Prema, l’amore per Dio
D: Abbiamo detto che dopo bhava viene prema.
R: Sì. Prabhupada dice:
“… ma solo quando si è ottenuto prema il pericolo dell’attrazione per la materia è annullato… Il vero amore per Dio è chiamato prema, la più alta perfezione della vita. Questo stato è caratterizzato da un costante impegno nel servizio trascendentale al Signore.”
Bhagavad-gita 4.10, commento
“In sanscrito questa fase ultima è chiamata prema, che può essere definita amore incondizionato per Dio (apratihata), senza che ci si attenda nulla in cambio (ahaituki)…”
Teachings of Lord Caitanya, cap. 13
Ora la nostra propria natura spirituale si risveglia totalmente, l’ignoranza è dissipata: Maya non può più esercitare alcuna azione. L’identità vera che in noi era come assopita sboccia nel suo pieno splendore, e subito diventiamo coscienti della nostra posizione originale e del tipo di “servizio” che svolgiamo nei mondi spirituali.
Questa è la perfezione della vita che tanto abbiamo agognato.
I diversi tipi di devoti che hanno raggiunto la perfezione
D: Quando un devoto si realizza completamente, ritrova la sua naturale posizione nel mondo spirituale. Egli è il “titolare” di un rapporto d’amore con Krishna Bhagavan che non risente dell’azione del tempo distruttore. Ma abbiamo tutti la stessa relazione con Dio, o esistono rapporti diversi?
R: Le relazioni d’amore (rasa) che si possono avere con Krishna sono tanto numerose quanto meravigliose. Nella Bhagavad-gita, Srila Prabhupada opera una prima suddivisione.
“Un devoto può essere in relazione con la Suprema Personalità di Dio in uno dei seguenti cinque modi:
1. passivo (santa),
2. attivo (dasya),
3. di amicizia (sakya),
4. di parentela (vatsalya),
5. d’amore coniugale (madhurya)”
D: Parliamo della relazione in passività.
R: Lo stato passivo (santa-rasa) è il servizio che i devoti rendono nella forma di “strumenti”, o “oggetti”; ad esempio il flauto che Krishna suona a Vrndavana, la pietra su cui si siede, la ghirlanda che indossa, eccetera. Ma è necessario che i termini “strumento”, o “oggetto” non siano fraintesi.
Nel mondo assoluto le cose non sono manifestazioni inerti e prive di vita come qui da noi. Lì tutto è vivo e cosciente, persino il flauto o la pietra sono persone perfettamente coscienti come le altre. E di conseguenza anche quel tipo di relazione è pieno di attività e felicità trascendentali, tanto da essere ambito anche dai più grandi saggi.
Vedi Caitanya Caritamrta Mad¬hya-lila, cap 19
D: Parliamo ora della relazione in attività.
R: Il servizio attivo (dasya-rasa), è del tutto simile a quello che un servitore rende al padrone. Hanuman, che vive nei pianeti Vaikuntha, viene spesso citato come l’esempio perfetto di dasya-rasa, così come Citraka o Patraka a Goloka Vrndavana.
In questo tipo di mentalità, le jiva provano grande piacere nel provvedere a tutte le comodità possibili per Krishna: la loro unica preoccupazione consiste nell’adoprarsi a servirlo sempre meglio. Più ampie spiegazioni su questa rasa sono fornite nella Caitanya Caritamrta e nel Bhakti-rasamrta-sindhu.
D: Parliamo ora della relazione di amicizia
R: Contrariamente alle altre, in sakya-rasa l’idea di venerare e adorare Krishna riconoscendolo come il Dio Supremo svanisce, sebbene possa ancora riaffacciarsi in modo occasionale. I devoti Lo vedono come un amico con cui giocare e scherzare, e non si pongono problemi a trattarlo come uno di loro. La supremazia divina lì è assente, e nessuno, neanche Krishna stesso, ha piacere che si perda questa intimità che genera dinamiche di piacere ben superiori alle altre rasa.
L’esempio di Arjuna nella Bhagavad-gita chiarisce questo punto. Questi è ovviamente un devoto perso nel sentimento di sakya-rasa, di modo che quando vede la forma universale magnificente del Signore si sente confuso: riconoscendone la posizione suprema crede di aver commesso continue offese a trattare Krishna al pari di un amico.
Bhagavad-gita 11.41 e 42
Ma subito dopo Gli chiede di riprendere la forma cara al suo cuore. Per continuare a godere della loro relazione, nessuno dei due vuole che ci siano le formalità tipiche di un rapporto tra superiore e inferiore.
“Nella dimensione di sakya-rasa, il devoto talvolta offre qualche servizio al Signore e altre volte, in cambio, ne accetta da Lui. Durante le loro lotte giocose i pastorelli saltano sulle spalle di Krishna, e certe volte (invece) è Krishna che salta sulle loro spalle.”
Caitanya-Caritamrta, Madhya-lila, 19.223
I pastorelli di Vrndavana e Arjuna sono perfetti esempi di devoti stabiliti in uno stato di amicizia.
