Argomento Primo – Invocazione e delineazione del soggetto principale
Sri Krishna jayati
Inizia così, con questa invocazione tendente a evocare buoni auspici, la prima sezione del Tattva-sandarbha, il quale a sua volta è il primo capitolo del Bhagavata-sandarbha (detto anche Sat-sandarbha).
Il verbo jayati, (qui coniugato alla terza persona singolare), indica che il soggetto a cui si riferisce deve essere glorificato in modo da poter essere ricordato. Krishna Bhagavan è il Dio Supremo, ed è Lui il soggetto. Perciò questa non è solo un’invocazione, ma è anche un chiaro preludio al nucleo centrale dell’opera del maha-bhagavata, il grande bhakta del massimo livello Om Visnupada Paramahamsa Sri Srimad Jiva Gosvami Maharaja.
Nessun devoto inizierebbe mai una qualsiasi opera di questo tipo senza prima rivolgere parole di devozione e di riconoscenza alla Suprema Personalità di Dio. Sri è un termine onorifico e sta per “glorioso” e “meraviglioso”. Perciò dicendo sri Krishna jayati, Jiva Gosvami ci esorta a leggere il suo Tattva-sandarbha con una mentalità e una predisposizione devozionale, senza le quali la comprensione dei suoi segreti sarà solo generica e superficiale.
Quindi ci invita insieme a lui a una sacra recitazione ed ascolto delle caratteristiche meravigliose di Krishna. Con la frase sri Krishna jayati, Jiva Gosvami riassume in poche parole lo scopo ultimo del suo lavoro, che è quello di descrivere (kirtanam) le caratteristiche del Signore. Ciò permettere a noi, baddha-jiva, di purificare il nostro cuore e la nostra mente da ogni contaminazione materiale e questo, il ritorno a Dio, è il primo passo in direzione della nostra vera casa, l’apertura di uno scrigno che contiene il massimo piacere dell’eterna vita spirituale.
Qui sri non vuole indicare soltanto un titolo onorifico, ma deve necessariamente stare per sriyah, la più cara a Krishna, Srimati Radharani: infatti la parola sriyah significa “la più cara”. Il Signore non accetta nessuna glorificazione né alcun servizio se non resogli attraverso la Dea prima della devozione, la personificazione di hladini-sakti, Srimati Radhika.
Il Brahma-vaivarta Purana afferma che il Signore Madhava sboccia di gioia quandunque ascolta la sillaba ra, e quando Gli giunge all’orecchio la sillaba dha insegue quella persona per ricompensarla. Per giungere a Krishna, il servizio devozionale deve scorrere attraverso Radha. In termini pratici, per noi che siamo iniziandi nel cammino della bhakti ciò comporta che dobbiamo condurre servizio devozionale nei modi e nelle discipline indicate dalle gopi di Vrindavana e dai loro rappresentanti, i Maestri della Gaudiya Vaisnava Sampradaya.
Tale verità trova un alfiere della massima affidabilità, Sri Mahaprabhu in persona. Nel Caitanya-Caritamrta, Krishnadasa Gosvami ci informa di quale fosse il suo pensiero a riguardo di ciò, con le seguenti parole: “… per far piacere a Krishna è necessario soddisfare le gopi, di cui Radharani è la principale.”
Bhaktivedanta Svami Prabhupada, il più rinomato Vaisnava del secolo, dice: “A Vrindavana la gente è più abituata a cantare il nome di Srimati Radharani che quello di Krishna. Jaya Radhe! Se volete il favore di Krishna, allora cercate di far piacere a Srimati Radharani.” Perciò, se c’è l’intenzione seria di ripulire il cuore dagli anartha, bisogna capire e applicare gli insegnamenti delle gopi, che traspaiono dalla loro stessa vita. Quindi è consigliato servire e glorificare prima Radha e poi Krishna.
Jiva Gosvami, nella sua invocazione, non poteva certo dimenticare la sua Dea, al servizio della quale egli è eternamente impegnato a Goloka Vrindavana come Vilasa-manjari. Dunque Sri deve necessariamente indicare Srimati Radharani.
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