La Bhagavad-gita (o Gitopanishad)
Questo celebre testo filosofico (700 versi divisi in 18 capitoli), probabilmente il più conosciuto in India, si ambienta in un campo di battaglia, dove i cugini Pandava e Kurava si fronteggiano. Lì, nel luogo sacro di Kurukshetra, è presente anche Krishna, ritenuto una degli avatara più importanti. I Vaishnava affermano che egli era Dio in persona sceso su questa terra per assolvere a una missione. Il terzogenito di Pandu, Arjuna, rifiuta di combattere, al che Krishna Bhagavan inizia il sacro dialogo.
“Il saggio non si lamenta né per i vivi né per i morti, in quanto sa che l’anima è eterna, che non nasce né muore mai. Così come in questa stessa vita l’anima spirituale passa dal corpo di un fanciullo fino a quello di un anziano, in modo analogo al momento della morte passa in un altro corpo: una persona sobria non deve lasciarsi disturbare da questo fenomeno naturale.
“In questo mondo la sofferenza e il dolore appaiono e scompaiono periodicamente proprio come le stagioni; tali variazioni provengono dalla percezione dei sensi e non hanno realtà assoluta. Devi dunque imparare a tollerare senza esserne disturbato. Solo colui che raggiunge questo stadio di imperturbabilità è degno della liberazione. Considera, o discendente di Bharata, che ciò che pervade il corpo è eterno e indistruttibile e che solo il rapporto che lo lega ad esso è temporaneo. Combatti, dunque, con animo sereno.
“Ma se anche tu credi che l’anima sia parte integrante di questo meccanismo di morti e rinascite, non hai ragione di lamentarti, in quanto la morte non sarebbe altro che un momento come un altro della storia dell’esistenza.
“Combattere è un tuo dovere naturale, che hai acquisito al momento della nascita e quindi devi farlo. In caso contrario la gente non crederà che tu l’abbia fatto per compassione, ma per paura, e il tuo nome sarà deriso per sempre. Dunque abbandona questa debolezza, alzati e combatti.
“Tuttavia, poiché credi che le tue azioni sarebbero macchiate dal peccato, ti spiegherò come potrai agire pur restando libero dalle conseguenze.
“Ci sono uomini che sono attratti dal linguaggio fiorito dei Veda, che raccomandano attività interessate allo scopo di raggiungere i pianeti celesti o nascite migliori per una vita di gioie e opulenze. Essi sostengono che niente è superiore a ciò. Nelle menti di costoro non può attecchire la determinazione per il servizio devozionale al Signore Supremo. Ma tu devi ergerti oltre le influenze della natura materiale, trascendere questo mondo, e per ottenere ciò devi agire secondo i tuoi doveri prescritti, ma senza pretendere di gioire dei frutti delle tue azioni. La tua perfezione consiste dunque nell’atto stesso e non nell’esito che potrà rivelarsi piacevole o meno. Non devi mai essere attaccato al successo o provare repulsione davanti al fallimento, ma fa tutto come servizio disinteressato alla Suprema Personalità di Dio. Avari sono coloro che vogliono godere dei risultati delle loro azioni.
“Se dunque ti comporterai secondo tale coscienza spirituale, in questa stessa vita trascenderai ogni condizionamento, sarai libero dal ciclo delle morti e delle rinascite e raggiungerai lo stadio che è al di là di tutte le miserie.”
Arjuna chiese: “O Krishna, da quali sintomi si può riconoscere colui che ha raggiunto la trascendenza?”
Shri Bhagavan rispose: “Colui che ha abbandonato ogni desiderio per la gratificazione dei propri sensi, che nascono dalla speculazione della mente, e quando questa, così purificata, trova soddisfazione solo nel sé, puoi essere certo che è situato in pura coscienza trascendentale. E colui che non è più disturbato dalle miserie della vita materialistica, che non gioisce o si lamenta nelle situazioni di felicità o di sofferenza, che è libero da attaccamento, paura e rabbia, è un saggio dalla mente ferma.
