Dove in passato i figli di Kuru e Pandu avevano combattuto una battaglia mortale, dove tutti i guerrieri si riunirono prendendo una parte o l’altra.
Negli ultimi versi si fa una distinzione tra “i figli di Kuru” e “i figli di Pandu”. In realta’ anche i Pandava erano Kaurava, o figli o discendenti di Kuru. “I figli di Kuru” sono i figli di Dhritarastra.
Le guerre venivano combattute solo dai guerrieri. I civili non erano in nessun modo coinvolti. Gli eserciti si scontravano in luoghi isolati proprio per non rischiare di ferire o uccidere la gente comune. Inoltre coloro che decidevano le guerre erano fisicamente a capo dei loro eserciti, e non al sicuro, comodi nei loro uffici, come accade oggigiorno. Probabilmente ci sarebbero meno guerre se coloro che le dichiarano fossero poi quelli che devono combatterle.
Desideravo vedervi e quindi giungo ora davanti alla vostra augusta presenza. Venerati saggi, voi che per me siete tutti come Brahma, voi che siete profondamente dotti e altamente benedetti, che risplendete come il fuoco del Sole in questo santo luogo di sacrificio, che siete puri per le sacre abluzioni, che avete e state ancora praticando meditazioni profonde, che avete mantenuto acceso il fuoco sacro, che siete al di là di ogni preoccupazione, a voi, nati due volte, che volete che dica?
Volete che vi ripeta le sacre storie dei Purana, relative ai meriti religiosi e alla prosperità mondana o devo raccontarvi le opere meravigliose dei grandi saggi, dei santi e sovrani dell’umanità?
Le storie contenute nei Purana o le gesta di saggi e santi monarchi sono degne di essere raccontate e ascoltate. Le storie di persone comuni non danno alcun beneficio spirituale.
I Rishi risposero:
Il Purana che fu raccontato dal grande saggio Dvaipayana fu molto apprezzato dagli esseri celesti e dai Brahmarshi che lo udirono.
La parola Rishi si riferisce a un saggio potente, capace di prevedere il futuro. Si riferisce anche a qualcuno capace di vedere la verità oltre l’illusione.
Brahmarshi: coloro che hanno visto, o compreso, la verità trascendentale.
È piena di varie dizioni e divisioni, è la narrativa più eminente che esista, contenente significati sottili e logicamente combinati ed è arricchita con l’essenza dei Veda. È un’opera sacra.
In questo verso si stabilisce che il Maha-bharata è una letteratura sacra direttamente connessa con i Veda, l’origine di tutta la conoscenza e ne è l’essenza (vedartha).
È composto in un bel linguaggio e include tutte le altre opere. Tutti gli altri Sastra danno spiegazioni sul Maha-bharata e contiene il senso dei quattro Veda. Desideriamo ascoltare il Bharata, la storia sacra che scaccia ogni paura, la sacra composizione del grande Vyasa, proprio come è stato magnificamente narrato nel grande sacrificio dei serpenti di Raja Janamejaya da Rishi Vaishampayana sotto la direzione dello stesso Krishna Dvaipayana.
Sastra: nel Maha-bharata troviamo molti principi filosofici che si trovano nei Veda. Per questo il Rishi qui sta dicendo che il Maha-bharata è arricchito con l’essenza dei Veda, che sono i libri originali della saggezza trascendentale.
I Veda sono quattro: Rik, Sama, Atharva e Yajus.
Bharata e Jaya sono altri nomi per il Maha-bharata.
Sauti inizia a narrare
Sauti disse:
Chino il capo con grande riverenza al primo essere originale Ishana, che è adorato da tutti e al quale tutti dedicano offerte, che è il vero Uno immutabile, che è Brahma manifesto e non manifestato e che è sanatana, eterno.
Ishana: il Signore Supremo. Il nome Ishana è spesso usato per denominare il Signore Siva, ma il contesto della letteratura vedica ci dice che deve riferirsi a qualcun altro. Infatti in tutte le scritture si dice che all’inizio dell’universo materiale era presente solo Vishnu e che Siva apparve in seguito.
Immutabile: mentre i nostri corpi cambiano, quello del Signore supremo rimane sempre lo stesso perchè non subisce le mutazioni del tempo.
