voragine. Erano tenuti da una corda di radici di virana che aveva un solo filo intatto e c’era un grosso topo che rosicchiava quel filo. Quelli erano gli antenati di Jaratkaru.
In quella situazione di pericolo estremo, i Pitri vivevano nell’ansieta’, senza cibo, magri, tristi e desiderosi di uscire da quella situazione. Jaratkaru li vide in quelle condizioni pietose e si chiese chi fossero. Si avvicino’ e umilmente chiese:
“Chi siete voi che pendete da questa corda fatta di radici? Quel sottile filo che rimane sta per essere mangiato dal topo che ha denti aguzzi. Presto quello che rimane sara’ completamente roso e voi cadrete a testa in giu’ nella voragine. Vedendovi in questa situazione sento una forte compassione.
“Cosa posso fare per voi? Ditemelo rapidamente prima che quella calamita’ si abbatta su di voi. Ditemi se posso salvarvi donandovi un quarto, un terzo o anche la meta’ dei miei meriti ascetici. Sono pronto a darvi cio’ di cui avete bisogno. Prendete anche l’intero mio merito ascetico. Io acconsento. Fate come vi fa piu’ piacere. Non voglio vedervi soffrire cosi’ tanto.”
I Pitri dissero:
“Venerabile Brahmacari, tu desideri salvarci da questa condizione pietosa ma i tuoi meriti ascetici non possono dissipare l’afflizione dai nostri cuori. Anche noi abbiamo meriti ascetici ma ci troviamo in questa situazione infernale perche’ non abbiamo progenie. In qualsiasi momento cadremo in quel buco infernale. Brahma stesso ha detto che avere un figlio e’ un grande merito. In questo momento i nostri pensieri non sono sereni perche’ ci troviamo in un momento di pericolo estremo.
“Ma chi sei tu? Noi non ti conosciamo. Da cio’ che si puo’ vedere sei un Rishi venerabile e benedetto dalla fortuna. Sei molto gentile a preoccuparti di noi e ti ringraziamo per sentire pieta’ di noi.
“Ma prima di dirci chi sei, Brahmana, ascolta chi siamo noi.
“Noi siamo Rishi della scuola Yayavara e pratichiamo le penitenze piu’ rigide. Dovuto al fatto di non avere progenie stiamo cadendo giu’ in una regione dove si trovano i peccatori. Le nostre penitenze non sono state ancora distrutte. Abbiamo ancora un filo, solo uno. Ma poco importa perche’ questo filo e’ l’unico nostro discendente che si chiama Jaratkaru. Costui ha studiato i Veda e i loro rami e sta praticando penitenze in solitudine. Avendo tutto se stesso sotto pieno controllo desidera praticare livelli alti di rinuncia. A causa di cio’ noi siamo ridotti in questo stato deplorevole. Questo Jaratkaru non ha una moglie, ne’ figli, ne’ parenti ed e’ per questo che stiamo cadendo in questa buia voragine. Se lo incontri digli cosi’:
“I tuoi Pitri stanno soffrendo e pendendo su un precipizio a faccia in giu’. Oh santo, cerca una moglie e genera progenie. Tu sei l’esile filo che rimane della nostra linea ancestrale. Le corde di radici di virana che vedi sono le nostre linee che stanno scomparendo. Mentre queste corde sono divorate noi stessi siamo ingoiati dal Tempo. Quest’ultima radice e’ gia’corrosa per meta’ ed e’ l’asceta Jaratkaru, tu stesso. Il topo e’ il tempo che sta indebolendo Jaratkaru impegnato in ascetismi. Ma quelle austerita’ non possono salvarci. Stiamo scendendo nelle regioni inferiori e giungeremo fino all’inferno. Tutto cio’ che stai facendo, ascetismo, sacrifici, austerita’ o qualsiasi altra cosa non ci da’ benefici. Per quanto ci riguarda il merito di avere un buon figlio e’ superiore. Se vedi Jaratkaru raccontagli nei dettagli cio’ che hai visto. O Brahmana, gentilemente dovresti dirgli parole che possano indurlo ad accettare una moglie e a generare prole.
“Ma tu chi sei che ti preoccupi di noi come se fossimo tuoi amici? Desideriamo sapere il tuo nome e cosa fai.”
A quelle parole Jaratkaru si senti’ avvilito. Era per colpa sua che quelle persone, i suoi antenati, soffrivano le pene dell’inferno. Da quel cuore rattristato uscirono parole ostruite dalle lacrime.
“Voi siete i mei padri e i miei nonni che avete lasciato questo mondo prima di me. Percio’ ditemi cosa posso fare per aiutarvi. Vorrei fare qualcosa per rendervi felici. Io sono quel vostro figlio peccaminoso, Jaratkaru! Punitemi per i miei atti scellerati perche’ sono uno sciagurato.”
I Pitri dissero:
“Figlio nostro, per fortuna sei arrivato qui nel corso del tuo vagare. Oh Brahmana, perche’ non ti sei mai sposato?”
Jaratkaru rispose:
“Io ho sempre avuto il desiderio di portare questo mio corpo nei paneti superiori. Per ottenere questo ho controllato le mie passioni e nella mia mente ho sempre rifiutato l’idea di sposarmi. Ma ora, signori, che vi vedo pendenti come uccelli a testa in giu’ in questo buco fetido, non voglio piu’ rimanere nel modo di vita conosciuto come Brahmacarya . Io faro’ cio’ che desiderate.