“Arjuna, l’attaccamento per le cose di questo mondo si può vincere solo provando un gusto superiore, altrimenti i sensi, che sono più impetuosi e inarrestabili del vento, trascineranno nuovamente l’anima condizionata nel pozzo dell’esistenza materiale. E’ attraverso la contemplazione degli oggetti dei sensi che un uomo sviluppa attaccamento per essi, e per tale ragione perde la propria intelligenza. Ma se controlla i sensi servendosi dei principi regolatori della libertà, può ottenere la misericordia del Signore, riacquistare la propria intelligenza e raggiungere la vera pace. E al momento della morte può entrare nel regno di Dio.
“O Arjuna senza peccato, a questo punto ti spiegherò meglio perché ti sto esortando a combattere. Non puoi ottenere la perfezione astenendoti dall’espletamento dei tuoi doveri, poiché tutti sono forzati ad agire secondo le caratteristiche che la natura materiale ha imposto loro. In funzione di ciò se anche ritirassi i tuoi sensi dall’azione, la mente rimarrà comunque sugli oggetti dei sensi, e prima o poi ritorneresti su di loro. Dunque ti dico di agire, ma in spirito di devozione; agisci offrendo le tue azioni a Vishnu, per la sua soddisfazione, e queste non ti legheranno al mondo fenomenico né sarai nel peccato. Persino se tu fossi al di là di questo mondo e fossi già liberato, dovresti assolvere i tuoi doveri, poiché gli altri seguirebbero il tuo esempio e saresti causa di rovina per la società intera. Devi dunque armonizzare queste due cose, imparando a conoscere bene la differenza tra azione in spirito di devozione e azione motivata da interessi materialistici. Se tu Mi offri tutto ciò che fai senza volere nulla in cambio e senza credere che qualcosa ti appartenga, sarai libero da ogni peccato. Dunque, o Arjuna, combatti.”
Arjuna chiese: “Cos’è quell’energia che spinge un uomo a peccare, come se fosse costretto da una forza superiore?”
La Suprema Personalità di Dio rispose: “E’ la lussuria, Arjuna, il nemico che tutto divora. Essa nasce dal contatto con l’influenza della passione e poi si trasforma in collera. Questa lussuria non può mai essere saziata, brucia come il fuoco ed è l’eterno nemico della pura coscienza dell’entità vivente. O Arjuna, impara a controllarla fin dall’inizio, regola i sensi ed elimina questo assassino della conoscenza e della realizzazione spirituale.
“Questa scienza suprema che ti sto offrendo è la stessa che in tempi antichi impartii a Vivasvan. Io ti sto introducendo nei suoi meandri perché sei mio amico e devoto.”
Arjuna chiese: “Come puoi aver trasmesso questa conoscenza a Vivasvan, che è molto più anziano di te?”
Shri Bhagavan disse: “Noi abbiamo vissuto molte esistenze, ma mentre Io posso ricordarle tutte, tu non ne sei in grado. Sebbene Io sia il non-nato, di millennio in millennio discendo in questo mondo nella Mia forma trascendentale personale, ogni qualvolta si verifichi un declino nelle pratiche religiose. E chi viene a conoscenza della natura spirituale della Mia apparizione e delle Mie attività non prenderà più nascita in questo mondo materiale.
“Ora ricorda le differenze che esistono tra azione e inazione: colui che agisce libero dal desiderio di gratificazione dei sensi è un saggio i cui peccati sono stati bruciati dal fuoco della conoscenza perfetta. Egli, sebbene si impegni in numerose attività, in realtà non agisce affatto e non si macchia di alcun peccato. Così, pur agendo in svariate maniere, si dirige verso la Meta Su-prema. Tutto ciò devi impararlo da un maestro spirituale autentico, ponendogli domande e servendolo, e allora, se anche dovessi venire considerato dagli altri il peggiore dei peccatori, in realtà grazie a questa conoscenza trascendentale potrai attraversare l’oceano delle miserie materiali.”