La natura materiale, con le sue forme, è talvolta manifesta e altre no. Quella spirituale, antaranga sakti, è sempre esistente ma invisibile a coloro che non hanno occhi spirituali. Inoltre le forme che assume non decadono mai a meno che non ci sia il volere del Signore.
Che sia inesistente che esistente, ovvero universo esistente al contempo distinto sia dal mondo esistente che da quello non esistente, origine di tutto che si trova in alto o in basso, antico, grande e immutabile.
Il concetto di sat-asat, inesistente e contemporaneamente esistente, lo abbiamo già spiegato anche se brevemente. La natura materiale è la Sua natura, del Signore Supremo, quindi esiste nella sua capacità creativa, ma allo stesso tempo non è mai parte di essa.
Egli è l’origine di tutto è di tutti.
isvarah paramah krishnah
sac-cid-ananda-vigrahah
anadir adir govindah
sarva-karana-karanam
Krishna, che è conosciuto come Govinda, è la Divinità Suprema. Ha un corpo spirituale eterno e beato. Egli è l’origine di tutto. Non ha altra origine ed è la causa prima di tutte le cause. (Brahma Samhita 5.1)
etad-yonini bhutani
sarvanity upadharaya
aham krtsnasya jagatah
prabhavah pralayas tatha
“Tutti gli esseri creati hanno la loro fonte in queste due nature. Di tutto ciò che è materiale e di tutto ciò che è spirituale in questo mondo, sappi per certo che io sono sia l’origine che la dissoluzione.” (Bhagavad-gita 7.6)
Vishnu dà piacere ed è di buon auspicio, è degno di ogni adorazione, puro e senza peccato. Egli è Hari, il signore delle facoltà, il motore di tutto ciò che si muove e di tutto ciò che non si muove.
Hari significa “colui che rimuove”, riferendosi a tutto ciò che è causa di sofferenza e in particolare alle catene delle illusioni materiali.
Ora descriverò i santi pensieri del grande Rishi delle azioni meravigliose, Vyasa, che è adorato da tutti voi che siete qui.
I Kavi hanno già recitato questa storia e alcuni lo insegneranno di nuovo ad altri. Senza dubbio sulla Terra ci sarà chi lo farà in seguito.
Vedremo presto il significato dell’appellativo Kavi.
Il sistema di propagazione della conoscenza è semplice: uno che parla e un altro che ascolta. Poi colui che ha ascoltato lo ripeterà ad altri. Se chi parla e chi ascolta sono puri e onesti, cioè che non hanno il fine di manipolare la conoscenza originale, questa discenderà intatta. Questo sistema si chiama “parampara”, letteralmente uno dopo l’altro.
È una grande fonte di conoscenza a cui si riferiscono coloro che vivono in tutti e tre i mondi. È posseduto dai nati due volte in forme dettagliate e compendiose.
È abbellito da espressioni eleganti, da conversazioni umane e divine e da varie metriche poetiche. È, quindi, la grande gioia dei dotti.
Breve descrizione della creazione
In questo universo, quando non c’era la luce e quando tutto era avvolto nell’oscurità, venne in esistenza Brihadanda, il seme unico inesauribile di tutti gli esseri creati.
Generalmente la parola “anda” si traduce come “uovo”. Brihat vorrebbe dire “possente”. Volendo quindi tradurre letteralmente la parola brihadanda verrebbe fuori l’”uovo possente”, una cosa illeggibile.
Anda vuole dire il seme originale della creazione materiale e brihat puo’ essere tradotto anche come completamente cresciuto. La natura materiale si presenta in tre stadi: Pradhana, Prakriti e Mahat-tattva. (Srimad-Bhagavatam, Canto 3, capitolo 26) Vediamoli brevemente uno ad uno:
Pradhana:
“… La combinazione delle tre modalità, che sono eterne e non manifestate, è la causa dello stato manifestato, ed è chiamata Pradhana…”
(Srimad-Bhagavatam 3.26.10)
Nel commento al verso Srila Prabhupada dice:
“… Pradhana è la somma totale sottile e indifferenziata di tutti gli elementi materiali…”
Pradhana è quindi l’insieme degli elementi materiali indifferenziati e non manifestati. Qualcosa di simile a quello che gli scienziati chiamano “zuppa cosmica”, ancor prima che si manifesti all’esterno. In quella fase tutte le caratteristiche (i guna) sono perfettamente equilibrate, nessuna supera l’altra. Proprio per questo la natura materiale è allo stato latente e non può muovere o attivare il meccanismo della creazione.
