Il cuore del Vaishnavismo Gaudiya

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Dopo che Sri Caitanya Mahaprabhu ebbe assunto l’ordine di rinuncia (sannyasa), si recò a Varanasi (l’odierna Benares). Lì rimase ospite a casa di Sri Candrasekhara. All’epoca la città era un importante centro di studi e un luogo dove vivevano molti mayavadi (filosofi impersonalisti), che il Signore desiderava convertire alla devozione. Candrasekhara Acarya, un grande devoto di Krishna, viveva in modo emotivamente disagevole perché in quella città risuonavano continuamente le parole maya e brahman, che erano parole chiave per illustrare la filosofia del tutto-uno.
apana-prarabdhe vasi’ varanasi-sthane ‘maya’, ‘brahma’ sabda vina nahi suni kane
Con queste parole il venerabile Vaishnava si lamentava.

Vedendo lo stato sofferente dei suoi devoti di Benares e desiderando dare un colpo alla velenosa filosofia advaita, Mahaprabhu accettò un invito dei sannyasi. Questi lo vedevano sempre cantare e danzare in estasi e si chiedevano perché un rinunciato iniziato in una linea rispettabile come quella dei Bharati spendesse il tempo a cantare e a danzare, che di solito sono occupazioni di persone mondane. Così erano curiosi di ascoltare cosa aveva da dire al riguardo.

Quando il Signore arrivò alla casa dove lo attendevano i sannyasi Mayavadi, a capo dei quali c’era Prakasananda Sarasvati, invece di sedersi accanto a loro si sedette nell’angolo dove gli ospiti si lavano i piedi, manifestando così una profonda umiltà. Di solito quel tipo di spiritualisti sono orgogliosi. La conoscenza priva di amore rende il cuore rigido e ricevono ancora oggi molto rispetto. In più la loro idea è che attraverso il sistema della jnana si ottiene l’identificazione con Narayana, con l’Assoluto, diventando un tutt’uno con esso. Da ciò può provenire una profonda presunzione.

Prakasananda Sarasvati andò ad invitarlo a sedersi accanto a loro, dopodiché gli posero le questioni che gli stavano a cuore. Mahaprabhu rispose che il suo maestro spirituale gli aveva detto le seguenti parole:
murkha tumi, tomra nhika vedantadhikra ‘krsna-mantra’ japa sada,–ei mantra-sara
“Tu sei uno sciocco. Non sei qualificato per studiare la filosofia Vedanta e quindi devi cantare sempre il santo nome di Krishna. Questa è l’essenza di tutti i mantra o inni vedici.” (Caitanya Caritamrita, Adilila 7.72)

Sri Caitanya accettò questa critica del suo Guru e mise in pratica i suoi insegnamenti.

 

Questa è una sezione del libro “Libri Feroci”, in lingua italiana.

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