Arjuna chiese: “O Krishna, prima Tu hai parlato di rinuncia all’azione, poi mi hai raccomandato l’azione devozionale. Puoi dirmi quale delle due è la migliore?”
E Shri Krishna disse: “Entrambe conducono alla liberazione, ma di esse l’azione devozionale è la migliore, perché comprende anche l’altra; infatti colui che non odia né desidera i frutti del suo lavoro è già rinunciato e sciolto dalle catene della dualità. E’ già completamente liberato. Lo studio analitico del mondo materiale (sankhya-yoga) e il servizio devozionale (karma-yoga) non differiscono affatto tra di loro e conducono allo stesso fine. Rinunciare ad agire senza impegnarti nel servizio devozionale non ti renderà
felice, ed è anche pericoloso. Un saggio, sebbene sembri impegnato in normali attività mondane, in realtà le ha già trascese e vive felicemente persino in questo mondo.”
“Dunque il vero rinunciato è colui che lavora come se vi fosse obbligato, con la mente distaccata dai frutti della propria azione. Questo è vero yoga. Nessuno può diventare uno yogi a meno che non rinunci al desiderio per la gratificazione dei sensi. Ma devi imparare a controllare la tua mente, o Arjuna, la quale può essere la tua migliore amica o la tua più aspra rivale. Controllala, e liberati dai desideri e dal senso di possesso. Meditando su di Me, potrai raggiungere la Mia eterna dimora.”
Arjuna disse: “O Madhusudana, il metodo di realizzazione che mi hai appena riassunto mi sembra difficile, in quanto la mente è troppo instabile e irrequieta, e credo che sia difficile da controllare ancor più del vento.”
Krishna rispose: “Tale impresa è sicuramente difficile, o figlio di Kunti, ma diventa possibile se segui una giusta disciplina. In tal caso il successo è assicurato.”
Arjuna chiese: “Cosa succede a colui che inizia il cammino della liberazione e per qualche ragione non raggiunge la meta? viene forse privato di ogni successo e perisce come una nuvola solitaria?”
La Suprema Personalità di Dio rispose: “Colui che tenta la via della realizzazione e non conclude il cammino, dopo tanti anni di gioie nei pianeti dove vivono coloro che sono pii rinasce in una famiglia di gente virtuosa, avanzata nella saggezza. E grazie a tale nascita, la sua coscienza divina si risveglia e riprende il cammino interrotto fino ad ottenere successo completo.
“Questa natura materiale è composta di otto elementi, e oltre ad essa esiste un’altra energia, costituita dalle entità viventi che cercano di sfruttare a proprio vantaggio le risorse della materia. E sappi anche che oltre a queste esisto Io, che ne sono l’origine e la dissoluzione, che non vi è verità superiore a Me, e che tutto in Me sussiste proprio come le perle di una collana sono tenute insieme dal filo. Io sono l’origine di tutto, o Arjuna, e solo chi si sottomette a Me potrà attraversare il vasto e difficile oceano dell’ignoranza.
“Mio caro Arjuna, poiché tu non sei invidioso di Me, ti impartirò la conoscenza più confidenziale. Questo intero universo è pervaso dalla Mia forma non manifestata e tutti gli esseri sono in Me, ma Io non sono in loro. Io sono il Creatore e il Mantenitore di tutto ciò che esiste. Alla fine del millennio tutto torna in Me e per Mio volere tutto automaticamente si manifesta ancora per poi essere nuovamente distrutto. Io controllo tutti i fenomeni dell’universo.
“Dunque, per liberarti dai legami dell’azione, fai tutto offrendolo in sacrificio a Me. Pensa sempre a Me, diventa Mio devoto, offriMi omaggi; così assorto nella Mia persona sicuramente verrai a Me.”
Questa è una sezione del libro “Libri Feroci”, in lingua italiana.
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