Prakriti:
“… è chiamato Prakrti quando (è) nello stadio manifestato dell’esistenza.”
Nello stesso commento di Srila Prabhupada:
“… quando sono manifestati (gli elementi)… quello (stato) è chiamato Prakrti…”
Quindi Prakrti è quando Pradhana si manifesta.
Mahat-tattva:
“Così, dopo aver manifestato la varietà, il fulgido mahat-tattva che contiene in sé tutti gli universi…”
(Srimad-Bhagavatam 3.26.20)
Mahat è quindi lo stato in cui gli elementi si differenziano e si preparano per la creazione di forme.
Percio’ Brihadanda e’ il seme sufficientemente sviluppato, Mahat-tattva, pronto alla creazione. Ovviamente questo per creare ha bisogno dell’intervento del Signore Supremo.
Si chiama Mahad-divya ed è stato creato all’inizio dello Yuga. In essa esisteva la vera Luce, Brahma, l’Uno eterno, l’Essere meraviglioso e inconcepibile, la Causa onnipresente, invisibile e sottile, l’Entità che è anche non-entità.
In questo contesto le parole “aksaram” (imperitura) e “sanatanam” (eterno) devono riferirsi a Vishnu e non a Brahma, il primo essere nato in questo universo. Sappiamo infatti che c’è stato un momento in cui Brahma e’ nato e un altro in cui lascerà il suo corpo. Inoltre nelle righe successive troviamo i nomi Vishnu e Hari. Quindi questo Signore Supremo è Sri Vishnu.
La parola Mahad-divya (Mahat e Divya) conferma la nostra posizione. Brahma e tutto il resto non provenivano dall’universo materiale ma da un’energia trascendentale.
Qui la parola Yuga è usata in modo generico. In questo caso si riferisce all’inizio della creazione.
L’entità primordiale è il Signore Vishnu. Molti Purana raccontano la storia di come Brahma nacque dal loto di Vishnu e da lui acquisì la conoscenza.
Da questa nacque il Signore Pitamaha, Brahma, il Prajapati primo, con Suraguru e Sthanu, Manu, Ka e Paramesthi. E anche Prachetasa, Daksa e i sette figli di Daksa. Poi sono nati anche ventuno Prajapati. E il Purusa di natura inconcepibile che tutti i Rishi conoscono. Poi apparvero i Visvedeva, gli Aditya, i Vasu e i due Ashvini.
Pitamaha vuole letteralmente dire “il nonno”. Brahma è il primo essere creato, così è il nonno di tutti e il Signore delle creature.
Suraguru significa il maestro spirituale degli esseri dei pianeti superiori. La maggior parte dei commentatori afferma che qui ci si riferisce a Brihaspati, il precettore degli esseri celesti. Tuttavia Brihaspati venne molto più tardi rispetto al momento della narrazione. Infatti Brihaspati era il nipote di Brahma, essendo la progenie di Angira. Perciò Suraguru può benissimo riferirsi a Brahma stesso, e quindi i due nomi Brahma Suraguru possono essere un composto.
Sthanu: Lord Siva, l’inamovibile o l’immobile.
Ka è Vishnu. In altri contesti puo’ riferirsi a Brahma.
Ventuno Prajapati: Rudra, Manu, Daksa, Bhrigu, Dharma, Tapa, Yama, Marici, Angiras, Atri, Pulastya, Pulaha, Kratu, Vasistha, Paramesthi, Surya, Candra, Kardama, Krodha e Vikrita.
Visvedeva: secondo il Vishnu Purana i Visvadeva sono: 1. Vasu 2. Satya 3. Kratu 4. Daksa, 5. Kala 6. Karna 7. Dhrti 8. Kuru 9. Pururava 10. Madrava, con altri due aggiunti da alcuni, che sono 11. Rocaka o Locana, 12. Dhvani Dhuri.