D: Andiamo a discutere della relazione parentale.
R: In vatsalya-rasa il devoto può essere un padre o una madre di Krishna. L’intimità si approfondisce, il piacere cresce.
“…Dovuto a un più ampio senso di intimità, il devoto nella relazione parentale castiga e sgrida il Signore come (se fosse il componente di) una famiglia ordinaria.
“…il devoto si considera il tutore del Signore, il quale diventa così soggetto di mantenimento, come un figlio… Diventa un nettare trascendentale ancora più grande.”
Caitanya-Caritamrta Madhya-lila 19.227 e 228
Madre Yasoda e Nanda Maharaja sono esempi di devoti perfezionati in vatsalya-rasa. Non pensano mai a Krishna come al Dio di tutti gli universi, eterna e indescrivibile Persona Suprema, ma lo considerano alla stregua di uno dei loro figli che, come gli altri, necessita di educazione e protezione dai pericoli della vita; certe volte lo puniscono, lo sgridano (come quando Yasoda scopre Krishna a rubare il burro), e altre volte Gli danno buoni consigli (come quando madre Saci si accorge che il figlio Nimai mangia della creta).
In questa rasa così intima, il piacere trascendentale è ancora più profondo di quello delle rasa di cui abbiamo parlato in precedenza.
D: Ora andiamo a vedere la relazione di amore coniugale.
R: Si chiama madhurya-rasa, ed è la relazione spirituale massima. Il devoto è l’amante del Signore: è un rapporto molto simile a quello che hanno un uomo e una donna che sentano una forte attrazione reciproca. Ma naturalmente ci sono differenze enormi. Tutte le qualità e caratteristiche presenti in santa, dasya, sakya e vatsalya qui si ritrovano e raggiungono la massima espressione.
Qualitativamente non c’è differenza tra nessuna delle rasa suddette, essendo tutte di natura spirituale, ma certamente madhurya è la più elevata. Non c’è gusto più dolce e sublime di quello che provano le anime fortunate che sono giunte a tanta perfezione trascendentale. Quello su madhurya è un argomento vasto e della massima difficoltà, per cui ci limiteremo a dire che la si può vivere in due modi diversi, chiamati svakiya e parakiya.
Nel primo caso il devoto è moglie del Signore, a Lui “ufficialmente” sposato, e ne condivide la famiglia. Le regine di Dvaraka, fra cui Rukmini e Satyabhama, sono esempi di anime perfezionate nello svakiya di madhurya-rasa.
Nel secondo, invece, il devoto è amante di Krishna in un tipo di rapporto che su questo mondo sarebbe biasimabile ma che nel cielo trascendentale diventa la massima espressione dell’amore spirituale. Le gopi, fra cui Radharani che è la più amata, sono quasi tutte sposate con altri e la loro castità è assoluta; tuttavia quando sentono il suono del flauto di Krishna non riescono a resistere e corrono da Lui. Le pastorelle di Vrndavana sono esempi perfetti di parakiya in madhurya-rasa.
Parlando di madhurya, Caitanya Mahaprabhu diceva che è nulla è tanto piacevole; così dolce che Krishna stesso si incarna su questa Terra solo per provare tali sensazioni estatiche. E questa è la ragione principale della discesa di Sri Caitanya, l’ultimo degli avatara della Suprema Personalità di Dio.
Parole conclusive
D: Con quali parole possiamo concludere questo affascinante studio sulla filosofia spiritualistica e devozionale?
R: Potremmo dire che la vita umana non è fatta per cercare le chimere della gratificazione dei sensi.
Certo, è legittimo volere la felicità, ma gli uomini stanno rincorrendo la cosa giusta nel posto e nel modo sbagliato. Dobbiamo tentare di capire fino in fondo qual è l’autentico senso della vita, le sue reali verità, e che tutte possono essere trovate nei Veda. Avviciniamoci a questi testi, studiamoli con attenzione e costanza, e troveremo un oceano di informazioni preziosissime. Cerchiamo un autentico maestro spirituale che possa spiegarcele in modo appropriato, una persona che per noi non sia solo un oratore ma anche un esempio vivente. Osserviamo le pratiche del bhakti-yoga.
In questo modo, assicura questa millenaria saggezza, troveremo felicità completa e la liberazione dalla schiavitù dell’esistenza materialistica.
Ma vorrei concludere con le parole del più grande maestro spirituale di questo secolo, Srila Bhaktivedanta Svami Prabhupada, grazie al quale abbiamo potuto conoscere tutto ciò di cui abbiamo parlato finora:
“Attraverso il processo graduale del servizio di devozione, (svolto) sotto la guida di un maestro spirituale autentico, è possibile ottenere il livello più alto, (cioè) la liberazione da ogni attaccamento materiale, (la libertà) dalla paura della propria personalità individuale e spirituale e (il sollievo) dalla frustrazione che scaturisce dalla filosofia nichilistica (la filosofia del vuoto).
“In questo modo è possibile, infine, ottenere la dimora del Signore Supremo.”
Bhagavad-gita 4.10, commento
Post view 327 times
Leave a Reply