“Certamente mi sposero’ se mai incontrero’ una ragazza che ha il mio stesso nome. Sposero’ colei che si offrira’ a me senza io debba chiederle di accettarmi e che non dovro’ mantenere. Mi sposero’ se trovero’ una donna che risponde a queste caratteristiche. Altrimenti non mi sposero’. Sto dicendo la verita’. La prole generata dal suo ventre sara’ la vostra salvezza. E voi vivrete nei mondi benedetti senza alcun timore.”
Avendo detto quelle parole, quel Muni dall’atteggiamento sempre grave riprese i suoi viaggi per il mondo.
Ma egli era gia’ vecchio e per questa ragione non riusciva a trovare una sposa. Nel cuore c’era molto dispiacere e pensava continuamente ai suoi antenati che stavano sul ciglio del baratro dell’inferno. Pero’ non desistette e continuo’ la ricerca.
Un giorno si trovo’ in una foresta e si fermo’, piangendo in grande angustia. A voce alta disse:
“Io voglio una moglie,”
ripetendo distintamente per tre volte queste parole.
Aggiunse:
“A tutte le creature che si trovano qui, mobili o immobili, e anche a tutte le creature invisibili dico, ascoltate queste parole: i miei antenati stanno soffrendo e mi hanno chiesto di sposarmi e dar loro una discendenza. Pero’ io sono povero e nessuno vuole vivere una vita di poverta’. Ho chiesto a tante famiglie se hanno una figlia che abbia il mio stesso nome che voglia sposarsi e che accettera’ di mantenersi da sola. Ma finora non ho avuto successo. Chi di voi conosce qualcuna che risponde a queste caratteristiche per favore le chieda se accetta di unirsi a me.”
I serpenti che erano stati mandati a vigilare su Jaratkaru sentirono quelle parole e corsero a informare Vasuki. Il re dei serpenti si accerto’ che il saggio fosse veramente determinato a trovare una sposa e capi’ che il il momento tanto agognato della salvezza della loro specie era arrivato.
Si reco’ da sua sorella e le disse:
“Il momento e’ arrivato. Il tuo sposo promesso e’ pronto. Ora tocca a te. Da quello che farai dipendera’ la salvezza della tua stirpe intera.”
La ragazza Jaratkaru assenti’, si vesti’ e si adorno’ al meglio. Accompagnata da Vasuki entro’ nella foresta pronta a incontrare il saggio.
Giunti sul posto, Vasuki vide Jaratkaru seduto sotto un albero banyano impegnato in meditazioni. Lo chiamo’ e poi in tono rispettoso gli disse:
“Questa e’ mia sorella e vuole essere tua moglie.”
Il Rishi esito’ e poi disse:
“Io accettero’ come moglie solo una donna che abbia il mio stesso nome. Deve inoltre essere chiaro che io non la manterro’.”
Vasuki rispose:
“O migliore dei Brahmana, questa ragazza ha il tuo stesso nome. Si chiama Jaratkaru ed e’ ella stessa una yogini con vasti meriti ascetici. Tu non dovrai occuparti del suo mantenimento. Io pensero’ a tutto. Inoltre la proteggero’ con tutta la mia abilita’. Lei e’ stata cresciuta con l’idea che sarebbe diventata tua moglie e sara’ una sposa fedele e dedicata.”
Il Rishi riflette’ un momento e poi rispose:
“Deve esserci fra di noi l’accordo che io non la manterro’ e che non dovra’ fare cose che mi siano sgradite. Se cio’ accadra’ io la lascero’.”
Vasuki accetto’ tutte le condizioni di Jaratkaru dicendo:
“Io la manterro’ e lei sa bene che se il suo comportamento non sara’ di tuo gradimento la lascerai.”
Preso l’accordo, il saggio ando’ a vivere nella casa di Vasuki.
Quel grande Brahmana, che osservava discipline rigide, che era virtuoso e un asceta veterano, accetto’ la mano della ragazza Jaratkaru in accordo ai dettami delle shastra . Prendendo la sua sposa con se’ egli entro’ nella nuova casa preparata apposta per lui dai serpenti. In quella stupenda dimora tutto era sfarzoso e comodo.
Jaratkaru visse li’ con sua moglie. Prima del matrimonio il saggio aveva voluto ribadire alla moglie l’accordo.
“Non devi mai fare o dire cose che non mi piacciono. Nel caso che tu lo faccia io non continuero’ a vivere nella tua casa. Tieni queste mie parole bene in mente.”
La sorella del re dei serpenti, in grande ansieta’ e preoccupazione, aveva risposto:
“Cosi’ sara’.”
Mossa dal desiderio di far del bene ai suoi parenti quella ragazza dalla reputazione senza macchia comincio’ ad assistere suo marito con l’attenzione di un cane, la timidezza di un cervo e la conoscenza dei segni di un corvo.
Un giorno, alla fine del suo periodo mestruale, la sorella di Vasuki si purifico’ con un bagno in accordo all’usanza e alla tradizione e poi si avvicino’ al suo signore. Quel giorno stesso la ragazza Jaratkaru concepi’.
L’embrione era come una fiamma di fuoco, possedeva grande energia ed era splendente come un secondo sole. Crebbe come la luna durante il periodo crescente.
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