Aditya: i figli di Aditi. Secondo lo Srimad-Bhagavatam sono Vishnu (Vamana), Aryama, Indra, Tvashtha, Varuna, Dhata, Bhaga, Parjanya, Vivasvan, Amshuman, Mitra e Pushya.
Vasu: i testi vedici forniscono un elenco diverso di chi sono i Vasu. I nomi dei Vasu, al momento presenti, sono Dhara, Dhruva, Soma, Ahar, Anila Anala, Pratyusa and Prabhasa.
I gemelli Asvini: Satya e Dasra sono i semidei figli di Vivasvan. (Sloka 17 e 18, Adhyaya 150, Anusasana Parva, Maha-bharata). Sono anche conosciuti come Asvini, Asvinideva e Asvini Kumara. Costoro sono i medici dei deva. (Maha-bharata, Aranya Parva, Adhyaya 123, Sloka 12).
Gli Yaksa, i Sadhya, i Pisacha, i Guhyaka e i Pitri. Poi furono prodotti i saggi e i santissimi Brahmarshi e i numerosi Rajarshi, che posseggono ogni nobile qualità. Poi l’acqua, i pianeti celestiali, la terra, il cielo e le direzioni dei pianeti celesti.
Yaksa: ci sono tre classi di abitanti dei pianeti celesti: Deva, Ganadeva e Upadeva. Gli Yaksa sono una suddivisione degli Upadeva.
I Sadhya sono Deva ricorrenti nella storia puranica. Sono i nipoti Prajapati Daksa da parte di suo figlio Virat Purusa. Tuttavia nel Vishnu Purana troviamo un’altra versione su chi siano i Sadhya.
Pisacha: Spiriti maligni
Guhyaka: una divisione degli Yaksa, membri di spicco della corte di Kuvera.
Pitri: i Pitri sono divisi in due classi, chiamate Agnisvatta e Barhisada. Sono considerati antenati dell’umanità.
Gli anni, le stagioni, i mesi, le quindicine e il giorno e la notte in successione. E ancora, alla fine del mondo e dello Yuga, tutto ciò che si vede nell’universo, tutte le cose create, sia animate che inanimate, saranno trasformate in caos.
Due paksa formano un mese. Krishna Paksha è la quindicina lunare oscura o luna calante. È il periodo di quindici giorni che inizia nel giorno di luna piena (Purnima) e culmina nel giorno di luna nuova (Amavasya). Shukla Paksha (talvolta conosciuta come Gaura Paksha) è il periodo che inizia con una luna nuova (Amavasya) e termina con una luna piena (Purnima).
In seguito avremo occasione di parlare dei Pralaya o differenti distruzioni universali.
All’inizio degli Yuga successivi, tutte le cose saranno nuovamente prodotte e come i vari frutti della terra si succederanno l’un l’altro nell’ordine delle loro stagioni.
Tutti gli elementi che formano le manifestazioni, come i corpi, ecc., torneranno nella natura, si mescoleranno insieme e quegli stessi elementi originali saranno riutilizzati per altre creazioni.
Questa ruota, che provoca la distruzione e la produzione di tutte le cose, gira perennemente nel mondo, senza inizio e senza fine.
Per citare un breve esempio, la generazione dei Deva era di trentatremila trecento trentatré.
I figli di Diva furono Brihadbhanu, Chakshu, Atma, Vibhavasu, Savita, Richika, Arka, Bhanu, Ashavaha e Ravi.
Di questi Vivasvata, Mahya era il più giovane. Suo figlio era Devabhrata.
Devabhrata ebbe un figlio, di nome Subhrata, che ebbe tre figli, vale a dire Dashajyoti, Shatajyoti e Sahasrajyoti, ognuno dei quali diede alla luce innumerevoli discendenti.
Il famoso Dashajyoti ne aveva diecimila, Shatajyoti dieci volte quel numero e Sahasrajyoti, dieci volte il numero dei discendenti di Shatajyoti. Da loro discese la razza dei Kuru, Yadu e Bharata e anche quella di Yayati e Ikshvaku e tutti i Rajarshi. Sono state prodotte anche numerose altre generazioni.
Rajarshi: sebbene continui a svolgere i suoi doveri di re, un Rajarshi è considerato alla stregua di un Rishi che vive nella foresta. Tuttavia il Brahmarshi è ritenuto sempre superiore.
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